
Il termine distanza viene immediatamente colto nella sua accezione topografica, nel senso di un intervallo tra un oggetto e un altro. Essere distanti può anche esprimere uno stile, un modo di essere di chi vuole mantenere un distacco dalla vita, dalle cose che lo circondano e dagli altri, come se non ci fosse nulla per cui valga veramente la pena di vivere. Il presente lavoro intende pensare la distanza come possibilità di approssimarsi senza invadere, soccorrere senza sostituire, riconoscere senza proiettarsi sugli altri, scoprendo un modo più costruttivo di essere e vivere in relazione. Solo a condizione di mantenere una buona e giusta distanza tra sé e sé e tra sé e gli altri è possibile mantenere un rapporto autentico nel segno della libertà e del rispetto.
Il volume ripercorre in modo sintetico le linee principali della discussione filosofica del concetto con particolare riferimento alla teoria femminile nel progressivo delinearsi delle diverse teorizzazioni, soffermandosi sul confronto del concetto di 'care' e di 'giustizia', discussione ai confini tra filosofìa morale e filosofia del diritto. L'obiettivo è di delineare in modo sistematico gli elementi concettuali indispensabili per una possibile teoria generale della 'care' per verificare la possibilità di integrare il concetto di cura e di giustizia e di individuare alcuni percorsi applicativi rilevanti nell'ambito dell'etica e del diritto, con riferimento alla cura dell'essere umano nelle condizioni di particolare vulnerabilità. La particolare vulnerabilità alla quale siamo esposti deve tornare al centro della riflessione: esiste, è di fronte agli occhi di tutti, ma è costantemente rimossa. Una rimozione sistematica che è alla base dell'immagine del soggetto autonomo, autosufficiente, indipendente che domina, quantomeno nelle società occidentali, nei Paesi cd. sviluppati e tecnologicamente avanzati. Un'immagine che porta inevitabilmente all'esclusione, alla marginalizzazione, alla stigmatizzazione, se non anche alla discriminazione di ogni forma di dipendenza. La dipendenza è spesso presentata e vissuta come perdita o mancanza di autonomia e indipendenza, come una sconfitta da rimuovere, da eliminare. La riflessione sulla 'care' ci stimola a elaborare un'etica in grado di includere i bisogni delle persone vulnerabili, di costruire un diritto e delineare una politica capaci di riconoscere l'interdipendenza e proteggere la dipendenza.
La logica è una disciplina le cui origini risalgono all'antichità e che si è molto sviluppata negli ultimi decenni anche per le sempre più numerose applicazioni nelle discipline scientifiche e umanistiche. Il dizionario, comprendente più di 300 lemmi, si rivolge ad un pubblico non specializzato e ha lo scopo di illustrare i concetti fondamentali della disciplina. Si propone inoltre di far conoscere i più importanti teoremi relativi alle teorie formali e le caratteristiche di alcuni sistemi logici che estendono o sono alternativi a quelli classici.
Il volume mette a confronto analiticamente le opere fisiche di Aristotele con i dialoghi platonici sulle stesse tematiche (in particolare con il Timeo), per ricostruire la complessa articolazione del concetto di physis, dal cosmo alla considerazione degli esseri viventi. La via critica seguita, e indicata dai testi stessi, permette di ricostruire un percorso che si configura sempre come bifronte: le innegabili e, in alcuni casi, fondamentali divergenze tra Aristotele e Platone si innestano su comuni tematiche e domande, per cui, lì dove si segna una distanza, si deve anche riconoscere un punto di accordo. Il rapporto tra Aristotele e Platone va delineandosi in queste pagine nella cifra distintiva di un movimento di vicinanza/lontananza, che rende possibile cogliere il senso e l'effettivo valore della critica aristotelica.
Un filosofo brasiliano, che vive in mezzo al verde della Virginia (USA) e uno studioso russo che con i suoi libri e la sua attività ha ispirato la politica di una delle più grandi potenze mondiali, nel 2011 ebbero un dibattito sul ruolo degli USA nel cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale e su chi fossero gli agenti storici effettivi sulla scena mondiale del tempo. Il dibattito, di cui il presente volume è la traduzione italiana, a dieci anni di distanza riveste un interesse ancora maggiore. Molte analisi che furono fatte al tempo, dopo gli avvenimenti nel frattempo intercorsi, acquistano oggi una intelligibilità del tutto particolare. Ma è anche un istruttivo esempio concreto della distinzione platonico-aristotelica che ha fatto nascere la scienza politica: quella tra l'agente politico interessato al risultato concreto di cambiamento delle cose e quella dell'analista, che cerca di capire cosa stia accadendo e di descriverlo nella sua realtà. È un libro importante, per tutti coloro che desiderano comprendere ciò che sta avvenendo attorno a noi, al di là dell'ipnotico gioco delle ombre cinesi, mostrato per distrarre lo spettatore da ciò che non dovrebbe vedere.
Massimo Pampaloni è professore ordinario di teologia patristica orientale presso la Facoltà di Scienze Ecclesiastiche Orientali del Pontificio Istituto Orientale di Roma. Segue e traduce Olavo de Carvalho dal 1997 ed è stato tra i primi a far conoscere il suo pensiero in Italia.
Giorgio Agamben è uno dei maggiori filosofi viventi. Il suo pensiero è studiato in tutto il mondo. La sua opera si costituisce di incontri ripetuti e profondi con i problemi e i protagonisti della filosofia occidentale. Da Aristotele a Leibniz, da Carl Schmitt a Walter Benjamin, da Heidegger a Foucault, le voci più autorevoli della storia del pensiero occidentale sono presenti in un confronto serrato sui temi della filosofia del linguaggio e della rappresentazione, della storia e della temporalità, della forza della legge e della biopolitica.
Riccardo Panattoni ha deciso di avventurarsi nell’orizzonte di senso di Giorgio Agamben e per ripercorrere i suoi scritti si lascia guidare dal filo rosso della clandestinità. La clandestinità appartiene alla natura della nostra vita. Caratterizza l’esperienza e si manifesta nella nostra incapacità di appropriarci del nostro corpo, come nei disturbi della parola e della gestualità. È testimoniata dal concetto di inconscio, che irrompe per deludere ogni illusione di integrità di un qualche Io, di un’identità personale.
Panattoni si mette sulle tracce del grande filosofo italiano e costruisce una guida rigorosa e appassionante attraverso le sue parole.
“L’incommensurabile clandestinità a cui soggiace la nostra vita privata, presa in tutti i suoi risvolti, anche quelli più ridicoli, sembra presentare un passaggio essenziale per cogliere il legame costitutivo che persiste tra la politica e la vita.”
Le immagini, diversamente da quanto di solito si pensa, hanno un proprio corpo. Questo fa sì che esse non rappresentino semplicemente lo schermo su cui proiettiamo desideri, sogni, ambizioni. Anche se ci appaiono spesso come una presenza immateriale che, più o meno discretamente, accompagna le nostre vite, le immagini hanno tuttavia una presenza dotata di un suo peso specifico. È così che esse incidono non solo sulla nostra percezione della realtà, ma anche sulle nostre singole esistenze. Portare l’attenzione sul corpo delle immagini significa ascoltare quanto di loro entra in noi, non semplicemente perché si offre allo sguardo, ma perché ci tocca.