Epocale manifesto dell'individualismo democratico americano e della libertà. La figura di Emerson, spesso misconosciuta e sottovalutata, è stata volgarizzata in Italia con la formula del "maestro americano di Nietzsche". Con uno stile sentenzioso e profetico, quasi da predicatore, Emerson cerca di proporre un'etica individuale basata sulla fiducia in se stessi, "annunciando" la radicale messa in discussione dei valori tradizionali. A "Fiducia in se stessi" si devono i leit motiv che hanno caratterizzato intere generazioni di protestatari e riformisti statunitensi. Ribellione, esortazione a vivere della propria interiorità, inno all'autodeterminazione e dell'anticonformismo, rifiuto di ideali, sistemi educativi e religiosi imposti dalla tradizione. Ralph Waldo Emerson fu veramente critico inattuale e lucidissimo anticipatore dell'epoca che gli si stava parando davanti. Il volume contiene anche Thoreau, epitaffio che lo scrittore americano compose alla morte dell'amico Henry David Thoreau, indimenticabile autore di "Walden" e "Disobbedienza civile".
Un volume che offre un ampio panorama delle principali questioni che i filosofi hanno discusso, seguendone gli sviluppi dalle origini del pensiero greco fino agli esiti novecenteschi. Forte della sua eccezionale capacità di sintesi e di una chiarezza espositiva insuperata, Russell ha realizzato uno straordinario "racconto" della storia della filosofia. Come dice lo stesso Russell nella sua prefazione: "Due cose possono essere dette per giustificare l'apparizione di un'ennesima storia della filosofia. In primo luogo, vi sono poche narrazioni che siano organiche e al tempo stesso di ampiezza ragionevole; in secondo luogo, la tendenza corrente verso una specializzazione sempre maggiore sta facendo dimenticare agli uomini i debiti intellettuali che essi hanno verso i loro predecessori". Prefazione di Piergiorgio Odifreddi.
L'opera presenta una riflessione globale sugli aspetti fondamentali dell'educazione genitoriale, che consistono nell'assumersi la responsabilità del bambino e aiutarlo a inserirsi nella società. L'autrice cura anche la dimensione spirituale dell'arte di essere genitori: come condividere l'eredità cristiana con i propri figli, nel loro pieno rispetto? Quest'opera è arricchita dai numerosi scambi e dalle conversazioni dell'autrice con genitori e professionisti nell'ambito dell'educazione. Genitori ed educatori troveranno in queste pagine riferimenti per orientare in modo adeguato il loro rapporto con i bambini e i giovani.
È sempre più difficile fare i genitori. Alle tradizionali preoccupazioni quotidiane (la scuola, le amicizie, i capricci), se ne aggiungono di inedite che rischiano di trovarci impreparati: le nuove tecnologie, Facebook, la realtà virtuale, ad esempio. "E adesso cosa faccio?" (una frase che, prima o dopo, tutti abbiamo pronunciato) affronta le questioni più urgenti, con un taglio originale: non offre ricette o istruzioni per l'uso, ma propone uno sguardo nutrito di stima verso il bambino e il ragazzo. Con i figli, infatti, le strategie e le pianificazioni non hanno successo. Non si gestiscono i figli. I giovani sono più di ciò che sembrano, sanno costruire desideri grandi e soprattutto pensano: pensano sé, il mondo e gli altri. Riconsiderare e rilanciare il rapporto con loro è quanto tocca, oggi più che mai, ai genitori. Perché ricompaia la soddisfazione e la pace nelle nostre case.
In una lettera a un ragazzino della foresta che non ha mai visto nulla del progresso, le scomode verità della regina ashanti Nana Konadu Yiadom che, dopo aver vissuto a lungo in Italia (18 anni come colf, a Schio), è tornata per sempre al villaggio di Besoro, il suo villaggio, immerso nella giungla subtropicale del Ghana. La regina spiega a Kofi cosa sono le macchine, i palazzi, le strade, gli uomini che vivono di progetti, di costruzioni e di corsa. Racconta del suo incanto ma anche di un vuoto di serenità e di infinito. Racconta del suo desiderio di tornare alla semplicità del villaggio e di portare con sé solo un pezzetto del nostro mondo: una piccola scuola, un piccolo ospedale, un pozzo. Voleva a Besoro più istruzione e meno malattie. Li ha avuti con l'aiuto di un gruppo di amici italiani. In quella foresta ora la gente si ammala di meno, vive più a lungo e conosce un po' il mondo. Tutte cose indispensabili, ha pensato anche lei ragionando con la testa dell'uomo bianco. Ma si è trovata di fronte a una triste realtà: il piccolo pezzo di mondo occidentale si è rivelato il germe di una grande malattia. Una malattia che iniziava a spegnere la luce della sua terra, legata da millenni ai ritmi della natura. La malattia delle città. Prefazione di Massimo Fini.
Federico II di Svevia (1194-1250) è un personaggio dotato di un fascino imperituro, che lo ha portato a godere di una doppia vita: una nel mondo, contingente, l'altra nel mito, immortale. Essere ricordati è il desiderio di tutti i grandi, ma per Federico II - l'eccelso imperatore, l'unico degno di quel nome vissuto nel XIII secolo - è quasi una damnatio, una condanna, ancora maggiore dell'oblio, perché la sua esistenza reale ha finito con l'essere sepolta sotto le concrezioni della memoria trasfigurata. Nel libro si segue il percorso che ha portato Federico II dalla storia al mito, e che, viceversa, ha ricondotto nella storia il protagonista dell'anonimo Itinerarium, il poeta-imperatore capace di improvvisare i motti in versi che ancora oggi identificano molte città pugliesi. Se la figura storica è ricostruibile con l'attenta lettura delle fonti, accanto ad essa si è venuta costantemente a collocare quella mitizzata, che lo stesso Svevo ha ampiamente contribuito a creare, ma che l'ha spesso reso indistinguibile nei tratti autentici. Affrontare l'immagine di Federico II attraverso le attestazioni del suo mito serve a definirne i contorni, ma impone, al tempo stesso, un termine perentorio alle invenzioni fantastiche che l'hanno immersa in una strumentale dimensione atemporale, trasformando tutto ciò che le è correlato - e innanzitutto Castel del Monte - in oscuri e irrazionali simboli esoterici.
I due saggi pubblicati in questo volume sono apparsi singolarmente nei volumi VII e VIII della "Storia della Sicilia" (Editalia 1999 e 2000). G. Bentivegna li ha raccolti perché insieme compongono una storia intellettuale della Sicilia moderna e contemporanea i cui esiti collocano l'Autore all'interno del più avanzato pensiero meridionalistico. Dopo le ricerche di Dollo, la Sicilia non si può più raffigurare come una landa deserta in cui lo storico del pensiero filosofico, scientifico, perfino morale e teologico, se proprio doveva transitarvi, vi si tratteneva lo stretto indispensabile; infatti, Dollo è riuscito nel tempo a ricostruire la storia culturale della Sicilia come momento non secondario e non marginale della storia d'Italia e dell'Europa.
Il "Commentario alla Metafisica" che ci è stato tramandato sotto il nome di Asclepio di Tralle è in realtà una trascrizione delle lezioni di Ammonio di Ermia, che fu professore di filosofia presso la scuola di Alessandria tra la fine del V e gli inizi del VI secolo d.C., realizzata da un allievo a dire il vero poco dotato intellettivamente e anche poco accurato dal punto di vista stilistico-letterario. Nonostante i suoi numerosi limiti, dovuti alla mediocrità dell'allievo-redattore, questo commentario acquista nondimeno un valore indiscutibile quale fonte del pensiero metafisico di Ammonio, illustre portavoce del neoplatonismo alessandrino, decisivo "trait d'union" tra filosofia tardoantica e medioevale, studioso "laboriosissimo" - secondo il giudizio di Damascio -, maestro eccelso di filosofia, astronomia e matematica, esegeta-modello di Aristotele e ingegno superiore a tutti gli altri allievi di Proclo, del quale era stato studente ad Atene.
"Uexküll - vitalista tra i vitalisti, feroce idealista, kantiano - in realtà un nemico della scienza naturale, poiché "l'ambiente di ogni uomo è separato da quello di ogni altro", una sorta di monadologia. Ma, con quella doppia vita che spesso hanno i naturalisti di impostazione idealista, in fisiologia egli è anche il più preciso sperimentatore che si possa immaginare. Testardo fino a essere leggermente folle, geniale fino alla punta dei capelli." (Konrad Lorenz)