Sedici punti annotati su un taccuino engadinese: il profilo di un fenomeno su cui il mondo continua a interrogarsi.
Come parla l'informazione pubblica nell'Italia di oggi? Male. Male, s'intende, per la formazione di cittadini con una coscienza politica. Parla invece benissimo per il mantenimento degli assetti di potere. È questa una critica che al sistema dell'informazione muoveva la cultura di sinistra intorno al Sessantotto. Oggi, all'apparenza, è tutto cambiato. Il giornale e il tg parlano per farsi capire da tutti. Parlano, anzi, una lingua ostentatamente "vicina alla gente": il tg del Duemila è ben diverso dal grigio notiziario dei primi decenni Rai e il giornale oggi non è più il quotidiano d'una volta. Ma questa immediatezza è, in realtà, la cifra di uno stile che impone la semplificazione populistica all'analisi, l'emotività al raziocinio.
Questo libro affronta il tema della diversità in vari contesti di vita quotidiana: la nascita di un figlio disabile, l'integrazione nella scuola e nel mondo universitario, le relazioni con educatori e operatori. Attraverso l'analisi di tali situazioni, l'autore muove una critica costruttiva verso un mondo che è organizzato unicamente sui confini che dividono, che allontanano: chi sa e chi non sa, chi cura e chi è curato, chi è abile e chi disabile. L'intento del libro è proprio quello di far capire che non esistono solo confini e limiti, ma anche valichi e sentieri che uniscono.
Il lavoro è un destino della nostra specie, in esso ci realizziamo, ma il suo degenerare in produttivismo rischia di farci perdere di vista il suo significato. Così il consumismo, suo fratello gemello, rischia di trasformarci in "forzati dello shopping". Medicina o malattia, il lavoro riempie le nostre vite. L'autore esplora come il lavoro si moduli nelle diverse stagioni dell'esistenza, dall'infanzia all'età adulta e i problemi che esso pone alla famiglia ma mostra, al tempo stesso, il volto ludico che esso possiede quando ha la forza di una vocazione e le energie creative del gioco. Il testo ripercorre la storia e la filosofia del lavoro in occidente, per ricercarne un senso nella società tardomoderna, ritrovandolo proprio in un educare alla vita activa capace di modellare il carattere e dare sostanza ai valori. Ne emerge così un'antropologia pedagogica del lavoro, un educare "con" il lavoro e non "al" lavoro, una rivincita dell'apprendistato, riscoprendo il senso dell'apprendere, non quello della mera "occupabilità". Un lavoro considerato non come semplice mezzo per guadagnarsi da vivere ma come parte della vita stessa, con il suo piacere di fare e la soddisfazione di operare in comune.
L'incontro etnografico si realizza secondo modalità nuove all'interno di uno dei fenomeni più rilevanti del nostro tempo: i movimenti migratori. Complessa, contraddittoria, altamente differenziata se analizzata alla microscala, e invece sorprendentemente omogenea se presa in considerazione come fenomeno complessivo, l'esperienza dei lavoratori e delle lavoratrici migranti offre all'antropologia un terreno fecondo per la ricerca più avvertita e per la riflessione su alcuni dei più rilevanti problemi teorici attuali. Questa è la tesi che Amalia Signorelli propone. La situazione italiana consente all'antropologa di stabilire un confronto ravvicinato tra migrazioni degli italiani e immigrazione straniera in Italia.
Le prospettive di ricerca che mettono a fuoco la definizione dei livelli di pensiero di ordine superiore si sono proposte di evitare analisi riduzionistiche dei processi cognitivi umani. In più di un secolo di ricerca in psicologia solo le concezioni definite o definibili "culturali" oppure "storico-culturali" (Piaget, Vygotskij, Leont'ev, Davydov, Bruner, Cole e altri) sono riuscite a produrre sperimentazioni didattiche innovative. Il libro si rivolge a psicologi e psicopedagogisti, insegnanti, docenti in formazione, studenti dei corsi di Psicologia e dei corsi di laurea in Scienze dell'educazione e della formazione.
Il tema dell'empatia chiama a un confronto con l'esperienza vissuta, a un approfondimento delle emozioni, delle reazioni corporee, degli atti mentali che intervengono nei rapporti con gli altri. Chiama soprattutto a un passaggio dalla filosofia a una delle realtà più importanti per la vita di ognuno: la scoperta dell'esistenza dell'altro. Restituire all'empatia la sua specificità di atto che sta alla base delle svariate forme dell'entrare in relazione è un modo per rendere più concreto il vivere insieme agli altri e per rispondere a un bisogno confuso, ma non per questo meno urgente, di quest'epoca.
La novità del testo, che ha la struttura di un manuale, sta nel presentare la molteplicità dei fattori rilevanti nella comunicazione interpersonale, introducendo gradualmente il lettore alla complessità del fenomeno. La tesi sostenuta è che si è davvero competenti nel comunicare se si possiede una adeguata capacità relazionale. La buona comunicazione si fonda sulla visione del mondo e dei rapporti con gli altri, sulle qualità umane molto più che sulle abilità dialettiche. In sintesi, si è efficaci nella comunicazione interpersonale se si adottano comportamenti etici.
Quali significati veicolano gli oggetti di design? Come riflettono la personalità di chi li acquista e come possono, al tempo stesso, rispecchiare in sé l'intero ciclo di progettazione, produzione, distribuzione e consumo? A queste domande cercano di rispondere gli autori, mostrando come la psicologia del lavoro e delle organizzazioni, la psicologia dei consumi e della personalità, nonché il marketing, siano discipline coinvolte in questa nuova definizione del rapporto tra domanda e offerta.
Alberto A. Sobrero insegna Linguistica italiana alla Facoltà di Lingue straniere dell'Università di Lecce. Si occupa di linguistica italiana, dialettologia, educazione linguistica e sociolinguistica. Annarita Miglietta insegna Linguistica italiana e Lingua italiana alla Facoltà di Lingue e letterature straniere dell'Università di Lecce. Si occupa di linguistica italiana, dialettologia, educazione linguistica e lingua italiana contemporanea.
La famiglia, la sua organizzazione, le trasformazioni in corso del modello familiare, il suo ruolo nella società contemporanea, i dilemmi delle politiche familiari, cosa dovremo attenderci nel prossimo futuro. Un manuale approfondito e aggiornato, che studia la famiglia in quanto relazione originaria e originale, intrinsecamente differente da tutte le altre relazioni sociali, e ne delinea con completezza storia ed evoluzione.
"La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale. In una relazione, puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia". I protagonisti di questo libro sono gli uomini e le donne nostri contemporanei, che anelano la sicurezza dell'aggregazione e una mano su cui poter contare nel momento del bisogno. Eppure sono gli stessi che hanno paura di restare impigliati in relazioni stabili e temono che un legame stretto comporti oneri che non vogliono né pensano di poter sopportare.