"Sei così bello" gli aveva detto un giorno Andrée "che mi piacerebbe fare l'amore con te davanti a tutti...". Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli aveva dato più piacere di lei. Solo quando il marito di Andrée era morto in circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo di quei brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva cominciato ad avere paura. Ancora una volta, nel suo stile asciutto e rapido Simenon racconta la storia di una passione divorante e assoluta, che non indietreggia nemmeno di fronte al crimine. Anzi, lo ripete.
Questo terzo volume della raccolta dell'opera narrativa di Stendhal, con nuove traduzioni, contiene "La Certosa di Parma", e due opere meno note al lettore italiano, ma tutt'altro che minori o meno ricche d'interesse: le "Cronache italiane" e "Lamiel". Se la ricchezza spirituale, l'acuta intelligenza e l'ironia della Certosa sono bene note; la stessa conoscenza e passione per lo spirito e il carattere italiano, continuamente contrapposti a quelli francesi, percorrono le "Cronache", nate dalla riscrittura di storie trovate in antichi manoscritti. Nel caso delle "Cronache italiane", gli antichi manoscritti esistevano realmente, e il Meridiano ne offre in appendice il testo originale, permettendo così di apprezzare l'enorme lavoro di stile e di fantasia messo in atto da Stendhal, nel servirsene e insieme nell'allontanarsene. "Lamiel", romanzo incompiuto, al quale l'autore lavorò fra il 1839 e il 1840 con nuove revisioni nel marzo 1842, pochi giorni prima di morire, è di una modernità straordinaria e presenta una giovane che cerca nella libertà da ogni morale precostituita, anche sessuale, la propria emancipazione e la realizzazione della propria personalità.
"Se l'Africa è il continente dimenticato, l'Oceania è il continente invisibile", perché i primi viaggiatori che vi si sono avventurati non l'hanno visto, perché ancora oggi è un luogo senza riconoscimento internazionale, un passaggio, sebbene molti esploratori abbiano rischiato la vita per raggiungerlo e tentare di cartografarne le coste. Quando scopre l'immensità dell'oceano, la miriade di isole, isolotti, atolli di questo continente fatto più di mare che di terra, Le Clézio non immagina fino a che punto il mito possa ricongiungersi con la realtà. In questo racconto invita a scoprire la cultura dell'Oceania, a orientarsi con le stelle, ma anche a non dimenticare la storia dei popoli delle isole, il loro passato di migranti e di schiavi, il loro presente ancora troppo simile al passato. Oltre che viaggio iniziatico dietro le poche immagini note - spiagge, bellezze polinesiane di Gauguin, Naghol - questo libro è una riflessione critica su quella globalizzazione che mette in pericolo l'armonia di una civiltà preziosa ma fragile.
New York, ai giorni nostri. Nathan Del Amico è uno degli avvocati più famosi della città. Ha fatto una carriera davvero invidiabile, che però ha pagato a caro prezzo: ha lasciato che un vuoto si insinuasse tra lui e la moglie Mallory e l'ha persa. Lei è tornata a San Diego dai genitori, portando con sé la piccola Bonnie, la figlia che Nathan adora e che ormai riesce a vedere così di rado. È un uomo solo. Un giorno riceve una visita inaspettata: un uomo che non ha mai visto prima, Garrett Goodrich, si presenta nel suo ufficio. È un medico di chiara fama, così sembra, eppure farnetica cose senza senso, sostiene di essere in grado di riconoscere le persone prossime alla morte, e dì avere una missione da compiere.
Maggio 1940. Le truppe della Wehrmacht dilagano in Belgio e minacciano i confini della Francia. Dalle Ardenne sciami di profughi lasciano le loro case prendendo d'assalto i pochi treni disponibili. Nel carro bestiame di un convoglio che procede lentissimo verso La Rochelle, un uomo mediocre, miope e di salute cagionevole, un uomo con una piccola vita mediocre e mediocremente serena, incontrerà una donna di cui non saprà altro, nelle poche settimane che passeranno insieme, se non che è una cèca di origine ebrea, e che è stata in prigione a Namur. Fra loro, all'inizio del viaggio che li porterà fino alla Rochelle, non ci sono che sguardi, ma un po' alla volta, senza che nulla sia stato detto, le due solitarie creature diventano inseparabili; finché, durante la prima notte che passano l'una accanto all'altro sulla paglia per terra, confusi fra altri corpi sconosciuti, accadrà qualcosa di inimmaginabile. Sarà l'inizio di una passione amorosa che li isolerà da tutto ciò che accade intorno a loro (l'occupazione tedesca, i convogli di sfollati, il tendone da circo che li ospita insieme ad altre decine di profughi), chiudendoli in un bozzolo fatto di desiderio, di gioco e di una scandalosa, disperata, effimera felicità.
Stèphane, giovane scrittore parigino, ritorna al sud, alla casa della nonna, nella campagna che fece da cornice alle sue lunghe e spensierate estati di bambino, fra giochi, feste di paese e allegre pedalate. Rivedere quei luoghi per dare l'ultimo addio all'anziana parente Io riporta con la memoria al gusto di certi attimi, al brivido o alla carezza di certe emozioni. Solo, nella penombra delle mura ancora profumate di lavanda e di torte appena sfornate, rivive sensazioni di un passato ancora ben presente: il tocco vellutato delle albicocche, la visione luminosa delle vigne cariche di grappoli, il bagno nel verde gelido della Garonna, il sapore fresco delle marmellate preparate dalla mamma... Ma tutto cambia o è già cambiato. La casa, scrigno di ricordi, verrà venduta; il castello abbandonato, meta di sfide tra ragazzini, ha perduto gran parte del suo fascino misterioso, passando nelle mani di una famiglia borghese; e la cugina Sylvie, antica compagna di scorribande e segreto oggetto del suo amore adolescenziale, era sta per sposare un altro. Un tuffo in un tempo tento e lontano, sospeso in un'aura magica, che Delerm riesce come sempre a pennellare con sfumature sapienti e suggestive.
"Controcorrente", tipica espressione dello spirito decadente, avvia la transizione alla complessità e alle inquietudini del gusto letterario moderno. Il protagonista, rifiutando l'insostenibile mediocrità del mondo contemporaneo, si ritira in una sorta di squisita clausura, popolata di sogni, di profumi esotici e di artificiose bellezze, alla quale deve poi rinunciare a causa di profondi turbamenti psichici. "Ma perché questo nevrotico - scriveva Maupassant recensendo il libro - mi appare come un uomo che, se esistesse, sarebbe il solo uomo intelligente, saggio, veramente idealista e poeta dell'universo?"
È una sera della prima metà del XX secolo e Madame de ***, attraente vedova costretta da "una crudele segretezza" a intrattenere una relazione clandestina col giovane Principe di***, si reca all'Opera di Parigi per assistere a un concerto. Alla fine del concerto, il suo cuore è spezzato nel più miserabile dei modi. Il suo giovane amante le rivolge, infatti, un saluto frettoloso e indifferente ed esce dall'Opera al braccio della bella e civettuola Madame de B***, l'accompagna alla carrozza e, con aria di mistero, monta in vettura insieme a lei. Madame de *** assiste alla scena in piedi, immobile. Una volta a casa, i pensieri più disordinati si impadroniscono della sua mente. E, dopo una notte insonne, non trova altro modo di lenire la sua sofferenza che scrivere al giovane Principe quarantasei lettere per ventiquattr'ore febbricitanti, di dubbio e disperazione, quarantasei struggenti documenti a testimoniare il vortice di passioni e stati d'animo che hanno assalito il suo cuore e a "raffigurare la gelosia, non nei suoi furori quanto nel dolore che opprime un'anima ardente e sensibile". Scritto con l'intento di "non dire una parola che non fosse dettata dal sentimento o dalla passione; facendo provare nel breve spazio di ventiquattr'ore a una donna viva e sensibile tutta l'ebbrezza dell'amore, i turbamenti e, soprattutto, la gelosia", "Ventiquattr'ore di una donna sensibile" apparve per la prima volta nel 1824 e da allora ha attratto e ammaliato intere generazioni di lettori e scrittori.
Nadja è una donna realmente esistita, realmente conosciuta da Breton e, come il personaggio del libro, finita in una clinica psichiatrica. Nadja è l'autorappresentazione femminile di Breton. Nadja è l'incarnazione del surrealismo. Nadja è tutto questo e molto altro ancora: è l'inizio della parola speranza in russo, è un sogno di amore e di libertà. "Nadja" costituisce una svolta importante nell'evoluzione del discorso di Breton sul caso e sulla scrittura, segnando la crisi della "écriture automatique", come attività di ricerca privilegiata e inaugurando un tipo di esplorazione che sarà proseguita nelle opere successive.
La Christian Marinotti Edizioni si fa promotrice di una nuova iniziativa di grande interesse per gli studiosi e per gli appassionati lettori di Jean-Paul Sartre. Si tratta della pubblicazione dei testi letterari giovanili del noto filosofo francese, elaborati negli anni 1922-1927, e per la prima volta tradotti in italiano. Romanzi, novelle, un quaderno di pensieri e citazioni, scritti ironici ed autoderisori, offrono un ritratto di Sartre poco noto, ma di estremo interesse per comprendere il suo percorso intellettuale davvero singolare, ove il pensiero si intreccia con i ricordi biografici e la storia di una vita. Vi si annuncia un programma che Sartre inizia a delineare, ma che solo le opere della maturità consentono di svelare. La lettura di questi scritti offre l'occasione di ripercorrere nel suo divenire tutto l'itinerario della sua vasta produzione, itinerario complesso e, per molti versi, ancora inesplorato.