"Ho iniziato un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita. Non voglio parlarne, però: basti sapere che è una specie di summa di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie."
Di Francesca, morta inspiegabilmente suicida la sera di Venerdì Santo del 1961, Ermanno Rea tenta di ricostruire l'identità e la storia attraverso un libro che, come dice l'autore, è forse un libro di fantascienza, oppure semplicemente un giallo, un giallo esistenziale, perché indaga su un suicidio apparentemente senza ragione. O forse è piuttosto un libro di viaggio in forma di diario: un viaggio nel passato scandito dalla forma diaristica della scrittura, che mescola passato e presente, testimonianza e congettura, memoria e cronaca, in cui nulla è inventato. Nel tentativo di dare spiegazione a questa misteriosa morte, Rea torna nella sua città e apre uno squarcio sugli anni del dopoguerra a Napoli tra politica, ideali e sentimenti.
Liguria di confine, oggi. Un piccolo paese di voci femminili che parlano di problemi quotidiani, casa, mariti, figli, datori di lavoro. Perno del romanzo è la signora Waal, una anziana olandese arrivata in paese col marito alla fine degli anni Sessanta. Morto il marito, la signora entra in stretto rapporto con le donne del paese che vogliono trattenerla quando decide di tornare in Olanda. Per lei l'Olanda era una terra difficile da quando si era sparsa la voce calunniosa di una collaborazione coi nazisti del marito. Ma questo tormento non era finito nemmeno in Liguria, anzi alla vigilia del ritorno della signora Waal aveva ripreso forza. Voci del presente e voci del passato si incrociano a nascondere piccoli e grandi tradimenti.
Il volume contiene ventisette saggi sui capolavori della nostra letteratura moderna e contemporanea. Sono considerati vari generi letterari, comprese opere al confine fra letteratura e saggistica come la Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis o l'Estetica di Benedetto Croce.
E' un libro che assomma tutti i temi e tutti i generi letterari: autobiografia, romanzo-saggio, invettiva, satira e canzoniere d'amore. Una trama non esiste: la sola trama sono le cose che accadono in questo calderone in cui bolle la società del nostro tempo e in cui prendono forma scandali grandi e piccoli di una università italiana: una tangentopoli in miniatura e i retroscena del mondo universitario. Di questo microcosmo il protagonista è un professore omosessuale, percorso da un profondo odio per cose e persone che lo circondano e da una disperata ricerca di sensazioni estetico-trasgressive. Due grandi amori e molti amanti. Insomma una sessualità ossessiva, ma anche il costante osservatorio sugli avvenimenti sociali e politici.
Gli anni di Casarsa (1940), il tempo degli studi a Bologna, le lettere della Academiuta di lenga furlana (1945-47), quello degli anni difficili fino al 1954; poi Roma, il cinema, i rapporti editoriali. I corrisponti: anonimi amici o personaggi illustri, come la madre Susanna Pasolini o l'amica Silvana Mauri, Gianfranco Contini o Roberto Longhi, Franco Fortini o Carlo Calcaterra, Livio Garzanti o Giulio Einaudi, Alfonso Gatto o Paolo Volponi.
"Dalla prima pagina il romanzo di Vincenzo Cerami ti prende obbligandoti a fissare uno sguardo spietato su un campione di società italiana quanto mai rappresentativo: il mondo di un impiegato di ministero, che passa la vita a mandare avanti pratiche di pensione attendendo di andare in pensione lui stesso e di portare suo figlio a occupare un posto nello stesso ministero, a un grado superiore al suo. Una storia di impiegati ce la aspetteremmo grigia e povera di fatti e previdibilmente caricaturale; invece qui di fatti ne succedono parecchi e dei più romanzeschi: una incongrua cerimonia di iniziazione massonica a una cruenta irruzione nella cronaca nera quotidiana, a una allucinata, truce vendetta" (Italo Calvino).