Abbas Karam Younis, giovane idealista, scrive il suo primo dramma dando spazio ai segreti più intimi e sordidi della sua famiglia e degli amici che gravitano intorno: gioco d'azzardo, prostituzione, alcol, droghe, omicidi. La coincidenza con la realtà è così forte da aprire un oscuro corridoio fra la rappresentazione e la vita. Sullo sfondo del Cairo e dei suoi teatri, quattro personaggi raccontano gli amori e le gelosie, la passione e la morte, trasformando il copione che si preparano a interpretare nel canovaccio dell'esistenza.
A "La Milesia", il lussuoso bordello gestito da Aspasia, vedova del grande Pericle, si aggirano i più bei nomi di Atene - da Aristofane a Protagora - e, fra clienti ed etere, si intrecciano storie di passione e d'odio, di lascivia e di vendetta. La dodicenne Neobula viene brutalmente iniziata al sesso dall'emergente politico Anito e giura di farlo prima o poi pentire del suo comportamento sadico e rozzo. L'affascinante Aspasia, invece, è corteggiata dal sofista Prodico ma, per un equivoco, lui, offeso, fa repentinamente ritorno nella sua isola natale. A un tratto, però, avviene un fatto sconvolgente: Anito, di recente asceso a un'alta carica nel partito avverso a quello di Socrate, viene trovato accoltellato nel postribolo. Terrorizzata di dover chiudere bottega, Aspasia richiama ad Atene Prodico pregandolo di aiutarla a risolvere il caso. E l'abilità dialettica del sofista si dimostrerà cruciale...
Queste storie raccolte in ogni luogo e da ogni sorta di persone - dal santone, dall'intagliatore, dal falegname, da sconosciuti su piroscafi e treni annunciano la nascita di uno scrittore che rivelò un intero subcontinente e diede voce alla sua stessa gente: gli angloindiani.
Se in una affamata repubblica balcanica un genio offuscato dal più selvaggio nazionalismo mette a punto un ordigno capace di sovvertire l'ordine mondiale non c'è da stare allegri. Tanto più che l'Ixania è una democrazia da burla, dominata in realtà dalla vecchia aristocrazia e in particolare dal principe Ladislao e dalla sua bellissima sorella. Il Paese, inoltre, è sull'orlo della rivoluzione e alla macchina infernale inventata dal professor Kassen si interessa anche la Cator & Bliss, una delle più potenti industrie di armamenti. Toccherà al metodico, candido e goffo professor Barstow, improvvisatosi spietata spia internazionale, e a Casey, l'inviato del "Tribune" che gli fa da spalla, venire a capo di un diabolico intrigo dove ciascuna delle forze in campo rappresenta un'oscura minaccia.
Nel novembre del 1885, quando giunge a Mandalay, Rajkumar ha undici anni e lavora come aiutante e garzone su un "sampan". Dopo aver risalito l'Irrawaddy dal golfo del Bengala, la sua barca si è dovuta fermare per riparazioni e il ragazzino indiano si è spinto per un paio di miglia nell'entroterra ed è arrivato nella capitale del regno di Birmania. Vi è arrivato nei giorni della fine del regno. La casa reale ha chiamato i sudditi a combattere contro gli eretici e i barbari kulan inglesi, per difendere l'onore nazionale e "avviarsi sul cammino che conduce alle regioni celesti e al Nirvana". Ma gli inglesi hanno la più grande flotta che abbia mai navigato un fiume, cannoni che possono abbattere le mura di pietra di un forte, fucili a retrocarica, mitragliatrici a ripetizione, e tre battaglioni di sepoy temprati da mille battaglie. L'esercito birmano si è disintegrato, i soldati sono fuggiti sulle montagne con le armi, due ministri hanno fatto a gara nel tenere sotto sorveglianza la famiglia reale, e il popolo di Mandalay si è riversato nel palazzo reale saccheggiando e mettendo a soqquadro ogni cosa. Rajkumar si aggira ora nel vastro atrio al centro della cittadella, in quello che tutti chiamano il Palazzo degli specchi, con le sue pareti di cristallo lucente e i soffitti rivestiti di specchi. L'esito finale del regno e della famiglia reale birmana, sarà l'inizio della fortuna di Rajkumar.
Nelle taverne di un porto del mar Nero, Ismaele Baruch, il bambino prodigio, canta i dolori e le gioie dei miserabili, degli emarginati, degli esclusi. Il suo talento affascina il poeta in crisi Romain Nord e la sua amante, la "Principessa", una ricca vedova in cerca di nuove emozioni. Strappato al suo mondo di miseria, Ismaele diventerà il giocattolo di una società aristocratica, pronta all'entusiasmo quanto al disprezzo, che finirà per umiliarlo inesorabilmente.
lnés de Suàrez nasce all'inizio del Cinquecento in Spagna, figlia di un modesto artigiano di Plasencia. Dotata di un forte temperamento che male si addice alla condizione femminile sottomessa all'autorità del clero e del maschio, lnés sposa contro la volontà della famiglia Juan de Malaga, che presto la abbandona per cercare fortuna in America. La giovane non si dà per vinta e, con i soldi guadagnati ricamando e cucinando, si imbarca anche lei per il Nuovo Mondo. lnés affronta le durissime condizioni di viaggio e si difende dai marinai libidinosi. Giunta in Perù, cerca invano il marito; senza più risorse, riprende a lavorare come sarta fin quando incontra Pedro Valvidia, un seducente hidalgo, fuggito dalle frustrazioni di un matrimonio deludente e venuto a combattere per la Corona spagnola. La passione infiamma lnés e Pedro che si mettono alla guida di pochi volontari attraverso un deserto infernale, combattono indigeni incattiviti e giungono infine nella valle paradisiaca dove fondano la città di Santiago. Le tribù autoctone difendono però il loro territorio e si accaniscono contro gli spagnoli, i cui feriti sono curati da Inés e da un'indigena a lei fedele: si rinforza così la fama di strega che la donna si era fatta scovando fonti d'acqua con una bacchetta (arte ereditata dalla madre). Non senza il malcontento di alcuni coloni, cresce la sua autorità a fianco di Pedro, divenuto governatore...
Quando muore il marito Vince, un giudice che durante gli anni del fascismo ungherese aveva subito gravi torti, la vecchia signora Szocs si ritrova completamente sola nella modesta casa di famiglia nella campagna ungherese. È allora che la figlia Iza, una dottoressa di successo che vive sola nel rigore di Budapest, decide di portare la madre a vivere con sé. Ma nella nuova casa, perfetta e confortevole come vuole la posizione di Iza, la signora Szocs non si trova affatto a suo agio: tutto è troppo freddo e senza vita, proprio come Iza. E così, a poco a poco, la fragile donna si chiude in un mutismo impenetrabile, affievolendosi inesorabilmente fino al giorno in cui non decide di ritornare al suo villaggio per compiere un gesto inatteso e liberatorio.
Una raccolta di racconti in cui Faber taglia come un bisturi il tessuto fragile dell'esistenza, tra personaggi solitari e reclusi sempre sospesi sul baratro di un possibile sogno di vita. Un dittatore affida la propria vita alla dottoressa di cui ha imprigionato il figlio e il marito; un uomo esce dopo cinque anni dal manicomio, per scoprire che la famiglia ha bisogno della sua assenza; due bambini vivono nell'eterno crepuscolo di un bagliore artico...
Lo scrittore è il "sospetto", l'esule per eccellenza: ebreo, espatriato, vigile e inquieto, Norman Manea vive a New York da quasi vent'anni e continua a scrivere in romeno. Il romeno è molto più della sua lingua d'origine: attraverso di essa l'autore può conquistare la propria patria perduta, ricreare la propria "placenta". Segnato a soli cinque anni dal dramma della deportazione e dell"'estraneazione", il suo lento e inesorabile avvicinamento alla letteratura gli ha permesso di costruirsi un'identità ricca e poliedrica, con la vasta visione del mondo tipica degli esuli. In questi contributi e nelle interviste in cui dialoga con Marco Cugno, Philip Roth e Claudio Magris, Manea approfondisce temi come l'ebraismo europeo prima dell'Olocausto, la situazione dell'Europa dell'Est dopo il crollo del comunismo, la dissidenza intellettuale e la censura nei regimi assolutisti. Ma anche il caso Rushdie, la cronaca del suo 11 settembre newyorkese, i grandi incontri con il Nobel Kertész o Cioran, una sospirata, fugace visita da "evaso" a Venezia nel 1979.
Scritte negli ultimi due anni di vita, le "Memorie" sono una raccolta di informazioni sull'infanzia e l'adolescenza di Ejzenstejn, sui conflitti familiari, sulla formazione e la sua arte, sui rapporti sociali e politici con Stalin, tra tutti - sulla sua idea di cinema e di Hollywood. Il volume è corredato da un apparato di foto appartenute all'autore.
Ono, narratore e protagonista della vicenda, è stato in gioventù un pittore famoso, ma al mondo estetizzante dell'arte per l'arte aveva preferito quello più concreto del dovere verso la patria, legando così la sua sorte a quella del nascente nazionalismo giapponese. Nel dopoguerra, però tutto è cambiato. Ono ripercorre con un senso di incredulità e incertezza le tappe della sua vita, mentre nel romanzo si intrecciano i temi che lo hanno segnato: l'arte, la politica, l'ambizione, l'incomprensione tra generazioni.