
Praga, primi decenni del Novecento. Quando nell'agiata famiglia borghese del piccolo Hugo irrompe la bellissima Erna, sua futura istitutrice, il torpore di un'adolescenza troppo protetta si dissolve di colpo e, fra emozioni e turbamenti fino ad allora sconosciuti, Hugo comincia a esplorare il mondo. L'infatuazione lo porta a idealizzare tutto ciò che circonda Erna, compresi i suoi amanti, dei quali si fa ingenuo complice. E, anche se Hugo dovrà accettare il distacco da lei quando le rischiose trame d'amore della ragazza lo porteranno a scontrarsi con le norme di un ordine borghese, quell'incontro avrà lasciato in lui un segno indelebile.
La storia dei Cleary inizia ai primi del '900 e si conclude ai giorni nostri, nel grandioso scenario naturale dell'Australia. Gli anni consumano le vite in una vicenda di sentimenti e passioni, di fede e amore, sulla quale si stende grave e inesorabile il senso della giustizia divina. I personaggi soprattutto memorabili figure femminili, tenere e orgogliose - vanno incontro al destino come gli uccelli di rovo della leggenda australiana, che cercano le spine con cui si danno la morte.
Nella prima parte, "Il sottosuolo", il protagonista racconta la sua infanzia e la formazione della personalità più nascosta (il sottosuolo per l'appunto). Nella seconda, "A proposito della neve fradicia", ripercorre alcuni episodi della sua vita dove più emerge il "sottosuolo". Segue alcuni compagni di scuola ad una cena, sfoga poi l'amarezza per le offese subite su Liza, una prostituta incontrata in una casa di tolleranza, mostrandole con durezza che cosa l'aspetta nel futuro. Dopo qualche giorno Liza ritorna da lui col desiderio di una vita pura, ma viene trattata con disprezzo e volgarità. Per umiliarla le mette in mano un biglietto da cinque rubli, che poi ritroverà sul suo tavolo quando la donna se ne sarà andata, testimonianza della grande dignità di Liza.
Il tema del "sognatore romantico", dell'eroe solitario che trascorre i suoi giorni immerso nella dimensione del sogno, in un paradiso di illusioni, malinconicamente sofferente e lontano dall'incolore e consueta realtà dell'esistenza quotidiana, percorre come un filo d'Arianna questo racconto.
L'isola sconosciuta è un luogo mobile che appare e scompare sulle carte della fantasia ma sta ben saldo nel cuore di ognuno di noi. L'autore di "L'anno della morte di Ricardo Reis", "La zattera di pietra", "Cecità", "Tutti i nomi", "L'uomo duplicato", e tanti altre opere che gli hanno valso il premio Nobel per la letteratura, offre in questo volume una favola d'amore scritta nel 1998.
"Mio padre non me lo ricordo. Morì quando avevo due anni. Mia madre si sposò un'altra volta. Questo secondo matrimonio le portò molte amarezze, benché fosse stato fatto per amore. Il mio patrigno era un musicista. Ebbe un destino assai singolare: fu l'uomo più strano, più meraviglioso ch'io abbia mai conosciuto." Inizia così "Netocka Nezvanova", qui proposto nella traduzione di Igor Sibaldi, con introduzione e prefazione di Fausto Malcovati.
"Dostoevskij era uno di quei rari geni che avanzano d'opera in opera, per una sorta di progressione continua, fin che la morte non li venga bruscamente a interrompere. Nessun ripiegamento in quella sua focosa vecchiaia, non più che in quella di Rembrandt o di Beethoven, al quale mi piace paragonarlo; un sicuro e violento approfondirsi del suo pensiero" (André Gide). Fëdor M. Dostoevskij (1821-1881), scrittore russo. Cominciò a pubblicare nel 1846, con Povera gente e Il sosia. Seguirono Umiliati e offesi (1861); Memorie dal sottosuolo (1864); Delitto e castigo e Il giocatore (1866); L'idiota (1868); I demoni (1871-72).
Pubblicato per la prima volta nell'almanacco "Nedra (Mosca, 1925), il romanzo breve "Uova fatali", narra le vicende di Vladimir Ipat'evic Pérsikov, uno geniale scienziato che scopre un raggio misterioso in grado di moltiplicare l'attività della sostanza vivente, ma che rimane vittima della propria scoperta, lanciata in un mondo oppresso da una burocrazia asfissiante e disumana, nella quale non è difficile riconoscere l'apparato statale dell'ancor giovane Russia sovietica. Il romanzo, insieme al famoso "Cuore di cane", costituisce una prima messa a fuoco dell'ambiente da cui doveva scaturire, in una lunga gestazione iniziata pochi anni più tardi, il romanzo "Il maestro e Margherita".
Il racconto 'Un cuore debole', del 1848, appartiene alla produzione giovanile di Fédor Dostoevskij (1821-1881), in quegli anni fortemente attratto dagli ideali del socialismo utopistico. Tuttavia, come ha scritto Maria Bianca Luporini, "rispetto a tutti gli altri racconti 'umanitari' di Dostoevskij la novità, colta con grande finezza psicologica, consiste nel fatto che a scatenare la fissazione melanconica, e poi la pazzia del protagonista, non è un avvenimento drammatico..., bensì una felicità troppo grande". E in ciò il personaggio di Vasja Sumkòv, una delle più perfette creazioni di Dostoevskij, va a collegarsi idealmente al personaggio di Nastasja Filìppovna, che ne 'L'idiota', vent'anni più tardi, affronterà un analogo destino.
Il nome di Proust suscita in voi un certo timore reverenziale? Non è il caso di sentirsi troppo intimiditi di fronte a lui, ci suggerisce Alain de Botton in questo libro. Vale la pena semmai di trarre profitto dalla sofferta esperienza del grande scrittore francese, perché nessuno meglio di chi è stato infelice può darci lezioni di quotidiana felicità: come avere un sacco di amici, come ridar vita a una liaison sentimentale che langue, quali sono i vantaggi e gli svantaggi della lettura... Con la verve del miglior umorismo inglese, e insieme una profonda sensibilità umana, Alain de Botton offre al lettore una guida di vita ispirata a uno scrittore che diventa un discreto, generoso, confortante "compagno dell'anima".
Apparso in russo a puntate nel 1930 sulla rivista "Annali contemporanei", "Gli ultimi e i primi" è il romanzo d'esordio di Nina Berberova. Il romanzo, benché opera prima, ha però un suo fascino tutto particolare, a cominciare dai protagonisti - russi immigrati in Provenza all'indomani della Rivoluzione d'Ottobre - gli "ultimi" di un mondo che non vuole morire e i "primi" di un'epoca ancora da scrivere.
Le memorie di Matilde Urrutia (1912-1985), la donna che ispirò Pablo Neruda un amore appassionato che rimase vivo e saldo negli anni, costituiscono un'importante testimonianza non solo sulla figura del grande poeta cileno, ma anche sugli anni difficili eppure straordinari che la coppia visse insieme in più paesi di due contintenti. Matilde racconda l'uomo Neruda e l'avventurosa storia del loro amore, sorto quando Pablo era ancora legato alla seconda moglie, Delia del Carril, dai loro incontri clandestini a Berlino, a Nyon, a Roma, a Parigi, fino al "paradiso" del loro amore, il lungo soggiorno sull'isola di Capri in una casa finalmente tutta per loro.