
In una cittadina del Sudafrica - linde case coloniali di stile vittoriano, club, eleganti viali alberati; e intorno la foresta vergine, la campagna assolata - Martha si trova a gestire il proprio matrimonio, avvenuto da pochi giorni. Martha ha lasciato la vita libera della fattoria per vivere l'elettrizzante esperienza della "città", e qui si è sposata, a diciannove anni, senza troppo interrogarsi sui suoi desideri e sul suo futuro. Presto, tuttavia, il ménage familiare e la vita sociale diventano molto più complicati di quanto non avesse supposto: il marito, unitamente agli altri giovani della colonia, si fa catturare dall'avventura della guerra e parte per un campo d'addestramento mentre nella cittadina cominciano a costituirsi dei gruppi di ispirazione socialista. Martha, rimasta sola, si trova così ad affrontare un periodo di meditazioni e di tentazioni, che la porteranno a mettere in discussione anche quel "matrimonio per bene", che solo poco tempo prima le era sembrato l'unica scelta di vita desiderabile. Storia di una crisi femminile, questo romanzo, minutamente analitico al principio, assume verso la fine un ritmo rapido e altamente drammatico. Raccontato con insolita spregiudicatezza e senza compiacimenti, cattura l'attenzione del lettore, senza lasciargli tregua.
"Indubbiamente il viaggio era un motivo dominante dell'esistenza di Gogol', che da vero Wanderer romantico ne aveva fatto la ragione stessa della propria esistenza. Autentico scrittore on the road, era in grado di scrivere in carrozza, nelle sale comuni delle locande, nelle stazioni di posta [...]. Tra l'arrivo e la partenza sulla scena gogoliana dominano la paura (L'ispettore generale), l'angoscia (Il matrimonio) e la noia (Igiocatori). L'ispettore generale è a ragione considerata la commedia incentrata sul gusto per la rappresentazione che caratterizza tutta la produzione di Gogol' [...]. Ma, al di là della componente comica, nell'Ispettore generale tutti hanno paura: il podestà, i burocrati della città, lo stesso Chlestakov. E una paura viscerale, legata a ragioni pratiche di sopravvivenza, ma è anche una paura metafisica, legata a ragioni esistenziali più profonde. [...] L'ansia dell'accoppiamento e della riproduzione pervade ovviamente tutto II matrimonio, con il suo corollario di orrore del femminile sessuato che possiamo rintracciare nell'opera gogoliana nel suo complesso [...]. Il mostro che occhieggia dietro la superficie puramente comica dei Giocatori è invece quello forse più temuto dallo scrittore, la noia." (dall'introduzione di Serena Prina)
Un nuovo titolo della collana dedicata ai grandi classici per l'infanzia, con confezione raffinata e copertina/poster: le sorprendenti avventure del medico Gulliver, che raggiunge isole e Paesi popolati da creature bizzarre, come uomini minuscoli e giganteschi, maghi, cavalli parlanti e che, tramite metafora, mette in luce i difetti della natura umana, della società e dei sistemi politici. Età di lettura: da 8 anni.
Primavera 1219: Francesco d'Assisi, assetato di Dio, salpa per la crociata. Sulle orme di Cristo, parte per predicare il pentimento sotto le mura assediate di Damietta. Desideroso di calmare i lupi che si contendono la Terra Santa, in Gerusalemme, città ferita ma splendente, intravede il compimento della sua ricerca. Nel corso del viaggio, lasciato il campo cristiano, il Poverello va incontro al potente sultano d'Egitto, al-Malik al-K?mil. Sullo sfondo di una folle spirale di massacri e di sangue, mentre si susseguono assedi e battaglie, questi due personaggi fuori dal comune instaurano un dialogo del tutto particolare. Senza arma alcuna che non sia la fede, due visioni del mondo vengono a contatto, si sollecitano a vicenda, arrivano a sfiorarsi... Fragili momenti di grazia dove tutto sembra possibile, in cui il potente re e il santo straccione, ignorando l'odio dei guerrieri di Dio, intravedono all'improvviso l'unica strada possibile della pace. Un romanzo in cui si mescolano storia e finzione, e che sviluppa il tema di una ricerca quanto mai attuale: quella dell'incontro, brusco ma fecondo, tra islam e cristianesimo.
È l'anno 201 a.C. Nel lungo ritorno a Roma, Scipione è acclamato in ogni porto per le sue vittorie contro Annibale. Ma dietro tanta adulazione, si celano i sospetti e il tradimento. Roma non sembra volergli tributare tutti gli onori che merita, e il Senato si trincera dietro una freddezza che sa di congiura. In questo penultimo volume della saga di Scipione l'Africano, l'uomo che piegò Annibale e conquistò gli immensi territori africani, Santiago Posteguillo fa rivivere i giorni più epici della storia di Roma.
Tra il luglio 1942 e il settembre 1944 un treno merci partiva quasi ogni martedì dal "campo di transito" di Westerbork, in Olanda, portando il suo carico di esseri umani verso la Polonia, verso Auschwitz. Più di centomila furono i deportati alla fine della guerra, cinquemila i superstiti. Da Westerbork passarono anche Anna Frank e Edith Stein, e a Westerbork visse i suoi ultimi giorni la giovane Etty Hillesum, osservando, scrivendo e aiutando i suoi simili, fin quando anche lei dovette salire sul treno. In queste due lettere, scritte nel dicembre 1942 e nell'agosto 1943, Etty racconta il luogo dell'umiliazione e l'attesa della morte, guarda le persone, parla con loro, mostra i preparativi per la partenza nella notte, la dignità, la paura, descrive i volti dei soldati. Avrebbe potuto salvarsi; scelse invece di restare e di testimoniare quei giorni, con la voce di chi vive e scrive in perfetta armonia e sa esattamente cosa deve fare: aiutare gli altri, non cedere all'odio, cercare, nonostante tutto, la bellezza. Le due lettere vennero pubblicate clandestinamente dalla resistenza olandese nell'autunno del 1943. Per proteggere le persone coinvolte e sviare la censura, l'editore le aveva attribuite a un pittore fittizio di nome Johannes Baptiste van der Pluym e ne aveva aggiunta una terza falsa. Questi testi ci consegnano intatta la forza di una prosa dove ogni parola è vera, necessaria, intensamente vissuta.
La storia narrata con mosse leggere si svolge nella cittadina marchigiana di Acquaviva Picena nel 1234. Prende avvio da un fatto storico, documenta sulla vita quotidiana, grande dimenticata dei libri di storia e ancor più di teologia, restituendo vicende di streghe e reliquie, lebbrosi e viaggi oltremare, trovatori e feste, preghiere e mode, ma anche di miseria sociale, ingiustizie e prepotenze. Il romanzo, intrecciando i cammini di vita e di fede di donne molto diverse tra loro (come Benedetta, la sarta e guardarobiera, cioè la lingère) e di alcuni uomini solidali, racconta dunque l’orizzonte audace che rimane parabola della ricerca delle donne di ogni tempo. Conserva per questo appositamente anche nel titolo francese e nella immagine anacronistica di copertina l’esperienza migrante della autrice, la forma bilingue della traduttrice, la condizione contemporanea della vicenda mistica.
Il saggio introduttivo di Adriana Valerio si sofferma in maniera specifica sulle vicende storiche che hanno visto la presenza significativa delle beghine, donne colte e autorevoli, e non certo acide bigotte così come una distorta memoria ce le ha purtroppo consegnate.
Immediatamente, fin dalle prime frasi del romanzo, veniamo catturati dall'incessante lavorio di una mente sconvolta. È la mente di un uomo che si presenta con queste parole: "Non sono morto nel mio cinquantesimo anno. E ora poche persone, tra quelle che mi conoscono, ritengono che questa non sia stata una tragedia". Ed è quest'uomo, il protagonista, a narrarci la propria storia. La sua vita, dipanatasi su una superficie levigata - ha svolto una brillante carriera politica, ha sposato una donna intelligente e bella con la quale ha messo al mondo un figlio pieno di talento e una figlia dolcissima - è stata però costruita su un vuoto di passioni. È stato un "abile dissimulatore" che con facilità ha saputo svolgere il ruolo di figlio, marito, padre, politico, sempre con ottimi risultati. Fino a quando incontra una donna - strana, misteriosa e segnata dal proprio passato - che subito esercita su di lui un pericoloso potere. Un dominio sessuale e psicologico di fronte al quale egli soccombe senza riserve, nonostante lei l'abbia messo in guardia contro se stessa e lui sappia che rappresenta una minaccia per tutto il suo mondo poiché è la donna che il figlio intende sposare... Il libro da cui Louis Malle ha tratto il film omonimo.
"Sulla vita" fu finito di stampare nel gennaio del 1888. Dalla tipografia il libro passò, come d'uso, al Comitato della censura: e non ne uscì più. La censura laica lo silurò subito, mentre la censura religiosa - due mesi dopo - condannò alla confisca tutte le copie del libro. Nel frattempo, come avveniva da qualche anno per tutte le opere di Tolstoj vietate, anche "Sulla vita" conosceva in Russia un'ampia diffusione tramite edizioni illegali, per lo più artigianali. "Sulla vita", insomma, fu un trionfo: uno dei primi grandi successi internazionali di quella carriera di polemista social-religioso che Tolstoj aveva inaugurato una decina d'anni addietro, con "La confessione". Il fulcro delle sue riflessioni era inteso a ribadire le ragioni di un cristianesimo rigorosamente evangelico, contro le Chiese istituzionali e il loro "pseudo-cristianesimo" impartito alle greggi, ma anche contro quell'ordine costituito che in tutti gli stati "cristiani" aveva appunto nelle Chiese i suoi migliori alleati. Sia secondo i seguaci, sia secondo i critici di Tolstoj, "Sulla vita" è importante in quanto originalissima, illuminante reinterpretazione del concetto evangelico di "vera vita", con stimolanti implicazioni filosofiche, contrapposta a un cristianesimo trasformatosi in "religione della morte". Un testo decisivo per comprendere l'evoluzione del pensiero di Tolstoj.
«Aspetta Monsieur Bellivier?». A questa domanda, Helena Folasadu, giornalista freelance seduta in un caffè della capitale a fare ricerche per il suo prossimo articolo, dovrebbe naturalmente rispondere di no. Helena non conosce l'uomo che le ha rivolto la domanda e non conosce nessun Monsieur Bellivier, e tantomeno lo sta aspettando. Eppure - forse è semplicemente annoiata, o forse è abbagliata da quel signore gentile che le si è avvicinato - assecondando l'istinto dice invece di sì, ritrovandosi così a dover assolvere un incarico piuttosto criptico, grazie al quale spera però di poter realizzare uno scoop. Intanto Mancebo, che sulla strada che porta al Sacré-C?ur gestisce un piccolo negozio di alimentari da cui affiorano tutti i profumi delle spezie della sua terra nordafricana, viene avvicinato da una donna che abita in un appartamento al di là della strada. Madame Cat, questo il suo nome, gli chiede se in cambio di un compenso è disposto a spiare per lei il marito. Sorpreso della sua stessa decisione, Mancebo accetta. Da quel momento la sua vita, fatta di una tranquilla routine tra negozio e famiglia al piano di sopra, cambia radicalmente. Mancebo comincia a osservare quello che accade fuori dalla porta del suo negozio. Diventa attento e curioso e, forse per la prima volta, comincia a interrogarsi sulle persone a lui più vicine, rendendosi conto che non tutto quello che dava per scontato lo è poi davvero. Quando le loro missioni finiranno per incrociarsi, Helena e Mancebo scopriranno che la città delle luci nasconde nelle sue strade e nei suoi cortili molti più segreti di quanti i turisti e i suoi stessi abitanti possano sospettare.
Una notizia improvvisa scuote il commissariato di Kostas Charitos: il direttore Ghikas va in pensione e lascia proprio a Charitos il comando temporaneo della Centrale di polizia di Atene. Ma il commissario più famoso di Grecia non ha tempo di festeggiare la promozione. Viene infatti ucciso il ministro per le Riforme: nella rivendicazione si legge che il politico, già stimato professore universitario, è stato ucciso perché ha tradito la sua missione di docente per fare carriera politica, venendo così meno ai suoi doveri verso gli studenti. L'aria in città è tesa, ma Charitos e l'amata moglie Adriana assaporano una nuova felicità perché la figlia Caterina li renderà presto nonni, così si rilassano frequentando tre nuove amiche dalla simpatia irresistibile, conosciute durante una vacanza in Epiro. Qualche giorno dopo viene ucciso con un'iniezione letale un altro ministro, ex docente anch'egli. Quando spunta il cadavere di un terzo professore, la situazione sembra andare fuori controllo: il governo chiede un'immediata svolta alle indagini che, tuttavia, continuano a brancolare nel buio. Kostas Charitos deve abituarsi in fretta alle responsabilità del suo nuovo ruolo per venire a capo di un intrigo tra politica e università che lo vede coinvolto in prima persona, un gioco pericoloso in cui nulla è come appare.
Anni '70, una città industriale sull'orlo del collasso fatta di fabbriche chiuse, disperazione, piazze di spaccio. Sotto l'eterna pioggia nera che la flagella, il poliziotto migliore che si muove per le sue strade è Macbeth. Un ex tossico, un uomo fragile dal passato turbolento, abbandonato da bambino, uno sbirro incline alla violenza. Ma è lui, con la sua squadra, a gestire con intelligenza una retata nell'area del porto, un'azione in grande stile che, finalmente, gli fa intravedere la possibilità di ottenere una promozione. E quindi guadagnarsi il rispetto degli altri, avere una vita migliore, e molto più potere, che è ciò che conta. Tutto questo è lì, a portata di mano: ma, pensa Macbeth, davvero mi lasceranno arrivare tanto in alto? Tormentato dalle allucinazioni, vittima di paranoie sempre più acute, Macbeth comincia, lentamente, a soccombere a se stesso e al tarlo dell'ambizione.