
Nel 1857, al tempo della pubblicazione dei Fiori del male, Baudelaire dichiara che gli artifici dello stile poetico sono un ostacolo allo sviluppo di un pensiero che abbia come oggetto la verità. È l'atto di nascita dello Spleen di Parigi, la serie di poemi in prosa che, a partire dalle città immense e dai mille destini che vi si intrecciano, cercano di trovare un linguaggio che li sappia esprimere, ma che sappia esprimere anche i soprassalti di una vigile coscienza in cui essi si riflettono come una esperienza incancellabile. Questo linguaggio deve afferrare l'inafferrabile, deve trasformare la dissonanza che domina il Moderno, come la sua cifra più autentica e tragica, in un canto di bellezza che si elevi sopra le nebbie delle strade, sopra la cupa foresta di pietra dei tetti e delle mansarde che abbuiano la città.
"Il cibo ha una storia spaventosa, eroica, miracolosa. La scrittura sacra contiene narrazioni di provviste dal cielo. La parola fame è stata più temuta della parola guerra, della parola peste, di terremoti, incendi, inondazioni. Si è ammansita presso di noi l'ultima virata di bordo del secolo, permettendo insieme alla medicina la prolunga inaudita dell'età media. Si è costituita una scienza dell'alimentazione. Lentamente le porzioni si sono trasformate in dosi, le etichette forniscono l'apporto in calorie. Sono di un'epoca alimentare precedente a questa, basata sulla scarsa quantità e varietà. Mi è rimasto in bocca un palato grezzo, capace di distinguere il cattivo dal buono, ma povero di sfumature intermedie. Ho le papille del 1900. Qui ci sono storie mie di bocconi e di bevande, corredo alimentare di un onnivoro." Così scrive nella premessa Erri De Luca, che subito ci conduce con il suo stile inconfondibile fra odori e sapori che raccontano di lui ma anche di un mondo perduto di pranzi della domenica al profumo di ragù, di pasti consumati in cantiere e nei campi base in ascesa sulle vette, e di osterie, dove le generazioni si mischiavano, "stanze di popolo". Un mondo che si fa materia e trasmissione di cultura anche grazie alle ricette di sua nonna Emma e della zia Lillina, fedelmente trascritte dalla cugina Alessandra Ferri e condivise con i lettori in questo libro. Le pagine trovano infine felice contrappunto in alcuni interventi del biologo nutrizionista Valerio Galasso, che riprende dal punto di vista scientifico queste storie di cibo familiare, approfondendone il valore e offrendo una chiave per un sano comportamento alimentare.
C'è un cane presidenziale e, ovviamente, il Presidente dell'Impero, i primi generali, i re degli affari, le guardie del corpo, tanti divi fasulli, le segretarie di stato e molti, molti spiriti. Sono spiriti attori, spiriti cacciatori, di casa nel fuoco e nei boschi come Kimala o nelle parole come Poros. C'è la strega Zelda e molti demoni minori, bambini del coro, soldati, spettatori... e, naturalmente, tutti i grandi e servili eroi di Usitalia.
Basta una leggera influenza, o un bicchiere di troppo e il favoloso "pensiero penetrante" di Learco Ferrari va a farsi benedire e non c'è verso di farlo tornare. E ce ne sarebbe bisogno, perché stavolta Learco, scrittore ma anche traduttore e magazziniere, per pagare gli alimenti alla gatta Paolo, sta per essere pubblicato davvero, dopo tanti rifiuti. Ma ecco che l'antico vizio si risveglia. Indolente e inconcludente, Learco si aggira in cerchio tra voci che continuano a parlargli dentro la testa e quelle vere al telefono e sembra non riuscire in alcun modo a trovare la luce. Dov'è la luce? Chiede ad un anarchico triestino. La luce, gli risponde l'anarchico, non si vede.
Un uomo e una donna decidono di passare insieme un lungo weekend fuori Lisbona. Ciò che lei non sa è l'intenzione del marito di abbandonarla. Rui S., uomo incapace di prendere decisioni, decide così di riprendere le redini della sua vita. Durante i quattro giorni nei quali trascorre l'azione, i dolorosi ricordi della prima moglie si confondono con le sarcastiche e sconvolgenti riflessioni sulla fallita relazione con la seconda moglie, Marília, comunista impegnata. Irrimediabile il finale, quando non restano più spiegazioni se non quelle degli uccelli.
Fino a ora inedito in Italia, il quarto romanzo di António Lobo Antunes, Spiegazione degli uccelli, prefigura la poetica e lo stile dell'autore lusitano. "Cronaca di una morte annunciata" di un intellettuale borghese a disagio con se stesso, incapace di vivere e di amare, è il romanzo di un uomo che riflette sui fallimenti della sua vita, trasformata in un circo di cui lui rappresenta la principale e tragica attrazione finale.
"Ho voluto raccontare la mia storia", dice Ornella Dallas, protagonista di questo romanzo, "perché tutte le donne sappiano che si può avere felicità e amore anche nelle situazioni più disperate, anche se si è la moglie di una spia. Diversi anni fa a Berlino, in un grande albergo, io incontrai un uomo, era una spia, uno degli agenti segreti più temibili e pericolosi d'Europa. Me ne innamorai, e l'ho sposato. L'ho sposato anche sapendo che era un spia e l'ho seguito per lunghi anni nella buona e nella cattiva sorte, come dicono quando ci si sposa, nelle avventure più angosciose e disperate. Le spie non devono amare, eppure noi ci siamo amati".
"Una notte, a Évian, fui svegliato da mio padre, e con mia sorella scendemmo nel parco in pigiama e vestaglia. 'Cosa succede?" chiesi. 'C'è un incendio," rispose mio padre. 'Sta bruciando l'albergo. Il nonno è chiuso a chiave nella sua stanza e dorme. La nonna è al casinò. Bambini, aspettate qui." Ci lasciò con la governante sul prato, dove c'erano altri clienti, altri bambini, tutti intenti a guardare le fiamme che salivano dal torrione centrale. A un tratto si sentì un tonfo terribile: l'ascensore era precipitato." (da Berthe)
Siamo in un salotto delle coste della Bretagna, Le Devin. Sull'isola ci sono due villaggi: Les Salants, che la giovane Mado, ritornando sull'isola dopo dieci anni passati a Parigi, trova ancora più povero di quando l'aveva lasciato; e Les Houssinières, che grazie allo spirito imprenditoriale di Claude Brismand è diventato una località turistica di grande richiamo. Mado capisce che la miseria di Les Salants è dovuta all'avanzamento del mare, mentre l'altro villaggio prospera grazie alle barriere spartiacque costruite dall'avido Brismand. Quando cerca di spiegarlo ai suoi amici, Mado incontra solo scetticismo e rassegnazione. Ma non demorde: per ridare prosperità al villaggio dovrà addirittura inscenare un miracolo.
Scauri è un po’ come Macondo. Solo che a Scauri c’è il mare.
Scauri è veramente un bel posto, non c’è niente ma puoi arrivare facilmente a Roma o a Napoli e in fondo, all’inizio o alla fine della bella stagione, il mare è da godere. Scauri è sempre a tre gradi di separazione da chiunque e da qualsiasi posto, tutti ne hanno sentito parlare o hanno sentito qualcuno parlarne. È il luogo obbligato della nostalgia di chi ci è cresciuto, ed è pure un non-luogo perché tutti pensano che sia già Campania. Gaeta era quasi Repubblica Marinara, Formia ha avuto il primo grattacielo del litorale. Baia Domizia ha il camping delle svedesi e Sperlonga è la costa Smeralda del Lazio. Scauri invece ha un lungomare infinito ma non è mai diventata Rimini, e ha lo stesso microclima delle Isole Cayman ma non è un paradiso fiscale. Tutto quello che volete sapere di un pezzo di costa quasi intimo che si è trasformato in una scomposta Las Vegas borghese con le palme intermittenti di plastica. Da Fabrizia Ramondino a Winston Churchill, dalle spiagge affollate alla roulette con i porcellini d’India, dall’abuso all’immaginazione, la grazia del vivere in provincia.
Indice
1. Scauri, Caraibi - 2. Fabrizia Ramondino è morta qui - 3. Tre gradi di separazione - 4. I bar di Gaeta e Lady D. - 5. Formia con chi vuoi - 6. Le palme finte, la superstrada e i porcellini d’India - 7. Monte d’Argento e il Mago di Minturno - 8. Fabrizia Ramondino è morta qui - 9. L’Ostricaro, la base nautica e il Lupo di Mare - 10. Sperlonga, Evelyn Waugh e Non ti muovere - 11. Forcella Beach, la Spiaggia dei sassolini e la villa di Manfredi - 12. Serapo, le Scissure e l’Arenauta - 13. Fabrizia Ramondino è morta qui - 14. Fanali, Nobile, Miss Frances e Virginia Woolf - 15. È proprio perché questi eventi possano continuare ad accadere che abbiamo combattuto la guerra! Ora passami l’asciugamano! - 16. Del mare di Karol Wojtyla e di altre suore - 17. La pedemontana di Formia, la Sparanise-Gaeta e la verità vi prego sull’amore - 18. Ma Minturno è frazione di Scauri? - 19. Mal di Scauri - 20. Fabrizia Ramondino è morta qui - Note e resto
Appartenente al gruppo di racconti di ambientazione esotica composti da Stevenson nell'ultimo decennio della sua vita "La spiaggia di Falesà" - così come "Il diavolo nella bottiglia" recentemente riproposto in questa stessa collana - si rifà all'esperienza diretta dell'autore sulle credenze e sulla psicologia degli indigeni delle isole del Pacifico.
Doro si è sposato, ha lasciato Torino per Genova e da troppo tempo non vede un suo vecchio amico, un professore più che trentenne. Ma in un giorno d'estate, Doro ritorna. A quanto dice, gli è semplicemente venuta voglia di rivedere il suo paese, eppure l'amico di un tempo non gli crede: lo accompagna per i luoghi della loro giovinezza e intanto prova a scavare sotto quella scorza taciturna ed evasiva, alla ricerca di un dramma intimo. Il professore continuerà a cercare quel dramma anche quando seguirà Doro al mare, e soprattutto quando incontrerà la moglie del suo amico, Clelia: una donna volubile e affascinante. Troppo, forse, perché il suo matrimonio funzioni. Un romanzo intenso e malinconico sui misteriosi e ambigui sentimenti che lasciano gli individui soli dinanzi al loro ineluttabile destino.
L'autore raccoglie in questo volume una decina di saggi letterari scritti negli ultimi anni per la "New York Review of Books" e una prolusione intitolata "Che cos'è un classico". Nei saggi riflette con piglio di narratore su alcuni autori del passato (Defoe, Dostoevskij, Musil e Borges), e su alcuni romanzi di autori contemporanei (Byatt, Mahfuz, Rushdie e Oz). Una sezione è dedicata agli autori che hanno scritto sull'Africa e in particolare sul Sudafrica: Nadine Gordimer, Doris Lessing e l'afrikaner Breyten Breytenbach. In "Che cos'è un classico" cerca di dare risposta al concetto di classico a partire dall'analisi della celebre conferenza di T. S. Eliot, considerando sopratutto l'alterna fortuna di J. S. Bach.