
Motivo dominante delle poesie qui presentate è l'amarezza di un'incolmabile solitudine causata in Tagore dalla perdita prematura della moglie e di due figli. Il desiderio di una riunione con le persone amate in seno all'Eterno origina una lirica tutta tesa alla riproduzione di una realtà ultraterrena sentita come madre e conforto, riparo nei confronti di una dolorosa condizione esistenziale da fuggire. In un'epoca dominata da tragici conflitti il culto di Tagore per la poesia appare un'alternativa di fede, per recuperare una più profonda, sentimentale, infinita dimensione del vivere come amore.
Platero, minuto, peloso, soave, è un asino che ha l'acciaio dentro, acciaio e argento di luna fusi insieme. Juan Ramón, suo compagno di viaggio, è un poeta, uno dei grandi poeti spagnoli. L'uomo e l'asino, muovendo da Moguer attraverso la campagna dell'Andalusia, lambita dal palpitante oceano, camminano fianco a fianco. È un magico viaggio, restituito in centotrentotto istanti che toccano il cuore, tanti sono i brevi capitoli che compongono questa elegia andalusa di rara bellezza, dove una natura potente si intreccia con i paesaggi dell'anima.
Il poliziotto Trevisi si mette "a nudo" e svela i suoi pensieri, coriandoli li chiama, alle volte colorati e alle volte in bianco e nero, coriandoli che piccoli e leggeri si lanciano per aria e poi si fanno trasportare dal vento sino ad arrivare giù a terra, a coprire il grigio delle nostre esistenze. Le sue "quasi poesie" le chiama coriandoli perché spera possano far sorridere, quando sono colorati, e far piangere, quando sono in bianco e nero, o possano far semplicemente emozionare. È una raccolta iniziata in gioventù e che ha registrato i passaggi esistenziali, molti legati ai rapporti professionali, tanti ai momenti cruciali e più personali. Gianpaolo Trevisi, nato a Roma 41 anni fa, è attualmente vicequestore aggiunto e capo della Squadra mobile di Verona. Dopo gli studi liceali e la laurea in giurisprudenza conseguita all'Accademia di Polizia, viene nominato vice commissario ed assegnato alla Questura scaligera.
Non è il cuore inquieto che inventa la Risurrezione, ma è la Risurrezione di Cristo che rende inquieto il cuore: questa espressione del teologo Bruno Forte ben si adatta al dire poetico di Monica Cornali, che attinge ai pozzi profondi dell'animo umano, alle storie di vita, spesso assai tribolate, che ella raccoglie nella sua pratica psicologica, ma non solo. Cuori agostinianamente inquieti, alla ricerca di un senso profondo anche nelle derive del male; tale senso spirituale non può che essere implorato, supplicato a Dio, fino a coincidere, nella fede, con Dio stesso. Mentre il linguaggio comune è frustrato dall'eternità, che è al di là di ogni immaginazione e ragionamento, il linguaggio poetico, vibrante di sentire mistico e fortemente simbolico, osa volare alto, verso la casa del paradosso: il Cielo è il silenzio che canta, è il compimento della Promessa di Dio. La poesia per Monica è un canto d'amore, una sete che implora la Fonte, quasi un dovere di sperare per tutti, specie per chi vive nella disperazione.
Come il più bello degli amori che accompagna l'uomo distogliendolo dal sonno e strappandolo al lavoro, come il più fedele amico che ascolta silenzioso gli sfoghi densi di speranza e delusione, così è la raccolta di poesie di Luigi Natale Patuzzo... Riflessione e impulso con cui tingere analisi dei costumi dove i più pungenti aforismi fermano, con la loro precisa descrizione, l'istante del presente in cui la storia di un singolo individuo non prescinde mai dalle vicende nazionali e internazionali. Esperienza di vita in cui si condensa la storia di una società che cambia soltanto in apparenza perché rimane sempre in vigore la legge del più ricco e potente, del debole schiacciato dal più forte... Un velo di speranza traspare nell'auspicare una società equa e solidale dove il valore degli affetti più profondi permea ogni azione del cittadino onesto che esprime coerenza nel rispetto di leggi e istituzioni, coltivando e trasmettendo cultura del senso civico e amore per il proprio paese.
Raccolta di poesie sulla morte.
"Disloca, il punto d'osservazione, porta il pensiero fino all'orlo di una nuvola, e ancora più oltre, di là dal cerchio lunare: vedrai allora, in quelle lontananze, che niente della terra è cancellato."