"Sicuro azzardo" appare nel 1929, ed è la seconda raccolta di Pedro Salinas, uscita a qualche anno di distanza da "Presagios", il suo esordio poetico, che già lo aveva consacrato come uno dei protagonisti della nuova poesia spagnola. La poesia di Salinas procede più per approfondimenti interni che per salti, in una sorta di unico canzoniere, di intimo, amoroso colloquio che sfocerà nelle raccolte degli anni Trenta, "La voz a ti debida" e "Razòn de amor" ed è stato giustamente detto che essa rappresenta una delle forme più originali della poesia amorosa del Novecento.
La poesia italiana degli ultimi cinquant'anni circa è una pianta lussureggiante e in gran parte "misteriosa" nel senso che i suoi frutti non sono stati assaggiati dal grande pubblico. Questa antologia è una scelta delle migliori poesie pubblicate dal 1960 a oggi, offerte al lettore con un agile commento.
Si tratta di un diario in prosa e in versi della grande e sfortunata poetessa milanese, un itinerario culturale ed esistenziale a tratti drammatico e sempre sorretto da una grande fede nella parola. Alda Merini si racconta, Piero Manni registra, poi smonta e rimonta la conversazione, taglia passaggi troppo personali, si sente con Alda, aggiungono poesie, rivedono il tutto, ne discutono e lo definiscono quale qui compare.
Quella di Alda Merini è una poesia che muove attorno a un dolore radicale, assumendo multiformi aspetti: di ferita biografica, incubo mentale, ansia ascetica. Ma i versi della poetessa si aprono a feconde contraddizioni e nel momento stesso in cui articolano la loro poetica del dolore dichiarano un senso panico della vita che ha gli accenti di una felicità sensuale, ingorda di erotismo, di ritmi terrestri e ritmi cosmici.
"Il canto della vita" è un'antologia che raccoglie i versi più significativi di Tagore composti sui temi a lui più cari: la vita, la morte, Dio, il dolore, la gioia. Il poeta celebra soprattutto l'amore, con sensibilità tutta orientale: una sintesi di amante e amato, vicina a Dio o identificabile con Dio stesso, un sentimento tormentoso e insieme vitale, che muove energie che investono la realtà intera e il cosmo. Come ha scritto W.B. Yeats, Tagore, al pari della civiltà indiana, ha realizzato la sua pienezza nello scoprire l'anima e nell'abbandonarsi alla sua spontaneità.
Libro intenso e inquieto, la raccolta di poesie un tempo disseminate, il canzoniere di al-Hallaj offre al lettore l’occasione per entrare nel difficle mondo della mistica sufi. L’autore fu un mistico martire, una personalità affascinante e strana. I tratti del suo rapporto con la Divinità richiamano in molti punti il Mistero che si era compiuto in Cristo. I versi sono una tensione estrema al vero, indicibile e nominato in Allah. Sono versi di una preghiera che si fa viaggio di conoscenza, offerta amorosa, chiamata al finale disegno della Unità. La forza poetica del testo, analogamente a quanto avviene per l’altro grande poeta mistico dell’Isalm, Jalal ad-din Rumi, sta nella ripetizione che è avvolgimento, nella durezza che è decisione, e nella documentazione scabra e alta di un rapporto personale con l’Altissimo. Un autore, dunque, la cui “autorevolezza” non consiste nella letteratura e nei suoi percorsi, ma nella forza esistenzale di una esperienza, accesa di una religiosità estrema e con una particolare e straziante dolcezza.
Il libro, curato da Roberto Mussapi, è un nuovo volume della collana "Poesie per giovani innamorati" e raccoglie le più belle poesie che il Romanticismo abbia creato. Un libro da regalare, o da utilizzare come supporto allo studio di uno dei più importanti movimenti letterari dell'età moderna.
Nel brevissimo spazio di quattro anni, fra il 1928 e il 1932, il gruppo che si stringe attorno ai ventenni Daumal e Gilbert-Lecomte, uniti da "mille affinità mistiche", intraprende una ricerca che, partendo da una lettura della Bhagavadgita e dei maestri vedantici, li condurrà a prendere le distanze dal surrealismo e dalle sue facili ricette e a perseguire, attraverso il superamento del limite e la liberazione dalle costrizioni dei sensi, una "caccia alla visione interiore". Il volume, curato da Claudio Rugafiori, raccoglie i testi dei due fondatori della rivista Le gran jeu, tra le più dirompenti ed esoteriche che il secolo delle avanguardie storiche abbia prodotto.
Apparsa nel 1968 - e cioè un anno dopo "La barcarola", il lungo canto d'amore dedicato a Matilde che completava idealmente il grande ciclo "intimo" del "Memoriale di Isla Negra" - la raccolta "Le mani del giorno" occupa un posto piuttosto particolare nell'opera di Neruda. Ma se il poeta vi lamenta la frustrazione, il senso di colpa per non aver saputo "usare" le proprie mani, così da poter realmente "apprendere, vedere, raccogliere e unire gli elementi", questa raccolta è anche il frutto maturo di quella continua tensione che la poesia di Neruda da sempre sente verso gli oggetti e verso gli umili eroi dell'esistenza umana, indaffarati giornalmente ad affermare se stessi e gli altri nel proprio lavoro.
In un’intervista rilasciata verso la fine della sua vita, Carlo Bo annoverava esplicitamente Clemente Rebora tra le tre o quattro figure letterarie del XX secolo che egli auspicava potessero essere traghettate nel III millennio. Maestro di un sapere che intreccia ardore poetico e passione religiosa, Rebora merita certamente di essere reso meglio accessibile al pubblico degli studiosi anche attraverso un’accurata edizione del suo epistolario.
Il volume, primo di una trilogia, è frutto di una ricerca avviata dall’ITC-isr Centro per le scienze religiose di Trento nel 1995, nell’ambito del «Progetto Rosmini», tesa a creare un’edizione di grande rigore critico e completezza esaustiva dell’epistolario di Rebora. Accoglie le lettere degli anni 1893-1928.
La vita di Clemente Rebora è segnata dal talento poetico e dall’appassionata ricerca di identità: la sua produzione epistolare intreccia il disegno della vita quotidiana, come anche l’architettura progettuale delle scelte determinanti, rivela lo spessore del suo essere e il travaglio del suo divenire, in un efficace alternarsi di toni e di colori.
Profondo inoltre è il legame Rosmini-Rebora: illuminare l’universo rosminiano anche nella originale angolazione di un discepolo del Roveretano aggiunge un tassello di grande significato.
Sommario
Prefazione (A. Autiero). Epistolario 1893-1928.
Note sul curatore
Carmelo Giovannini, padre rosminiano, ha frequentato da giovane chierico Clemente Rebora nelle comunità rosminiane di Rovereto e di Stresa. Dopo il conseguimento della laurea in lettere moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano con una tesi su “L’ultimo Rebora”, ha proseguito la ricerca di lettere, testimonianze e manoscritti inediti del poeta lombardo, curando numerose pubblicazioni.
Raccolta di poesie piene di fede, d'amore cristiano e di spiritualita: la musicalita, il ritmo incalzante d'ogni verso ci aprono il cuore a Dio. Padre Alfredo Scarciglia e un maturo ed elevato testimone della fede, di ispirazione propriamente mistica, di un bel respiro meditativo. E ha raggiunto anche uno stile idoneo e conforme alla sua vena, incisivo, penetrante. Insomma e un eccellente autore. La sua qualita va oltre la letteratura, ma ci sta bene (Mario Luzi).
Raccolta di poesie che rispecchiano il cammino personale dell'Autrice e quello del suo popolo, nella regione dei Grandi Laghi. Poesie che non ignorano il conflitto, la fatica, la durezza dei giorni e attraversano i sentieri aridi conservando per grazia la fede e l'amore. Le parole che scorrono tra i tratti di penna sono la vita di qualcuno che trova un modo per esprimersi", scrive Jeannette. Troviamo qui il suo cammino personale ma anche quello del suo popolo, che abita la tormentata regione dei Grandi Laghi. "