
Il segreto di Maria Maddalena è l'aver sempre voluto amare. Non ha mai desiderato altro. Non ha mai cercato di fare altro. Ella è divenuta una specialista, una professionista dell'amore. Ha compreso che amare non è un affare di ordine sentimentale, quella cosa mielosa e ingombrante, ma che riguarda la volontà, quella di essere per l'altro. Un dono.
“La santità è il volto più bello della Chiesa”, così scrive Papa Francesco nella Gaudete et exsultate, che ci invita a riscoprire la chiamata alla santità, guardando a Colui che è Santo. La santità non può che essere una irradiazione della stessa santità di Dio, un riflesso della sua bellezza infinita. E chi si lascia raggiungere da questa luce d’amore ne esce trasfi-gurato. I Santi sono la manifestazione più evidente dell’amore folle di Dio, che ancora oggi vuole parla-re all’umanità ferita e smarrita, servendosi sempre di qualcuno e amando sempre tramite qualcuno. In questa ricca tradizione di santità troviamo Santa Ve-ronica Giuliani, la cui vicenda spirituale inizia in un piccolo convento a Città di Castello all’età di 17 an-ni. Una piccola donna chiamata a diventare un gi-gante della fede, una testimone infuocata delle me-raviglie di un Dio che non si accontenta di poco, ma che esige tutto per amore (S.E. C. Lorefice, Vescovo di Palermo).
È noto come all'inizio della modernità stesse tramontando l'ideale del povero come "immagine di Cristo" e che, al suo posto, stesse subentrando la persuasione che fosse un "disturbatore della società". Ma Dio non ha abbandonato i suoi poveri ed ha suscitato alcune figure di intensa vitalità spirituale, che hanno guardato ai poveri come ai loro "signori e padroni". Santa Luisa de Marillac, in profonda connessione di amicizia spirituale con san Vincenzo de' Paoli, ha contribuito a mantenere vivo nella Chiesa il sentimento di fede che Bénigne Bossuet ha chiamato "l'eminente dignità del povero". Questo volumetto intende mostrare che la via della carità da lei inaugurata è inseparabile dalla storia della sua esistenza. Un'esistenza toccata dal dolore, quello intimo di difficile esplorazione, che è stato il luogo provvidenziale attraverso cui Dio ha preparato l'umanità di santa Luisa per trasformarla in donna di carità.
Attraverso un testo distante da noi più di cinque secoli, il lettore viene condotto a rivivere la straordinaria esperienza di un gruppo di donne coraggiose, di nobili origini, desiderose di vivere radicalmente la loro vocazione di Sorelle Povere di santa Chiara. La figura che spicca all'interno di questo gruppo è quella di santa Caterina da Bologna, cresciuta ed educata nella raffinata corte estense a Ferrara, dove studia musica, pittura, danza, impara a poetare e diventa esperta nell'arte della miniatura. Entrata nel monastero di Ferrara, verrà poi inviata a Bologna per dare vita al nuovo monastero del Corpus Domini, dove ancora oggi è custodito il suo corpo. La sua discepola Illuminata Bembo, di nobile famiglia veneziana, pochi anni dopo la morte, racconterà la vita della Santa che qui viene pubblicata in una nuova versione.
Restano famose le pagine che Auerbach dedicò a Gregorio di Tours in Mimesis, facendone il prosatore esemplare di un'epoca che aveva nel realismo immediato, cioè senza forti mediazioni intellettuali, la sua caratteristica stilistica. Poche idee astratte, nessuna strutturazione sintattica del mondo, ma in compenso immagini vive e tangibili, di grande forza espressiva. Tutto questo Auerbach lo diceva a proposito della Storia dei Franchi. Ma Gregorio di Tours, oltre che storico, fu un fecondissimo agiografo. I suoi otto libri di "Miracoli" rappresentano una delle testimonianze più importanti per lo studio di quello che viene considerato l'aspetto distintivo della religiosità del periodo post-romano: il culto dei santi e delle loro reliquie. Dei quattro libri dedicati a san Martino, patrono della città di Tours di cui Gregorio fu vescovo metropolitano, viene qui proposta la prima traduzione italiana accompagnata da un ampio commento. Il racconto dei miracoli di Martino si snoda in una narrazione realistico-simbolica che possiede molteplici motivi di interesse: in primis quello propriamente religioso, per il significato quasi liturgico delle ripetute sequenze miracolistiche, e per il carattere a un tempo fisico e spirituale proprio del santo presente ancora in questo mondo attraverso le sue reliquie; poi quello culturale, per il rapporto con la medicina popolare e con la tradizione medica greco-romana, ma anche per il significato attribuito alla malattia del corpo interpretata come segno dell'unica vera malattia: quella dell'anima; infine quello pastorale e politico, sia per quanto riguarda le modalità e i contenuti della predicazione svolta da Gregorio, sia per la connessione di quest'ultima con una visione interamente confessionale della società umana che il vescovo di Tours condivise con Gontrano, il sovrano della dinastia merovingia a cui fu maggiormente legato. Si tratta di motivi tra loro interconnessi, difficilmente scindibili l'uno dall'altro, rintracciabili nei resoconti di ogni singolo miracolo: resoconti strutturati all'interno di un protocollo che ha strettamente a che fare con l'organizzazione dei pellegrinaggi e la conservazione delle reliquie, e rimanda a un impasto complesso di spiritualità e agire politico. Quest'opera di Gregorio di Tours ci immerge in un mondo non sempre facile da comprendere, e in una religiosità affascinante anche perché così diversa da quella delle epoche precedenti e successive.
Focalizzando la sua attenzione su alcuni scritti di don Giuseppe Tomaselli, l’autrice presenta una panoramica di Sacerdoti santi, la cui santità è fatta di doni straordinari e ordinari. E si pone come cassa di risonanza alla voce di san Giovanni Bosco, san Pio da Pietrelcina e don Giuseppe Tomaselli, che hanno trascorso la maggior parte della loro vita a diffondere la “ricetta giusta” per santificarsi e per santificare a prezzo di sacrificio e abnegazione. Nella ricetta è compreso, senza ombra di dubbio, il requisito del celibato per il Sacerdote, a coronamento di tutte le altre virtù che lo rivestono e gli permettono di esplicare il proprio servizio come agnello in mezzo ai lupi. Giova ricordare un pensiero che don Giuseppe Tomaselli soleva ripetere spesso: “L’uomo cerca Dio, ma se non lo trova finisce tra le grinfie di Satana”.
Note sull'autore
Elena Golia nasce ad Aversa (Caserta) nel 1945. Presso la “Casa Sollievo della Sofferenza” nel giugno 1968 consegue il diploma di infermiera professionale, firmato da Padre Pio, e nel 1969 il diploma di abilitazione a funzioni direttive nell’assistenza infermieristica. Terminati gli studi a San Giovanni Rotondo, lavora presso vari presidi ospedalieri e sanitari, svolgendo le funzioni di caposala, infermiera professionale e direttrice di scuola infermieristica. Dal 1981 e fino al pensionamento nel 2007 è stata insegnante di scuola primaria.
Che ne è oggi della discepola prediletta, della donna autorevole, dell’apostola che ha creduto e seguito Gesù? Un lungo processo di alterazione e di ridimensionamento ci consegna una figura di peccatrice e di pentita, nella quale si fondono bellezza sensuale e mortificazione del corpo. Riflettere sul «caso Maddalena», addentrarsi nelle pieghe della storia e delle arti, significa rimuovere equivoci e manipolazioni, ritrovando, nel cuore del cristianesimo, i ruoli determinanti che le donne aspettano ancora di svolgere pur avendoli avuti fin dalle origini.
"L'amore delle anime" è un classico della spiritualità, nel quale sant'Alfonso ha voluto raccogliere con ordine «i passi delle divine Scritture circa l'amore che Gesù Cristo ci ha dimostrato nella sua morte», come egli stesso spiega. Per il Santo la passione di Gesù è l'incentivo più forte che deve muoverci ed infiammarci ad amare il nostro Salvatore, perché quanto egli ha patito l'ha patito per ciascuno di noi. Nella descrizione delle circostanze della Passione sant'Alfonso sottolinea le finezze dell'amore di Gesù e a commuoverlo maggiormente sono le sofferenze dello spirito e del cuore procurategli dal tradimento di Giuda, dal rinnegamento di Pietro, dall'abbandono dei discepoli, dall'ingratitudine e dall'indifferenza di molti... Ripercorrere e meditare la passione di Gesù con la guida di sant'Alfonso è molto utile per i cristiani di oggi: è infatti quanto mai urgente ritrovare il senso della propria vita nel dono di sé fino al sacrificio, nell'amare e soffrire per l'altro. Quest'opera preziosa aiuterà sulla via della santità chiunque la legga con attenzione e amore.
I Savoia sono la dinastia che ha regnato più a lungo in Europa: dieci secoli, dal conte Umberto I detto Biancamano, il capostipite, nato attorno al 980, ad Umberto II, ultimo re d’Italia nel 1946. Sono anche il Casato con il santorale più numeroso: comprese tre donne diventate Savoia per matrimonio, ci sono due santi, sette beati, tre venerabili e due serve di Dio, riconosciuti dalla Chiesa. Oltre a loro ci sono una marchesa impropriamente considerata beata, un duca diventato antipapa e una ventina di Savoia, alcuni vissuti nel secolo scorso, che sarebbero morti «in concetto di santità», ma dei quali non è stato avviato il processo di canonizzazione. Uomini e donne che oggi qualcuno definisce cristiani esemplari o testimoni della fede, e quindi meritevoli di segnalazione.
Senza esprimere giudizi sul Casato, né dimenticare che qualche riconoscimento ecclesiale è stato dato anche per opportunità politica, queste pagine intendono soprattutto sottolineare che si può essere cristiani esemplari in tutti gli ambienti. Regge comprese.
Costante è stato il richiamo di Paolo VI, durante il suo pontificato, al culto e all'amore per la Parola di Dio. In un'udienza concessa all'Associazione Biblica Italiana nel 1970, per la quale si affida al consiglio di un grande esperto, il padre Carlo Maria Martini, allora Rettore Magnifico del Pontificio Istituto Biblico, ribadirà tutta l'ansia della Chiesa nel favorire «ogni sforzo che tenda a raggiungere un'intelligenza sempre più profonda della Sacra Scrittura, per poter istruire i suoi figli con le divine parole». In occasione della Domenica della Parola di Dio istituita da Papa Francesco, Mons. Leonardo Sapienza ripropone in questo volume alcune delle riflessioni più significative del Papa "Maestro della Parola". Con la speranza che possano essere di aiuto a immergerci nel mare della Sacra Scrittura, come la chiama Sant'Ambrogio, per conoscerla sempre meglio e tradurla nella vita di ogni giorno.
In questo volume della collana "I Dodici", l'Apostolo Giuda è preoccupato di richiamare i credenti a custodire la sana dottrina e a vigilare sui falsi maestri. Fu lui a presentare al Re Abgar il telo con l'immagine di Cristo che lo guarì dalla lebbra e che la tradizione ricondurrebbe al Mandylion o alla stessa Sindone. Martirizzato presumibilmente in Persia fu lapidato e finito con un bastone intorno al '70. La tradizione lo vuole martire ed è invocato come il santo dei casi impossibili.
È raro incontrare i termini "religiosa", "sacra" o "devozionale" tra i diversi aggettivi che accompagnano il sostantivo "fotografia". Si tratta di una tipologia non rilevata, a dispetto di un fenomeno che si presenta fin dalle origini di dimensioni rimarchevoli. Questo volume si prefigge di porre l'accento non tanto sulla fotografia come fonte per la storia religiosa, quanto sul suo utilizzo nei processi di promozione del culto dei santi e nella prassi devozionale: l'introduzione della macchina fotografica nella sfera del sacro e la sua evoluzione in una pratica di "massa" determinano l'inserimento dell'immaginario agiografico nell'universo mediatico in un processo di contaminazione tra sacro e profano. Il volume si caratterizza per un approccio marcatamente interdisciplinare in cui la prospettiva storico-religiosa e agiografica si confronta con la storia della fotografia, l'antropologia, la sociologia, la storia dell'arte.