Vittima dell’abbandono da parte del padre quando era un bambino, e del conseguente rapporto sbilanciato, ai limiti del morboso, con la madre, Luca si ritrova a mettere in discussione la propria identità di genere e a intraprendere l’esperienza omosessuale. Dopo i primi amori adolescenziali, l’ingresso nell’età adulta coincide con la scelta di vivere senza timori la propria condizione. Eletto Mister Gay negli anni ’90, si ritrova famoso e molto richiesto a eventi mondani, feste e spettacoli. La sua nuova vita lo porta a vivere ogni sorta di trasgressione e sfrenatezza.
Dietro l’angolo, però, sta in agguato un nemico letale: l’Aids, che senza pietà lo priva nel giro di poco dei migliori amici. Si ritrova con tanta rabbia addosso, soprattutto verso il padre e verso Dio.
Un giorno accade che qualcosa si rompe nella dinamica di vita e nel precario equilibrio costruito in quegli anni. Luca rientra in se stesso e decide di intraprendere un percorso di conversione, su base psicologica e religiosa, che lo porta a scoprire e a sanare le ferite di tanti anni, fino a riappropriarsi della sua mascolinità ed eterosessualità. Un cammino faticoso, fatto di dubbi e ricadute, che lo porta fino a Medjugorje: l’incontro con la Madonna lo spinge decisamente sulla strada della conversione, favorendone una completa rinascita interiore. Dopo sofferenze e fatica, Luca incontra anche l’amore a lungo cercato e con Terry inizia una nuova vita, fatta di una gioia mai sperimentata prima.
Autore:
Bosio Roberto
Laureato in Economia con una tesi di geografia sul Sud del mondo, è insegnante di sostegno a Torino.
Target:
Per tutti.
Contenuti:
"La tromba dello Spirito Santo in terra mantovana": così Giovanni XXIII salutava don Primo Mazzolari (1890-1959), un curato di campagna il cui sguardo si spingeva ben al di là della sua parrocchia nella Bassa.
Don Mazzolari fu un predicatore senza peli sulla lingua e fondò un coraggioso giornale, "Adesso"; dopo la bomba di Hiroshima si schierò senza se e senza ma per il "non uccidere".
Causa delle sue sofferenze con la chiesa, fino al Concilio ossessionata dal modernismo, fu il suo essere sempre avanti, "con un passo troppo lungo - ammetterà Paolo VI - e spesso noi non gli si poteva tener dietro!".
«Non ci guadagna niente: anzi, ci perde tutto, il profeta. In casa è guardato male: fuori, benché a volte lo citino, è temuto più degli altri. E come gli costa ogni parola!»
Un'antologia delle lettere più rappresentative di Fra Immacolato Brienza (dal 1948 al 1988).
Padre Pietro Turati (1919-1991), frate minore con una straordinaria vocazione missionaria, arriva a Mogadiscio, in Somalia, il 21 agosto 1948. Per alcuni anni è segretario del Vescovo Filippini, costringendo la sua passione evangelizzatrice dietro ad una scrivania. Poi dal marzo 1951 viene finalmente trasferito come responsabile in varie missioni del territorio somalo: Merka, Brava, Baidoa, Beled Weyn... Il colpo di stato del 1969 porta gravi problemi alle missioni. Dal 1973 Padre Pietro è responsabile delle missioni di Gelib e Kisimayo. La guerra civile scoppiata negli anni Ottanta si inasprisce violentemente agli inizi degli anni Novanta. Padre Pietro, rimasto ormai solo nella sua missione a Gelib, viene barbaramente ucciso probabilmente l'8 febbraio 1991, facendo culminare la totale donazione di sé con il martirio per la sua fede e per la sua carità.
Suor Maria Plautilla (al secolo Lucia Cavallo, 1913-1947) visse poco meno di trentaquattro anni, di cui venti nel più assoluto anonimato e, diremmo, senza storia; gli altri quattordici nell'esplicazione di un servizio diurno e notturno agli ammalati che non prevedeva diversivi di sorta e rallegramenti o stanchezze. Anche qui, un'unica pagina di storia, semplicissima ed esemplare. Nella sua ordinarietà, è stata una giovane e una religiosa straordinaria. La sua breve vita religiosa nella famiglia delle Piccole Suore Missionarie della Carità (fondate da don Orione) si svolse in un tempo di indigenza, di guerra, di bombardamenti e difficoltà di ogni genere; la malferma salute, la poca comprensione della Superiora e contraddizioni di ogni genere accompagnarono la sua vita di perfezione. Tutto ciò si svolse celato sotto un perenne sorriso accompagnato dalla dimenticanza di sé per servire gli altri. Questo fu possibile perché suor Maria Plautilla era perdutamente e totalmente innamorata di Cristo.
Isabella nasce a Rossano Calabro (CS) il 9 giugno 1842 nella famiglia baronale De Rosis. Passa gli anni della gioventù al Collegio di Santa Chiara a Napoli, dove matura la sua vocazione religiosa, consacrandosi privatamente al Sacro Cuore di Gesù. Tornata a casa, però, è osteggiata dai famigliari nella sua scelta di vita. Prova alcune esperienze in diverse congregazioni, senza peraltro trovare la sua strada. Dopo esser guarita da una grave infermità, a Napoli, Isabella, il 24 ottobre 1875, dà inizio ad una nuova Congregazione: le Suore Riparatrici del Sacro Cuore. Nella città partenopea, in seguito ad un voto, Madre Isabella farà costruire un Santuario dedicato al Sacro Cuore. Il suo Istituto si espanderà in Italia e nel mondo. Madre Isabella muore l'11 agosto 1911. L'originalità della sua opera spirituale, all'interno della devozione al Sacro Cuore, già viva nella Chiesa del suo tempo, si caratterizza per il tema fondamentale della riparazione come atto ecclesiale.
Giuseppe Marcinò nasce a Caltagirone il 24 ottobre 1589. Nel 1607 veste il saio dei Cappuccini e viene chiamato fra Innocenzo. Tra il 1612 e il 1613 viene ordinato sacerdote. Nel 1615 Padre Innocenzo è a Roma per approfondire gli studi teologici e le lingue orientali. Alcuni anni dopo rientra in Sicilia. Viene eletto Ministro Provinciale. Il 22 maggio 1643, a Roma, viene eletto Ministro Generale dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Come tale, Padre Innocenzo decide di visitare tutte le Province dell'Ordine. In sette anni visita le Province italiane e le Province d'Oltralpe, percorrendo a piedi scalzi le strade di mezza Europa, essendo sempre e dovunque un mite operatore di pace e annunciando con tutta franchezza e umiltà il Vangelo della carità e della povertà. Nel 1651 ritorna nel convento di Caltagirone, dove muore il 16 novembre 1655. Il 3 aprile 2009 Benedetto XVI lo proclama "venerabile".
Nell'Oratorio torinese dell'Ottocento padre Felice Carpignano (1810-1888) decisamente richiama la grande figura del Beato Valfré per una serie di significative coincidenze: l'umile origine contadina; la seria preparazione culturale conseguita attraverso studi condotti fino al conseguimento del titolo dottorale nonostante la ristrettezza delle risorse economiche; la decisione di entrare nell'Oratorio con una scelta che, se per il Valfré fu coraggiosa fino all'eroismo, non fu certo determinata da aspirazioni di comodità per il Carpignano; la profonda fede in Dio e nella Sua Provvidenza, lo spirito di preghiera, la carità tenace e umilmente esercitata, la straordinaria dedizione nel compiere la missione, il dono dell'intelletto nel comprendere le situazioni e del discernimento nel guidare le persone... Nella Torino del secolo XVII il Valfré fu l'animatore di tante iniziative di bene; il Carpignano - in una Torino caratterizzata dai profondi cambiamenti del XIX secolo - fu un nuovo Valfré.
"L'uomo diventa grande quando nella sua piccolezza raccoglie la grandezza dei cieli e lo splendore della terra ed al Padre comune li offre in adorazione e in amore". Queste parole pronunciate da Enrico Medi (1911-1974) possono essere considerate la sintesi della sua vita di scienziato, oratore, organizzatore, marito, padre, politico, divulgatore, amico ed educatore. Le sue numerose attività le ha vissute grazie ad una sua unità interiore, frutto della sua concezione antropologica, e ad una profonda spiritualità. L'eredità che Enrico Medi ci ha lasciato è estremamente ricca. Discorsi, scritti scientifici, interventi parlamentari, trasmissioni televisive, meditazioni, lettere, opere di divulgazione... ma il tesoro più prezioso che lascia in coloro che lo hanno incontrato è il suo sguardo profetico sul mondo e sulla storia, sempre così denso di Dio ma mai distaccato dall'uomo.
Si tratta di una biografia di Guido Maria Conforti (Casalora di Ravadese 1865 Parma 1931), fondatore dei Missionari Saveriani.
La sua vocazione missionaria si concretizzò nel 1895 con la fondazione dell’Istituto emiliano per le missioni estere, ufficialmente riconosciuto nel 1898 come Congregazione di San Francesco Saverio per le missioni estere. Terra di missione per i primi saveriani: la Cina.
Vicario generale a Parma, nel 1902 fu nominato arcivescovo di Ravenna e, nel 1907, vescovo di Parma. Svolse nel contempo una grande attività per sostenere il crescente spirito missionario della Chiesa italiana tra XIX e XX secolo. Egli stesso si recò in visita in Cina nel 1928.
Beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 1996, sarà a breve proclamato santo da papa Benedetto XVI.
Questa biografia è stata redatta in occasione della canonizzazione di Guido Maria Conforti, utilizzando come fonti i documenti del processo diocesano e di quello apostolico per la canonizzazione, gli scritti del Conforti stesso e la documentazione raccolta da Franco Teodori nei suoi 28 volumi noti come Fonte Confortiana Teodoriana, oltre a testimonianze extraprocessuali conservate negli Archivi della Postulazione e informazioni raccolte dalla viva voce di persone degne di fede.
Presentazione di Mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma.
Prefazione di P. Rino Benzoni, superiore generale dei saveriani.
DESTINATARI
In particolare missionari (specialmente salesiani), diocesi di Ravenna e di Parma, di cui G.M. Conforti è stato rispettivamente arcivescovo e vescovo E tutti coloro che amano il genere biografico.
AUTORE
Augusto Luca, saveriano, è stato direttore delle riviste dell’Istituto e missionario in Giappone. È autore di diverse biografie di missionari in Oriente.Tra i suoi titoli più recenti ricordiamo: L’ultimo missionario, L’abate Giovan Battista Sidotti e la sua scomparsa in Giappone nel 1708 (Milano 2009); Nel Tibet ignoto (Milano 20092); Pietro Uccelli, uomo di Dio (Brescia 2005); Madre Agnese Shih, testimone di Cristo in Cina (Roma 2005). Con Paoline ha pubblicato Anna Maria Adorni. Madre degli ultimi (Milano 2010).
Il cappuccino, missionario,Vescovo, poi Cardinale Guglielmo Massaja (18091889), fu per ben diciotto volte in punto di morte, in Etiopia, tra le asprezze di un territorio insidioso e le persecuzioni scatenate contro di lui dalle autorità religiose e civili.Avrebbe desiderato versare il suo sangue per Cristo, ma si riteneva indegno di coronare la sua esistenza con la palma del martirio. Per 35 anni rimase in Africa e il suo più grande sacrificio fu quello dell’isolamento; parve che l’Europa, che lui conosceva molto bene in qualità di diplomatico apostolico, lo considerasse inutile e molti lo diedero per deceduto nella terra degli Oromo, dove fondò la missione.Visse sempre in estrema umiltà e povertà, avendo per modelli san Paolo e san Francesco, per maestri sant’Agostino e san Tommaso. Portò in Africa la luce del Vangelo e lo sviluppo civile. Sacerdote prima di tutto, era anche in grado di svolgere le mansioni di medico, di sarto, di calzolaio, di falegname... Pioniere missionario, attraverso la sua solida fede, la sua indefettibile dottrina, le virtù praticate giorno dopo giorno, ha saputo risolvere situazioni umanamente impossibili. Per queste ragioni, oggi il nome di Guglielmo Massaja, Servo di Dio, attende di essere inserito fra i santi della Chiesa.
Cristina siccardi, nata a Torino il 2 maggio 1966, è sposata e ha due figli. Laureata in lettere moderne con indirizzo storico, ha collaborato con La Stampa, La Gazzetta del Piemonte, Il Nostro Tempo, La Voce del Popolo, L’Osservatore Romano, Avvenire e con emittenti radiofoniche e televisive. Specializzata in biografie, con le Edizioni San Paolo ha pubblicato: Pier Giorgio Frassati. Modello per i cristiani del Duemila (2002); Santa Rita da Cascia e il suo tempo (2004); Fratel Silvestro. La vite di Dio (2006);Sposi per davvero. La vita di Rosetta e Giovanni Gheddo (2008), Madre Teresa.Tutto iniziò nella mia terra (2010).
Nel 1996, sette monaci trappisti vengono sequestrati nel monastero in cui vivono, lavorano, soccorrono i malati, anche quando si tratti di terroristi. Successivamente vengono barbaramente trucidati e decapitati.A Tibhirine, in Algeria, a distanza di quindici anni dalla consumazione del martirio, il monastero continua a vivere di una presenza diversa. «Le relazioni di buon vicinato, il lavoro agricolo in comune e l’accoglienza al monastero continuano ad approfondire le radici di questa presenza e tengono viva la testimonianza dei monaci». Così come il giardino, luogo di memoria, di pace, di incontro con la popolazione musulmana. Domanda aperta sul futuro dell’uomo.
«Non è al cielo, non è altrove, che io sono chiamato a essere testimone del Vangelo e dell’amore di Dio. È qui, oggi, sulla terra di Tibhirine».
Jean-Michel Lassausse
Jean-Marie lassausse è sacerdote della Mission de France e agronomo; nel 2001 è stato incaricato dall’arcivescovo di Algeri di prendersi cura delle coltivazioni dell’abbazia di Tibhirine. Lui stesso si reca sotto scorta a questa attività, che lo occupa per una parte della settimana. Christophe Henning vive a Parigi ed è presidente dell’Association des écrivains croyants d’expression française. Giornalista e romanziare, scrive su «Panorama», mensile di spiritualità cristiana del Gruppo Bayard.Collabora inoltre con numerose riviste: «Pèlerin», «La Documentation catholique», «Le Magazine des livres», «Etudes ou Christus».