Non c'è filosofo, tra gli antichi e i moderni, che non abbia parlato di felicità. Dare ragione della vita e del modo di renderla migliore è stato parte essenziale di una competenza sui generis, dichiaratamente fondata sulla conoscenza dell'uomo, che ha mantenuto alto per secoli il prestigio di questa figura intellettuale. Medici dell'anima, o del disordine della mente, i filosofi hanno dispensato diagnosi e prescrizioni per rendersi felici con cognizione, indagando ogni piega del rapporto dell'individuo con se stesso, con gli altri, con la precarietà dell'esistenza. Il libro intende presentare al lettore, introducendoli e commentandoli, testi che esprimono con particolare forza la pretesa strategica che ha accompagnato a lungo la ricerca filosofica, dialogando spesso con gli altri saperi a disposizione di ciascuna epoca. Questo primo volume risale alle origini stesse della storia del pensiero, riconoscendo a queste voci un indiscutibile primato nel configurare una gamma di alternative poi sempre rivisitate. Il secondo volume, "Tra i moderni", ne presenta importanti sviluppi in alcune aree di discussione dell'età moderna, dove la questione si rinnova e diventa più complessa, rispetto all'universalismo fiducioso degli antichi, imponendo di superare alcuni parametri di implicita esclusione: il genere, la classe, la fede religiosa.
"L'immagine infranta" descrive la parabola del moderno attraverso una fitta trama di rapporti tra romanzieri e poeti (da Cervantes a Celan), filosofi (da Vico a Benjamin), pittori e scultori (da Manet a Fontana, a Pollock). Il filo conduttore è la crisi del linguaggio figurale: il mondo non offre più un'immagine stabile di sé, né il "pensiero" sembra capace di creare nuove immagini per dare ordine al mondo. La profondità di questa crisi, che ha raggiunto la stessa origine dell'esistenza umana, quell'"iconologia della mente" che ha segnato il passaggio da natura a storia, è testimoniata dalle decisioni estreme di due tra gli artisti più significativi del nostro tempo, Pollock e Celan, che non esitarono a "ripetere", per stanchezza, e disperazione, il gesto dell'Empedocle holderliniano - già compiuto, in altra forma, da Nietzsche. Tramonto o nuova alba? "L'immagine infranta" termina con questa domanda, che è anche una speranza: e se la crisi del linguaggio immaginale fosse il prezzo necessario per aprirsi alla possibilità di un linguaggio più umile, ma insieme più largo e profondo? Il linguaggio del corpo e della natura, il linguaggio che non "immagina", che non "fa-segno", ma è la cosa stessa: l'"essere-accanto" di uomini e cose, tra "pietre ed erbe".
"Tutto cospira a tacere di noi, un po' come si tace un'onta, forse, un po' come si tace una speranza ineffabile" (Rilke). Perché parlare del nichilismo? Con il non senso abbiamo imparato a convivere: ha dismesso la sua apparenza tragica, si è fatto dimenticanza, refrain dialettico. Si può vivere, amare, morire in una società in cui la cultura dominante sia segnata dal nichilismo, ma non si può sperare perché per sperare è necessario essere autocoscienti, liberi: un io. Il tema delle conversazioni qui trascritte è il nostro io, di cui tutto cospira a tacere, quasi il suo esserci fosse un'onta da nascondere; un'onta che si rovescia, però, a volte, come la luce in certe pozzanghere, in speranza. In questo rovesciamento - come emerge nei capolavori di Tolstoj, Pasternak, Grossman - sta il paradosso che è avvenuto nello spirito russo. La tragedia del nostro tempo è l'oblio della coscienza che nella Russia del Novecento si è rivelata, però, proprio attraverso la catastrofe e la perdita di sé, occasione per la scoperta di un'ineffabile speranza.
La società contemporanea è al servizio della "trasparenza": da una parte le informazioni sulla "realtà" sembrano alla portata di tutti, dall'altra tutti sono trasparenti - cioè svelati, esposti - alla luce degli apparati che, nel mondo postcapitalista, esercitano forme di controllo sugli individui. Cosi il valore "positivo" della trasparenza maschera, sotto l'apparente accessibilità della conoscenza, il suo rovescio: la scomparsa della privacy; l'ansia di accumulare informazioni che non producono necessariamente una maggiore conoscenza, in assenza di un'adeguata interpretazione; l'illusione di poter contenere e monitorare tutto, anche grazie alla tecnologia. In questo saggio, Byung-Chul Han interpreta la trasparenza come un falso ideale, come la più forte delle mitologie contemporanee, che struttura molte delle forme culturali più pervasive e insidiose del nostro tempo.
Il declino della democrazia - iniziato negli ultimi decenni del secolo passato e oggi alle sue ultime battute - sta trascinando con sé le istituzioni rappresentative e ogni forma di stato sociale. Un inedito regime politico autoritario sta nascendo dalle sue ceneri: in esso la potenza finanziaria del capitale cancella l'autonomia della politica e impone il suo comando diretto sulla vita sociale. L'uso economico di concetti come colpa, espiazione, virtù e sacrificio, permette di parlare di una vera e propria teologia del denaro o di una religione del capitale, come la definì Walter Benjamin. E possibile una lettura della storia diversa da quella del capitale? E possibile una breccia nel muro di questo nuovo dominio? Questo libro ricorda alcune "insorgenze" di pensiero e di arte che nel Novecento si sono opposte al dio astratto del denaro e alla fantasmagoria delle merci.
Il 15 novembre 2013, presso la Casa della Cultura di Milano, si è tenuta una giornata di studio dedicata al pensiero di Carlo Sini, organizzata da alcuni degli allievi che, nell'arco di quarant'anni, si sono formati al suo magistero. L'occasione è parsa propizia per presentare, attraverso una serie di incursioni tematiche, una riflessione generale sul complesso delle Opere di Carlo Sini, in corso di pubblicazione presso Jaca Book. Ciascun relatore ha indicato il libro che maggiormente ha segnato il suo personale cammino di ricerca, proponendone una rilettura originale e spesso interrogativa, rivolta all'autore stesso e aperta al dialogo con lui. Questo volume raccoglie le relazioni presentate durante la giornata, i cui testi vorrebbero costituire una sorta di complemento ai volumi delle Opere. In appendice la parola torna a Sini, il quale, alla luce dei contributi e delle proposte avanzate dai relatori, traccia e rintraccia l'orizzonte per quella nuova navigazione che, a suo avviso, chi fa filosofia dovrà a breve affrontare. Con uno scritto di Carlo Sini.
Fin dai tempi più antichi l’umanità ha manifestato un interesse profondo per il mondo nel quale è chiamata a vivere. Oggi l’interesse è andato aumentando in modo esponenziale, come ne fanno testimonianza, da un lato, l’accresciuta sensibilità ecologica e, dall’altro, i progressi conseguiti dalla ricerca scientifica, sia nell’ambito della struttura infinitesimale della materia, sia in quello dell’universo nella sua totalità. Le nuove conoscenze sollecitano la riflessione filosofica – nel rispetto del proprio statuto epistemico – a una rinnovata comprensione della realtà materiale, fondata sui dati esperienziali e in dialogo con le teorie scientifiche.
In questo volume l’autore intende porsi, in forma in pari tempo rigorosa e rinnovata, sui sentieri della materia studiandone successivamente le dimensioni costitutive, i coprincipi che rendono intelligibile la molteplicità e il divenire degli enti corporei e, infine, le problematiche concernenti l’origine, la configurazione e il futuro dell’universo.
Adriano Alessi, salesiano, è professore ordinario emerito di filosofia teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. È autore di diversi saggi tra cui L’ateismo di Feuerbach. Fondamenti metafisici (LAS, Roma 1975); Ludovico Feuerbach. Filosofia e cristianesimo. L’essenza della fede secondo Lutero (LAS, Roma 1981); Sui sentieri della verità. Introduzione alla filosofia della conoscenza (LAS, Roma 2003, 2a ed.); Sui sentieri dell’essere. Introduzione alla metafisica (LAS, Roma 2004, 2a ed.); Sui sentieri dell’Assoluto. Introduzione alla teologia filosofica (LAS, Roma 2004, 2a ed.); Sui sentieri dell’uomo. Introduzione all’antropologia filosofica (LAS, Roma 2006).
Di fronte all'attenzione della filosofia per la ragione, il sentimento ha finito per essere l'altra faccia, invisibile, della luna. Nondimeno, indagare il modo in cui si è parlato del sentimento aiuta a comprendere i modelli di ragione e ad avviarne un rinnovamento. Il sentimento sembra dominare la sfera privata, la ragione quella pubblica. Ma alla filosofia non potrebbe toccare il compito di riconciliare l'infranto?
Numerosi sono i termini introdotti dalla filosofia araba medievale che hanno incontrato grande fortuna nella cultura di tutto il mondo europeo, fin dal numero considerevole di traduzioni latine di testi filosofici arabi che presto videro la luce. Dai primi secoli della sua espansione (tra il 600 e il 1000) il mondo arabo era, com'è noto, in contatto sia con le culture in prevalenza cristiane del Vicino Oriente, Siria, Caucaso, Mesopotamia, Egitto, Etiopia, sia con le culture di altre regioni più a oriente: Persia, Asia Centrale e, direttamente o indirettamente, India e Cina. Il lavoro di Mauro Zonta prende in esame una prima serie delle tracce lasciate da questi fitti contatti, fino ad oggi poco o nulla approfonditi, tra la cultura araba islamica altomedievale e le molte altre culture del tempo. Dal confronto emergono in tutta la loro concretezza i tratti salienti di uno scambio culturale anzitutto linguistico che interessò l'Asia in età medievale, una frequentazione della quale la filosofia araba si fece tramite in Europa con risultati che non cessano di sorprendere a mano a mano vengono portati alla luce.
Questo saggio, del filosofo britannico Roger Scruton dedicato alla musica, prende in esame tutti gli aspetti relativi alla funzione che essa svolge nella cultura fin dai tempi remoti in cui essa ha fatto la sua comparsa. La musica imita gli stati umani, o i gesti del corpo, o qualsiasi altra cosa che ha a che fare con l'uomo? o essa ha solo una valenza naturale e fisica completamente disarticolata dalla sua funzione di trasmettere sensazioni e impressioni attraverso un linguaggio non convenzionale? Nella musica si esprime metaforicamente, come nella poesia o nell'arte pittorica, uno stato d'animo o una percezione fisica o spirituale? La materia prima della musica è il suono, e la musica è un'arte del suono. Ci sono altre arti del suono, come la poesia (l'arte del suono fonetico) e l'arte del paesaggio sonoro (parte della progettazione di giardini e fontane). La poesia dipende da come è stato preventivamente organizzato il suono come linguaggio; le fontane dipendono dal rapporto tra il suono e il suo contesto fisico. La musica non fa affidamento né sull'ordine linguistico, né sul contesto fisico, ma sull'organizzazione e l'armonia che si percepisce nel suono stesso.
Dipendenza e senso di sé; il mangiare, l'amare e il pensare nella costituzione e nella percezione della vita; gradimento e rifiuto delle cose in quanto misure emotive dell'essere al mondo; gli altri negli incontri e nelle relazioni; gli esclusi e i dimenticati, l'umanità offesa. Questi i temi principali affrontati nel volume in una prospettiva di analisi aperta ai diversi e contrastanti aspetti della realtà e rivolta, anche, a segnalare l'incidenza del caso nel divenire delle decisioni e delle azioni e il carattere incerto e mutevole della verità.
Nell'uso comune pazienza è sinonimo di sopportazione, persino di rassegnazione passiva, parole che nell'attuale clima culturale evocano qualcosa di impopolare: la rinuncia ad agire e a lottare per realizzare i propri obiettivi e desideri. Ma il concetto di pazienza racchiude risorse e accezioni ben più ricche, collegate all'attesa e alla strenua resistenza per ciò che vale, che la filosofia e le religioni hanno frequentato assiduamente. Il libro propone al lettore di riavvicinare questo concetto, di farlo risuonare nei luoghi più fragili e rischiosi dell'esperienza. Come in un vero e proprio laboratorio di pratica filosofica, lo accompagna a porsi le domande più urgenti, a vedere le alternative teoriche, a scegliere le strade più promettenti. La pratica filosofica, però, consiste anche in un costante ascolto del già pensato: il percorso si conclude pertanto con un viaggio storico-concettuale, dai testi biblici ai miti pagani, dalla filosofia classica a quella contemporanea, toccando anche alcuni luoghi dell'epica e della narrativa.