
Presentiamo la traduzione di "On a New Interpretation of Plato's Political Philosophy" (1946), di Leo Strauss. Sotto le spoglie di una lunga e polemica recensione al volume di John Wild, "Plato's Theory of Man", Strauss espone le tesi principali della sua interpretazione di Platone, un impianto ermeneutico che troverà ampia espressione successivamente, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, nei commentari che egli dedicherà a singoli dialoghi platonici come "la Repubblica", "le Leggi" e "il Simposio." Secondo Strauss, la filosofia di Platone coincide con un radicale scetticismo zetetico, che trova nella rappresentazione dialogica la forma espressiva più adeguata. Il Platone che Strauss ci consegna risulta tutt'altro che rassicurante, poiché ha la forza di interrogare direttamente le nostre autorappresentazioni morali e politiche, di mettere in discussione la perfetta autoreferenzialità della "democrazia moderna" - quando intesa come il migliore degli ordini possibili -, nonché di porre sotto accusa tanto il relativismo quanto il normativismo quali inadeguati posizionamenti della filosofia rispetto alla politica.
Il volume presenta due delle prime opere di Leibniz, fra le pochissime che egli pubblicò in vita: la tesi per il conseguimento del titolo di "Magister Pbilosophiae" (1664) e la dissertazione dottorale in legge (1667). La prima opera, "Saggio di questioni filosofiche estratte dalla giurisprudenza", origina dalla convinzione, alquanto insolita per l'epoca, che la giurisprudenza senza la guida della filosofia "sarebbe un labirinto inestricabile". Le questioni, esaminate con stupefacente acume, includono un ventaglio di argomenti che si irraggiano enciclopedicamente dalla logica alla metafisica attraverso matematica, fisica, fisiologia e zoologia. Nella seconda opera, "Discussione inaugurale sui casi perplessi in diritto", Leibniz sviluppa una dettagliata analisi logica e giurisprudenziale intorno ai casi, come diremmo oggi, difficili da sciogliere, a sostegno della tesi, anch'essa all'epoca insolita, che ogni caso deve trovare la sua soluzione all'interno del diritto. Le analisi proposte e le tesi sostenute in entrambe le opere sono illustrate e testate su un ampio repertorio di esempi, molti dei quali possono essere interessanti anche per i giuristi contemporanei. Il volume consta inoltre di due saggi introduttivi, note di commento al testo, nonché di una appendice bio-bibliografica relativa agli autori citati da Leibniz nelle due opere.
Il cattolicesimo liberale e il liberalismo di cultura laica si sono variamente intrecciati nella storia dell'Italia contemporanea, sperimentando il dissenso teoretico ma anche una profonda comunanza di valori morali. Il volume ripercorre la complessità di questa relazione, intellettuale e religiosa oltreché politica, attraverso la lunga amicizia fra Stefano Jacini e Benedetto Croce, che ne costituisce uno dei momenti più intensi e significativi nella prima metà del Novecento. Esponente del Partito Popolare e della Democrazia Cristiana, Jacini si impegnò ad approfondire culturalmente il rapporto fra cattolicesimo e libertà dall'esperienza modernistica del "Rinnovamento" agli studi sulla politica ecclesiastica del Risorgimento, nati dal confronto con la grande storiografia crociana durante il fascismo. Fu proprio la "religione della liberta", teorizzata da Croce in chiave laica e immanentistica, il riferimento dialettico al quale Jacini contrappose il cattolicesimo liberale ottocentesco come antecedente e fondamento di quello antifascista.
Che cos'è la verità? Come può essere giustificata la pretesa di conoscerla? Queste sono le domande che caratterizzano l'indagine epistemologica. Questo manuale universitario propone a chi si avvicina allo studio dell'epistemologia un percorso in cui, tenendo presenti i dibattiti in corso nella filosofia analitica contemporanea ma trovando anche indicazioni decisive nel pensiero di san Tommaso e di John Henry Newman, vengono affrontati i temi centrali dell'indagine filosofica sulla conoscenza: la percezione, la conoscenza intellettuale, la certezza, la verità, la giustificazione e le sue diverse forme (inferenza, esperienza, testimonianza).
Il libro che presentiamo segna una tappa importante dell'itinerario avviato nella Pontificia Università Lateranense: verso una nuova sintesi tra Filosofia e Teologia. Si tratta, appunto, di un itinerario iniziato nel 2013, che ha visto coinvolti i Decani delle Facoltà di Filosofia e di Teologia, insieme al Direttore dell'Istituto Pastorale e ad alcuni docenti delle rispettive Facoltà. In questo sentiero gli autori hanno analizzato la quaestio de Deo a partire dalle loro competenze di filosofi e di teologi, e hanno restituito ai giovani un percorso in cui la Filosofia e la Teologia rendono credibile e visibile che oggi è possibile cercare Dio, e lasciarsi cercare da Lui.
In un'epoca nella quale la complessità, la diversificazione e la specializzazione dei saperi stanno trasformando profondamente il modo in cui si concepisce e si pratica il lavoro intellettuale, ma anche indirettamente ogni prassi tecnica e produttiva, l'epistemologia acquisisce una portata che va oltre i confini della disciplina specialistica. In questa ampia e articolata introduzione alla teoria della conoscenza, il filosofo Robert Audi accompagna il lettore passo dopo passo lungo un percorso che si snoda dalle fonti primarie della nostra esperienza e del nostro pensiero fino alle più complesse teorie sui limiti e sulle potenzialità del nostro sapere in ambito scientifico, morale e religioso. Quello presentato da Audi è un percorso pluralista e al tempo stesso caratterizzato da una originale prospettiva filosofica. Oltre a offrire un quadro ampio e aggiornato sui concetti e sulle teorie prevalenti, il testo suggerisce infatti anche una proposta determinata sulle questioni più cruciali, portando avanti una specifica comprensione del ruolo dell'epistemologia e dei suoi rapporti con gli altri saperi. "Epistemologia" si offre così a diverse possibilità di lettura. Propone infatti un percorso chiaro e coerente per chi si introduce per la prima volta alla materia, ma consente anche ai lettori più esperti l'approfondimento per singoli temi, offrendo per ciascuno di essi una rappresentazione efficace del dibattito e una discussione dettagliata delle soluzioni proposte dall'autore.
Alla domanda "che cos'è la filosofia" - una questione che si pone tardi e di cui si può parlare solo fra amici - Agamben, in questo libro che è in qualche modo una summa del suo pensiero, non risponde direttamente, ma attraverso cinque saggi, ciascuno dei quali presenta una sorta di emblema: la Voce, il Dicibile, l'Esigenza, il Proemio, la Musa. In ognuno dei testi, secondo un gesto che definisce il metodo di Agamben, l'indagine archeologica e quella teorica si intrecciano strettamente: alla paziente ricostruzione del modo in cui è stato inventato il concetto di lingua, fa riscontro il tentativo di restituire il pensiero al suo luogo nella voce; a una inedita interpretazione dell'idea platonica, corrisponde una lucida situazione del rapporto fra filosofia e scienza e della crisi decisiva che entrambe stanno attraversando nel nostro tempo. E, alla fine, la scrittura filosofica - un problema sul quale Agamben non ha mai cessato di riflettere - assume la forma di un proemio a un'opera che deve restare non scritta.
Per il successo della filosofia di Kant non meno importanti delle opere pubblicate furono le trascrizioni delle lezioni, che circolarono in tutta la Germania in innumerevoli copie. Esse costituiscono da circa trent'anni un oggetto centrale della Kantforschung. Di queste lezioni, una parte significativa è rappresentata dai corsi che Kant tenne regolarmente sul diritto naturale, dei quali ci è rimasta oggi una sola trascrizione manoscritta, relativa a quello tenuto nel semestre estivo del 1784. Si tratta però di un testo di grande importanza: Kant tenne infatti il corso mentre stava finendo di scrivere la Fondazione della metafisica dei costumi onde i due testi si illuminano a vicenda, aprendo scorci importanti per comprendere la filosofia morale kantiana in un suo snodo decisivo. Tale corrispondenza tra i due scritti non è certo casuale: Kant era infatti fermamente convinto che lo studio del diritto presupponesse una formazione filosofica e que le lezioni sul diritto naturale iniziano infatti con una presentazione della sua filosofia pratica in generale. Dal punto di vista della filosofia del diritto, un motivo centrale d'interesse di queste lezioni è che costituiscono la prima presentazione organica del pensiero giuridico di Kant, tredici anni prima della Metafisica dei costumi (1797). Esse consentono perciò di gettare uno sguardo nuovo sull'evoluzione di tale pensiero e inoltre sulla formazione della filosofia della storia e della politica di Kant.
L'indagine condotta in questo libro ha per oggetto quell'elemento della giuridicità che non può non apparire caratterizzante ed essenziale: l'obbligatorietà. La tesi qui svolta è che l'obbligatorietà delle norme derivi la loro giustificazione in termini di ragione e che tale giustificazione trovi il suo fondamento nell'ineliminabile struttura coesistenziale del vivere umano.
Editor's Foreword
La necessità di recuperare la teologia naturale come vertice della metafisica, by Giovanni Covino.
Metaphysical Overview
Trascendenza metafisica, analogia, divenire, by Dario Sacchi.
L'esperienza umana come metafisica dell'esperienza, by Massimo Roncoroni.
Dal tempo all'eterno. Riflessioni a partire dall'antico per una "via nova", by Marco Bracchi.
Historical Overview
Logica aletica e diversi livelli epistemici nella conoscenza di Dio in Aristotele, by Thomas Rego.
L'illuminazione divina come prova dell'esistenza di Dio. I "Soliloquia" e il "De Ma- gistro" di Agostino d'Ippona, by Luca La Monica.
La noción tomista del ente en cuanto „primum cognitum", by Fabrizio Renzi.
Dagli enti finiti all'Ente infinito nel „De primo Principio" di Giovanni Duns Scoto, by Marcella Serafini.
Critique of Sartre's Atheistic Existentialism, by Paul Gerard Horrigan.
Martin Heidegger e il rifiuto della teologia naturale, by Antonio Livi.
Final Conclusion
L'importanza della filosofia, oggi, by Giovanni Covino.
Un bambino si può trasformare in un piccolo filosofo, basta osservarlo con attenzione mentre esplora il mondo. Basta ascoltarlo mentre con le sue prime parole semplici si interroga su ciò che lo circonda. Ogni sua domanda è un modo per dare un significato alle cose, e ne rivela quel lato stupefacente che da adulti purtroppo si dimentica. Un bambino non sa cosa sia la verità eppure la cerca sempre con ostinazione, facendoci riscoprire con i suoi dubbi il piacere e la felicità di quella ricerca. E ci costringe a capovolgere valori e direzioni, a osservare la realtà con uno sguardo diverso, più ingenuo, capace di illuminarla. Perché se il pensiero è l'esercizio continuo della meraviglia allora i veri filosofi sono i bambini. Vittoria Baruffaldi ci mostra, con intelligenza e leggerezza, tutta la gioia di essere madre, lasciando che ogni affanno si dissolva nello stupore degli occhi grandi e curiosi dei nostri figli.
Mai come oggi, in momenti di crisi drammatica per l'Europa comunitaria, ci si è interrogati sull'esistenza e il carattere di un'identità europea. Questo libro affronta il tema in una prospettiva di lungo periodo, delineando il mutevole rapporto tra le sue diverse componenti, nonché l'alterno gioco tra richiamo al passato e distacco dal passato. Lo fa senza indulgere all'abusato mito delle "radici" o di un'"essenza" europea. Al contrario l'autore mostra come l'Europa sia sempre stata il prodotto di processi molteplici, e come nel tempo la sua identità sia venuta configurandosi diversamente: lungi dall'essere qualcosa di stabile, è destinata a mutare anche in futuro, cosi come è mutata, e profondamente, nel corso dei secoli.