Il titolo di questo libro fa riferimento a un passo di Theodor Adorno, nei suoi "Minima moralia", là dove dice "Non si da vera vita nella falsa". In tutti i libri di Achenbach si ritrova il motivo costante di un essere umano che cerca di tornare in se stesso allontanandosi dal modo comune di pensare, che si sforza di agire secondo una serie di principi che hanno la funzione di indicargli la via verso la vita "vera"; di un individuo che vaga tra la folla (e le follie) del Moderno nel tentativo di evidenziarne gli errori e i punti deboli, aggrappandosi ai principi originari della filosofia come arma contro l'oblio e la rimozione che definiscono il contorno del nostro tempo. Achenbach affronta in questo libro i temi che riguardano ognuno di noi, per poi arrivare a definire il suo fine (che poi è il fine dell'esistenza): la "vera" vita (o la vita "giusta"), un'esistenza, cioè, che ha le sue radici nella capacità di saper vivere. Achenbach trasforma la filosofia in potenzialità pratica per l'esistenza, misurandosi con una sua effettiva e concreta applicazione alla vita nello sforzo di chiarificarla in tutte le sue sfumature.
È nell'ambiente di lavoro che il disagio, anche non necessariamente patologico, si fa sentire più forte che mai. Incomprensioni tra colleghi, incomprensioni con il datore di lavoro, discussioni interminabili non fanno altro che aumentare il malessere dell'uomo alle prese con la quotidianità. Nelle aziende aumenta il mal di stomaco e diminuisce il dialogo. Come migliorare la situazione? Eugénie Vegleris propone di provare con la consulenza filosofica. Perché attraverso la filosofia il manager scoprirà che occorre risvegliare la curiosità e la creatività, imparare a staccarsi da ciò che è contingente, apprezzare quanto a prima vista può apparire inutile e non produttivo e decidere che è importante dare tempo e spazio al dialogo, a un dialogo autentico in cui le varie parti possano confrontarsi invece di scontrarsi. Non si tratta solo di "valorizzazione delle risorse umane" espressione ormai ampiamente abusata nelle aziende - ma di intuire come occorra interrogare in modo nuovo e filosoficamente avvertito la realtà lavorativa in cui ci si trova.
Tutti sappiamo che sulla matematica si basa l'obiettività della scienza. Cadendo però il postulato dell'oggettività della natura, tramite la teoria dei quanti, la conoscenza non è più oggettiva ma diviene soggettiva. Sorge quindi il problema di conoscere cosa è reale e cosa non lo è. L'impossibilità di giungere ad una visione oggettiva apre dunque la possibilità della credenza, dove la tolleranza verso le diverse posizioni può divenire la regola. In conseguenza della mancanza di una verità valida per tutti, sorgono i problemi dell'incommensurabilità dovuta a una molteplicità di visioni del mondo, nonché il complesso rapporto tra relativismo e oggettivismo.
Quanti di noi hanno sentito parlare del principio di non-contraddizione? Ma che cos'è questa nozione? Primo di una trilogia, questo volume si rivela un testo interessante che, disquisendo sulla "teoria degli oggetti" di Alexius Meinong dischiude una prospettiva inedita che consente di considerare l'impossibile come qualcosa di paradossalmente possibile.
L'autore, a seguito di esperienze personali sostanziate da una profonda ricerca bibliografica, ha sviluppato una ricerca volta a distinguere il creato (l'esistenza) dal non creato (la non esistenza). Lo scopo di questo lavoro consiste nel rispondere a domande quali: che cos'è il non creato? È possibile trascendere dal creato al non creato? E poi, ammesso che sia possibile vivere una simile esperienza, in cosa consiste un contatto con il non creato e quali cambiamenti comporta? Dalla risposta a questi ed altri interrogativi è nata un'attenta riflessione sull'esperienza dell'illuminazione. L'autore ha cercato di individuarne le caratteristiche e analizzarne le fasi, mettendole in relazione con la psicologia junghiana e la filosofia orientale. La forma semplice e chiara con la quale sono presentati i vari concetti, consente anche al lettore che si avvicina per la prima volta a questi argomenti di intraprendere un viaggio nel proprio universo interiore: un viaggio volto a conoscere qualcosa in più di se stessi.
Questa introduzione fornisce gli elementi-chiave per comprendere l'estetica e i compiti che essa si propone. Pur organizzati intorno a una serie di nozioni centrali per lo studio della disciplina, i diversi capitoli non trascurano di affrontare tutte le maggiori correnti dell'estetica - estetica filosofica classica, estetica come storia dell'arte, estetica analitica contemporanea né di evocare l'apporto degli autori classici, da Platone a Goodman, passando per Kant e Hegel. In modo innovativo l'autore sceglie inoltre di riferirsi, nella misura del possibile, a tutte le arti e non solo a quelle tradizionalmente privilegiate come poesia e pittura.
Il naturale e l'artificiale, il biologico e il culturale. Ciò che preesiste alla venuta dell'uomo, e che ne è del tutto indipendente, e ciò che invece dall'uomo è fabbricato e che è il risultato di un progetto e di mani che lavorano. Due poli, quelli di natura e tecnica, che nel corso del tempo sono stati avvertiti come contrapposizione, progressivamente sempre meno netta, e come relazione, come dialogo, come un continuo e proficuo intrecciarsi. È questo il presupposto dal quale ha preso le mosse lo studio di Annabella D'Atri. A una prima sezione espositiva, che indaga teoricamente il rapporto tra natura e tecnica nella storia del pensiero filosofico occidentale, corrisponde una seconda parte che antologizza i brani più significativi nei quali questo legame è stato analizzato dai più grandi pensatori di tutti i tempi.
Karl R. Popper (1902-1994) ha posto al centro della propria riflessione il carattere intrinsecamente fallibile della nostra conoscenza. A suo modo di vedere, l'edificio della scienza non poggia su un solido strato di roccia ma eleva l'ardita struttura delle proprie teorie sopra una palude. Nel corso di oltre sette decenni di riflessione, Popper ha saputo elaborare una visione del mondo coerente, rigorosa e insieme instabile, che vede nella continua lotta con i problemi il senso e lo scopo della vita stessa. La sua filosofia offre una terza via fra due opposti approcci autoritari alla scienza e alla società, il dogmatismo e il relativismo. Ci presenta una visione entro cui la conoscenza scientifica riesce a essere oggettiva e razionale senza per questo presentarsi come una conoscenza certa. La caratteristica fondamentale del pensiero di Popper - la chiave per comprenderne le idee in tema di oggettività e di razionalità, ma anche di politica e di società - è che esso non considera la conoscenza come una forma di credenza giustificata. Nella sua opera principale, Logica della scoperta scientifica (1935), Popper denuncia gli errori di ogni tentativo teso a dare un fondamento alla nostra conoscenza e descrive la scienza come empirica ma non induttiva, suscettibile di controllo e di conferma ma mai certa.
L'Occidente ha sempre coltivato e trasmesso un'immagine di se stesso come terra della libertà. Si tratta di un'autorappresentazione potente e ancora oggi attuale, profondamente radicata nella nostra cultura a partire dalla Grecia antica: basti pensare all'orazione funebre pronunciata da Pericle per i morti del Peloponneso e riportata da Tucidide nelle sue Storie. Attraverso la lettura di alcuni dei testi più significativi sulla libertà prodotti dal pensiero politico occidentale, dallo stesso Tucidide fino alla teoria della giustizia di John Rawls, questo volume propone un percorso che tocca tutte le declinazioni assunte dalla tematica della libertà e del mondo "libero".
Nato da una lunga esperienza d'insegnamento universitario, questo manuale vuole introdurre a una visione d'insieme del pensiero filosofico, teologico e scientifico nella cultura occidentale dal V al XV secolo, mettendo a fuoco in primo luogo la complessità e la ricchezza della tradizione di lingua latina, ma tenendo ben presente l'importanza delle sue relazioni con le diverse culture mediterranee (bizantina, ebraica e arabo-islamica) e le novità che, verso la fine del periodo considerato, accompagnano la diffusione della filosofia anche al di fuori delle scuole e nelle diverse lingue nazionali.
Il testo presenta gli scritti filosofici di Ernest Renan, a partire dallo studio giovanile fino a quelli della maturita'. Con testo francese a fronte.