I saggi raccolti in questo volume - frutto della riflessione acuta e rigorosa che il più grande studioso italiano di Weber ha condotto nel corso di venticinque anni - mettono a fuoco tutti i temi centrali della complessa opera weberiana. Un primo nodo di questioni riguarda la teoria del metodo delle scienze storico-sociali, considerata nel contesto del dibattito epistemologico tedesco tra Otto e Novecento, che ebbe per protagonisti pensatori quali Dilthey, Husserl e Rickert. Un secondo fuoco tematico affronta la grande questione della "sociologia della religione", studiata nei suoi rapporti con la teoria weberiana della razionalità e della razionalizzazione, volta a cogliere la specificità dello sviluppo dell'Occidente rispetto alle civiltà dell'Oriente e alle loro forme di religiosità. Un terzo blocco ha per oggetto i rapporti tra politica, diritto ed economia, così come emergono dall'analisi che Weber ne ha offerto soprattutto in "Economia e società". Il libro, infine, prende in esame gli aspetti essenziali della recezione di Weber nella cultura italiana, con particolare riguardo alla sua presenza nel dibattito sociologico e nella discussione filosofica della seconda metà del Novecento. Pur nella pluralità dei temi affrontati, il volume offre una presentazione organica e aggiornata dell'opera di Weber, ed è uno strumento per la comprensione dei suoi contributi alle scienze sociali contemporanee.
Che cos'è la verità? E qual è il valore che le si deve attribuire? La disputa sul significato e sull'utilità della verità è al centro del dibattito filosofico contemporaneo, ma la rilevanza del tema è tale da attrarre anche l'interesse dell'opinione pubblica, che alla voce della filosofia può rivolgersi per riceverne stimoli e suggestioni. Da buon pragmatista, Rorty dubita che la nozione di verità possa essere di qualche utilità e mostra i pregiudizi celati dietro la verità sia nella sfera intellettuale sia in quella sociale. Engel preferisce una concezione realista, e difende il valore della verità come norma della credenza e della ricerca, nella scienza come nel dominio pubblico. Per Rorty è più pericoloso usare tale nozione che non sbarazzarsene. Per Engel l'importante è tener ferma l'idea che la verità è una rappresentazione accurata della realtà.
Al di là delle immagini più diverse applicate nella storia a Spinoza, dall'eretico maledetto al mistico benedetto e al santo laico, questo libro si propone di illustrarne la vita e il pensiero a partire dalla composita e difficile comunità giudaica di Amsterdam, dai gruppi innovatori degli arminiani e cartesiani d'Olanda, dal retroterra della cultura iberica e dell'umanesimo classico. Le opere del filosofo vengono ripercorse nella successione cronologica attraverso i punti salienti, le strutture argomentative, le strategie di comunicazione. La sintesi dei temi e problemi principali si apre a un'ampia panoramica dell'influenza di Spinoza, ben oltre la filosofia, fino alla psicanalisi e alla letteratura. In rapidi e sicuri tratti il lettore è messo a confronto con un pensiero che, nella sua tensione oltre il contingente, non si allontana dalla storia e continua a suscitare riflessioni critiche. L'autore, professore all'"École normale supérieure des Lettres et sciences humaines" di Lione, ha promosso con energia la ricerca e gli studi su Spinoza.
DESCRIZIONE: Che cosa avviene quando esprimiamo un giudizio di valore, quando diciamo: «questo è bene e questo è male»? È evidente che il giudizio implica una relazione, in quanto ogni singolo, ogni ente, è di per sé moralmente indifferente; è pertanto necessario interrogarsi su questa stessa connessione, sempre particolare: con un disvalore e con un valore, con una volontà. Il tema del male, che costituisce l’argomento centrale dei due dialoghi (del 1817), funge anche da pretesto per offrire un esempio di metodologia. Da qui il confronto con la presunta cogenza argomentativa di Spinoza, con la tesi del male radicale di Kant e con il modello idealistico di Fichte nel trovare una fonte prima e ultima del male. Al vuoto formalismo kantiano di una libertà trascendentale e di un imperativo categorico astratto, Herbart oppone il proposito di individuare principi morali che, pur validi universalmente, insieme salvaguardino il particolare.
A tal fine, con tono leggero, stile limpido e sprezzante, Herbart definisce per via di separazione e distinzione cinque «idee pratiche», tutte necessarie, che starebbero a fondamento della morale per far fronte all’incognita del male: libertà interiore, perfezione, benevolenza, diritto, equità.
COMMENTO: La riflessione sul male in forma di dialoghi, scritti da uno dei maggiori filosofi e pedagogisti dell'800 tedesco.
JOHANN FRIEDRICH HERBART (1776-1841), filosofo e pedagogista tedesco allievo di Fichte a Jena, rivendicò la necessità di un ritorno a Kant per confutare l’idealismo tedesco. Tra le sue opere tradotte: La rappresentazione estetica del mondo considerata come compito fondamentale dell’educazione (Armando 1996); Pedagogia generale derivata dal fine dell’educazione (La Nuova Italia 1997); Metafisica generale con elementi di una teoria filosofica della natura. Parte sistematica (Utet 2003); Il fondamento del sistema platonico (Le Lettere 2007).
DESCRIZIONE: Kierkegaard è per antonomasia il filosofo dell’esistere contemporaneo, di ciascun uomo nei confronti di tutti gli uomini. Come egli propone in Il concetto dell’angoscia, l’umanità, a differenza di tutte le altre specie, è composta da individui ciascuno dei quali è se stesso ed «insieme» la specie tutta. Ogni individuo è Adamo, e pecca di nuovo insieme a lui, in modo altrettanto «originale», e così contribuisce a mutare la propria umanità, insieme a quella di Adamo e di ogni altro uomo.
Le vie su cui Kierkegaard particolarmente insiste per l’accesso dell’uomo all’autenticità del proprio esistere sono: la «ripetizione-ripresa», il «pentimento» e il «perdono». Vie sulle quali si soffermano i saggi qui raccolti, nella consapevolezza che nessuna di queste categorie esistenziali può essere oggetto né di constatazione né di dimostrazione. E tuttavia è grazie a queste categorie – da lui coniate – che Kierkegaard ha saputo dare nuovi nomi al mistero dell’esistenza.
COMMENTO: Una ricognizione sui temi della ripresa, del pentimento e del perdono nel pensiero del filosofo danese, scritta dai maggiori specialisti a livello internazionale.
L'autore in queste pagine traccia un bilancio e fornisce un'interpretazione sullo stato attuale del capitalismo che, dopo gli eventi del 1989, sembrava avviato ad una crescita illimitata, e che invece e' destinato a un declino irreversibile.
In questa ricerca Tommaso d’Aquino emerge come interlocutore di rilievo nel dibattito filosofico contemporaneo su temi di indubbio interesse, come la prospettiva gnoseologica sulla conoscenza veritativa, la tensione al bene, la libertà e l’identità umana, ragione e passioni, amore e amicizia, riconoscimento e dignità umana, felicità e fine ultimo. La vitalità della filosofia di Tommaso si riscontra non solo in quei pensatori che, nel nostro tempo, la prendono come punto di riferimento nei propri originali itinerari di ricerca (Edith Stein, Cornelio Fabro), o nelle cui posizioni si può riconoscere un’influenza tommasiana, almeno indiretta (Charles Taylor, Alasdair MacIntyre), ma anche di fronte a problemi e istanze provenienti da chi si considera su posizioni diverse o, addirittura, in radicale discontinuità rispetto all’Aquinate (Kant, Sartre, Habermas, Honneth, Ricoeur). Infatti riguardo a quei problemi è possibile, con il contributo di illustri tomisti contemporanei, rinvenire nella prospettiva tommasiana risposte non evasive.
Qual è il momento in cui la passione di Frank e Cora diventa tragedia? Quando escogitano un piano per uccidere l'anziano marito di lei? Quando lei muore e lui viene accusato di averla assassinata? O prima, quando fanno l'amore la prima volta, torbidamente, senza respiro, come chi pensava di essere spacciato e invece trova una via di scampo? O forse, la tragedia era là da sempre, prima del primo sguardo, prima di tutto, perché le loro vite erano già tragedia incombente, disperazione e solitudine. Questo è "II Postino suona sempre due volte". Questo è il noir. E non è solo la storia di un uomo e una donna, di Frank e Cora. È il riassunto di tutti i grandi temi della filosofia moderna. Perché dietro alla cupezza, alle trame claustrofobiche, alle femmes fatales, agli amori disperati dei noir e dei thriller moderni, c'è molto di più. Dietro il Bogart del Falcone Maltese, dietro il Quinlan di Orson Welles e fino al Pulp Fiction di Tarantino, si intravedono gli esistenzialisti francesi, Sartre, il pessimismo, il nichilismo di Nietzsche. Sono storie di sconfitte, di personaggi perduti, disillusi, condannati a un tragico destino, ma che fino all'ultimo si arrabattano e combattono come Prometeo. Insomma non c'è modo migliore per capire la filosofia che immergersi in un libro o in un film noir. La filosofia moderna, da Schopenauer a Freud, ma anche quella antica perché per spiegare il nostro lato oscuro servono anche Socrate, Platone e Aristotele.
"Che cos'è il perdono se non un po' di tempo in più, un tempo in più per far evaporare la vendetta, un tempo in più perché il male sia sconfitto?" Ma in che lingua si parla questo tempo che deve passare? È davvero possibile immaginare una "scena di perdono senza un linguaggio condiviso", come si è chiesto Jacques Derrida? Bruno Moroncini torna su questo problema, passando il perdono al vaglio della pratica della tradizione, che implica il passaggio da un linguaggio a un altro, e dunque la consegna ad altri di un messaggio di cui si rischia sempre di perder l'essenziale. La traduzione torna a incrociarsi con la tradizione, con la trasmissione dall'uomo all'uomo, per misurarsi con le turbolente e drammatiche istanze del nostro presente. In appendice, "Il secolo e il perdono" di Jacques Derrida.
Il libro è il ritratto della crisi religiosa e filosofica verificatasi agli albori del mondo moderno, ai tempi di Newton, Cartesio, Rembrandt e, soprattutto, di Leibniz e Spinoza, il logico e matematico inventore del Calcolo. Al centro del racconto è Dio. Lo scenario è quello di un'Europa appena uscita dalla guerra dei Trent'anni, segnata dalle difficoltà di un'altissima conflittualità religiosa, scossa da rivolgimenti politici altrettanto profondi. Le due "idee" del divino che Leibniz e Spinoza elaborano sono tutt'altro che estranee a questo sfondo, rispetto al quale emergono come conseguenze e contromisure. L'autore contribuisce a fare di questa ricostruzione del passato un'immagine ben viva per l'attuale panorama politico, diviso tra rinascite di vario segno, dai neoilluminismi ai neotradizionalismi cristianeggianti.
Jean-Luc Nancy riesce a tratteggiare con misura e leggerezza i contorni fondamentali della questione fondamentale del volume: che cosa significa essere giusti, in che senso la giustizia non è solo applicazione della legge, qual è la tensione tra l'universalità della legge e la singolarità irripetibile delle persone sottoposte a essa, che cosa significa dare a ciascuno secondo i propri bisogni, che cosa sono i "bisogni" di cui parlava Marx. Tutto questo, senza rinunciare a un discorso rigoroso, capace di problematizzare le cose dette e le opinioni correnti, e senza rinunciare al tentativo di parlare anche ai più lettori più giovani.
I lavori di Kurt Gödel (1906-1978), considerato il più grande logico dopo Aristotele, uniscono la trasparenza della logica agli oscuri miraggi della magia, una combinazione da cui deriva il fascino tutto speciale del loro autore, un personaggio schivo e imprevedibile che, con Einstein, Schrödinger, von Neumann, Crick e pochi altri, ha a buon diritto un posto tra i protagonisti del Novecento responsabili della chiusura definitiva con il passato e della proiezione nel futuro. Ma queste grandi figure della scienza sono spesso ridotte a simboli caricaturali di una divulgazione semplificata, così che, se per Einstein si dice che tutto è relativo, nel caso di Gödel si citano i limiti della ragione, o addirittura la giustificazione della fede. Evitando ogni imprecisione e approssimazione, Gabriele Lolli sgombra il campo dalle versioni inesatte ed esagerate del pensiero gödeliano facendo luce, con uno stile chiaro e accessibile, sui temi che più colpiscono i non specialisti: la completezza logica, l'incompletezza e l'indecidibilità della matematica formale, la teoria degli insiemi, le origini dell'informatica, la filosofia della matematica.