Ebrea di nascita, cristiana cattolica per scelta, Edith Stein è fondamentalmente una filosofa - di certo per buona parte della sua vita una filosofa cristiana - ma il suo amore per la verità, che la spingerà senza contrasti ad essere filosofa e credente, nasce, dapprima, come un fatto intellettuale e rappresenta la caratteristica fondamentale della sua persona. I brani antologici qui inseriti - tratti dalla sua autobiografia, dal suo epistolario, da alcune sue opere filosofiche - sono stati scelti con l'intento di costruire un percorso peculiare riguardante la sua formazione filosofica, la sua visione del rapporto fra la dimensione politica e la vita religiosa e il senso stesso della sua esistenza. Fulcro del libro è la lettera inviata a Pio XI il 12 aprile del 1933, poche settimane dopo l'insediamento di Hitler al cancellierato, in cui avvertiva il pontefice delle violenze ai danni degli ebrei, invitandolo a interrompere il silenzio e a denunciare la realtà dei fatti. Una lettera dal contenuto tristemente profetico.
Il volume racconta l’arrivo a Roma, il 15 agosto 1848, di Antonio Rosmini, a cui è stato affidato il compito di trattare a nome del Governo piemontese un’alleanza militare tra il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana e lo Stato Romano. Perché questo gravoso compito viene posto sulle spalle di un filosofo, per giunta a capo di una piccola Congregazione religiosa? Rosmini sa bene, per aver avuto nei mesi precedenti diversi contatti epistolari con il cardinale Castruccio Castracane degli Antelminelli e con il papa stesso, che Pio IX non accetterà di stipulare con nessuno, in quanto capo dello Stato temporale, un’alleanza di carattere militare con lo scopo di riprendere la guerra contro l’Austria. Eppure decide di impegnarsi su quanto gli viene proposto a Torino. E racconta tutto in questo volume che costituisce una parte essenziale dei suoi scritti autobiografici.
100 storie filosofiche fulminanti, semplicemente diaboliche, costruite per sorprenderci e mettere in scacco le nostre certezze. La filosofia è una sfida incessante a riconoscere la straordinaria complessità del mondo che ci circonda, a partire dalle cose più semplici. Qual è la differenza tra la mano destra e la sinistra? Tornerà mai un momento come questo? Come fa un'attrice a fingere una morte finta? Il mosaico dipende dalla posizione delle tessere; ma sarebbe lo stesso mosaico se si scambiassero fra loro due tessere uguali? Nelle pagine di questo libro, Lei, Lui, l'indomabile Ficcanaso e altri nuovi personaggi, tra cui il Flippamondi e la Gatta Parlante, si cimentano con queste e molte altre domande. A guidarli non è il desiderio di semplificare ciò che è complesso, come in molti libri della nostra epoca, ma lo sguardo indagatore su ciò che sembra semplice e invece non lo è. Sul filo dei loro dialoghi ci si ritrova a scoprire che il bello della filosofia sta proprio in questo: fare i conti con ogni semplicità, anche quando ci appare assolutamente insormontabile.
Agamben ha raccolto in questo libro tutti i suoi interventi sull'emergenza sanitaria che stiamo attraversando. Al di là di denunce e descrizioni puntuali, i testi propongono in varia forma una riflessione sulla Grande Trasformazione in corso nelle democrazie occidentali. In nome della biosicurezza e della salute, il modello delle democrazie borghesi coi loro diritti, i loro parlamenti e le loro costituzioni sta ovunque cedendo il posto a un nuovo dispotismo in cui i cittadini sembrano accettare limitazioni delle libertà senza precedenti. Di qui l'urgenza della domanda che dà il titolo alla raccolta: a che punto siamo? Fino a quando saremo disposti a vivere in uno stato di eccezione che viene continuamente prolungato e di cui non si riesce a intravedere la fine?
Il concetto di persona ha attraversato la storia culturale dell'Occidente, trovando espressione in una serie di termini (sia nelle lingue classiche, sia in quelle moderne) il cui significato si è venuto progressivamente chiarendo in un processo storico-ermeneutico di sempre maggiore approfondimento. In confronto alla notevole mole di studi già dedicati alla tematica, il presente lavoro, da una parte, si inserisce tra le opere che affrontano la questione della persona considerando il percorso del suo sviluppo semantico, segnato dal passaggio dal referente antropologico - in età classico-ellenistica - a quello trinitario - nei primi secoli del cristianesimo - per poi tornare - attraverso la mediazione cristologica - a esprimere una rinnovata concezione dell'uomo, in una continua e inesauribile circolarità. Dall'altra parte, privilegiando l'ambito trinitario, lo studio intende cogliere e sviluppare il nesso tra persona e relazione, indagando la connotazione sempre più relazionale assunta dai termini indicanti la nozione di persona, nonché il parallelo ripensamento della categoria di relazione che, a partire da una dimensione esclusivamente accidentale, giunge ad avere una valenza "dialogica" e infine "trialogica". Il percorso è compiuto soffermandosi solo su quegli snodi ritenuti più significativi (dall'Antichità al Concilio di Nicea, dai Padri della Chiesa ai Dottori medievali, fino agli esiti contemporanei), in un dialogo tra istanze filosofiche e istanze teologiche, senza il quale l'idea di persona sarebbe difficilmente immaginabile.
Gli studi qui raccolti testimoniano una parte dell'attività di ricerca dell'Autore nell'ambito della filosofia e teologia medievali nell'arco di quasi un decennio. Dal trouvère, poi monaco cisterciense, Elinando di Froidmont, alla mistica e beghina Hadewijch di Anversa, fino ai maestri della Scolastica dei secoli XIII e XIV: Bonaventura da Bagnoregio, Ulrico di Strasburgo, Giovanni Duns Scoto, Gerardo da Bologna, Alessandro di Alessandria, Gerardo da Siena, Pietro Aureolo, Ugolino da Orvieto. I temi più ricorrenti sono quelli connessi alla teoria della conoscenza e alla metateologia. Si potranno, però, trovare anche delle divertite scorribande nell'ambito della mistica, dell'estetica e della teologia sacramentaria, alle quali si aggiunge l'edizione critica di due questioni del Prologo del Commento alle Sentenze del francescano Alessandro di Alessandria dedicate al problema della scientificità della teologia. Chiude il volume un saggio sulla figura del sapere teologico in Bonaventura negli scritti di Marco Arosio.
Partendo dalle macerie di Ground Zero e dalle sue implicazioni culturali, politiche e sociali, René Girard, uno dei più influenti pensatori oggi viventi, analizza gli eventi attuali e i fatti del nostro tempo - il fondamentalismo religioso, il cosiddetto scontro di civiltà, la minaccia nucleare, la crisi ecologica - come segni evidenti di un'imminente apocalisse, o meglio, della circostanza immanente che stiamo vivendo in tempi apocalittici. Per Girard l'unico modo di leggere, interpretare e capire a fondo questi segni è tornare all'origine della loro evoluzione storica: il nucleo anti-sacrificale del cristianesimo che ha prodotto la modernità e liberato la capacità autodistruttiva dell'uomo. In una prospettiva più filosofica, l'epistemologo francese Jean-Pierre Dupuy, analizza ulteriormente questi temi proponendo una metafisica alternativa in cui la nostra volontà si combina con una versione particolarmente severa del futuro della realtà, proponendo "una forma illuminata di catastrofismo", una "profezia secolare", attraverso la quale possiamo davvero prevenire l'apocalisse solo osservando il nostro tempo con gli occhi di un futuro prevedibile in cui l'apocalisse è già "realmente" accaduta. Due riflessioni esemplari, speculari l'una all'altra e dalle implicazioni sorprendenti, su uno dei momenti più incerti della storia dell'uomo.
Il volume descrive come i massimi filosofi dell'Occidente abbiano affrontato il problema di rendere più vivibile il mondo, elaborando teorie sulla condizione dei singoli individui e sull'organizzazione della vita sociale e fornendo indicazioni su come metterle in pratica. Con rare eccezioni, sono partiti da un acuto disagio per lo stato delle cose, analizzandone i punti deboli e indicando possibili rimedi. Muovendo dall'idea che la filosofi a sia un'attività di problem-solving, e precisamente uno strumento volto a migliorare la vita attraverso la riflessione e l'argomentazione, l'autore presenta la storia della morale dall'antica Grecia a oggi, individuando i mali contro i quali i filosofi hanno indicato di combattere e gli obiettivi che hanno proposto come desiderabili. La filosofia pratica si definisce tale sia perché si occupa dell'azione (praxis) sia perché mira a un cambiamento dell'esistenza concreta; poiché dunque in essa convivono una dimensione teorica (come si può cambiare qualcosa se non lo si conosce?) e una dimensione "militante", il volume si rivolge non solo a chi vuole sapere ma anche a chi vuole occuparsi di sé e degli altri.
"Con simili strategie, infatti, si pensa ancora che ci sia qualcosa da fare, che il pensiero debba aprirsi strenuamente un cammino, che vi sia magari qualcosa contro cui esso urta e che perciò dia a pensare. Si dà forza al pensiero rendendo ardua la sua meta, perché - si dice - «come potrebbe accadere che la salvezza fosse trascurata quasi da tutti se fosse a portata di mano e la si potesse trovare senza grande fatica»? Se ciò non può accadere, tuttavia, è forse perché questo è veramente il più difficile da dire e pensare: che la salvezza stia qui, semplicemente accanto: a portata di mano."
Stanco di non essere riconosciuto e di essere mal interpretato, stanco di sussurrare a orecchie che non volevano sentire, Nietzsche, sul filo dell'estrema sanità mentale, "monta sulle nuvole per parlare con tuoni e fulmini": si mette in piazza, si autointerpreta, si teatralizza. Con il suo carattere drammatico, i suoi fulgori poetici e le lampeggianti profondità del suo pensiero "Ecce homo" rappresenta il libro conclusivo di Nietzsche. È l'interpretazione ultima, autentica, unica e precisa di un autore che, nella sua totalità, non sarà più capito neanche dai suoi più grandi interpreti. Di fatto, "Ecce homo" è ed è stato sempre uno dei testi più dibattuti di Nietzsche, e di esso sono state proposte le definizioni più discordanti: proclama cosmico? documento psicopatologico? autoritratto? pamphlet antitedesco? A completare la bibliografia delle opere di Nietzsche nel catalogo BUR entra quindi un unicum di tutta la produzione del filosofo, l'opera con cui deve necessariamente confrontarsi chiunque intenda avvicinarsi a Nietzsche.
Il seminario intitolato a Saffo nasce dal desiderio di riportare le idee alla loro scaturigine esistenziale, in una riunificazione di elementi palpabili e sottili che le discipline hanno via via svincolato e dissolto, ma che si presentano unite nell'esperienza della vita. Come dice la poesia che celebra l'amore - massima potenza dell'umana esperienza conoscitiva - al culmine del piacere pare di morire: un «convergere di opposte passioni» permette di cogliere, con tutto l'essere, il significato della vita. Saffo ci invita a pensare col corpo, al cui centro batte il cuore, dispensatore di impulsi poetici. Se Eros è la via della conoscenza filosofica, la poesia celebra questo cammino e il teatro lo rappresenta. Stare sul crinale della passione conoscitiva forse vuol dire correre il rischio di andare fuori orbita, come l'asteroide, o alla deriva, come la nave di Platone verso Siracusa, perché la salvezza è continuare a percorrere quelle stesse rotte antiche e ricordare perché si misero in mare Ulisse e i suoi compagni, oltre le colonne d'Ercole, alla ricerca della propria umanità, sempre da venire, da fare, da inseguire in versi. Il canto echeggia come nostalgia di casa a cui voler tornare sempre, senza potervi dimorare mai.