La "Populorum progressio" (emanata da Paolo VI nel marzo del 1967) è la determinante enciclica che ha posto con lucida preveggenza la questione dello sviluppo mondiale dei popoli. Pubblicata poco dopo la conclusione del grande Concilio Vaticano II, ne costituì un vero completamento, specie nell'obiettivo di ridefinire il rapporto della Chiesa cattolica con la realtà concreta del mondo in continua transizione. Per la prima volta si riconobbe la soggettualità emergente di interi popoli, il loro diritto al progresso e allo sviluppo come insieme. Intendendo così non solo il diritto all'emancipazione di ciascuna persona, ma anche il suo essere parte di un popolo, e quindi il diritto al benessere di quell'intero popolo. Rileggere l'Enciclica e comprenderne i molteplici e vitali significati può aiutare a individuare criteri culturali e sociali per i grandi temi contemporanei, ma anche politiche e modalità concrete per migliorare la coesistenza pacifica e il benessere di milioni di persone. Con una testimonianza di Giuseppe De Rita.
11 febbraio 2013, Benedetto XVI annuncia la sua decisione di dimettersi. Un momento storico per la Chiesa e per il mondo. Ma anche l’occasione per guardare finalmente con occhi nuovi a un Pontefice che i media hanno spesso presentato con vecchi stereotipi. È questa l’operazione compiuta da Mimmo Muolo, nel presentarci uno Joseph Ratzinger diverso da quello percepito. Un Papa del coraggio, a partire proprio dal suo gesto più coraggioso: la rinuncia.
Sette anni, dieci mesi e nove giorni. È la durata del pontificato di Benedetto XVI, che questo libro – pubblicato in prossimità dei 90 anni del Papa emerito, 16 aprile 2017 – esplora nelle sue coordinate fondamentali. Da un lato il confronto con il mondo laico, al quale il Pontefice ha rivolto un pressante appello ad allargare la razionalità e a vivere «come se Dio ci fosse». Dall’altro la questione della fede, posta con forza all’interno della Chiesa come strumento indispensabile per quel confronto e per un nuovo annuncio del Vangelo. Prendendo le mosse dalla sorprendente rinuncia, l’Autore delinea un ritratto originale di Joseph Ratzinger, mostrando la grande distanza tra il «Papa reale» e quello «percepito». Un Papa dalle scelte coraggiose, il cui insegnamento non va dimenticato.
Da 2000 anni a questa parte la presenza del papa sulla scena mondiale e il suo ruolo al vertice della chiesa cattolica sono profondamente cambiati, ma il papa resta una figura conosciuta a livello planetario, con un'autorità morale di rilevanza universale. Chi è colui che si presenta come l'ultimo successore dell'apostolo Pietro? Quale peso ha avuto il papato nella storia? In che modo questa istituzione millenaria si confronterà con i mutamenti del complesso mondo globale?
Le parole ritrovate di Paolo VI accompagnano i credenti nel cammino verso la Pasqua. Una Via crucis in grado di toccare il cuore di ogni uomo: "Gesù chiama il dolore a uscire dalla sua disperata inutilità e a diventare, se unito al suo, fonte positiva di bene, fonte non solo delle più sublimi virtù - che vanno dalla pazienza all'eroismo e alla sapienza -, ma altresì alla capacità espiatrice, redentrice, beatificante propria della Croce di Cristo". Con le illustrazioni di Amedeo Brogli.
"Nella temperie moderna" (1911-1912) rappresenta l'elemento centrale del trittico su Roncalli e «La vita diocesana». Se il primo volume -All'ombra di san Carlo Borromeo (1909-1910) - ha offerto al lettore la chiave d'accesso al mondo del giovane segretario del vescovo di Bergamo Giacomo Maria Radini Tedeschi, il secondo tomo consentirà di compiere un passo ulteriore. Questo passo andrà compiuto tenendo sempre presenti i dati di partenza: su incarico del vescovo Radini, nel 1909, Guglielmo Carozzi (come direttore responsabile) e Angelo Roncalli (come segretario) rinnovarono e rilanciarono il «Bollettino del Segretariato del clero», trasformandolo ne «La vita diocesana»; nel maggio 1960 Angelo Giuseppe Roncalli, divenuto papa Giovanni XXIII, rivendicò a sé l'autografia quasi completa delle annate 1909-1914; pochi mesi più tardi, su sollecitazione del suo segretario Loris Francesco Capovilla, papa Roncalli siglò con una "r" di auto-attribuzione le pagine della sua copia personale delle prime cinque annate della rivista. Come per il primo volume "borromaico", la scelta di valorizzare in pieno le auto-attribuzioni roncalliane mediate da Capovilla ha implicazioni profonde nella ricostruzione del profilo del giovane Angelo Giuseppe Roncalli. Il sottotitolo del secondo tomo (di tre), Nella temperie moderna, consente di intravvedere quello che sarà il filo dell'opera: il rapporto con la modernità e la distanza dal "modernismo". Il volume dedicato agli anni 1911-1912 continua a essere rigorosamente fondato sul patrimonio archivistico custodito dalla Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo, valorizzato dalla collana Fonti e ricerche, e sostenuto dal progetto "Roncalli e Bergamo" finanziato dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo e, per ciò che riguarda il progetto di edizione dei contributi roncalliani alle prime cinque annate de «La vita diocesana», dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Nell'Europa lacerata dalle guerre e percorsa dal millenarismo, dal profetismo, dal radicalismo, la Compagnia di Gesù nacque col duplice scopo di affiancare il papa nella riconquista dei paesi passati al protestantesimo e di evangelizzare i mondi d'oltremare. Nonostante lo speciale voto di obbedienza che la fece rappresentare come l'esercito agguerrito della Santa Sede, numerosi sono stati, nella storia, gli scontri tra la Compagnia e il papato. Fu un papa, Clemente XIV, a sopprimere nel 1773 l'ordine religioso, con il pretesto che la sua presenza ostacolava la pace vera e durevole nella Chiesa. Ciononostante la Compagnia continuò a esistere In piccole enclaves, europee e non, fino a che - di nuovo per volontà di un capo della Chiesa, Pio VII, nel 1815 - l'ordine rinacque, pronto a rimettersi al fianco di Roma e a difenderne le posizioni più conservatrici. Divenne così il simbolo della restaurazione in Europa, oltre che il principale ostacolo a ogni forma d'incontro tra cultura cristiana e mondo moderno. Ancora una volta la Compagnia diventò un'organizzazione capace di accogliere intransigenti e moderati, intellettuali conservatori e moderni, evoluzionisti e molti altri opposti, così com'era stato al momento della sua nascita e della sua storia in età moderna. E ancora una volta generò conflitti e conciliazioni, sopravvivenze e rinnovamenti della tradizione e dell'esperienza religiosa che alimentarono contrasti con il papato, particolarmente gravi all'epoca del pontificato di Giovanni Paolo II.
Caorle, storica isola del Dogado di Venezia, immersa nelle lagune, oggi in parte bonificate, tra i fiumi Livenza e Tagliamento. Caorle è diventata nel tempo una splendida ed accogliente cittadina turistica e balneare. Tra le sue calli ed i coloratissimi campielli si respira ancora l'aria della Serenissima. Scavando ulteriormente nel tempo, ci si accorge che il luogo è ricco anche di accertate presenze dell'antica Roma. Vicinissime, sono infatti, le celebri città romane di Aquileia e Concordia Sagittaria. E' in questo ambiente denso di storia, natura e tradizioni religiose che, lo scrittore, inizia a raccontare la storia della sua vita.
Venezia, la narrazione ci porta anche in questa meravigliosa città, conosciuta con l'appellativo "Serenissima" o "Dominante" per via della sua storica ed indiscussa secolare potenza Marinara. Poi, in maniera inaspettata, il racconto ci conduce addirittura nella Città Eterna e più precisamente nello Stato della Città del Vaticano, dove, l'autore, disegna interpretazioni tanto brillanti quanto personali, di un pontificato breve ma intenso. La consumata bandierina dell'automobile ufficiale di Papa Giovanni XXIII, qui riprodotta, ne è fedele testimone. Tanti i chilometri percorsi…e tanti i cambiamenti e rinnovamenti che hanno contribuito a cambiare il volto della Chiesa.
Fantasioso epistolario che raccoglie le lettere che l'allora patriarca di Venezia aveva scritto - e la rivista «Messaggero di sant'Antonio» puntualmente ha pubblicato mese dopo mese dal 1971 al 1974 - indirizzandole a personaggi storici e mitici di tutti i tempi e luoghi. La gradevolezza dello stile, la sottile ironia che pervade ogni pagina, l'abilità di trasferire vicende e persone, problemi e soluzioni da ieri a oggi e viceversa, danno corpo a un'analisi tutt'altro che superficiale di quegli anni difficili e tortuosi. Né fa difetto la curiosità per i personaggi incontrati, così diversi tra loro: da Penelope a Mark Twain, da Maria Teresa d'Austria a Figaro, da Pinocchio a un... orso, da Péguy a Trilussa, da Scott a Ippocrate, da Quintiliano a Marconi, da Hofer a Goldoni, da santa Teresa a Goethe, da san Bernardino a Marlowe e Chesterton, per finire al più importante di tutti, Gesù, al quale l'autore scrive trepidando. Postfazione di Giovanni Vian.
Questo libro ricostruisce il percorso compiuto dalla Chiesa nella sua relazione con il moderno, assumendo un punto di vista specifico: l'atteggiamento elaborato dal papato. Se il confronto di quest'ultimo con la cultura moderna era iniziato già nel corso della Rivoluzione francese, il punto di partenza prescelto è il pontificato di Pio X che, con la solenne condanna del modernismo nell'enciclica "Pascendi" del 1907, segna una svolta: il moderno, da avversario con cui misurarsi anche per poter essere al passo con i tempi, diventa il nemico che penetra nascostamente all'interno della Chiesa per dissolverla. Vengono qui delineati i tratti fondamentali con cui ciascuno dei pontefici successivi, fino a papa Francesco, si è confrontato con questo insieme di problemi, cercando di definire una linea di presenza della Chiesa nella modernità. Tra continuità dottrinali, differenze pastorali e, talvolta, innovazioni teologiche.
La ricorrenza del sessantesimo anniversario dall'ingresso di Giovanni Battista Montini a Milano, il 6 gennaio 1955, ha suggerito all'arcidiocesi di Milano e all'Istituto Paolo VI di Brescia l'opportunità di avviare uno studio d'insieme del suo ministero episcopale nella Chiesa ambrosiana. L'episcopato di Montini non e un campo inesplorato per gli studiosi, ma i contributi raccolti in questo volume offrono elementi nuovi attinti dai documenti dell'Archivio della Segreteria dell'Arcivescovo Montini presso l'Archivio Storico Diocesano di Milano. Si tenta di proporre una considerazione complessiva dell'episcopato montiniano attorno a tre ambiti: l'istituzione ecclesiale con i suoi diversi soggetti e le sue molteplici strutture, l'azione pastorale con le forme fondamentali in cui si attua la missione della Chiesa e i complessi legami che essa intreccia con la società e la cultura.
Quest’opera di Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira rappresenta un importante contributo alla teologia del XX secolo per il rigore intellettuale con cui affronta un tema difficile e mai adeguatamente approfondito: quello della possibilità di un Papa eretico. L’autore non si limita ad offrirci un quadro sintetico ed esaustivo delle diverse posizioni teologiche e canoniche emerse nel corso dei secoli, ma propone una equilibrata soluzione del problema, invitando i teologi a cercare una posizione condivisa. Lo studio venne pubblicato nel 1975 in lingua francese, ma ebbe diffusione solo tra gli specialisti. Oggi viene presentato per la prima volta al grande pubblico offrendo un contributo primario al dibattito, anche per il suo distacco dalla contingenza dell’ora presente.
Di quali argomenti si è servito il papato per giustificare, nei secoli, il proprio esercizio delle armi? Perché la Bibbia e i Vangeli sono divenuti materiale di propaganda per imprese che nulla avevano a che fare con lo spirito? Questo libro ricostruisce tutte le principali guerre scatenate dalla Chiesa di Roma, dalle prime sfide per il potere temporale alla cosiddetta Lotta per le investiture, dai periodi di rivalità con Federico Barbarossa e suo nipote Federico II alla "Cattività avignonese", quando il papato ha affinato la sua strategia, gettando le premesse per il suo "ammodernamento", potenziando allo stesso tempo l'apparato difensivo e militare. Non possono mancare le storie piene di veleni e intrighi delle famiglie più influenti - prime tra tutte i Borgia e i Farnese - che furono capaci di accedere al soglio pontificio, subordinando ai propri interessi la politica militare dello Stato. Tra le figure più rappresentative di questa epopea, che parte da lontano e giunge fino alla seconda metà del XIX secolo con la nascita dello Stato italiano, Giulio II, il papa guerriero per antonomasia. Ma come lui ve ne sono stati molti altri, animati da un desiderio di conquista e di potere simile a quello di imperatori e grandi condottieri.