
Questo libro riprende esplicitamente anche nel titolo il De vera religione di Agostino, con le sue due tesi essenziali. La prima è che da sempre all'interno dell'uomo abita la Verità - luce visibile non con gli occhi del corpo, ma con quelli della mente, oltre lo spazio e il tempo. La seconda è che fede cristiana e filosofia sono la medesima cosa, in quanto l'appello evangelico alla sequela di Cristo con la rinuncia a sé stessi coincide con la filosofia, nel suo senso originario di distacco, «esercizio di morte», come la definisce Platone, e come fu ben chiaro ai primi Padri della Chiesa. Mentre le teologie fondate sulle Scritture non superano l'esame della filologia e della critica storica contemporanea e il cristianesimo sembra così avviarsi al tramonto, la religione vera si mantiene nella mistica, che è la forma di vita che prosegue quella filosofica del mondo classico: Meister Eckhart, san Giovanni della Croce, Henri Le Saux-Abhishiktananda ne sono alcuni degli esempi, antichi e moderni. A essi, e innanzitutto ad Augustinus magister, occorre perciò fare riferimento, oggi più che mai.
Il volume raccoglie le meditazioni tenute da Giuseppe Dossetti a Ramallah (Cisgiordania) nel 1990. Il testo descrive il magistero di san Benedetto, lo spirito della grande tradizione monastica e la centralità di Gesù in tutta la sua regola. Non mancano meditazioni sul valore dell'obbedienza, l'umiltà, il silenzio monastico e la famiglia. Lo sguardo del monaco parte da Benedetto per proporre una riflessione generale sul cristianesimo di un'attualità anche oggi spiazzante.
L'ascolto della tradizione spirituale della Chiesa apre un tesoro inestimabile nell'arte della preghiera. Origene figura tra i grandi maestri dell'antichità, soprattutto nell'ambito dell'esegesi biblica. Lorenzo Perrone da anni riflette sulla preghiera negli scritti di Origene e in questo volume offre come il distillato di una lunga ricerca, giungendo al cuore del tema ma pure al cuore del lettore. La preghiera secondo Origene è un'arte da apprendere passo dopo passo. Chiede lotta, domanda purificazione, ma insieme rinnova lo stupore per la gratuità dei doni di Dio.
La santità del martirio, la decostruzione della filosofia platonica, il rifiuto di ogni compromesso fra Cristo e Cesare e di ogni forma di contaminazione con la gnosi caratterizzano le serrate argomentazioni avviate, con rigore metodologico, da Tertulliano nel De anima, sull'esistenza e l'essenza dell'anima umana. Dai tempi di Lucrezio, la cultura latina non subiva un impatto rivoluzionario così radicale, come quello prodotto dal convertito retore cartaginese che, nell'uso strumentale e sistematico della logica stoico-aristotelica, in ambito filosofico-teologico, precede gli africani Mario Vittorino e Agostino d'Ippona.
Sant’Alfonso ha coniugato il buonumore, la tenerezza, l’accoglienza verso tutti, soprattutto i più umili, con una grande intelligenza nel giudicare i comportamenti. Chi lo conosceva era colpito soprattutto dal fatto che sapesse voler bene, e infatti grazie a lui la confessione è cambiata, da tribunale severo, a luogo della misericordia.
Dalla Prefazione di Costanza Miriano
Tra i più nobili dei santi per il suo lignaggio, ma nello stesso tempo il più radicale nel dedicarsi ai più poveri dei poveri, sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787) è figlio del comandante della flotta da guerra partenopea, avvocato apprezzato, teologo, vescovo, infine santo e Dottore della Chiesa. Pare che fosse di costante buon umore (altrimenti che napoletano sarebbe?), capace fino alla fine di sdrammatizzare i malanni più fastidiosi. È conosciuto ancora oggi per le sue opere e le sue canzoni, tra cui Tu scendi dalle stelle.
Vita, opere, spiritualità della prima donna stimmatizzata che la Chiesa ha riconosciuto santa. Questo libro attinge a documenti inediti del processo di canonizzazione e degli archivi della famiglia Giannini (di cui fa parte Gemma Giannini, coautrice di questo volume con Giuseppe Farinelli, da sempre studioso e prima ancora devoto della giovane mistica lucchese), dove Gemma Galgani visse gli ultimi tempi fino alla morte, che la prese con sé a soli 25 anni.
Tommaso da Olera (1563-1631), bergamasco, frate cappuccino questuante per quarantasei anni (Verona, Vicenza, Rovereto e Innsbruck). In cambio di quanto riceveva, regalava consigli e preghiere. Dotato di doni profetici, fu direttore di anime (pur non essendo sacerdote), anche attraverso lettere, e ricercato da vescovi e principi. Per obbedienza scrisse le sue considerazioni mistiche pubblicate postume nel 1682. Papa Giovanni XXIII, suo conterraneo, sul letto di morte (giugno 1963) si faceva leggere dal segretario, monsignor Loris Capovilla, qualche pagina di questi scritti, e ne parlava con i visitatori. Beatificato a Bergamo nel 2013. I suoi Scritti sono stati recentemente ristampati in edizione critica in quattro volumi (ed. Morcelliana). Il presente libro, dopo una breve cronologia del beato Tommaso, ne raccoglie il pensiero in 850 voci, accompagnate da una breve riflessione, per meglio conoscere il suo modo di considerare la vita, talora assai diverso da quello dei nostri giorni.
Marco il Monaco, noto anche come Marco l'Asceta o Marco l'Eremita, è vissuto probabilmente in Asia Minore tra IV e V secolo. Rimasto in ombra rispetto ad altri grandi autori del suo tempo, ha rivestito tuttavia un ruolo cruciale nel quadro della tradizione spirituale e monastica antica, di cui è stato un importante anello di trasmissione. In tutta la sua variegata opera, qui raccolta e tradotta integralmente in italiano, traspare quello che per il suo autore è l'unico fine della vita cristiana: riscoprire, custodire e vivere in pienezza la grazia del battesimo, rispondendo al dono di Dio attraverso una fede attiva che manifesti i frutti dello Spirito. Le parole di Marco sono un prezioso invito a ritrovare il cammino dell'interiorità, per abitare le "stanze più interne" del proprio cuore. Allo stesso tempo egli ci invita a riconoscere che siamo parte di una grandiosa realtà, il mondo creato da Dio, in cui, a ogni livello, tutto è connesso con tutto, ben al di là della coscienza che possiamo averne su un piano razionale e visibile. Questa traduzione integrale delle sue opere mira a far apprezzare a un pubblico più vasto un autore fino a poco tempo fa quasi ignoto in occidente, e che pur a distanza di secoli ha ancora molto da dire ai cristiani di oggi.
San Luigi Maria Grignion de Montfort in questo libro presenta la devozione alla Vergine Maria come un mezzo privilegiato «per trovare Gesù Cristo perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente». Scritto più di trecento anni fa, il "Trattato della vera devozione a Maria" è un grande classico della spiritualità mariana. Padre Battista Cortinovis ci presenta, in questa edizione, una sua traduzione dall'originale francese, che ha arricchito con note e commenti. Il testo è arricchito da un'appendice che contiene la Consacrazione di sé stessi a Gesù Cristo, Sapienza incarnata, per le mani di Maria; il mese di preparazione alla consacrazione secondo lo schema del Montfort; la Piccola corona della santa Vergine.
Già autore del volume Profilo storico dell'esegesi patristica, il professor Manlio Simonetti rielabora, in questa nuova edizione del volume pubblicato nel 1985, le medesime tematiche, privilegiando le problematiche riguardanti le diverse tecniche, i vari modi di interpretare la sacra Scrittura da parte di esegeti di scuole e ambienti diversi e le polemiche e i contrasti che da tali diversità sono derivati. Partendo dai primi secoli e arrivando fino ad Agostino, la trattazione assume un andamento analitico, che prende in considerazione le opere e le variazioni di tecnica interpretativa dei singoli esegeti, dando origine a un quadro organico e coerente. Questo volume, Lettera e/o allegoria, è ormai un classico della storia della letteratura cristiana antica, ampiamente usato nei corsi di sacra Scrittura e di Patrologia.
In una caverna presso Melicuccà di Seminara (RC) gocciola dal soffitto un'acqua ritenuta miracolosa. La grotta fu nel Medioevo sede di un monastero rupestre fondato da sant'Elia lo Speleota. Questo monaco, anzi padre di monaci e taumaturgo (T ca. 960) appartenne alla grecità calabrese, fiorente quando quella regione era parte integrante dell'Impero Romano d'Oriente ed era stata linguisticamente, culturalmente e religiosamente ellenizzata. In quel periodo fu anche sede di un monachesimo pienamente inserito per spiritualità, liturgia e organizzazione nell'ecumene "bizantina". Di questo monachesimo italo-greco restano oggi a malapena dei ruderi, ma in compenso molte sono le testimonianze agiografiche, in notevole parte raccolte nell'archimandritato del Salvatore, fondato in età normanna sulla penisola del faro (in glossa phari) del porto di Messina. Un codice qui scritto nel 1308 è l'unico a riportarci la Vita dello Speleota e una raccolta dei miracoli avvenuti alla sua tomba, scritte in greco prima della fine del X secolo da un monaco del suo monastero. Tale testo viene qui pubblicato in edizione critica con traduzione italiana e un commento storico.
Sant'Agostino, eccezionale testimone e maestro di bellezza, ce ne tratteggia il triplice volto: quello della bellezza fisica, definita "estetica" appunto perché "percepita" dai sensi, a partire dagli occhi e dall'udito; quello della bellezza interiore, costituita dalle virtù, in particolare dalla giustizia, dalla sapienza, dall'amore, dalla verità, intercettata dalla mente; quello della bellezza escatologica, cioè della bellezza che caratterizza l'essere umano nel mondo dei risorti anche nel suo corpo, svelata dalla Parola di Dio. Ma ad Agostino sta a cuore segnalare il Mistero della Bellezza, personificazione e fonte della bellezza, in Dio Trinità, di cui le bellezze create sono una sorta di sacramento.