L'autore
CHARLES PERROT è professore emerito dell'Institut Catholique di Parigi, dove ha insegnato per più di vent'anni. È internazionalmente conosciuto e riconosciuto come uno dei migliori specialisti francesi del Nuovo Testamento (storia e teologia). Egli continua la sua attività regolare di animatore di giornate bibliche e di conferenze in Francia e all'estero.
Il libro
Nel 1979 Charles Perrot pubblicava nella collana "Gesù e Gesù Cristo" delle edizioni Desclée il volume Gesù e la storia ( tradotto in italiano dalle Edizioni Borla). Usando gli stessi procedimenti storici egli affronta ora il tema del Cristo della fede dei primi cristiani. Già queste due precisazioni mostrano la collocazione e l'importanza che ha questa nuova opera di Charles Perrot.
"In che modo questi cristiani, pur nella loro diversità, hanno a poco a poco distinto la figura di Gesù, mettendo l'accento sull'uno o l'altro aspetto della sua persona a seconda delle diverse comunità che lo confessavano? (...) Sotto l'apparenza di uno stesso riferimento a Gesù, questi cristiani canterebbero dei Gesù in realtà diversi? Come non costatare il contrario! (...) Al di là delle loro evidenti differenze, i vangeli suonano la stessa melodia".
Questo Gesù, e nessun altro, viene riconosciuto come il Cristo, cioè, al tempo stesso, come il Messia - Figlio di Dio e il Signore - Salvatore degli uomini.
Come giustamente precisa l'autore, si tratta qui di una "cristologia esegetica". Essa non rende certamente superflui altri approcci al mistero del Cristo, tra tutti quelli che offrono sia la bimillenaria tradizione cristiana che la teologia contemporanea.
Un semplice schizzo, che di fatto ha l'ampiezza di una storia delle anime e della Chiesa dei primi secoli.
Il monaco consideri la cella come necessaria per la sua salvezza e per la sua vita al pari dell’acqua per i pesci e dell’ovile per le pecore. Più a lungo vi abiterà, più vi rimarrà volentieri; se, invece, prenderà l’abitudine di uscirne spesso e per motivi futili, ben presto l’avrà in odio.
Alla fine dell’xi secolo Bruno di Colonia, già maestro rinomato a Reims, e alcuni suoi compagni si ritirarono nella solitudine della Chartreuse, massiccio roccioso e boschivo presso Grenoble, per praticarvi una vita di tipo semi-anacoretico ritmata dalla preghiera e dal lavoro. Con il sorgere delle prime fondazioni, la stesura e l’approvazione delle prime Consuetudini e l’avvio della prassi del capitolo generale, le diverse case che si ispiravano alla vita dei monaci della Chartreuse presero poi a configurarsi secondo la fisionomia di quello che sarà, verso la fine del xii secolo, l’ordine certosino propriamente detto. I testi qui raccolti testimoniano dei momenti fondamentali di tale processo e ne fanno emergere la qualità schiettamente evangelica . Il lettore trova così un prezioso aiuto per cogliere l’ispirazione che ha suscitato e animato la primitiva forma di vita certosina e che per circa un secolo ha orientato i passi dei suoi principali testimoni e custodi.
Dovete leggere e ascoltare le Scritture divine con desiderio tale che nelle vostre case e dovunque siate possiate parlarne e istruirne gli altri.
La figura di Cesario d’Arles si staglia tra le più luminose della Gallia meridionale nel travagliato periodo della prima metà del vi secolo. Presbitero a Chalon-sur-Saône, poi monaco a Lérins, abate ad Arles e infine vescovo della prestigiosa sede della prefettura delle Gallie, Cesario non si stancherà mai di predicare la Parola a tempo e fuori tempo, preoccupato unicamente che il messaggio evangelico potesse dilatarsi fino a raggiungere uomini e donne di ogni condizione sociale. Profondo conoscitore delle Scritture e delle opere dei padri, si dà cura di sminuzzare il pane della Parola per il popolo di Dio, convinto com’è che il Vangelo sia l’unico cibo solido capace di sostenere l’uomo nel suo pellegrinaggio verso il Padre. Alcuni tra i suoi numerosi sermoni vengono qui ripresentati nella schietta genuinità di un linguaggio che sa toccare il cuore di ciascuno con la sua evangelica semplicità.
Solo poco più di un secolo fa un manoscritto di un monastero di Costantinopoli ci ha restituito la Didachè o Insegnamento degli apostoli, di cui all'età dei Padri si erano perse le tracce. Questo breve ma importante documento, la più antica regola di una comunità cristiana, contiene disposizioni per l'istruzione catechistica fondamentale, per la celebrazione del battesimo e dell'eucaristia, per il discernimento dei carismi e delle funzioni ministeriali. La presente edizione - con introduzione, testo, traduzione e note di G. Visonà - con testo greco a fronte, ripercorrendo l'ampio e contrastato dibattito della critica, giunge a sottoscrivere la grande arcaicità di un testo che viene situato entro il I secolo s.C., a ridosso dell'età apostolica, nel medesimo contesto in cui hanno la luce i vangeli. Alcune tradizioni che esso ci trasmette, come la liturgia e le preghiere eucaristiche, ci portano a diretto contatto con la fede e il culto della Chiesa primitiva. La Didachè, infatti, affonda le sue radici negli strati più profondi delle origini cristiane, là dove è ancora viva e fluida la tradizione su Gesù, dove appare tuttora vitale il legame con il patrimonio del giudaismo e dove ancora si avverte l'eco delle prime liturgie e risuona l'annuncio degli antichi profeti cristiani.
L’opera, che fa seguito a un volume dedicato all’esegesi patristica nell’Antico Testamento, si propone di diffondere anche presso un pubblico di non specialisti il pensiero dei Padri, nutrito com’è dalla Parola di Dio, da loro incessantemente meditata, spiegata e attualizzata. Contro le tendenze separatiste di matrice gnostico-marcionita, il merito dei Padri fu di salvare l’unità dei due Testamenti, e quindi l’essenza del messaggio cristiano, grazie al fatto che essi riconobbero in entrambi la presenza e la centralità di Cristo.
Nel contesto moderno di una diffusa e qualificata ricerca sull’esegesi patristica, di fronte al disagio suscitato dalle esasperazioni allegoriche dei Padri, dalle loro spiegazioni talora un po’ deboli e non sempre precise, sorge spontanea una domanda: che valore hanno i loro commentari biblici per l’esegeta di oggi? Al di là di polemiche vecchie e nuove, ai Padri viene ampiamente riconosciuta una singolare ricchezza di spiritualità e di teologia, che non di rado scarseggia in commentari “moderni”. Il che fa ancora dell’esegesi patristica un eccezionale tesoro, capace di arricchire e in certo modo integrare l’esegesi dei nostri tempi.
L'autore, nel presente volume, non mette insieme testi dispersi del Dottore mistico, ma preferisce strutturare la sua esposizione per nuclei cristologici", come fa Giovanni della Croce. "
Lo studio intende dimostrare come le tecniche mistico-ascetiche dei padri esicasti (Cristianesimo orientale) non siano che l'eredità diretta delle pratiche di elevazione filosofica già note ai filosofi greci (presocratici-cinici-stoici-platonici, ecc.). Figura di costante riferimento per tutte le tematiche affrontate è S. Nikodemo, colui che raccolse la famosa Filocalia. Il volume si impone per la ricchezza del materiale considerato e per il taglio che risulta accessibile anche per i non specialisti.
Questo volume contiene la traduzione completa delle quarantaquattro orazioni di Gregorio di Nazianzo, il quale, insieme a Basilio e a Gregorio di Nissa, costituisce la triade dei grandi Padri Cappadoci. Grande teologo e cristiano dedito al servizio della Chiesa, Gregorio di Nazianzo può essere considerato come il più grande scrittore cristiano di lingua greca, perché unì ad una formazione teologica derivata da Origene e da Basilio una cultura classica estremamente raffinata. Questo volume è stato curato da Claudio Moreschini, uno dei massimi esperti di Gregorio di Nazianzo. Testo greco a fronte.