Questa che presentiamo, a cura di Marco Vannini, è la prima traduzione italiana degli scritti di uno dei personaggi più significativi della storia religiosa tedesca dei primi del XVI secolo.
Nella sua breve vita (1500 ca.-1527), Hans Denck fu infatti testi­mone ed attore importante in quel periodo cruciale in cui stava nascendo la Riforma protestante. L'umanesimo di origine italiana, in­sieme alla lezione filologica di Erasmo, avevano messo in crisi non solo la credenza tradizionale, ma anche, e soprattutto, la fede nella Scrittura secondo la "lettera". L'umanista cristiano Denck combatte perciò l'i­pocrisia dei riformatori, che si appoggiano su questo o quel passo della Scrittura, mettendo da parte i passi di significato opposto, incapaci di cogliere il vero come l'intero perché privi di comprensione secondo lo spirito. Per lui, la salvezza si può avere "senza prediche e senza Scrit­tura", giacché dipende da una conversione interiore, apertura alla luce divina, nella rinuncia a ogni "appropriazione", owero a ogni forma di egoità, in conformità con la lezione della mistica medievale, e in parti­colare del Libretto della vita perfetta (alias Teologia tedesca), tante volte citato.
La precocissima morte impedì a Denck di diventare uno degli espo­nenti principali della storia religiosa di quegli anni, ma già questi suoi Scritti religiosi dimostrano come la moderna libertà di fede e di pensiero trovi la sua origine nell'apporto comune di filologia e mistica.
Santo mancato e arcieretico perseguitato tanto dai cattolici quanto dai protestanti, Bernardino Ochino fu protagonista tra i più celebri e controversi della crisi religiosa del Cinquecento, di cui attraversò le diverse fasi sperimentando sulla propria pelle gli entusiasmi, ma anche l'asprezza delle polemiche e la durezza degli scontri prodotti dalla Riforma. Nel suo inquieto peregrinare per le lande di un'Europa lacerata dalle guerre di religione e dalle divisioni confessionali, il Senese dovette inventarsi continuamente nuove identità per sopravvivere e sperare di realizzare l'ideale di una libera predicazione del Vangelo, cui si votò sin dagli anni della professione religiosa tra i francescani di Siena. Ricordato dalla storiografia come uno di quegli spiriti liberi e ribelli a ogni forma di comunione ecclesiastica, che, contestando la crescente intolleranza di Roma e delle nuove Chiese riformate, avviarono la moderna riflessione sulla libertà di coscienza, in realtà Ochino giunse a schierarsi apertamente per gli ideali dell'anticonformismo e del radicalismo religioso soltanto al termine di un lungo e complesso percorso biografico, che presenta ancora molti punti oscuri. Il libro ne ricostruisce con l'aiuto di documenti inediti o poco noti il primo tratto, gettando nuova luce sulle molte questioni irrisolte relative agli anni della formazione, al periodo decisivo della predicazione in abito cappuccino (1535-42) e infine ai primi anni dell'esilio religionis causa trascorsi a Ginevra e ad Augusta (1542-47), durante i quali Ochino tentò di farsi ispiratore di una Riforma italiana sostenuta dai principi e dalle città più insofferenti al potere temporale di un pontefice che anche il Senese, come Lutero e i francescani spirituali del Medioevo, giunse infine a identificare con l'Anticristo.
«Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo». Intorno al 1120, Bernardo di Chartres amava così paragonare davanti ai suoi allievi i propri contemporanei e i loro gloriosi predecessori dell'età antica, epoca di giganti e santi. Scritta a quattro mani, questa storia dei maestri e degli allievi nell'Occidente medievale si articola intorno a tale oscillazione fondamentale. La prima parte copre il lungo periodo dell'alto Medioevo, per antonomasia l'epoca delle scuole monastiche e cattedrali, spingendosi fino al XII secolo e alla più brillante delle «rinascite» medievali, che annuncia il passaggio a quel secondo grande periodo che vide sorgere le università e che portò, fra il XIII e il XIV secolo, alla stabilizzazione del nuovo modello istituzionale. Racconti, analisi e documenti dell'epoca danno corpo a questo mondo variopinto di allievi e maestri, attori per eccellenza di un'età di elevata spiritualità e di insaziabile curiosità.
La Scuola di Valentino descrive la complessa intersezione tra una dominante opzione teologica cristiana e raccoglimento, pur parziale e recessivo, delle altre fonti di rivelazione che la creazione è stata resa capace di produrre e manifestare. Tra queste, il presente volume intende sottolineare la rilevanza di quella tradizione testuale che gemma dal racconto del perverso innamoramento degli angeli per le figlie degli uomini, germinalmente narrato nel Libro dei Vigilanti. Attraverso un'indagine dalla vocazione diacronica - muovendo dalla lettura storico-critica degli ipsissima verba di Valentino per spingersi sino ai testi copti rinvenuti presso Nag Hammadi - il contributo analizza la pervasività della tradizione enochica negli scritti valentiniani. Emergerà come, a partire da un complesso processo di rilettura e riscrittura di tale nucleo mitico-concettuale, la scuola di Valentino realizzi la piena ibridazione della urgente storicità proto-cristiana con le coeve categorie ontologiche di derivazione platonica: la salvezza comincia a essere pensata in termini di natura, e comincia a delinearsi una teoria della libertà e del libero arbitrio. Nondimeno, tale operazione assume l'aspetto di una dislocazione - non di una rimozione - della riserva carismatica del pensiero cristiano delle origini, la quale viene promossa a governare la struttura ontologica medioplatonica, in un processo di dominanza della rivelazione sull'Essere, della gnosi sulla filosofia e sulla fede, della libertà divina sulla libertà umana; processo che, governato da un lettura cristologica e sfrenatamente allegorica del mito dei Vigilanti, segnerà il carattere eminentemente cristiano dello gnosticismo tutto. L'interrogazione sulla necessità della fine stessa della creazione trova, infine, nella gnosi valentiniana una risposta inedita, che conduce a rivedere la domanda medesima: la creazione è destinata a un termine - storicamente preannunciato dall'incarnazione di Cristo, ma eternamente realizzato nella logica sacrificale che governa la struttura del Pleroma gnostico - non a causa di una sua mancanza etica o ontologica, storicamente o pre-storicamente sopraggiunta, ma a motivo di una effettiva scissione della volontà di Dio stesso, il quale è chiamato al compito di disdirsi, di articolare due catastasi, di determinare con la propria conversione la storia salvifica del mondo. E se Dio si converte, ogni struttura di comprensione del percorso che conduce ai tempi ultimi, qualora non sia illuminata dalla nuova volontà divina, perde eo ipso la propria capacità di significazione.
Avendo spaziato in molti campi e trovandosi all’incrocio di tante strade sulle quali ha lasciato la sua originale impronta, Agostino (354-430) occupa un posto centrale e, per certi aspetti, unico nella storia del pensiero, della teologia e della spiritualità occidentale. Se le sue opere maggiori sono ben conosciute, gran parte dei suoi scritti resta nell’ombra, anche nel caso di scritti importanti dal punto di vista esegetico, dottrinale o morale. Proponendo una sintesi dei contenuti di ciascuno di essi, questo dizionario si propone appunto di offrire un quadro rappresentativo di tutta la produzione di Agostino, con l’intento di offrire a un largo pubblico una base utile di lettura e consultazione.
Un saggio profondo e completo sulla figura di Edith Stein, che si intreccia con la narrazione della vita e del dramma personale e del popolo ebraico, che la grande mistica e teologa visse da una prospettiva unica. Cristiana Dobner descrive i dettagli del percorso interiore, esistenziale, psicologico, filosofico e spirituale della ricchissima avventura umana e cristiana di suor Teresa Benedetta della Croce. Seguendo il simbolo dei sette sigilli, l'autrice conduce il lettore a comprendere la straordinaria portata ecumenica della figura di Edith: ebrea, filosofa, credente, carmelitana, martire cristiana e, contemporaneamente, fiera appartenente al popolo ebraico. L'esempio di come un percorso spirituale e filosofico possa appassionare come un grande affresco narrativo.
Se la storia conduce all'ambito dell'esperienza, allora lo spazio risulta più adatto per esprimere l'inesprimibile. Attraversando gli scritti di Agostino, è possibile ricomprendere la relazione tra Dio e l'uomo nell'amplius della crescita dell'uomo nei riguardi di Dio.
Dal diario di santa Faustina abbiamo tratto le prime 100 visioni delle 267 che ebbe nel corso della sua vita mistica. La descrizione di ogni visione è corredata da un disegno, accompagnata da una meditazione per risvegliare i sensi interiori e da una frase di papa Francesco e infine completata da una preghiera di santa Faustina che ci spinge alla contemplazione di Gesù Misericordioso.
Capolavoro della letteratura medievale, l’opera più nota di Caterina da Siena vede la luce in una nuova traduzione che rende più accessibile il suo idioma trecentesco, suddividendo in modo più chiaro il contenuto, arricchendo i vari paragrafi di note esplicative e corredando il tutto con un indice tematico per una lettura comparativa. Il testo rivela lo sforzo faticoso di sintesi delle principali idee della santa già emerse nelle numerose lettere ma anche la preoccupazione di sviluppare maggiormente la parte dottrinale ancorandola saldamente più alla sua straordinaria esperienza mistica che alla sistematicità della teologia. Queste pagine documentano infatti l’apice della sua esperienza religiosa che la introduce negli abissi della pietà divina tutta rivolta all’umanità da riscattare e riabilitare completamente. Questa nuova edizione del Libro di Caterina da Siena è stata condotta sull’ultima edizione critica del manoscritto Casanatese pubblicato da Giuliana Cavallini. Con questo volume si completano all’interno della collana Minima le opere di Caterina da Siena.
È interessante scoprire come molte delle nostre abitudini alimentari si ispirino al modello di vita comunitaria proposto dalla Regola di San Benedetto...
La Regola di san Benedetto fornisce indicazioni dettagliate sull’alimentazione e sul modo di comportarsi in refettorio, sulla disposizione dei monaci a tavola, sul loro servizio reciproco, sulla lettura e il silenzio, sui tempi dei pasti in comunità e sulle norme salutistiche. Questi precetti prendono il nome di galateo monastico e trovano la loro espressione artistica nella costruzione dei refettori monumentali e delle grandi cucine monastiche. Molte delle nostre abitudini alimentari si ispirano al modello di vita comunitaria proposto dalla Regola, che è ancora di grande attualità.
Si giunge con questa pubblicazione al quinto volume della traduzione in lingua italiana del Commento ai Salmi di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro (485 ca. 580 ca.). Per i precedenti sono stati scelti salmi che potevano raggrupparsi sotto un unico tema; questo, invece, contiene i commenti a ventitré componimenti piuttosto slegati fra loro. Il titolo è senz’altro appropriato, in quanto tiene conto di una verità molto cara a Cassiodoro: la lode al Signore è davvero l’opus Dei, ed è, in un certo senso, quasi un’anticipazione del paradiso; essa, però, va cantata soprattutto «con la cetra della vita». Cassiodoro scopre con disarmante facilità il senso cristologico dei Salmi: secondo lui, anzi, è il Signore stesso che parla in molti di essi. Ed è di pari evidenza per Cassiodoro la lettura del senso ecclesiologico, anche perché la Chiesa è un tutt’uno con il suo Sposo.