Un testo per conoscere Girolamo da un punto di vista pressoché inedito. I Tractatus in Psalmos furono scoperti e pubblicati da G. Morin tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. Sulla base di vari riscontri l'editore attribuì i nuovi testi a Girolamo, di cui fino a quel momento era pressoché sconosciuta la produzione omiletica, datandoli al primo decennio del V secolo, quando lo Stridonense si trovava a Betlemme. L'attribuzione fu accettata unanimemente, fino a quando nel 1980 V. Peri non propose di intendere i Tractatus come la traduzione geronimiana delle omelie di Origene. Tale tesi ebbe largo successo in Italia, ma incontrò l'opposizione di alcuni studiosi della scuola francese, che continuarono a sostenere la paternità geronimiana. Qui si pubblicano il testo latino di Morin, rivisto dal curatore, e la traduzione italiana, corredata da un ampio commento che consente di inquadrare i Tractatus all'interno di una corretta prospettiva esegetica, ampia e articolata, che tenga conto della paternità geronimiana e dell'innegabile influenza origeniana.
Un ufficiale di cavalleria sempre pronto all'azione, un esploratore brillante, nonché scienziato, una vocazione ostinatamente ricercata, un'anima assetata di solitudine e di assoluto aperta all'universale, un eminente esperto del mondo tuareg, un prete dal sacerdozio atipico, desideroso di fraternità, ardente di fuoco missionario... Tanti aspetti si sovrappongono, si mescolano, si completano in Charles de Foucauld. Questa biografia esaustiva, costruita a partire dai suoi scritti e dalle ricerche più recenti della causa di canonizzazione, restituisce gli avvenimenti di un'esistenza fuori dal comune. Ricca di dettagli inediti, fedele alle fonti, traccia un ritratto di questa personalità stupenda. L'autore, per la sua conoscenza intima e ineguagliata dei documenti originali, ci consegna un'opera per scoprire il vero Charles de Foucauld.
Raggiunti i 50 anni di lavoro teologico, il brasiliano Leonardo Boff, tra i Padri fondatori della Teologia della Liberazione e massimo esponente dell'ecoteologia, ha voluto cimentarsi in un'impresa inedita, un lavoro minuzioso durato due anni: ritradurre dal latino medievale l'Imitazione di Cristo, il libro più letto al mondo dopo la Bibbia, in uno stile più consono alla sensibilità attuale, cioè in un'ottica di superamento dell'interpretazione dualista propria della visione medievale del mondo, completandolo con un'ampia parte finale - la Sequela di Gesù - in linea con lo spirito contemporaneo, offrendo in tal modo una preziosa guida alla vita spirituale intesa come dimensione essenziale dell'essere umano, al di là di ogni appartenenza religiosa. Scritta nel 1441 dal venerabile Tommaso da Kempis, l'Imitazione di Cristo, opera che è stata letta e citata persino da figure come Freud, Jung e Heidegger, è composta da quattro libri (parti), a cui Boff ha voluto aggiungere un quinto, dal titolo "La sequela di Gesù nei cammini della vita", affiancando così due temi, l'imitazione e la sequela, che, pur elaborati in epoche diverse, si completano e si arricchiscono mutuamente. Perché, se il Gesù dell'Imitazione di Cristo è quello che parla all'interiorità umana, il Gesù della Sequela è quello che presenta un progetto di trasformazione totale e liberante dell'intera realtà, a cominciare dai poveri e all'interno della nuova visione del mondo offerta dai dati più certi delle scienze della vita e della Terra.
L'orazione Sul natale di Gregorio di Nissa viene presentata per la prima volta tradotta in una lingua moderna. Si tratta di un'opera oratoria molto importante nella quale il Nisseno tocca i punti più rilevanti dell'Incarnazione sia dal punto vista prettamente teologico e dottrinale, attraverso una riflessione sulla natura divino-umana di Cristo, sia sotto il profilo antropologico e morale, mediante una disamina degli effetti che l'avvento del Signore ha nel destino, terreno e ultraterreno, dell'uomo.
Il libro ricostruisce come i Padri della Chiesa hanno pensato la Trinità (la relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo) e la Rivelazione cristiana in base ai concetti della metafisica greca. In gioco è il rapporto tra cristianesimo ed ellenismo: un tema quanto mai dibattuto, e qui analizzato con rigore e chiarezza. - Il libro è anche un'affascinante ricostruzione della storia del concetto di spirito (pneuma), dal suo significato filosofico (ragione, anima) a quello teologico cristiano, diventando nome della terza Persona divina. Da tale storia emerge anche una nuova prospettiva sullo spirito dell'uomo e sul suo rapporto con il corpo e il mondo. - Le controversie teologiche tra patristica greca e latina sono esposte e chiarificate in modo nuovo.
Si sente oggi più che mai il bisogno di riprendere il modo di pensare di Tommaso d'Aquino, che aveva fondato il pensiero religioso e laico sull'obbligo morale per l'uomo di dare a ogni soggetto (incluso lo stesso Dio) il suum, non solo quando lo giudica secondo verità, ma anche quando pone in essere atti che devono mettere l'uomo stesso in rapporto con tale soggetto secondo giustizia. Tale ritorno, fatto allo scopo di trovare in questo modo di pensare un valido aiuto per meglio capire allo scopo di meglio risolvere i problemi reali dell'uomo di oggi, non può prescindere dalla rilettura della sua opera principale, la Summa theologiae. Questa, a tutt'oggi, non è stata ancora edita con un apparato critico completo e puntuale né la letteratura critica ha mai sufficientemente richiamato l'attenzione a leggerla secondo la metodologia e l'epistemologia aristotelica, come qui si propone. Temi del tomo 2: «Poiché si dice che l'uomo è stato creato a immagine di Dio, dopo aver parlato dell'esemplare, cioè di Dio, e di quelle cose che procedettero dalla potenza di Dio secondo la sua volontà, ora resta da indagare sulla sua immagine, cioè l'uomo, in quanto anch'esso è principio delle sue opere». Poiché, poi, si agisce in vista di un fine e i fini sono ordinati al fine ultimo, «bisogna indagare per primo intorno all'ultimo fine della vita umana [qq. 1-6] e, per secondo, intorno a quelle cose con cui l'uomo può pervenire a questo fine (mediante le virtù: qq. 6-70) o da esso deviare (mediante i vizi: qq. 71-89)». «Poi bisogna indagare intorno ai princìpi degli atti esteriori», il primo dei quali «è Dio, che muove l'uomo verso il bene, lo istruisce mediante la legge e lo aiuta mediante la grazia. Perciò, bisogna per primo parlare della legge (qq. 90-108), per secondo della grazia (qq. 109-114). Quanto alla legge, per primo bisogna indagare sulla legge in generale (qq. 90-97); per secondo, sulle sue parti»; cioè, dapprima sulla legge antica (qq. 98-105) , poi sulla legge nuova (qq. 106-108).
Centrale nell'analisi di questo Commento del Crisostomo è l'interpretazione e il senso da dare alla sofferenza di Giobbe. Il Crisostomo esclude che si possa leggere in chiave retributiva. Egli è infatti al di sopra di qualsiasi peccato per il quale Dio avrebbe potuto punirlo. Quindi, per mezzo della figura di Giobbe, il padre antiocheno esprime una forma di pedagogia divina attraverso la quale tutti devono apprendere dalla sofferenza di Giobbe. Accanto al tema dell'edificazione, e come intrecciate ad esso, ricorrono nel commento biblico altre questioni alle quali il Padre della Chiesa si sforza di rispondere, come la presenza del male, la prosperità dell'empio, il distacco dai beni, il pericolo delle ricchezze, l'educazione dei giovani.
Testo critico greco e a fronte traduzione italiana. È la prima traduzione italiana condotta sul testo critico greco.
Il trattato La natura dell’uomo è il primo testo, di ambiente cristiano, che affronta sistematicamente il tema dell’uomo in tutti i suoi aspetti: proprietà psichiche, fisiche, sensoriali, etiche. Nemesio fa una rassegna delle opinioni espresse da pensatori pagani sui vari problemi e li mette a confronto con la rivelazione cristiana, mostrando come la riflessione puramente razionale dei filosofi pre-cristiani porti a conclusioni insufficienti e contraddittorie, ma non inconciliabili con le verità della fede. Nemesio discute e confuta anche le tesi di pensatori che si sono allontanati dall’ortodossia cristiana, come Apollinare di Laodicea, Eunomio di Cizico e Origene. Della natura dell’uomo ebbe una larga popolarità nel mondo bizantino e nell’Oriente cristiano, come appare dall’elevato numero di manoscritti che ce lo trasmettono e dalle numerose traduzioni orientali che ci sono pervenute (armena, araba, georgiana) o di cui abbiamo notizia (siriaca). È conosciuto anche nell’Occidente cristiano, grazie alle traduzioni latine di Alfano, vescovo di Salerno del XI sec., e di Burgundione di Pisa del XII sec., a cui seguirono in periodo rinascimentale nuove versioni. Oggi il trattato di Nemesio è molto studiato e rivalutato in ragione di aspetti interessanti e attuali di quest’opera, considerata da sempre soprattutto una importante fonte di storia della filosofia.
Nemesio di Emesa - Sappiamo pochissimo di Nemesio, vescovo di Emesa in Siria. Dai dati interni possiamo concludere che aveva buone competenze di filosofia e di medicina e che scrisse l'Opera nei primi decenni del V sec. Il De natura hominis fu ampiamente utilizzato da pensatori e teologi cristiani quali Massimo Confessore e Giovanni Damasceno. Spesso traduzioni e manoscritti attribuiscono il trattato a Gregorio di Nissa. Perciò grandi autori della Scolastica, come Pietro Lombardo, Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, citano tesi di Nemesio, ma sempre sotto il nome di Gregorio.
La dottrina dell'infanzia spirituale di santa Teresa di Gesù Bambino forma una sintesi di ciò che insegna lo Spirito Santo nella Bibbia: ne sottolinea l'essenziale. Il Venerabile Marcello della Vergine del Carmelo lo ha compreso e ne è stato conquistato leggendo Storia di un'anima. Questi nove giorni di meditazione accompagnano il lettore lungo la "piccola via" di santa Teresa di Gesù Bambino, portandolo a riflettere su ciò che è la cosa più importante per rispondere alla chiamata di santità e agire di conseguenza: la fiducia. È essa, infatti, che unisce più velocemente all'amore.
365 testi scelti, tratti dalle pagine più intense dei "Sermoni" di sant'Antonio di Padova (1195-1231) e opportunamente assegnati ai diversi giorni dell'anno in naturale sintonia con le celebrazioni dell'anno liturgico. Strumento di meditazione e accompagnamento spirituale da utilizzare giorno per giorno, da gennaio a dicembre, prestando particolare attenzione alle festività principali dell'anno liturgico, che con quello solare si interseca.
Santa Teresa d'Avila è stata, ed è ancora oggi, un donna straordinaria che ha saputo unire l'orazione al vivere quotidiano. Proprio per questo motivo il suo messaggio profondamente spirituale si rivolge a tutti coloro che intendono approcciarsi alla preghiera in modo diverso e profondo. Ciò che la Santa spagnola ci lascia come eredità spirituale si racchiude in una frase: "L'orazione mentale non è altro se non un rapporto di amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama" (Vita 8,5).
Si è sempre ripetuto che nell'antichità la donna era senza parola. Si denuncia l'oppressione a cui era sottoposta, e lo scarso peso che sempre ha avuto e che ancora la caratterizza nella chiesa oggi. Immergendosi però in un ascolto più attento, in una ricerca più approfondita, si possono scoprire tracce femminili nella chiesa nel corso della storia. Ecco l'intento di questa raccolta, nella quale abbiamo lasciato parlare proprio le donne: monache vissute tra il IV e il VI secolo in diverse regioni di occidente e di oriente. Si tratta a volte di brevi frasi, racconti di semplici gesti, letti collocandoli all'interno del loro contesto e liberandoli dai pregiudizi di cui sono stati caricati: essi sono preziosi frammenti di una sapienza femminile da riscoprire.