
Nel presentare la dottrina sul giudizio di Dio nei confronti dei dannati e dei beati, il francescano Giovanni Duns Scoto elabora una risposta concettuale che fa uso di una nuova teoria della modalità, grazie alla quale trova coerente spiegazione l’apparente contraddizione tra prescienza divina e libertà umana.
Ernesto Dezza è professore di metodologia generale e di storia della filosofia medievale presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Antonianum nonché professore di teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Il titolo stesso di quest'opera ne racchiude il contenuto: figlia di Plutone e Neotete, la Follia è la divinità suprema capace di dispensare benefici agli uomini e agli dèi, dà sapore all'esistenza portando all'accettazione di sé e degli altri, genera i matrimoni e le amicizie, armonizza la società umana e domina persino sugli dèi. La Follia dissacra ma non condanna mai. Uno dei più grandi successi letterari del secolo, l'Elogio della Follia fu letto ovunque in Europa, fu tradotto in varie lingue ed ebbe numerosissime edizioni e imitazioni. Tutte le opere di Erasmo, Elogio della Follia e Colloqui compresi, furono inserite nell'Indice dei libri proibiti istituito nel 1559. Saggio introduttivo di Massimiliano Lacertosa.
«La vita», «Il Castello interiore», «Le Fondazioni», sino alle opere minori di Teresa d'Avila rappresentano un corpo unico capace di parlare con efficacia all'uomo del terzo millennio. Il linguaggio di Teresa, qui esigente, là consequenziale, fintamente distratto e falsamente inconsapevole, parla come parla il mondo d'oggi: per rimandi, schizzi, analisi ed effetti, che rendono difficile se non impossibile la traduzione perfetta. E non si tratta di un caso di captatio benevolentiae. Di qui, anzi, la nuova e invincibile scommessa di un volume con il testo a fronte. Descrizioni a flash diventano flashback cinematografici se un filo non conducesse lettere, parole e frasi da un saggio alla poesia, e da questa, tramite l'ironia, alle vette della spiritualità. Sì, perché i santi sono gli autentici istrioni del mondo di oggi e di sempre; Teresa ne fa parte, e con lei, in questo volume, è stata accolta la perenne sfida della parola.
E’ la prima traduzione a livello mondiale di questa opera di Tommaso d’Aquino, la traduzione è a fronte del testo latino. Non conosciamo con esattezza né la data né la città in cui Tommaso ha commentato il Vangelo secondo Matteo. In ogni caso è un’opera di esegesi biblica che resta un punto di riferimento anche per i biblisti di oggi e per tutti coloro che desiderano conoscere il senso profondo del vangelo.
L’esegesi di Tommaso è quanto mai caratteristica: dà grande rilievo all’interpretazione storico-letterale e solo dopo all’interpretazione mistico-allegorica; e nella sua semplice linearità è ricca di intuizioni geniali che anticipano alcuni problemi che oggi teologi ed esegeti avvertono con acutezza.
Il testo latino è quello consolidato dalla tradizione manoscritta e comprende alcuni frammenti del cosiddetto manoscritto di Basilea, che presenta delle varianti rispetto al testo consolidato.
Introduzione e Traduzione di Roberto Oggi O. P.
Sono qui raccolti gli atti del convegno realizzato a Bologna il 2-3 dicembre 2014, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Storia della Teologia della FTER (Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna) e del GIROTA (Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina). Non si tratta di un bilancio della ricerca in corso, né di una sintesi a carattere manualistico, ma di una serie di approfondimenti su figure e momenti nodali di una possibile “storia dello Spirito santo”, che spaziano dalla letteratura biblica – sia in lingua ebraica che greca – alle testimonianze protocristiane canoniche ed extracanoniche, alla riflessione dei primi secoli in Oriente e Occidente, tenuto conto delle testimonianze iconografiche coeve. Due excursus indagano anche nell’ambito della tradizione islamica e della teologia cristiana contemporanea.
Contributi di M. Settembrini, F. Calabi, M. Marcheselli, M. Simonetti, F. Pieri, L. Perrone, G. Maspero, C. Gianotto, E. Norelli, F. Ruggiero, C. Burini De Lorenzi, G. Bendinelli, R. Zanotto, D. Righi, D. Gianotti.
Il capolavoro di Czepko, i "Sexcenta monodisticha sapientum", è la raccolta poetica che ha ispirato all'amico Angelus Silesius il "Pellegrino cherubico" e, al pari di questo, si può considerare una vera e propria summa della tradizione spirituale classica e cristiana. I distici di Czepko trattano, con concettosa brevità, il tema cruciale del destino dell'uomo e dell'unione dell'anima con Dio. Il materiale speculativo dei versi è fornito all'autore dalla filosofia greca, dal mondo cristiano antico, ma soprattutto dalla mistica tedesca, medievale (Eckhart, Taulero, la Theologia deutsch) e rinascimentale (Franck, Weigel, Böhme). Con sublime arditezza il poeta ci parla così di distacco da se stessi, di "morte dell'anima", di ritorno all'origine e ricongiungimento a quell'Uno da cui, in realtà, non siamo mai usciti.
Medico e filosofo tedesco, di famiglia protestante ma passato al cattolicesimo e diventato prete, Johannes Scheffler (1624-1677), che assunse lo pseudonimo di Angelus Silesius (angelo della Slesia), è stato giustamente definito "versificatore di Eckhart", ma il suo "Pellegrino cherubico" è in realtà una sintesi completa della tradizione mistica occidentale. Esso fonde mirabilmente la riflessione di origine classica, soprattutto neoplatonica, filtrata attraverso i mistici medievali tedeschi, con i motivi più profondi della pietà cristiana. Il versante speculativo del libro è stato altamente stimato da pensatori quali Hegel e Schopenhauer, e la sua profondità psicologica ha causato l'ammirazione di psicoanalisti come Lacan. Il "Pellegrino cherubico" non è però un'opera facile: i suoi distici racchiudono spesso, nel breve spazio di due versi, concetti tra i più elevati del misticismo. La versione qui presentata, con l'accuratezza della traduzione e la ricchezza della introduzione e delle note, permette al lettore la comprensione e il godimento di questo capolavoro della poesia tedesca e di quella spirituale di tutti i tempi.
Testimone di numerosi conflitti che lacerano la Chiesa, l'Europa e il mondo nel corso del XV secolo, Nicola Cusano è alla ricerca della concordia. Crede che per realizzarla nella pratica, sul campo diremmo noi oggi, occorra coglierne i fondamenti filosofici, teologici, eterni. Nel "De pace fidei" egli mette in scena, in un dialogo lungo diciannove capitoli, i delegati della maggior parte delle nazioni allora conosciute. Essi si esprimono sulle loro religioni e i loro riti e grazie a ciò le loro controversie verranno risolte e non si dovrà ricorrere al conflitto. «Cesserà la guerra, il livore dell'odio e ogni male e tutti conosceranno che non vi è se non una sola religione, pur nella diversità dei riti». Il metodo utilizzato da Cusano nello svolgimento di questo testo delinea già le strutture della concezione moderna dell'homo religiosus.
Il volume propone una selezione di brani tratti da Rivelazioni dell'Amore Divino, il libro scritto alla fine del Trecento da Giuliana di Norwich. Giuliana è una mistica inglese considerata una delle più grandi figure mistiche della storia, oggi acclamata come teologa. Le sue parole, scritte in un momento di malessere sociale e di disordini civili, parlano dell'amore e della misericordia di Dio, di valori come la speranza e la fedeltà. Il suo messaggio si adatta perfettamente ai nostri tempi. In un mondo che attraversa sconvolgimenti, con minacce di guerra, in cui la società sembra mancare di valori precisi, le parole cariche di amore, misericordia e fedeltà a Dio di Giuliana ci riempiono ancora una volta di coraggio.
Le Conferenze sull’Esamerone (Collationes in Hexaëmeron ) che raccolsero per l’ascolto tutta la Parigi intellettuale dell’epoca sono l’ultimo e appassionato intervento di Bonaventura contro l’infatuazione suscitata nella facoltà delle arti a opera di Aristotele. Di fronte a una filosofia assoluta, che si istituisce in antitesi alla fede e si sottrae a ogni suo giudizio, Bonaventura ripresenta l’unità del sapere cristiano, secondo il modulo e la sensibilità che gli sono congeniali. In questa predicazione dal 9 aprile al 28 maggio 1273, Bonaventura lascia il suo testamento spirituale. La curatela, la traduzione e le note delle Collationes di Vincenzo Cherubino Bigi forniscono un’ottima guida alla comprensione e alla lettura di un’opera in cui polemica e contemplazione, dibattito e mistica, storia e verità si intrecciano, dando vita a un testo che rappresenta uno stimolante invito allo studio della Scolastica.
Se la nascita e lo sviluppo del pensiero cristiano delle origini sono segnati dall’incontro con la filosofia greca, un protagonista di questo incontro, nel periodo fra il II e il III secolo, è Origene di Alessandria (185- 253 d.C.), il più autorevole teologo ed esegeta cristiano prima di Agostino. - Il libro mostra, con attenzione anche agli aspetti linguistici, come Origine si serva del pensiero antico, soprattutto del platonismo, per interpretare le Sacre Scritture e alimentare la riflessione sui contenuti della rivelazione. Una interpretazione che ha segnato la storia della teologia cristiana, occidentale e orientale. - Un libro, insieme di storia della filosofia e storia del cristianesimo, che apre nuove piste di ricerca.
Erasmo inizia con la ricerca del culmine della filosofia cristiana. Poi parla della morte. Il cristiano non deve aver paura della mort; chi la teme ha una fede debole e dimostra attaccamento alle cose terrene, deperibili, passeggere. Siamo stati creati per contemplare e lodare Dio, creatore e verità eterna. Tutti morirono: santi, profeti, la stessa madre di Cristo si addormentò. Questo è per noi un esempio incoraggiante perché la morte è la porta del cielo.