
Storia, tradizioni e pratiche della mistica ebraica
"La mistica ebraica è un roseto con mille spine. La maggior parte dei libri intrappola il lettore tra le spine; Le via della Cabala ci permette di sentire il profumo del fiore. Questo è un libro da leggere più e più volte".
Rabbi Rami M. Shapiro
La mistica ebraica è fiorita – talvolta brillantemente, talvolta oscuramente – nel corso di cinquemila anni. In Le Vie della Kabbalah Perle Epstein offre una vivida ed accessibile introduzione ai metodi, alle scuole e ai praticanti di questo mondo affascinante. L’Autrice traccia la storia della Cabala attraverso le vite dei suoi illustri studiosi e santi, e sbroglia la rete delle antiche tradizioni celate in testi quali il Sefer Yetzirah e lo Zohar. Queste pagine sono attraversate dalle parole di cabalisti e mistici straordinari – tra cui Simeon Bar Yohai, Isaac Luria, Abramo Abulafia e il Baal Shem Tov – i quali impartiscono istruzioni su pratiche che vanno dalla contemplazione degli insegnamenti segreti della Bibbia al rito, alla preghiera estatica e alla meditazione intensiva.
"L’autore spiega la cabala con la massima chiarezza con cui può essere illustrata, e con un’autentica simpatia verso il sapere mistico".
Isaac Bashevis Singer
"Credo di non offendere minimamente l'alta considerazione che ho della verità, come pure del sacerdozio mosaico, se mi spingo a considerare tale culto, nelle sue componenti fondamentali, una copia fedele della religione esoterica degli Egizi e ad affermare che il legislatore degli Ebrei, abbia apparentemente mirato, per quanto gli riuscì, a iniziare il suo intero popolo ai misteri egizi. Una volta fissata questa evidenza come premessa, l'infelice disputa circa l'origine delle verità religiose si rivelerebbe assolutamente superflua. Ci renderemmo generalmente conto che l'opposizione tra ragione e rivelazione si basava su un semplice equivoco". A partire da queste tesi, Cari Leonhard Reinhold, filosofo, massone e Illuminato, si propone di dimostrare come Mosè fosse in realtà devoto al principio panteistico dell'Uno-Tutto, ovvero alla religione naturale che ricavò dalla frequentazione dei misteri egizi e che decise di porre al centro del suo culto monoteistico. Egli si vide cioè costretto a tradurre quella verità nella più accessibile immagine di una divinità tutelare antropomorfa, al fine di dare al suo popolo un'identità nazionale. Nato come contributo alle ricerche sul simbolismo massonico condotte al termine del Settecento dalla loggia viennese "Zur wahren Eintracht", il saggio di Reinhold rappresenta un documento chiave per comprendere cosa significhi per la cultura occidentale il recupero di una "memoria egizia"...
Il libro ha l'intento di presentare il dibattito filosofico contemporaneo sul tema del rapporto tra la Torah (in senso lato) e Sophia, raccogliendo i contributi delle voci più autorevoli, ma anche più giovani, tra gli specialisti di filosofia ebraica.
Che ruolo hanno i rabbini nella vita istituzionale delle odierne comunità ebraiche? E che funzioni hanno ricoperto nel passato, nella diaspora europea, e ancora più indietro nel tempo all'epoca del Tempio di Gerusalemme? Chi li nomina? Quali funzioni vengono loro attribuite dalle comunità ebraiche? Per rispondere a queste domande, che già si poneva in modo esplicito e provocatorio Napoleone nel 1806 e che ritornano con una certa frequenza ancora oggi, Gadi Luzzatto Voghera disegna le caratteristiche di una classe di dotti che nei secoli ha saputo sintetizzare competenze giuridiche, pensiero filosofico, sapere scientifico, inventiva letteraria, ricerca storica, per approdare, in epoca di emancipazione, a occuparsi con maggior continuità di culto, educazione, rappresentanza e custodia della tradizione. Questioni complesse che ritornano spesso e che presuppongono l'idea non proponibile di una storia omogenea e immobile della civiltà ebraica, ma piuttosto la necessità di comprendere a fondo le dinamiche che hanno portato alla nascita e poi alle successive trasformazioni del rabbinato, attraverso un percorso storico affascinante eppure non lineare, imprescindibile secondo Luzzatto Voghera per capire la millenaria vicenda della storia ebraica e di una delle grandi religioni monoteiste.
La condizione delle donne è oggi un argomento centrale per tutte le grandi religioni. Il privilegio maschile che in maniere diverse attraversa e caratterizza le varie tradizioni è sempre più in contrasto con il modo di vivere del nostro mondo. Ma è necessario che le cose stiano proprio così? Non vi è modo di cambiare i termini di una contraddizione così stridente? L'ebraismo non può trovare una sua strada per superare questo limite? In questo libro Haim Fabrizio Cipriani mostra che l'ebraismo può aprirsi al mondo femminile molto più di quanto accada oggi e ne indica le ragioni. La sua, però, non vuole rappresentare una rottura della catena della tradizione ebraica o di un suo astratto adeguamento alla modernità, bensì la proposta di una rilettura della stessa tradizione che ne attualizzi le posizioni più aperte ed accoglienti, perché "l'ebraismo ha bisogno delle donne, delle loro menti, dei loro cuori, per ascoltare voci e prospettive diverse che gli uomini non potrebbero fornire".
"Ma, nel momento del cheshbon hanefesh, facendo il bilancio della mia vita, devo riconoscere che i miei veri maestri, per guidarmi e per spingermi avanti, mi attendono non in luoghi prestigiosi e lontani ma nelle piccole aule piene d'ombre e di canti dove un ragazzo al quale assomigliavo studia ancora oggi la prima pagina del primo trattato del Talmud, sicuro di trovarvi tutte le risposte a tutte le domande. Meglio: tutte le risposte e tutte le domande. Perciò, spesso per me l'atto di scrivere non è altro che il desiderio inconfessato o cosciente di incidere alcune parole su una pietra tombale: alla memoria di una città scomparsa, di un'infanzia esiliata e di tutti coloro che ho amato e che se ne sono andati prima che abbia potuto dirglielo."
"Rabbi Uri diceva: Le miriadi di lettere della Torà corrispondono alle miriadi di anime di Israele; se nel rotolo della Torà manca una lettera, esso non è valido; se manca un'anima nella lega di Israele, la Shekhinà non posa su di essa. Come le lettere, anche le anime devono collegarsi e diventare una lega. Ma perché è proibito che una lettera nella Torà tocchi la sua vicina? Ogni anima d'Israele deve avere ore in cui è sola con il suo Creatore.
Il volume propone alcuni scritti del semitista e islamista italiano Giorgio Levi Della Vida. Filo conduttore dei saggi: le caratteristiche e le vicende storiche e religiose di due popoli, l'ebraico e l'arabo, i cui incontri e conflitti sono di grande attualità. Le tematiche affrontate sono di notevole interesse; tra di esse, un rilievo particolare occupano quelle relative al rapporto tra Oriente e Occidente, tra Ebraismo e Cristianesimo, la visione di Dio nell'Antico Israele ed il predominio europeo sul mondo arabo e la formazione degli Stati contemporanei. Nonostante la complessità degli argomenti, la prosa è chiara e accessibile.
La Torah è composta dai primi cinque libri della Bibbia - per gli ebrei la parte più importante. Ma che cos'è la Torah? Cos'è il rotolo che contiene questi cinque libri? Che posto occupa nell'insieme della Bibbia? Come la si legge? Cosa significa per gli ebrei lo studio della Torah? Chi l'ha scritta? Dove e quando? Come e perché la Torah mescola racconti e leggi? E se dovessimo conservare un unico versetto, quale sarebbe? C'è un rapporto tra Dio, la Torah e la geometria? Con la profondità e lo humour che gli sono propri, Marc-Alain Ouaknin propone un'introduzione alla Torah totalmente inedita, ma veramente istruttiva. Prefazione di Gad Lerner.
Nel 1998, il grande egittologo tedesco Jan Assmann pubblica "Mose l'egizio", il suo lavoro più radicale e innovativo. Riprendendo la tesi dell'ultimo libro di Freud - "L'uomo Mose e la religione monoteistica" -, Assmann torna su una delle rimozioni più imponenti della cultura occidentale: l'esistenza, dietro il Mose biblico, del dimenticato Mose egizio, che aveva (o avrebbe) conosciuto il monoteismo attraverso la rivoluzione teologica di Akhenaton (Amenofi IV) ad Amarna, nel XIV secolo avanti Cristo. In breve tempo il libro di Assmann diventa oggetto di polemiche e controversie che vanno ben al di là della ristretta cerchia degli specialisti: si distingue per violenza la relazione di un ecclesiastico alle Settimane Universitarie di Salisburgo, nel 2000, nella quale all'egittologo viene imputato di aver incrinato il legame indissolubile tra monoteismo e giustizia divina, e quindi di aprire la strada a ogni nefandezza. In questo libro Assmann risponde ai propri dubbi come a quelle accuse, offrendoci nel contempo una densissima meditazione su quel passaggio oscuro dell'Età del Bronzo, denominato appunto "distinzione mosaica". che vede le religioni "primarie", fondate sul culto e sul sacrificio rituale, prima affiancate e poi contrastate dalle "secondarie", fondate sul Libro e sulla Rivelazione. Ne deriva una concezione paradossale del monoteismo come "controreligione", tesa a contrapporre non tanto l'unico Dio ai molti dèi, quanto il vero Dio ai falsi dèi che affollavano i Pantheon politeisti.
Fin dall'epoca della sua comparsa, lo Zohar (o Libro dello Splendore), raccolta monumentale in più volumi di commenti sulla Torah, ha rappresentato la fonte primaria, e spesso l'unica, utilizzata dai kabbalisti costituendo la base di tutta la letteratura kabbalistica. Per secoli la Kabbalah, e con essa lo Zohar, fu tenuta nascosta al popolo, poiché si riteneva che non fosse pronto per ricevere fino in fondo la sua saggezza. Chi si trova senza cognizioni spirituali vede infatti lo Zohar come una raccolta di allegorie e leggende che ognuno può interpretare in modo diverso; in realtà il suo linguaggio è unico e speciale e, per percepirne la radice spirituale, non può essere letto in modo ordinario, in base al suo solo significato letterale. Tuttavia, la fine del XX secolo era stata indicata come l'epoca in cui gli insegnamenti della Kabbalah dovessero essere svelati a tutti, senza restrizioni, rendendoli comprensibili alla nostra generazione. In continuità con questa indicazione, il professor Michael Laitman, uno dei più insigni e autorevoli kabbalisti viventi, prosegue nell'impegno di divulgazione della saggezza della Kabbalah, proponendo in questo volume la traduzione e il commento a estratti dello Zohar e del Sulam, commentario allo stesso Zohar di Rabbi Yehuda Ashlag. La traduzione e il commento di Laitman diviene indispensabile per dare allo Zohar la sua autentica funzione e verità. Il suo lavoro ha il grande merito di liberare lo studio dello Zohar da inquinamenti mistici e new wave.