
Il testo tratta del periodo storico che va dalle origini alla distruzione del secondo Tempio nel 70 dopo Cristo, evento che diede inizio alla diaspora. Il volume riporta gli avvenimenti storici di cui parla l'Antico Testamento, le prime fasi dei regni di Giuda e di Israele e il tempo dei profeti, il periodo della cattività babilonese, la rivolta dei Maccabei ed Erode, terminando con la conquista di Gerusalemme da parte dei romani e la distruzione del secondo tempio. Il volume unisce alla narrazione dei fatti anche una esposizione delle strutture fondamentali della politica, della società, dell'economia e della religione che caratterizzarono la vita del popolo ebraico nell'età antica.
Gli Ebrei come popolo, l’Ebraismo come tradizione religiosa, lo Stato d’Israele come realtà politica. Tre aspetti differenti di una stessa realtà misteriosa, quella che a ragione può essere chiamata il Mistero d’Israele. Anche se ognuna di queste dimensioni ha una sua peculiarità, è però impossibile definirla senza tener conto delle altre.
Un tema di grande complessità e attualità che l’autore riesce ad affrontare in modo comprensibile ai non addetti ai lavori, toccando temi cruciali come le radici anche religiose dell’antisemitismo o il valore per il cristiano di oggi della secolare tradizione ebraica.
Una grande figura del secolo XII, nato a Cordoba in Andalusia e morto, in esilio, a Il Cairo Ë esposta da un autore di importanti opere sull'ebraismo nel Medio Evo. Mosheh ben Maimon Ë stata una <<personalit‡ di assoluto rilievo nell'intera storia del giudaismo>>, <<uomo fuori del comune>>, soprattutto noto come l'autore della "Guida dei perplessi" e del "MishnË Torah", rispetto alle quali <<nessun'altra opera del pensiero ebraico classico ha avuto una risonanza paragonabile>>.
Maimonide fu medico, filosofo, teologo, codificatore della legge ed esegeta. La sua produzione fu al confluire tra cultura ebraica e greca e unÏ la tradizione alla ricerca, la Bibbia alla metafisica, senza rinunciare ad essere ebreo. <<Fu il primo a concludere una durevole alleanza tra il giudaismo e la filosofia greco-musulmana del suo tempo>>, certo mirando non a <<svuotare le Scritture della loro sostanza>>, ma a soddisfare <<il bisogno di aprirsi una nuova strada>>. Quella di questo "secondo MosË" - come venne chiamato - fu, quindi, la scelta di porre a confronto le credenze tradizionali del suo popolo con le conquiste scientifiche della sua epoca, o, anche, quella di <<innestare le proprie idee filosofiche sul testo della Bibbia, che Ë un documento rivelato>>.
Fra gli eroi dell'Antico Testamento, Mosè è forse quello che più di tutti ha rappresentato, agli occhi degli uomini di ogni tempo, l'avvolgente complessità e l'inesauribile ricchezza del testo biblico. Protagonista del ciclo narrativo più ampio, personaggio multiforme e contradditorio, diviso fra due terre e due appartenenze, in bilico fra elezione e condanna, Mosè è lo straniero e il liberatore, il taumaturgo e l'inadempiente. Ma soprattutto ha il ruolo supremo di colui che incarna la Legge, e con ciò l'idea stessa di monoteismo.
C'è un cuore nella Cabbala: è lo "Zohar", il libro dello Splendore, un immenso e rapsodico commento alla "Torah" nato sul finire del XIII secolo in ristretti circoli cabbalistici castigliani e destinato a imporsi come opera canonica di indiscussa autorità a fianco della "Bibbia" e del "Talmud". E c'è un cuore nello "Zohar": il capitolo dedicato alla creazione, chiuso nella lucentezza dei suoi 17 versetti e delle relative chiose. Poprio questo capitolo è stato tradotto, introdotto e commentato da Gershom Scholem, il quale non trascura di esporre il drammatico racconto "preliminare" delle dieci sefiroth o "sfere" della divinità, le prime tre nascoste nell'insondabile nulla del "senza fondo", le altre sette legate ai giorni della creazione.
In questi ultimi tempi si è passati dall'antisemitismo distruttivo ad un orgoglio semitico ambiguo. Si è fieri di avere un amico ebreo da sbandierare, ma in fondo soltanto per metterlo con le spalle al muro davanti alle sue e altrui responsabilità. Gli ebrei non possono sottrarsi al proprio destino e pare debbano rendere sempre conto di sé, della propria storia, del senso della Shoah, di ciò che sta avvenendo in Israle e nei territori palestinesi. Elena Loewenthal indaga queste contraddizioni gettando luce sulla complessa e drammatica situazione israelo-palestinese, ma anche con uno sguardo attento alla storia passata e alla teologia.