Gianni Baget Bozzo è nato a Savona nel 1925; nel 1967 è stato ordinato sacerdote. Ha partecipato alla sinistra democristiana fino al ’56, poi ha scelto di opporsi all’unità dei cattolici attorno alla DC e al progressismo teologico. È stato europarlamentare socialista dal 1984 al 1994, il che lo ha condotto alla sospensione a divinis. Ha collaborato a varie testate quali “la Repubblica”, “Il Giornale”, “Panorama”, e ha scritto libri di storia, politica e teologia, tra cui ricordiamo il più recente: L’Anticristo (Milano 2001).
Il libretto offre dapprima una panoramica su dottrina, movimenti e abitudini musulmane. Quindi propone indicazioni pastorali per instaurare relazioni corrette nella vita quotidiana. Infine affronta la delicata questione dell'integrazione dei musulmani nella società italiana.
Non sorprende che una storia della teologia cristiana medievale si dedichi a studiare il pensiero arabo. Profondamente e irreversibilmente segnata da Agostino, essa trovò, infatti, una sua risorsa determinante proprio nella teologia degli Arabi, teologia soprattutto intesa come 'filosfia prima'. Ora, un profilo preciso e nitido su questa teologia araba e sui suoi influssi nel medioevo poteva essere delineato da chi, insieme, possiede la competenza e la prerogativa della chiarezza. In sintesi: 'l'enorme biblioteca teologica dell'Islam è restata chiusa per i teologi cristiani del medioevo'; per converso, una teologia cristiana audace è cresciuta grazie agli 'infedeli' portatori di verità.
Nelle città dell'Africa a sud del Sahara, si delinea un percorso affascinante che si snoda tra Sufismo e Fondamentalismo, all'insegna ora di un'opposizione radicale, ora di un'alleanza tanto problematica quanto sorprendente. Al centro dell'analisi emerge il binomio Islam-città quale conditio sine qua non dei processi di urbanizzazione e di islamizzazione in corso nell'Africa a sud del Sahara. Un approccio, dunque, all'antropologia urbana nell'Africa sudsahariana che privilegia la griglia interpretativa rappresentata dall'Islam, in un contesto prettamente interdisciplinare che spazia dalla sociologia all'antropologia, dalla storia all'islamologia fino alla musicologia.
DESCRIZIONE: Probabilmente non fu realmente crocifisso Husayn ibn Mansur al-Hallaj, nato a Tur, in Iran, intorno all’857, e morto a Baghdad nel 922, per sentenza pronunciata dal califfo. Ma il legno a cui fu appeso ha in ogni modo, per noi, valore di icona di un martirio, di una morte subìta e accolta da un uomo che non ha voluto accettare di mettere distanza fra sé e il Dio nel quale riversava il suo amore.
Un amore che ritroviamo nelle sue parole – «Io sono il Vero ...», «Io sono Colui che amo e Colui che amo è me ...», «Religione di croce sarà la mia morte ...» –, espressione di una delle più alte voci della mistica islamica.
(dalla Premessa di Gabriella Caramore)
ALBERTO VENTURA è docente di Islamistica presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Ha curato l’edizione di Al-Hallaj, Diwan (Marietti, Genova 1987) e Il Cristo dell’Islam. Scritti mistici (Mondadori, Milano 2007).
Il Sufismo, corrente della mistica islamica che assunse importanza nelle prime esperienze monastiche del VII secolo, e l'Esicasmo, teoria e pratica meditativa ascetica, propria della teologia bizantina, trovano una seria e completa trattazione in questi saggi e articoli che Michel Valsan pubblicò nella rivista Etudes Traditionelles tra il 1961 e il 1971.
Il volume indaga il complesso universo islamico, con riferimento costante alla realtà dei musulmani in Italia, e con preziosi rinvii all'esperienza di altri paesi europei. Innanzitutto i temi di fondo, i più problematici per la cultura occidentale: rapporto fra religione e Stato; concetto della famiglia e del matrimonio, e la connessa posizione di globale inferiorità della donna. E ancora, tra tante, le questioni relative all'istruzione scolastica, la pretesa della macellazione rituale, di interruzioni dell'orario lavorativo per il riposo del venerdì e le preghiere quotidiane del credente.