Dopo una sintetica presentazione del Vangelo di Marco, fatta da un biblista, il testo si sviluppa - come il precedente su Matteo - in una trentina di capitoletti partendo da un brano del Vangelo di Marco. Il criterio di fondo è che davanti al testo biblico occorre rovesciare la prospettiva: non siamo noi a leggere il testo, ma è il testo che ci legge. Ci troviamo di fronte a uno specchio nitido che ci mostra con semplicità chi siamo. La nostra vita è come un mare attraversato da tempeste; e noi abbiamo paura di non farcela. Ma la Parola ci guida. Una lettura esistenziale di Marco: il linguaggio svelto e immediato, una visione acuta e propositiva, ci immettono nel progetto di Dio.
Riportare Giovanni sulla terra: è quanto si cerca di fare con questo libro, invitando il lettore a entrare in un testo nato per alcune comunità rimaste fedeli alla tradizione del discepolo che Gesù amava, voluto dalla chiesa per tutti i credenti e riconosciuto come patrimonio universale dalla successiva storia del pensiero. Come ogni altro strumento simile, anche questa Guida al vangelo di Giovanni persegue una ben precisa finalità: essere in qualche modo utile a entrare nel testo del quarto vangelo rispettandone l'originalità e riconoscendone il carattere teologico. Entrare nel quarto vangelo significa anche familiarizzare con studiosi che, sia pure molto diversi tra loro per estrazione culturale e per formazione scientifica, hanno intessuto intorno a questo scritto una trama investigativa fatta di questioni e di problemi, di ricerca e di tentativi di soluzione. Depositato nell'alveo della tradizione come lievito che fa fermentare la massa, il vangelo di Giovanni continua del resto a interpellare tutti quelli che, pur non avendo visto, vogliono credere. Un vangelo che, da quasi duemila anni, non finisce di appassionare gli studiosi per la sua problematicità e di interpellare i credenti con la sua intensità.
Che cosa chiede Gesù ai suoi discepoli e a tutti coloro che, lungo la loro vita, vogliono nei vari modi a Lui accostarsi? Questo il tema del Vangelo di Matteo, testo "ecclesiale" per eccellenza, in cui viene presentato il "Regno" che viene in mezzo agli uomini, realizzato in Cristo e in coloro che si pongono alla sua sequela. Questo anche il tema delle meditazioni che monsignor Bruno Forte offre in queste pagine, a partire da quattro grandi testi matteani: la genealogia di Gesù; il brano delle Beatitudini e due altri pericopi tratte dal Discorso della montagna, vero e proprio punto di non ritorno della catechesi di Gesù stesso. Attraverso una meditazione che muove da una profonda analisi dei testi, l'Arcivescovo di Chieti-Vasto conduce il lettore a una riflessione sul senso della scelta cristiana e sulla radicalità possibile della stessa, che conduce al "cuore" della fede cristiana e a una conversione del nostro stesso "cuore", cui è richiesto di essere a immagine dell'Amore di Dio: «Non sarà mai troppo ciò che faremo per vivere la custodia del cuore» è il messaggio che questo libro offre a chi si prenderà del tempo per vivere, attraverso la lettura, i propri esercizi spirituali.
Il volume raccoglie, fuse in un unico testo, le meditazioni tenute dal Cardinal Martini in due distinti corsi di esercizi spirituali sulla seconda lettera a Timoteo. La figura di Timoteo, il giovane e fedelissimo discepolo di Paolo, che vive il servizio di episcopo nella chiesa di Efeso, in una comunità non più gioiosa e conquistatrice come agli inizi, ma affaticata e alle prese con un ambiente difficile e confuso, appare a Martini la più indicata per riflettere su che cosa voglia dire oggi evangelizzare. Una lectio continua di una delle più importanti Lettere pastorali di Paolo, in cui il Card. Martini, dall'esperienza della vita e del messaggio dell'Apostolo, trae insegnamenti fondamentali per la Chiesa e per la società di oggi: l'orizzonte cristiano di senso, la necessità di custodire il «buon deposito», di proclamare il vangelo del primato della grazia sulla legge, dell'essenziale sul relativo, del mistero della croce e dell'eucaristia, il rapporto tra le Lettere pastorali e la "pastorale" del nostro tempo.
Al centro di questa introduzione ai quattro vangeli sta Gesù di Nazaret che, pur non avendo scritto nulla di proprio pugno, è il loro protagonista. Quattro ritratti per ricostruire la sua straordinaria personalità. Ma al lettore non si propone una nuova storia o biografi a di Gesù. Gli si offre un vademecum in cui si condensano anni di docenza. Esso è scandito dalle seguenti fasi: questioni preliminari di tipo storico e ambientale, composizione, messaggio e due brani di esegesi, scelti per la rilevanza che assumono in ogni vangelo. Perciò è richiesta la pazienza di partire dalle basi storiche, per salire al pian terreno delle composizioni narrative di ogni vangelo e ai piani superiori della loro diversa visione su Gesù, Dio, lo Spirito, i discepoli, la comunità e gli esseri umani. Una mappa non sostituisce mai le strade urbane, ma aiuta i turisti a orientarsi e a distinguere una via principale da una secondaria, un vicoletto da un vicolo cieco e a immergersi nella vita quotidiana. Se, nonostante il consenso generale, i vangeli non sono comuni biografi e è perché il lector è sempre in fabula: non sta al di fuori della vita di Gesù, ma ne è immerso.
È opinione diffusa che il cosiddetto Vangelo di Marcione (85-160 circa) sia una versione abbreviata e modificata del Vangelo di Luca. In questi ultimi anni, però, alcuni studiosi hanno messo in dubbio questa ricostruzione e hanno proposto che il testo di Marcione stia alla base del Vangelo di Luca, e non viceversa. Nel 2015 Matthias Klinghardt ha tentato una ricostruzione del testo greco del Vangelo di Marcione - che ci è noto solo attraverso citazioni - giungendo alla conclusione che esso è alla base non soltanto del Vangelo di Luca, ma anche dei Vangeli di Matteo, Marco e Giovanni. Sarebbe allora inutile postulare l'esistenza della fonte Q, sulla quale si fonda la teoria delle due fonti. In questo libro è fornita una traduzione italiana del testo proposto da Klinghardt e un'analisi dettagliata della sua ricostruzione teorica.
I primi che udirono le Beatitudini di Gesù serbavano nel cuore il ricordo di un altro monte, il Monte Sinai ... dove Dio parlò a Mosè e gli diede la Legge scritta «dal dito di Dio» su tavole di pietra. Questi due monti, il Sinai e il Monte delle Beatitudini, ci offrono la mappa della nostra vita cristiana e una sintesi delle nostre responsabilità verso Dio e verso il prossimo. La Legge e le Beatitudini insieme tracciano il cammino della sequela di Cristo e il sentiero regale verso la maturità e la libertà spirituali. I Dieci Comandamenti del Sinai possono sembrare negativi: «Non avrai altri dèi di fronte a me; ... Non uccidere; Non commettere adulterio; Non rubare; Non pronunziare falsa testimonianza...». Essi sono invece sommamente positivi. Andando oltre il male che nominano, indicano il cammino verso la legge d'amore, che è il primo e il più grande dei Comandamenti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente... Amerai il prossimo tuo come te stesso». Gesù stesso afferma di non essere venuto per abolire la Legge, ma per darle compimento. Il suo messaggio è nuovo, ma non distrugge ciò che già esiste. Anzi sviluppa al massimo le sue potenzialità. Gesù insegna che la via dell'amore porta la Legge al suo pieno compimento.
È sempre difficile capire i libri del passato prescindendo dalle loro origini, e questo è particolarmente vero per i Vangeli, libri unici per i quali si intrecciano le interpretazioni più diverse: testimonianza storica o divina, splendido racconto umano o trascendentale mistero di fede. Eppure, suggerisce in questa "Introduzione" il cardinal Martini, per apprezzare il carattere straordinario di tali documenti e il loro insegnamento non conta l'essere credente: ciascun lettore può infatti trovare risposte alle domande che sente maggiormente vicine alla propria sensibilità, interrogando il testo dai punti di vista più diversi. Grazie a queste pagine possiamo ricostruire, di tappa in tappa, il percorso millenario di questi testi, per arrivare a comprendere la loro natura più umana e vicina a noi, e per poterli leggere alla luce della nostra esperienza più prossima. Prefazione di Franco Manzi.
«Il sentimento dell'amicizia è certamente uno fra i più forti e, nel contempo, misteriosi istinti dell'uomo (...). Siamo di fronte a una passione che, più intensamente di ogni altra, non trovando risposta al proprio desiderio nella concretezza di ciò che è effimero, punta direttamente all'eterno come al luogo della propria pace (...). Quando, nel Vangelo, leggiamo che Gesù, (...) in quell'orto, fu costretto a rivolgere, proprio a coloro dai quali aveva sperato conforto, un rimprovero carico d'agonia (Come? Non siete capaci di vegliare neppure un'ora?); e quando egli salutò, ancora una volta, e fu l'ultima (Mt 26,50), colui che lo aveva tradito e usò per lui un nome sacro (Amico, perché sei venuto?), allora riusciamo a capire ciò che per il Signore ha la massima importanza. Se c'è una cosa che non lascia dubbi nel Vangelo è proprio questa: Gesù Cristo desidera essere nostro amico.» (Robert Hugh Benson)
I personaggi: Maria e Giuseppe
Maria e Giuseppe: Una coppia tra Davide e Gesù (pag. 4)
Dionisio Candido
Le vocazioni di Giuseppe e Maria: Mt 1,18-25 e LC 1,26-38 (pag. 10)
Guido Benzi
Maria e Giuseppe nella rete delle relazioni (pag. 17)
Benedetta Rossi
I volti di Maria nel Nuovo Testamento (pag. 24)
Annalisa Guida
Maria e Giuseppe dopo la Bibbia. Tappe di una storia degli effetti (pag. 31)
Dionisio Candido
Sulla soglia, con coraggio e con cura: Le figure di Maria e Giuseppe (pag. 37)
Annalisa Guida
Maria e Giuseppe: Una famiglia in discernimento (pag. 43)
Valentino Bulgarelli
Rubriche Per saperne di più
Chi ascolta la Parola, genera il Cristo (pag. 49)
Marcello Panzanini
Men at work
Genitori (pag. 51)
Valeria Poletti
Apostolato biblico
L’Apostolato biblico nella diocesi di Padova (pag. 53)
Andrea Albertin
La Bibbia nella riforma
Authorized Version o King James Version (anno 1611) (pag. 54)
Mara La Posta
Vetrina biblica
Recensioni (pag. 57)
Arte
La Madre non ci abbandona mai. La Madonna del parto di Piero della Francesca (pag. 59)
Marcello Panzanini
Inserto staccabile La Bibbia a scuola
La Bibbia come paradigma culturale/1
Marco Tibaldi
Ormai quasi al termine del suo ministero apostolico, Paolo si trova a Roma, la sua vita sembra giungere alla fine ed è convinto di non aver ancora raggiunto la perfezione verso la quale è proteso come un atleta. La mèta finale della sua esistenza, e di quella dei credenti, si trova lassù, nei cieli, dove e quando tutto sarà «trasformato». Per questo motivo l'Apostolo può essere considerato un «atleta incatenato» che lotta con e per il Vangelo, al fine di diventare un «campione celeste» e ottenere il «premio celeste». Il linguaggio agonistico sportivo e quello escatologico mostrano come nell'orizzonte del pensiero escatologico paolino l'intreccio delle varie dimensioni (temporale/spaziale, individuale/collettiva e statica/dinamica) faccia affiorare un quadro del tutto particolare nella corrispondenza con i Filippesi. Il linguaggio dell'Apostolo in rapporto all'escatologia risulta ricco, complesso e variato e come tale non presenta un'unica prospettiva o dimensione escatologica, ma cerca sempre il modo migliore per esprimere ai suoi destinatari il mistero della vita in Cristo. I cambiamenti linguistici fanno percepire un'evoluzione nella comprensione di Paolo in relazione a ciò che riguarda le cose ultime. In altre parole, l'orizzonte escatologico della Lettera ai Filippesi non esprime tanto una concezione nuova degli «éschata» (presenti altrove nell'epistolario paolino), quanto il modo nuovo con cui l'Apostolo riesce a parlare in forma «dicibile» delle cose «indicibili».
Con il terzo tomo si conclude quello che a tutti gli effetti può considerarsi un nuovo tipo di commento e uno strumento inedito: la lettura continua dei vari testi in cui il Nuovo Testamento si rifà all'Antico e al tempo stesso ne viene illuminato. Se il nuovo interpreta l'antico, anche l'antico interpreta il nuovo - la Scrittura interpreta la Scrittura -, e per questo è della più grande importanza esaminare la peculiarità del contesto neotestamentario in cui l'Antico Testamento è ripreso, sullo sfondo dell'uso o degli usi che di questo si faceva nel giudaismo del secondo tempio. Se gli scrittori neotestamentari si richiamano all'Antico Testamento servendosi delle medesime tecniche esegetiche e sulla base degli stessi presupposti ermeneutici del tempo, donde viene la novità teologica del testo neotestamentario? Il terzo volume commenta le lettere ai Filippesi, ai Colossesi, ai Tessalonicesi, le lettere Pastorali, agli Ebrei, di Giacomo, di Pietro e di Giovanni, di Giuda e l'Apocalisse di Giovanni. Chiudono il volume indici dei passi citati - non soltanto biblici -, che concorrono a rendere l'opera ancor più fruibile a una lettura approfondita del testo biblico.