
Il Natale ci riporta all'essenza del cristianesimo: la persona di Gesù, carne di Dio. Dio, scegliendo il cammino dell'umiltà, viene ad abbracciare l'umanità. Noi oggi, come un tempo i Magi, siamo cercatori di Dio, ma nel Natale spesso vediamo solo la poesia di un bambino avvolto da un abbraccio. Maria, la madre, ci aiuta però a capire il significato di questo abbraccio: lei è l'abbraccio che fa vivere. Gesù vive per l'amore di sua madre... Da questo abbraccio gli verrà, insieme alla fede, forza per vivere. Ancora adesso Dio vive per il nostro amore, sta a noi aiutarlo a incarnarsi nelle nostre case, valorizzando il feriale, il carnale, l'umiltà di Dio, la compenetrazione di cielo e terra. Questo è il messaggio straordinario del Natale, che padre Ermes Ronchi poeticamente sottolinea.
L'autore presenta una raccolta di meditazioni sulla paternità di Dio, fonte di inesauribile fiducia e speranza. Dio è Padre di tutti, e tutti siamo fratelli tra noi: questa certezza è presentata e approfondita attraverso i numerosi brani biblici tratti dall'Antico e dal Nuovo Testamento. Il capitolo dedicato al Cantico dei Cantici presenta Dio come sposo per accompagnare il lettore a scoprire il suo amore immenso per l'umanità e per la singola persona. Ogni capitolo è accompagnato da un'antologia di testi e di preghiere di autori contemporanei come Carlo Carretto, Charles de Foucauld e altri.
Le "reliquie" si impongono - siano esse resti corporei oppure oggetti appartenenti alla persona in vita - come veicoli della sacralità: un valore aggiuntivo che la comunità stessa conferisce loro. E se il "sacro" nasce come prodotto culturale determinato da una scelta umana, esso non preesiste come una categoria a priori. L'originalità di questo testo si delinea, da un lato, nel mostrare l'attualità del concetto di sacro come fonte di interpretazione della religiosità contemporanea - con attenzione agli sviluppi antropologici - e, dall'altro, come investigazione sul campo in vari conventi in Francia e in Italia, attraverso l'analisi del caso storico riguardante la beatificazione della duchessa bretone Françoise d'Amboise (1427-1485). In queste pagine si assiste - e l'occasione è il ritrovamento di un documento relativo a una reliquia della duchessa posseduta dal Carmelo di Vannes - a una sorta di "metamorfosi": la studiosa da asettico ricercatore diventa "mediatore" della pratica sacra, perché condivide con le monache una vera scoperta. Il lettore, introdotto nel mondo conventuale, è guidato a decodificare i processi sociali e simbolici che suscitano e alimentano il valore sacrale della reliquia: inaspettati significati si celano dietro i gesti delle religiose che "fabbricano" l'oggetto, nelle pratiche che lo definiscono e negli scritti che ne autenticano la verità.
Le monache di Monastero Santa Rita da Cascia vogliono accompagnare le mamme e coloro che desiderano la maternità. Prima che fisicamente, nello spirito, ogni donna è madre, amore e dono di vita. Attraverso testimonianze reali, le suore si pongono all'ascolto di gioie e paure, rispondendo alle domande con consigli ispirati all'esempio di Santa Rita, madre ancora oggi di un'immensa famiglia di devoti.
I testi delle preghiere di Agostino non sono composizioni a sé stanti, ma s'intrecciano con i suoi discorsi sull'uomo e su Dio, sulla sua vita, sui suoi peccati, sulle sue esperienze di misericordia. In esse Dio appare costante interlocutore della sua esistenza, presenza viva e costante. Una preghiera intessuta di pensieri e di sentimenti, di luci e di ombre, costantemente aperta al futuro pur nutrita di mille memorie. Egli un giorno, volendo riassumere il nocciolo di ogni preghiera, scriverà che essa è tendere con amore a Dio, alla vita eterna, cioè all'incontro svelato e definitivo con lui, espressione del desiderio più profondo del cuore umano. Questo radicamento degli interrogativi, dei pensieri e della stessa preghiera nel cuore degli uomini ha reso Agostino nel corso dei secoli vicino anche alle persone che si ritengono lontane da Dio, ma che sono pensose. Le parole di Agostino fanno per così dire corpo con la sua persona, con la sua esperienza, con la sua lingua, con i vari tempi della sua vita; per questo risulta difficile la loro traduzione, anche perché egli costantemente allude sia ad espressioni della sacra Scrittura che non sempre cita in modo esplicito, sia ad esperienze della sua esistenza che richiama solo in forma allusiva.
Con un linguaggio semplice, diretto, capace di parlare a tutti, Anselm Grün - monaco benedettino tedesco conosciuto in tutto il mondo e autore di libri di spiritualità di grande successo - offre preziosi suggerimenti su come esprimere la fede attraverso riti personali, familiari, comunitari. «La fede è qualcosa di estremamente personale. Ognuno ha la propria! Ma essa ha anche bisogno di comunità, di connessioni, altrimenti finisce per... evaporare» scrive l'autore, che suggerisce una serie di indicazioni pratiche per trasformare i luoghi familiari e lo scorrere del tempo in occasioni di spiritualità. Uno strumento destinato non solo ai credenti, ma a tutti coloro che sono in ricerca, che stanno percorrendo un proprio cammino spirituale o che vorrebbero farlo.
Questo volume si presenta come una raccolta di preghiere scritte in diversi anni da don Bortolo Uberti, e pensate per il tempo di Avvento, precedute da una breve introduzione dell'autore. Proposte una per ogni giorno dell'Avvento, alla lettura non si presentano come preghiere strettamente liturgiche e si arricchiscono, grazie alla forma poetica che le contraddistingue, di un respiro più ampio che lascia spazio alla meditazione, al colloquio interiore con Dio, all'azione dello Spirito
Attendere un figlio è la più grande sfida del nostro tempo: significa colmare il vuoto che c'è tra il desiderio e la paura, imparare a cogliere la sua dimensione di dono non esigibile; significa prepararsi a essere impreparate e accettare la bellezza di ciò che non si può controllare né programmare. Questo volume è pensato come un percorso di senso per i mesi dell'attesa, con una particolare attenzione alla dimensione familiare e sociale in cui vivono le donne di oggi. Ciccarelli affronta tutti i temi ed i pensieri che dominano la gravidanza, la condivisione con il padre, le aspettative e il dialogo con la famiglia e la relazione con una realtà sociale e lavorativa non sempre accogliente. La maternità è oggi un percorso di "maternità sociale", ossia imparare a vivere il quotidiano in modo materno e cominciare ad agire nella vita sociale con nuovi strumenti cambiando il mondo in cui si vive, cambiando la cultura individualista, dando spazio e valore al diventare madre e alla sua dimensione sociale.
Un libro sull'attesa del figlio nella prospettiva dei papà, facendo spazio ai temi e alle domande individuali, anche in termini spirituali e di valore, e al discorso della paternità in ambito sociale. Pier Marco Trulli si muove dalla constatazione che l'esperienza della paternità in arrivo spesso è per gli uomini piena di dubbi e di paure, e non essendo biologicamente bilanciata da un cambiamento di natura fisica, chiede uno spazio mentale che è anche un viaggio di maturazione interiore. È un percorso che non si esaurisce nella nascita ma chiede anzi una continua disponibilità a rapportarsi a una nuova realtà, mantenendo la relazione con la madre/compagna. Questo passaggio prelude alla possibilità di vivere la paternità come un dono, sperimentando una dimensione gratificante e differente da quella della madre, e imparando a gustare appieno le gioie e la bellezza del ruolo e della propria nuova situazione di vita.
Può succedere che la vita si spenga, che i sogni si frantumino sotto il duro peso della realtà, che le attese e le speranze cedano il posto alla delusione. Accade dentro di noi, ma anche nella realtà che ci circonda: viviamo tempi incerti, segnati dalla stanchezza, dalla sfiducia, dalla paura di guardare avanti. Eppure, quando ci manca il coraggio di "provarci ancora", la fede cristiana ha un messaggio per noi: si può ricominciare sempre. E abbiamo bisogno di "parole buone", quali fiducia, speranza, riconciliazione, trasformazione... che ci ricordino la promessa di Gesù: nella notte dello smarrimento e dell'attesa, mentre le luci dell'alba tardano ad arrivare, Dio ti aspetta sempre sulle rive della vita. Restare svegli è tutto. Infrangere la notte si può. E ricominciare è possibile sempre.
«I pagani conoscevano il mito delle "tre Grazie"; noi cristiani conosciamo le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Tre Grazie non mitiche ma reali». Padre Raniero Cantalamessa accompagna i lettori in un percorso di comprensione delle virtù, forte della certezza che non c'è alcun contenuto della fede, per quanto elevato, che non possa essere reso comprensibile a ogni intelligenza aperta alla verità. Le Grazie di Botticelli, rappresentate in copertina, invitano con le loro mani a guardare in alto il cielo. Al pari di esse, anche le tre virtù teologali si tengono per mano perché sono inseparabili. Forte del detto evangelico sulla necessità di tenere insieme "le cose nuove e le cose antiche", questo libro cala le virtù in un presente concreto, fatto di grandi e piccole cose, affinché oltre a conoscerle le si possa esercitare nella quotidianità.
Attraverso le Sacre Scritture l'autore rilegge le angosce, le paure e il senso di smarrimento di chi si ritrova immerso nel mistero del solore o a dover combattere un male invisibile, restituendoci l'immagine di un uomo fragile e precario, ma che riesce sempre a trovare la forza e il coraggio di risollevarsi. Un invito a sviluppare quella forza umana - la speranza - che nella fede diventa virtù teologale, per non arrendersi di fronte alle intemperie, tutte, della vita.