L’amore di Dio per il suo popolo è orchestrato nel Nuovo Testamento. La verità è sinfonica. Gesù è presentato come lo sposo e nelle parabole il Regno di Dio viene paragonato a un Re che prepara le nozze per suo figlio. Ai cristiani di Corinto Paolo ricorda che li ha fidanzati per presentarli a Cristo come una sposa casta. L’autore della Lettera agli Efesini paragona l’unione della Chiesa e di Cristo a quella del marito con la moglie. Per la prima volta in un contesto biblico si osa paragonare esplicitamente l’unione mistica tra Dio e l’uomo all’unione sessuale. È il mistero sponsale dell’Alleanza. La donna è dunque nella rivelazione biblica il segno della Chiesa-Sposa; essa rappresenta il popolo di Dio nel suo rapporto sponsale con Dio e Cristo. Dal punto di vista teologico, questo legame di alleanza costituisce, da una parte, il fondamento ultimo del sacerdozio maschile, ma dall’altra anche il fondamento della vera missione della donna nella Chiesa.
Per i cristiani odierni che abitano nelle «terre dell'ombra» del disincanto e del dubbio, il modo principale per tenere vivo il desiderio di continuare a camminare alla sequela del Risorto verso Dio, cioè verso la risurrezione con Cristo e come lui, resta la preghiera. E tra le tante preghiere possibili, i Salmi dell'Antico Testamento hanno, da questo punto di vista, un'elevata fecondità spirituale. Don Manzi, con profondità e competenza, guida il lettore a riscoprire i fondamenti della fede cristiana nella "vita eterna" partendo dall'analisi di alcuni Salmi.
Nicodemo è un personaggio biblico singolare: non solo perché compare unicamente nel Vangelo di Giovanni, ma anche perché, nelle tre volte in cui ricorre, si presenta come una grande “allusione narrativa”, sottile come un filo rosso e ostinata come un tema musicale. Ne emerge un personaggio tanto coraggioso e desideroso della verità quanto incerto e impaurito per le sue conseguenze. La proposta, attenta alle dinamiche esegetiche e animata da un approccio narrativo-esistenziale, costituisce una sicura opportunità per la riscoperta di una figura apparentemente marginale nel Vangelo di Giovanni. Nicodemo sorprenderà di certo il lettore, che troverà nella sua vicenda un aiuto decisivo a non scandalizzarsi delle proprie insicurezze nella ricerca di Cristo e a credere fermamente che quell’incontro gli donerà la verità che unica libera e salva la vita.
Informazioni sull'autore
Pietro Maranesi, sacerdote cappuccino, è professore di Storia e Teologia francescana e medievale nella Licenza in Teologia e Studi francescani dell’Istituto Teologico di Assisi e presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma. È autore di numerose pubblicazioni.
La vita di Giobbe, uomo giusto e dedito a Dio, viene scossa e turbata da diverse sciagure che si succedono rapidamente. Questi eventi mettono in crisi le sue certezze e la sua identità portandolo, dopo grandi sofferenze, a guardare la sua esistenza con occhi nuovi. In questo libro cerchiamo di riflettere sull’esperienza del dolore umano e sulla possibilità di conferirgli un significato, lasciandoci guidare dalla vita di Giobbe, dai momenti più bui e da quelli cruciali per la sua rinascita.
Biografia
Giuliano Franzan Teologo, Psicologo e Sessuologo. Lavora con coppie in difficoltà e segue diversi gruppi in un cammino di Fede, leggendo la Bibbia anche sotto l’aspetto psicologico. Segue diversi corsi per fidanzati sia in campo teologico che psicologico in Veneto e in Trentino. Ha pubblicato diversi articoli e due libri con la casa editrice Messaggero di Padova. È specializzato in problematiche di coppia e lavora come psicologo e sessuologo presso il suo studio privato a Bussolengo (VR).
Giulia Ciclamini. Psicologa. Lavora con bambini e adolescenti in difficoltà e con le loro famiglie. Sta portando avanti la formazione in sessuologia presso l’associazione A.I.S.P.A. di Milano. Segue diversi percorsi sul tema dell’educazione e dell’affettività rivolti a genitori ed educatori.Attualmente svolge l’attività di psicologa presso i suoi studi privati di Bussolengo (VR) e Lendinara (RO).
«Quando a una persona, soprattutto se è giovane, non è consentito, per qualsiasi ragione, di lavorare, tra le molte cose splendide che gli vengono negate, gli si riducono i luoghi dove poter incontrare gli angeli e dialogare con l’infi nito. Lavorare è importante anche per questo».
Così Luigino Bruni ci introduce nel suo libro, splendida rifl essione attraverso tutta la Bibbia alla ricerca del “modo in cui Dio” ci spiega il senso dell’operare con le nostre mani, e del “modo divino” di gestire economia e relazioni sociali. Partendo dal concetto che il Dio di Mosè e di Gesù sembra trovarsi poco a suo agio nei templi, mentre ama l’aria aperta, ama condividere la strada con noi, stare con noi nei luoghi della nostra vita concreta, Bruni ripercorre le grandi pagine del lavoro nell’Antico Testamento – dalla costruzione dell’arca di Noè fi no alle profezie di Isaia e Geremia – e nel Nuovo – con una rivisitazione sorprendente delle grandi parabole che toccano il mondo del lavoro: i talenti, l’operaio dell’ultima ora, il fi gliol prodigo, il buon Samaritano... –, alla luce dei più recenti studi di scienza biblica e sociale.
Un libro pieno di rivelazioni inattese sulla nostra vita di operai del quotidiano.
Nell'epoca del terrorismo globale le credenze religiose sembrano particolarmente legate a forme di violenza. La stagione del nuovo ateismo ha infatti sostenuto che la religione avvelena ogni cosa. Sul banco degli imputati è finito il monoteismo con tutti i suoi difensori che è considerato una sorta di premessa alla violenza religiosa di cui c'è traccia abbondante anche nella Bibbia. Il cristianesimo, come fede monoteistica non sfugge a questa serie di accuse, al punto che sono state proposte molte strategie apologetiche tra cui spicca il tentativo di rintracciare una cesura tra Bibbia ebraica e Nuovo Testamento. Ma la domanda torna sorgere sempre prepotentemente: Il Dio della Bibbia è un Dio violento? L'autore di questo volume, già docente di Antico Testamento affronta il tema in tre capitoli: 1. Dio è coerente? 2. Monoteismo e violenza 3. La Bibbia: una risposta alla violenza?
Il volume suggerisce un percorso metodologico per lo studio della tipologia, fondato prevalentemente sull’analisi narrativa. Si occupa dunque di tipologia anzitutto come di un fenomeno letterario, nel quadro dei procedimenti intertestuali che riguardano figure bibliche e che comportano una progressione rivelativa evidenziabile tramite lo studio della funzione narrativa del testo precursore nel testo d’arrivo. Tale progressione costituisce anche, sul piano retorico, un appello alla fede del lettore.
Questo studio prende posizione, in modo argomentato e fondato, anche in merito all’accusa di supersessionism (sostituzione) rivolta al Vangelo di Giovanni, tema particolarmente importante per il dialogo ebraico-cristiano e per la teologia.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. Prefazione. Introduzione. I. Questioni metodologiche sulla tipologia alla luce di 1Cor 10,1-13. II. La tipologia: breve storia della ricerca. III. Percorso metodologico. IV. Le nozze di Cana (Gv 2,1-11). V. L’acqua viva donata da Gesù (Gv 4,4-42). VI. Il pane della vita e la manna esodica (Gv 6,1-71). VII. Compimento tipologico nella sequenza della morte di Gesù (Gv 19,16b-42). VIII. Analisi del compimento tipologico. Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Davide Arcangeli è docente stabile di Nuovo Testamento all’Istituto Superiore di Scienze Religiose Marvelli di Rimini. Collaboratore delle riviste Parole di Vita e Annale Parola e Tempo, ha pubblicato di recente Testimoni del servo. La «Chiesa in uscita» degli Atti degli Apostoli. Con schede di lettura popolare (Il Ponte 2015).
Nessuna identità può esistere a prescindere dalla relazione con l’altro, l’umano è un volto spirituale tessuto dello sguardo di mille altri. L’identità non è un dato assoluto da conservare al sicuro, ma una ricerca, una strada, un esodo e una decisione. In relazione a chi e a cosa possiamo scoprire il mistero della nostra identità vera? I grandi testi della nostra cultura e la rivelazione biblica ci guidano in un viaggio affascinante per passare da un io chiuso in sé al “tutto a tutti” descritto da san Paolo.
Rosanna Virgili (1958), biblista, è laureata in filosofia all’Università di Urbino, in teologia alla Pontificia università lateranense e licenziata in scienze bibliche al Pontificio istituto biblico di Roma. Attualmente è docente di esegesi presso l’Istituto teologico marchigiano (Pontificia università lateranense).
Il cammino di scoperta della natura dell’amore parte dalla Grecia antica con il suo profondo e sfaccettato pensiero sia mitologico che filosofico, per passare poi alla prospettiva propria di Israele con le sue originali e diversificate accentuazioni in materia, per approdare infine alle origini cristiane con l’incomparabile novità incentrata sulla figura del nazareno Gesù. L’autore ricostruisce l’ambiente filosofico e religioso entro cui l’idea di amore-agape si sviluppa nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Approccio che non ha tanto una preoccupazione storica ma che prepara il campo all’analisi delle ricadute teologiche ed etiche della concezione cristiana di Dio come amore-agape.
Armido Rizzi (1933) è teologo e filosofo tra i più noti e innovativi, già docente in diverse Facoltà teologiche, fondatore del Centro Sant'Apollinare di Fiesole dove ha promosso numerose iniziative di divulgazione teologica. Ha collaborato a diverse riviste (Servitium, Rivista di Teologia morale, Filosofia e Teologia) ed è stato autore di più di 30 saggi. Il teologo Carmine Di Sante, suo allievo ed "erede intellettuale", in questo libro ricostruisce l'originale pensiero teologico di Armido Rizzi con il pregio di riassumere in un'unica opera un pensiero che si dispiega in decine di pubblicazioni e numerosi articoli. Il libro compie una vera e propria operazione di "de-ellenizzazione"della teologia, di abbandono delle categorie filosofiche e metafisiche di derivazione platonica in cui per secoli sono stati improntati lo studio e l'annuncio della Parola biblica.
In quell’alba che annuncia la fine della notte, in quell’ora in cui «è ancora buio» (come annota l’evangelista Giovanni), esplode la gioia della Pasqua per Maria Maddalena, l’amica di Gesù, la prima persona a cui il Signore si mostra risorto.
La tradizione occidentale, in seguito, ha però mescolato e confuso le figure femminili che attorniavano Gesù. E così Maria Maddalena, erroneamente associata da Gregorio Magno la peccatrice (anonima), è stata immersa nella notte delle forze oscure di una corporeità che potrà sublimarsi solo nello slancio mistico e in una vita di penitenza.
Superando questa confusione grazie a un ritorno critico sulle fonti, il XX secolo ha ripulito a poco a poco l’immagine più autentica di Maria di Magdala. Oggi, mediate gli apporti di esegeti e teologi, ma anche per merito delle scienze umane e del nuovo sguardo che esse posano sulle donne, è ora di dare impulso a una nuova uscita dalla notte per la Maddalena, rinnovando il senso del celebre appellativo che le è riservato da secoli: “apostola degli apostoli”.
E, a partire da questa compagna di Gesù riconosciuta finalmente nella sua dignità, nella sua fedeltà, nella sua fede senza difetti, è possibile rivalutare da capo la luce che la sua figura riflette su tutte le donne nella chiesa di domani.
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