"Popolo di Dio": espressione di radice biblica, di forte ispirazione per l'ecclesiologia che ha conosciuto una svolta importante nel Concilio vaticano II. Comblin la riprende e rilancia in questo libro, con lo spessore del teologo esperto e insieme con la passione dell'uomo che vi trova (e ritrova) una base spirituale e quindi vitale per ridare spazio e speranza ai popoli e ai molti,specie nel cosiddetto "terzo mondo", che non hanno voce e lottano per la sopravvivenza.
II Convegno Storico Internazionale su "L'Ecclesiologia di Scalabrini" ha avuto luogo a Piacenza dal 9 al 12 novembre 2005, nel contesto delle celebrazioni per il primo centenario della morte del Vescovo di Piacenza e Fondatore dei Missionari di San Carlo - Scalabriniani. A quasi vent'anni di distanza dal precedente Convegno, sul tema "Scalabrini tra Vecchio e Nuovo Mondo", e a seguito degli studi storiografici più recenti, è maturata l'esigenza di un approfondimento degli aspetti più fondamentali della visione spirituale, ecclesiologica e missionaria di Giovanni Battista Scalabrini. Tale tematica è stata sviluppata in due momenti e giornate distinte: l'Ecclesiologia e la Spiritualità di Scalabrini nel contesto storico-teologico di fine '800; l'Approfondimento storico-teologico di alcuni aspetti della ecclesiologia di Scalabrini, alle quali sono seguite due tavole rotonde, rispettivamente su Il contributo dei migranti e degli Scalabriniani alla Chiesa di Cristo, e Religione, nazione e cultura: Scalabrini e il dibattito attuale. Chiude la raccolta il testo integrale del progetto di Scalabrini per la costituzione di una commissione centrale "Pro emigratis catholicis".
L'intento fondamentale di questa breve introduzione all'Ortodossia è, come dichiara lo stesso autore, "far entrare nell'autocoscienza ortodossa, aiutare la sua comprensione dall'interno", attraverso uno sforzo serio di conoscenza. La convinzione diffusa che l'esperienza ortodossa del cristianesimo sia semplicemente una variante di quella occidentale e che l'Ortodossia sia solo una sorta di cattolicesimo "esotico", rende quanto mai importante quel tipo di conoscenza di cui parla Petrà.
Il saggio, ora tradotto in italiano, ha esercitato un’enorme influenza su molti studi che si sono occupati di storia della cultura bassomedievale. Congar scrisse queste pagine alla vigilia del Concilio Vaticano II e, nel fermento intellettuale e teologico di quegli anni, il grande studioso di ecclesiologia affronta, con precisione e sapienza critica il cuore delle dispute teologiche che animarono il dibattito tra Ordini mendicanti (soprattutto francescani e domenicani) e clero secolare nel periodo che va dalla seconda metà del secolo XIII all’inizio del XIV. Le questioni sollevate sono di notevole portata e molti punti sono rimasti nel tempo oggetto di confronto teologico. Quale il corretto rapporto tra religiosi e clero secolare, tra papa e vescovi, da dove viene il potere ecclesiastico e che tipo di potere è, da dove il potere temporale…? Mentre l’autore presenta le varie posizioni su questi e altri problemi, emerge in filigrana il modo di pensare e argomentare, di concepire il mondo e la vita dei grandi maestri medievali.
Destinatari
Studenti di teologia e studiosi di storia medievale e di ecclesiologia.
Autore
YVES MARIE-JOSEPH CONGAR, (1904-1995) domenicano, studiò teologia e filosofia a Reims e a Parigi. Fu docente presso il seminario domenicano «Le Saulchoir» e segretario della prestigiosa «Revue des sciences philosophiques et théologiques». Nel dopoguerra si impegnò nel movimento dei preti operai e il Vaticano gli proibì di insegnare e di pubblicare libri. Successivamente riabilitato, fu consulente della commissione preparatoria del concilio Vaticano II al quale partecipò poi come esperto. Nel 1994 fu creato cardinale da Giovanni Paolo II.
Un'approfondita ricerca che interpreta il pensiero ecclesiologico di Reginald Pole e la sua figura poliedrica e complessa. Prefazione di Marcello Semeraro. La vicenda e soprattutto il pensiero di Reginald Pole (1500-1558), uomo di Chiesa, teologo non di professione ma dalla capacita' non comune di entrare nel vivo delle questioni e delle discussioni che hanno agitato la sua epoca, non e' stata mai studiata con tale ampiezza e profondita', almeno dal punto di vista teologico. Questo studio presenta invece organicamente la sua vita, le sue opere, il suo pensiero, nel quadro di un contesto ben descritto. Ne emerge una linea di pensiero soprattutto ecclesiologico, dove i testi, di carattere episodico e contestuale, se ben letti, offrono una prospettiva organica della Chiesa a carattere prevalentemente spirituale-misterico. La ricerca costituisce un'interessante e necessaria integrazione alla storia dell'ecclesiologia.
Per quale motivo seguire e amare la Chiesa? Con parole chiare e semplici, attingendo anche a quanto si dice nel Nuovo Testamento e a quanto hanno detto i Padri della Chiesa, l'Autore cerca di rispondere a questo interrogativo.
Negli studi e nelle ricerche di tipo storico sulle missioni sono pochi i tentativi di approfondire dal punto di vista ecclesiologico il tema della missionarietà ecclesiale. Il presente volume mette in luce i principali elementi teologici raggruppati in binomi tematici riguardanti l'indole comunionale della Chiesa essenzialmente missionaria. Lo studio focalizza il mutato rapporto missiologia-ecclesiologia, grazie al nesso esistente all'interno del binomio natura-missione già emerso nei lavori di redazione della Lumen gentium e dell'Ad gentes.
La fine del tempo di cristianità non significa tramonto del cristianesimo. È semmai tramonto di un mito che aveva alimentato l’ideologia teologica del compimento, della “cattura” della fine: il regno di Dio – si pensava – è realizzabile grazie alle strutture tipiche della cristianità. Liberata da quello schema plurisecolare la Chiesa può ritrovare la sua nativa freschezza, recuperare la tensione escatologica e valorizzare una sana pneumatologia sulla strada tracciata dal concilio Vaticano II.
Ma quali processi pastorali devono essere attivati dalle comunità cristiane affinché queste ultime siano in grado di gestire bene l’attuale momento di transizione verso una cultura fortemente caratterizzata dal pluralismo? E come vivere la novità di una Chiesa minoranza, senza considerarla una sconfitta, ma piuttosto una risorsa? Sono questi i principali nodi che l’autore si propone di affrontare nel suo saggio.
Da decenni i problemi che la fine della cristianità pone alla pastorale sono motivo di riflessione. Il volume ricostruisce i termini del dibattito allo scopo di giungere a una proposta di Chiesa e di parrocchia che risponda alla nuova situazione. Muove dalla constatazione del cambiamento intervenuto nella seconda metà del ’900, quando viene a spezzarsi la stretta connessione tra comportamento sociale e individuale e organizzazione ecclesiale (1a parte); esamina poi come questa problematica è affrontata nei documenti della Santa Sede, dei dialoghi ecumenici, degli episcopati francese e italiano (2a parte); individua infine alcune proposte di pastorale, che conservano il modello della parrocchia, ma lo rivalorizzano dall’interno (3a parte).
La figura di Chiesa che l’autore propone è costruita su quattro riferimenti fondamentali: la domenica, il primato della Parola, l’ascolto della realtà umana che la comunità esprime, l’iniziazione cristiana.
Sommario
Introduzione. I. La cristianità. II. Quale cristianesimo per un tempo di post-cristianità. III. Per una Chiesa “piccolo gregge”, comunità eucaristica. Conclusioni. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Carmelo Torcivia, del clero di Palermo, è incaricato di teologia pastorale fondamentale alla Facoltà teologica di Sicilia ed è docente di teologia alla Facoltà di giurisprudenza della LUMSA, sede di Palermo. È stato per dieci anni (1985-1995) responsabile della pastorale giovanile diocesana. Nel 1994 ha fondato la comunità ecclesiale Kairòs. Ha pubblicato, per i tipi della Facoltà Teologica di Sicilia, «Andate ed insegnate». Pastorale, evangelizzazione e catechesi nel pensiero di Pierre-André Liégé, Palermo 2002.
Dalla quarta di copertina:
Come può la Chiesa, in quanto Sposa del Signore, rappresentare il medium intrinseco dell’evento salvifico di Gesù Cristo all’uomo di ogni tempo e luogo sempre radicato in una comunità? O, in altri termini, in che modo la Chiesa può rendere Gesù Cristo effettivamente contemporaneo alla libertà del singolo? Per rispondere a queste domande un’ecclesiologia adeguata urge, oggi più che mai, una doppia “concentrazione”: l’una in chiave antropologica, l’altra in chiave sacramentale. L’espressione “concentrazione” suggerisce il tentativo metodologico di attraversare tutti i contenuti dell’ecclesiologia secondo una prospettiva sintetica che conservi al mistero della Chiesa il suo insostituibile carattere dinamico di evento salvifico e al “trattato” la sua natura intrinsecamente “pastorale”.
Indagando la propria indole “pastorale” la Chiesa testimonia la sua sollecitudine per il singolo uomo con le sue relazioni costitutive e la sua capacità di interazione con il cosmo. Essa può allora affrontare, tra gli altri, sia i temi scottanti della partecipazione e della rappresentanza, sia quelli della natura e delle condizioni per l’esercizio del ministero ordinato. Un’ecclesiologia così rinnovata potrà inoltre consentire la piena assunzione dell’urgenza ecumenica e del dialogo interreligioso come dimensioni intrinseche e non puramente contingenti dell’atto di fede.
Recensioni:
[...] L’attenzione posta dall’A, sull’aspetto metodologico ci sembra lodevole; altrettanto positiva è quella dedicata alla concentrazione dei temi ecclesiologici sulla doppia dimensione sacramentale e antropologica. Essa costituisce, insieme ad altri elementi ricorrenti – fondamentale è la fondazione cristologica della riflessione sulla natura e sulla missione della chiesa –, il fil rouge che attraversa, a partire dalla prima parte dell’opera, anche le altre due. [...]
S. Mazzolini, in La civiltà cattolica 157 (4/2006) 410s.