Il contributo delle Famiglie Missionarie a Km zero si gioca innanzitutto sulla testimonianza della vita cristiana, nelle scelte di essenzialità e sobrietà, nell'accoglienza, nella capacità di farsi prossimo a ognuno, nel coltivare il rapporto con Dio e con la Chiesa. Una presenza che rende il volto della parrocchia più plurale e «formato famiglia». Nel libro si alternano capitoli narrativi che raccontano l'esperienza delle famiglie coinvolte e approfondimenti teologico-pastorali, per alimentare la riflessione sul tema. Chiudono il volume appendici con indicazioni pratiche e con panoramiche di altre esperienze significative in Italia.
Il credente sa che Dio salva, per questo deve essere missionario: per annunciare tale verità a tutti. Un'affermazione che pare assodata e semplice nella sua ovvietà Ma è davvero così? La natura profonda della missione della Chiesa sta tutta lì?
In queste pagine Jean - Marc Aveline, che prima di essere cardinale e pastore d'anime è (stato) teologo, scandaglia con finezza il rapporto fra dialogo, salvezza e missione. Con parole semplici, intessute di riferimenti a pensatori come Henri de Lubac e Michel de Certeau, appoggiandosi sugli scritti di Joseph Ratzinger e Paolo V. Aveline traccia una prospettiva illuminante di quale sia il compito della Chiesa nella storia: "La missione si ridurrebbe a semplice propaganda se non imparasse. operando umilmente con lo Spirito Santo, a riconoscere che è Lui che la precede sempre e così prepara il dialogo della salvezza".
Vescovo di una città multietnica come Marsiglia, Aveline conosce bene la ricchezza dell'incontro con l'altro. Per la fede questo confronto non è mero esercizio sociale, bensì qualcosa di più radicale: "Quando è in mezzo ai poveri la Chiesa e più pienamente cattolica, perché è lì che apprende dal suo Signore tutta la grandezza, l'ampiezza e la profondità della compassione di Dio per il mondo" Queste pagine lo dimostrano con grazia e bellezza.
"Il 7 dicembre del 1990, il papa Giovanni Paolo II, oggi santo, ricorrendo il 25° anniversario del decreto conciliare Ad gentes, pubblicava la Redemptoris missio. Sono passati più di 30 anni da allora e la Chiesa Cattolica ha attraversato il secondo millennio dalla nascita di Cristo confrontandosi con vicende ecclesiali e mondiali che davvero hanno segnato e ancora stanno segnando e trasformando i nostri modi di agire, relazionarci, pensare ed essere. Questi cambiamenti riguardano tutti, come uomini e donne, e come discepoli e discepole di quel Gesù di Nazaret che ha segnato la storia del mondo intrecciandosi con altre storie umane, culturali e religiose" (dall'Introduzione di Luca Pandolfi). Dopo il saggio teologico di Stephen Bevans, quasi una lectio magistralis introduttiva all'intero volume, si incontrano gli otto contributi, che partendo da una fondazione biblica, attraversano la riflessione teologica e si aprono alle questioni relative all'evangelizzazione, alla catechesi missionaria, alla spiritualità incarnata e contestualizzata e al dialogo con altre culture e religioni. Autori: Bevans Stephen, Ciriello Caterina, Longhitano Tiziana, Lupo Angela Maria, Mboshu Kongo Rita, Mobeen Shahid, Placida Flavio, Tedeschi Francesco, Valero Cárdenas Yolanda
Questo libro è frutto di esperienza personale e ricerca antropologica, al centro c'è il tema dell'incontro tra culture, un dialogo tra occidente e altri contesti umani per offrire uno sguardo su incontri possibili, improbabili, auspicabili per il bene di tutti. La scuola, all'interno di una missione in Africa, è il punto di osservazione privilegiato attraverso il quale l'autore si interroga. Il libro vuole stimolare la ricerca di un cammino di comprensione e ascolto nei confronti del mondo missionario, della cooperazione, dell'integrazione e del cammino interculturale. Un libro che ha a cuore la diversità, quella "biodiversità umana", culturale e sociale senza la quale è arduo trovare l'uscita dalla crisi che il mondo globalizzato deve affrontare, con la convinzione che nessuna risposta o soluzione ai problemi delle società umane possa emergere dall'omologazione, dalla perdita di radici e identità, dall'erosione della stima di sé e della ricchezza umana contenuta nell'altro.
Primo di 8 volumetti che andranno a costituire la Collana "Creature", ognuno dedicato ad approfondire una parola del Cantico delle Creature di san Francesco, ci conduce in viaggio con Albanese tra le creature, con una visione affettuosa ma disincantata, sempre in relazione col Creatore. «Di questi tempi, segnati dal Covid-19 - scrive ?, questa poesia orante infiamma i cuori, ossigena i polmoni dell'anima. E sì perché San Francesco è stato ispirato nel concepire un simile canto. E la sua spiritualità serafica e disarmante, per dirla con le parole di papa Bergoglio, è ancora oggi espressione eloquente di quell'"ecologia integrale" di cui c'è davvero tanto bisogno nel cosiddetto mondo "villaggio globale". Il Cantico delle Creature trova il suo incipit in Dio, che viene lodato in base a ciò che ha creato. Tutto ciò che ci circonda è considerato in sé, come anche in relazione con il Dio vivente».
I fatti straordinari e inusuali citati in questo libro-intervista non sono racconti, ma vita vera, vissuta e trascritta da un esorcista, sacerdote missionario, che ha svolto il suo ministero in Congo per 40 anni. Non è sufficiente dire: «Io non ci credo». Se non ci si vuol credere, occorre sapere che, proprio poiché non ci si crede, tante persone finiscono da maghi, stregoni e gente senza scrupoli.
Il celebre gesuita Matteo Ricci (1552-1610) aprì per primo la porta sul Celeste Impero, bruscamente richiusa poi dall'imperatore Kangxi nel primo Settecento. Il libro segue l'ascesa e la caduta dell'avventura missionaria in Cina, e ne rileva la grandezza ma anche i forti contrasti tra gli ordini religiosi, che al principio del Settecento ne causarono il tramonto, soffermandosi sulla «controversia dei riti cinesi» e sulla sopravvivenza del cristianesimo in Cina.
Mai come oggi si evidenziano nella società globalizzata atteggiamenti aggressivi e parole sprezzanti che alimentano un clima di diffidenza, rabbia e rifiuto. Poco importa che si tratti della questione migratoria, del dialogo con il mondo islamico o del dibattito sulle vaccinazioni, il confronto è spesso segnato da riottosità e polemiche a non finire. Viene pertanto spontaneo interrogarsi sulle ragioni che hanno determinato questa deriva dell'anima. Esse sono molteplici, di natura economica, politica, religiosa e sociale, comunque sempre riconducibili ad una matrice culturale. Il messaggio dell'autore è diretto ed esplicito: il vero deterrente contro l'affermazione del dilagante e pernicioso "pensiero debole" è il "discernimento" sulle questioni serie da affrontare. Discernimento significa: tempo, studio, impegno, riflessione e preghiera. Un imperativo impellente, in tempi di crisi, se vogliamo segnare la svolta, quella dell'agognato cambiamento.
Oltre cinquant'anni fa il Concilio aveva ribadito la fondamentale importanza del laicato, uomini e donne indistintamente, in una nuova visione di Chiesa. Esperienze e competenze specifiche nella vita familiare, nel contesto sociale e professionale, nella politica e nella promozione della cultura, permettono un effettivo radicamento del lievito cristiano nella nostra società. Debbono quindi godere del massimo rispetto all'interno delle rispettive comunità di appartenenza ed essere valorizzate come ministeri al suo servizio. La situazione inedita in cui si ritrova la Chiesa con l'evento della pandemia del Covid-19, obbliga tutte le nostre comunità a ritornare nel cuore della società attraverso presenze e impegni sempre più multiformi. Un serio invito per una riconsiderazione dei ministeri nell'affrontare tale sfida.
L'eterna unione di Parvati e Siva, la discesa di Krsna tra le gopi, l'inno all'amore del Cantico dei Cantici, il buon Pastore che ama le sue pecorelle fino alla fine (Gv 10, 11-18), quel Dio il cui cuore "si commuove dentro e il cui intimo freme di compassione" (Os 11, 8): tutte queste manifestazioni dell'amore di Dio, nonostante la lontananza temporale, culturale e linguistica, appartengono a un immaginario collettivo inesauribile e condiviso. Sembra esserci, nell'amore, una dimensione universale che trascende tutte le sue forme e le sue espressioni particolari: l'amore vive in ogni espressione culturale umana, genera empatia ed energia creativa, comunica attraverso le differenze di tempo, luogo e spazio. L'autore, in un vero e proprio esercizio di teologia comparata, si pone in ascolto di un classico hindu dell'amore di Dio per coglierne le risonanze cristiane in vista di un ripensamento dell'autocomprensione cristiana in chiave interreligiosa.
Espressioni come "chiesa in uscita" e per portare il vangelo alle periferie esistenziali possono suonare come moderne. Il volume mostra come fin dagli inizi gli apostoli abbiano vissuto il loro mandato avendo come orizzonte ultimo "i confini della terra", cioè anche i più lontani dal giudaismo. L'autore, attraverso l'analisi minuziosa e documentata, ma non pedante, dei testi, mostra come lo Spirito del Risorto sia l'anima della spinta missionaria. Due sono le figure esemplari: Pietro e Paolo. Ma dietro di loro si muove tutta la Chiesa. Si tratta di un testo con molti spunti di riflessione per la teologia biblica, la cristologia e l'ecclesiologia.
«Nello scenario attuale emerge un duplice e ambivalente indicatore: da un lato, si afferma sempre più la religione come spazio di ricerca e di spiritualità; dall'altro, l'esperienza religiosa si costruisce su di una esigenza individuale di un ben-essere esistenziale che prescinde dal riferimento a Dio. In tale quadro interpretativo si assiste a una rinascita della mistica, anche sulla base del fascino della proposta di ispirazione orientale, in particolare quella buddhista. Tale figura di mistica, però, non si iscrive necessariamente nell'esperienza religiosa, anche se indica un bisogno di ritrovamento del soggetto e la richiesta di nuove pratiche di vita. Alla riflessione teologica e alla prassi pastorale spetta il compito di saper intercettare il senso di tale richiesta che è, di fatto, legata ad una nuova immagine di sé e della realtà.» (C. Dotolo)