Dopo "II Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta", Roberto de Mattei offre in queste pagine alcuni elementi di riflessione storica e teologica per chi desideri approfondire i problemi che il vivace dibattito sulla sua opera ha sollevato: si possono discutere persone ed eventi che appartengono alla storia della Chiesa, mettendone in luce eventuali limiti e ombre? Si può dissentire (e quando? e in quale misura?) dalle decisioni delle supreme autorità ecclesiastiche? Qual è la 'regula fidei' della Chiesa nelle epoche di crisi e di confusione? Per Roberto de Mattei la via maestra da ritrovare è la Sacra Tradizione di cui, in questo volume, propone una documentata apologia.
Le riflessioni svolte da Roberto de Mattei a Radio Maria sul problema del male e dei castighi divini, dopo il terremoto in Giappone del marzo 2011, hanno suscitato violenti attacchi mediatici da parte degli ambienti laicisti e vivaci polemiche anche all'interno del mondo cattolico. Alle considerazioni teologiche e spirituali sul mistero del male del prof. de Mattei si accompagnano in questo volume gli interventi di alcuni autorevoli esponenti della cultura cattolica, tra i quali mons. Antonio Livi, padre Giovanni Cavalcoli O.P., padre Serafino M. Lanzetta F.I., Corrado Gnerre, Cristina Siccardi. Da questa pluralità di contributi si sviluppa l'approfondimento di un punto centrale della teologia e della filosofia cristiana della storia.
Descrizione del libro: Prefazione di David L. Schindler
Che cosa rende ogni essere umano unico e irripetibile? Che cosa gli appartiene così intrinsecamente che niente e nessuno potrà mai strapparglielo? Che cos’è e come può essere definita la dignità di una persona? Esiste una morte «dignitosa»?
Nota sull'Autore: Robert Spaemann, nato a Berlino il 5 maggio 1927, è il più autorevole filosofo cattolico tedesco contemporaneo. Ha insegnato nelle Università di Heidelberg (dove è subentrato a Gadamer), Stoccarda e alla Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, di cui dal 1992 è professore emerito. Tra i suoi libri tradotti in lingua italiana, ricordiamo: Felicità e benevolenza (Vita e Pensiero, 1998); Persone. Sulla differenza tra «qualcosa» e «qualcuno» (Laterza, 2007); La diceria immortale. La questione di Dio o l’inganno della modernità (Cantagalli, 2008).
Negli ultimi decenni lo Stato sociale è al centro del dibattito delle scienze economiche, politiche, giuridiche ed etiche. La cultura liberista ne propone una forte riduzione o addirittura lo smantellamento; la cultura solidarista ritiene urgente un suo radicale ripensamento - e pone l'accento sul recupero di quei valori che, nel passato, l'hanno reso possibile. In questa prospettiva, una significativa convergenza di pensiero si concentra sulla restituzione dello Stato sociale alla società civile nel ricco articolarsi di persone e di libere formazioni sociali (i "corpi intermedi" o le "società intermedie") tradizionali e nuove (la famiglia, il volontariato, il "Terzo settore" e le associazioni non profit). Il ripensamento dello Stato sociale passa, così, attraverso un nuovo rapporto tra comunità civile e comunità politica, nel quale la seconda è al servizio della prima. Superando la logica del controllo statalista e affermando l'esigenza di una gestione dei servizi più "sociale" (o della società).
Il volume indaga sulle condizioni e le cause razionali del male non considerando le conseguenze di esso, ma i suoi principi. Una ricerca razionale, quasi una metafisica sul male, per scoprirne le origini e le sue connessioni.
L'accidia, "il male di vivere", sembra essere particolarmente diffuso nelle odierne società occidentali, nei paesi in cui l'ideale di una vita all'insegna della sicurezza e dell'abbondanza di beni è maggiormente praticato. Nel presente contributo si presentano le caratteristiche principali di questo "vizio capitale", rilevando come il malessere, anche psichico, che lo caratterizza, sia soprattutto la manifestazione di una mancanza di senso. Contrastare l'accidia significa perciò individuare un progetto sensato per la propria vita, mettendo a frutto il proprio potere di bene.
In occasione degli ottant’anni del prof. Klaus Demmer, questa pubblicazione intende onorarne il lungo magistero a Roma. Delle tre sezioni che compongono il volume la prima presta attenzione ad alcuni profili del pensiero teologico-morale di K. Demmer con un contributo iniziale di taglio biografico (Vincenzo Viva), la presentazione della sua opera teologica (Alberto Bonandi), dell’infrastruttura filosofica della sua riflessione (Roberto Dell’Oro), della sua concezione della coscienza morale (Aristide Fumagalli)
La seconda sezione del volume, prendendo spunto da temi frequentati dall’illustre Professor, sviluppa argomenti di rilevante interesse teologico-morale.A contributi di carattere più metodologico, che pongono a tema il rilievo della questione di Dio (Giuseppe Pellegrino) e l’apporto della teologia spirituale (Paolo Mirabella) nell’elaborazione della teologia morale, seguono altri contributi che vertono sulla statuto della verità morale, indagando la peculiarità della razionalità pratica (Franco Gismano) e il controverso tema del compromesso in campo etico (Gianni Cioli). Ulteriori contributi riguardano l’agire morale in chiave interpersonale, riflettendo sulla relazione con il prossimo nell’attuale società mediatica (Renzo Caseri), le scelte irrevocabili di vita, con speciale riferimento al fidanzamento (Giampaolo Dianin), l’esemplare testimonianza cristiana in politica (Roberta Vinerba).
La terza sezione del volume documenta la notevole attività di K. Demmer offrendo la sua bibliografia completa e aggiornata e l’elenco dei corsi accademici tenuti nella sua lunga docenza romana (a cura diVincenzoViva).
Destinatari
Studiosi
Gli autori
Alberto Bonandi, docente di teologia morale presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Milano) e il Seminario diocesano (Mantova).
Renzo Caseri, docente di teologia morale presso lo Studio Teologico Missionario del PIME (Monza) e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose (Bergamo).
Gianni Cioli, docente di teologia morale presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale (Firenze).
Roberto Dell’Oro, docente di etica teologica presso la Loyola Marymount University di Los Angeles (USA).
Giampaolo Dianin docente di teologia morale presso la Facoltà teologica del Triveneto (Padova).
Aristide Fumagalli, docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Milano) e il Seminario Arcivescovile di Milano (Venegono Inferiore –Va).
Franco Gismano, docente di filosofia e teologia morale presso lo Studio Teologico Interdiocesano (Gorizia, Trieste e Udine), e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose (Udine).
Paolo Mirabella, docente di filosofia morale presso l’Università Cattolica (Cottolengo Torino) e la Scuola Superiore di Formazione Rebaudengo (To) e di metodologia e didattica dell’Insegnamento della Religione e legislazione scolastica presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose (Fossano – Cn).
Giuseppe Pellegrino, docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Torino), lo Studio Teologico Interdiocesano e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose (Fossano – Cn).
Roberta Vinerba, docente di teologia morale presso l’Istituto Teologico e l’Istituto Superiore di Scienze religiose (Assisi).
Vincenzo Viva, docente di teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana (Roma) e la Facoltà Teologica Pugliese (Bari).
'Amore' è una parola magica, che sollecita pensieri positivi di realizzazione e, nella nostra società secolarizzata, sembra evocare l'ultimo luogo d'incanto in un mondo disincantato, l'ultimo rifugio del mito. Ma se andiamo a vedere cosa c'è dietro questa parola da tutti considerata il lasciapassare verso la felicità, scopriamo un intreccio fitto e nebuloso di stereotipi, di aspettative idealizzate, di desideri egocentrici. In una parola, di 'miraggi'. È per chiarire questi meccanismi e per restituire al nostro desiderio d'amore la sua prospettiva legittima che Xavier Lacroix ci conduce con mano sicura e piglio divertente attraverso gli stereotipi del neoromanticismo. È vero che 'basta amare'? Ma l'amore cos'è? Desiderio, tenerezza, passione, volontà? Conta solo l'effervescenza dell'innamoramento o l'alleanza coniugale? Ripercorrendo le strade dei miti classici e di quelli contemporanei, da Tristano e Don Giovanni ai film e alle canzoni, appoggiandosi alle voci e alle idee più illuminate del nostro tempo, Lacroix arriva a disegnare il volto vero dell'amore. Il desiderio di amore che la nostra anima contemporanea confusamente sente come vitale rimanda all'esperienza fondante in cui la relazione con l'altro diventa il luogo della rivelazione a se stessi. Mirando gratuitamente e generosamente al cuore dell'amato, alla sua interiorità, alla sua sostanza carnale e spirituale, finisco per incontrare il me più vero. Il miraggio si trasforma e si rivela. Diventa miracolo.
Da anni la Società italiana per la ricerca teologica (SIRT) concentra i propri interessi di studio attorno al Credo. Al tema ha già dedicato i testi curati da: C. Dotolo, "Il Credo oggi. Percorsi interdisciplinari" (2001); G. Giorgio, "Dio Padre Creatore. L'inizio della fede" (2003); V. Battaglia e C. Dotolo, "Gesù Cristo Figlio di Dio e Signore" (2004); C. Dotolo e C. Militello, "Concepito di Spirito Santo, nato dalla Vergine Maria" (2006); F. Bosin e C. Dotolo, "Patì sotto Ponzio Pilato..." (2007) ); C. Caltagirone e G. Giorgio, "Salì al cielo... verrà a giudicare i vivi e i morti" (2007); G. Giorgio e M. "Melone, Credo nello Spirito Santo" (2009); C. Aiosa e G. Giorgio: "Credo la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi" (2011). I saggi raccolti nel volume rappresentano i contributi offerti al XIII Simposio della SIRT in collaborazione con il Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI: essi vertono attorno al decimo articolo del simbolo apostolico "Credo la remissione dei peccati", nella consapevolezza di quanto complessi siano i temi che il binomio colpa-perdono faccia interagire e di quante competenze esso solleciti. Lo sforzo di tutti gli studiosi è quello di "ridire" Dio nel contesto spazio-temporale in cui oggi si vive, affinché la professione di fede possa ancora essere reale strumento di trasmissione della medesima nel mutato contesto culturale.
Il problema dei vizi, ben lungi dall’essere scomparso dal panorama culturale odierno, diviene oggetto di trattazione anche da parte della cultura “laica”, in particolare la riflessione filosofica, psicologica e sociologica, che giungono a conclusioni analoghe a quelle della morale classica: indulgere al vizio conduce alla scomparsa del piacere. Alla radice c’è la mancanza di una visione unificata in grado di dare significato alle azioni umane. Il vizio può essere riconosciuto dal soggetto soltanto alla luce di un bene più grande che lo abita.
Giovanni Cucci è laureato in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di teologia a Napoli presso la Facoltà S. Luigi e successivamente la licenza in psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove ha anche conseguito il dottorato in filosofia. Insegna etica presso lo studentato della Compagnia di Gesù a Padova ed è professore di filosofia e psicologia all’Università Gregoriana.
La teologia morale nasce, come materia autonoma, all'inizio del Seicento per istruire i confessori sui singoli casi di coscienza. Nello scontro tra lassisti e rigoristi sulla soluzione dei casi dubbi emerge la figura di Juan Caramuel, passato alla storia come il "principe dei lassisti". Lo scopo di questo lavoro è quello di superare il linguaggio provocatorio di Caramuel per cogliere il suo sforzo di creare una teologia morale che sappia giudicare le nuove situazioni che si erano create nella società del tempo.
Come si vive onestamente nella nostra storia concreta, con la complessità di rapporti in cui siamo costituiti? Come intendere e vivere il rapporto tra responsabilità morale personale e responsabilità sociale? La riflessione etica può additare i luoghi della responsabilità di ciascuno nello spazio di libertà che gli è dato.
Questo testo di Teologia morale sociale parte dalla considerazione della dimensione di fede cristiana per chi vuole assumere da credente il suo vivere sociale, secondo l'intenzionalità dell'operare di Dio nella storia.
L'attenzione alla moralità, cioè alla vita delle coscienza, considera il vivere sociale, politico ed economico a partire dalla relazionalità, pone in primo piano la responsabilità di persone in rapporto a persone.
In questa prospettiva sono considerate le decisioni politiche ed economiche , il bene comune da assumere come finalità di condivisione, lo sviluppo come sfida per la nostra capacità di umanità.