Finito di correggere pochi giorni prima della sua scomparsa, questo scritto si pone come il culmine della ricerca speculativa di Arata. La cosa stessa del suo pensiero - Dio in quanto persona - è qui indagata a partire dal mistero che Dio è per chi lo interroghi senza remore. Arata è stato tra i pochi ad aver portato alle estreme conseguenze questo compito. Di qui la Reditio: un ritornare che è rimettere in questione l'intera sua riflessione. Se Dio, per essere se stesso, è mistero, che cosa si può dire dell'autore che riflette su di Lui? Se Dio è l'Arché, il principio di tutte le cose, come giustificare lo scandalo del male? Se nelle altre opere Arata concludeva all'aut-aut - Dio o la filosofia - qui pare giungere a una domanda ancor più radicale: Dio, pur imprescindibile, è davvero pensabile? E l'uomo può fare a meno di pensarlo? Infine si sporge alle soglie del pensiero stesso: l'esperienza religiosa e la morte. Arata amava definire il metafisico un "professionista dell'intero", e in queste pagine ne dà prova in massimo grado.
"Il cielo è dimora di Dio, ma anche l'uomo (...) è sua dimora (...) in Noè prefigurai il sorgere di una nuova èra. Da questo germoglio sbocciarono fortissimi e risoluti i profeti, che con il vigore della propria parola annunciarono pieni di fede le cose che vedevano nello Spirito Santo: cioè che Dio avrebbe mandato nel mondo il suo verbo, che era in lui prima di tutti i tempi. Ed esso si fece carne, in modo tale che il mondo intero ne prova meraviglia (...). Ma la razionalità dispone e secondo la sua disposizione l'opera si compie; perché se non venisse prima la disposizione, l'opera non seguirebbe. Nel suo verbo Dio dispose il mondo e l'uomo." (Ildegarda di Bingen)
Questa raccolta di saggi, esposti in occasione del II Convegno Nazionale dell'Associazione Cattolici Vegetariani che si è svolto a maggio 2012, pur affrontando un tema per nulla inedito, ha comunque qualcosa di originale: è la prima riflessione specifica in Italia sorta in ambito cattolico.
Che cosa hanno in comune il sacerdote e il poeta? Seppure in modo differente, entrambi sono ministri di quel sacramento della realtà che è la parola. Per Rahner la capacità e l'esercizio di percezione della parola poetica sono presupposti per sentire la parola di Dio. Cristianesimo veramente grande e poesia veramente grande hanno, del resto, un'intima affinità. Non sono la stessa cosa, come non lo sono la domanda di Dio e la risposta dell'uomo. Ma poesia grande esiste soltanto là dove non c'è spazio per il piatto borghese, che sfugge per paura agli abissi dell'esistenza, rifugiandosi in quella superficialità nella quale non si incontra il dubbio, ma neppure Dio. Un magistrale esercizio di pensiero, traccia di "un'opera tumultuosa, ricca, il cui canone è la vita" (dall'"Invito dalla lettura" di Antonio Spadaro). Due brevi saggi di Rahner sulla parola della poesia e sul rapporto tra questa e il sacerdozio. Con un "Invito dalla lettura" di Antonio Spadaro.
"La letteratura, per il solo fatto che dice la realtà umana, mostra che l'uomo è già segnato dal mistero e dalla grazia: se l'uomo è stato creato e salvato dal Verbo fatto carne, tutto ciò che esprime in profondità questa realtà umana come tale dice il mistero di Cristo e l'esperienza di Dio che l'uomo fa, anche quando la ignora o la rifiuta" (K. Rahner). In pagine vibranti e sempre attuali, Rahner continua ad esortarci a un'iniziazione alla parola che presuppone una pedagogia della scrittura e della lettura. L'ambito di lavoro e di riflessione dello scrittore ha pieno diritto di cittadinanza nel discorso sulla rivelazione. Da qui la serietà della questione letteraria, giocata sullo sfondo di un'"antropologia testuale" (A. Spadaro) efficacemente dischiusa e disponibile all'approfondimento della fede. Pagine scelte di Karl Rahner sul tema del rapporto tra letteratura e cristianesimo. Con un "Invito dalla lettura" di Antonio Spadaro.
La teologia morale e la teologia spirituale indagano il misterioso rapporto tra lo Spirito Santo che attrae all’altezza della vocazione in Cristo e la libertà umana che, sempre in azione, si lascia o meno a Lui conformare nel vivere la carità. Quali intersezioni e quali parallelismi sono riscontrabili tra teologia morale e teologia spirituale? In che rapporto stanno le due discipline, dato l’insistere di entrambe sulla teologia della vita cristiana? Vi è un apporto peculiare di ciascuna?
Il presente studio tenta di rispondere a queste domande. In un primo momento, di profilo storico, Donna Orsuto traccia L’evoluzione storica del rapporto tra teologia morale e teologia spirituale, e Diego Facchetti illustra Il contributo di un protagonista: Tullo Goffi. Nel secondo momento, di taglio sistematico, Basilio Petrà propone Una prospettiva della teologia morale sulla teologia spirituale, mentre Ezio Bolis offre La prospettiva della teologia spirituale sulla teologia morale. Nel terzo momento, di carattere prospettico, Jesús Manuel García delinea Le prospettive e linee di lavoro promettenti nel rapporto tra teologia spirituale e teologia morale, e Giuseppe Trentin ne coglie i Nodi problematici e orizzonti futuri. Il contributo finale di Sergio Bastianel fornisce alcune sintetiche Conclusioni.
La questione del rapporto tra teologia morale e teologia spirituale è sopraggiunta a seguito della disarticolazione della teologia avvenuta in epoca moderna. La revisione critica di questa disarticolazione ha indotto il ritrovamento dell’unità della vita cristiana che, secondo il dettato di Optatam Totius 16, è definita da «l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo».
Che c'entra J.R.R. Tolkien, professore a Oxford e autore del celebre Il Signore degli Anelli e di altre note saghe di sapore neopagano, con la Bibbia? Non è uno scrittore di libri fantasy? E se dietro le sue opere dalle tonalità fiabesche ci fossero modelli di riscrittura biblica e, addirittura, di catechesi da utilizzare nella pastorale giovanile, e non solo? Specie per gli habitués delle pagine bibliche, non di rado coinvolti nel circolo dell'abitudine che rende anche la Bibbia testo apparentemente già noto e acquisito, Tolkien riserva interessanti sorprese, ma "Dobbiamo pulire le nostre finestre, in modo che le cose viste con chiarezza possano essere liberate dalla tediosa opacità del banale".
La cultura postmoderna, con il suo relativismo, appare agli antipodi del messaggio cristiano. Esistono dunque culture impermeabili per essenza al Vangelo? L’autore, che si dice «profondamente segnato dalla visione del Concilio Vaticano II», è convinto di no. E lo spiega appoggiandosi anche a un filosofo della postmodernità come Jacques Derrida, da cui trae intuizioni feconde per la stessa teologia sulla Trinità. Il suo argomentare, peraltro, non è meramente accademico. Padre Sivalon è un missionario, e l’interesse al postmoderno nasce dalla sua esperienza africana: là ha scoperto che «Dio è presente in tutte le culture». In esse siamo ormai abituati a scorgere i «semi del Verbo»; il postmoderno, però, con il suo carico di «incertezza» ci pare minacciare la «metafisica» che riteniamo indispensabile alla fede cristiana. E se l’incertezza fosse invece un dono? Se fosse il terreno su cui la fede fiorisce?... È proprio l’incertezza che meglio accoglie l'Amore che si svuota da sé.
In collaborazione con la rivista Missione Oggi.
"Semplicemente cristiano" è una lettura essenziale per chiunque voglia considerare i veri fondamenti - il cuore - della fede cristiana e la trasformazione che essa consente in ogni area della vita personale e sociale, nonché una lettura sulla rilevanza del cristianesimo per il mondo contemporaneo.
"Ha veramente senso lavorare? Esiste una dignità del lavoro, del lavoratore? È possibile esprimerla nelle strutture normali della vita aziendale? È possibile esprimerla in rapporto alle nuove tecnologie, là dove le cose si svolgono senza problemi drammatici?". Queste e altre sono le domande legate alla tematica del lavoro che, nel corso del suo ministero episcopale, il cardinal Martini si è posto e a cui ha voluto fornire delle risposte. Sono problematiche ancor oggi di grande attualità, considerata la grave crisi economica e sociale che dobbiamo affrontare, come se ci trovassimo nel bel mezzo di una tempesta; ma per non lasciarci sopraffare, ci ricorda Martini, "in tempi difficili come questi che stiamo vivendo [...] mi sembra utile fare un momento di pausa e metterci in ascolto della Parola evangelica". Le riflessioni del cardinale sono introdotte e commentate da due autorevoli esperti dei nostri giorni: don Walter Magnoni, teologo morale e responsabile del Servizio per la pastorale sociale e il di Milano, e il professor Alberto Quadrio Curzio, professore emerito e già Preside di facoltà dell'Università Cattolica, noto economista e collaboratore del cardinal Martini.
Sul tema del cattolicesimo e del concilio Vaticano II il volume raccoglie gli interventi di due personalità eminenti: un filosofo e un vescovo, entrambi membri dell'Académie française. I vangeli - osserva il prof. Michel Serres non escono dalla mano di accreditati sapienti e si rivolgono ai poveri riportando ingenue parabole, ma in modo così semplice, limpido e autentico che oggi sembra quasi impossibile scrivere nello stesso modo. Eppure, l'afflato universale delle pagine evangeliche e l'originale esperimento "autobiografico" degli Atti degli apostoli indicano la matrice, la radice, la forma originaria di un linguaggio che può liberare l'autenticità della scrittura sottraendola alle "formattazioni" tecniche e specialistiche del lessico accademico e di quello dei media. La stessa eredità del concilio Vaticano II (1962-1965), cioè lo sforzo di far dialogare la grande tradizione cristiana con il mondo contemporaneo, richiede di interrogarsi sul significato del "parlare di Dio" e "parlare a Dio" in un tempo di incertezza, di disincanto e di inquietudine, osserva mons. Claude Dagens. In questo contesto non si possono trascurare gli aspetti più paradossali e contraddittori dell'evangelizzazione: l'assunzione della solitudine, la solidarietà da esprimere, la fraternità da condividere, l'interrogativo sull'enigma del male - al tempo stesso sovraesposto e rimosso - e la possibilità di rinascita attraverso il mistero di Dio.
Il volume raccoglie gli scritti del celebre filosofo, teologo e scienziato russo, appartenenti al periodo giovanile (1904-1917) durante il quale egli ha vissuto importanti esperienze di sofferta ricerca esistenziale e di intensa formazione spirituale. Seguendo il flusso poetico del pensiero, il lettore viene condotto gradualmente alla scoperta dei tratti costitutivi dell'autentica ascetica cristiana e della sua sempre attuale eredità sapienziale, alimentate dalle letture bibliche e dall'assidua frequentazione della tradizione patristica, monastica e liturgica della Chiesa ortodossa.