La parola "giustizia" ricorre sia nella quarta sia nell'ottava Beatitudine. Alla prima delle due, che si rivolge a "quelli che hanno fame e sete della giustizia", è dedicato questo libro. Su di essa riflettono e si confrontano Luigi Ciotti, da sempre impegnato nella lotta contro tutte le ingiustizie e per la difesa della legalità, e Salvatore Natoli, un filosofo laico sensibile ai temi religiosi e all'universalità del messaggio cristiano. Nei due saggi che compongono il volume gli autori sottolineano il valore non solo teologico e religioso, ma anche etico, civile e politico della giustizia annunciata e promessa nel Discorso della Montagna. Dimostrano come nella società secolarizzata contemporanea - attraversata da una fenomenologia dell'ingiustizia che assume di volta in volta nomi e forme diverse (disuguaglianze sociali, povertà, schiavitù, violenza e guerra) - la parola evangelica conservi la sua concretezza umana e, anzi, la sua attualità e radicalità rivoluzionaria. Ci ricordano come il Vangelo esprima un'universale aspirazione degli uomini e li motivi a un'azione comune per la costruzione di un mondo più giusto, tenendo viva la speranza anche per i non credenti.
Il numero dei libri che contengono riflessioni sull'esistenza di Dio è sterminato. L'autore di questo libro propone le sue riflessioni "come una semplice testimonianza, perchè sono convinto che ogni essere umano, sapiente o ignorante, ricco o povero, giovane o anziano, sia chiamato a dare una risposta al problema di Dio... Ho scritto queste pagine per restituire a te, lettore, l'esito di una ricerca personale, inquieta ma sincera, durante la quale ho 'manipolato' alcune delle argomentazione pro e contro Dio che da secoli vengono discusse".
"Questa volta abbiamo deciso di riflettere su quanto resti oggi degli insegnamenti di Gesù, della sua indignazione, della sua carità, del suo sacrificio e abbiamo immaginato che il dialogo avesse maggiore senso se collocato fisicamente nei luoghi della Passione. A Gerusalemme, appunto. Il nostro percorso, rispettoso e commosso nel calpestare i luoghi dove lui predicò, sarà un vero pellegrinaggio verso un sogno, quello di Gesù". Così ha inizio il nuovo viaggio, in cui i due autori, come già avevano fatto nel loro libro precedente "In cerca dell'anima", si scambiano stimoli e idee, in una conversazione serrata e appassionante che esplora l'essenza stessa della figura di Gesù e la necessità di una nuova alleanza con l'uomo. Nel percorrere le stazioni della Passione il discorso si volge quasi inevitabilmente ai temi che riguardano da vicino il mondo di oggi: l'importanza dell'altro, la carità, lo sviluppo economico che troppo spesso viene fatto coincidere con la felicità, la perdita della pietas che colpisce soprattutto i più deboli, i labirinti della solitudine. Dalla basilica del Santo Sepolcro luogo finale della Via Dolorosa, al convento della Flagellazione luogo iniziale della Via Dolorosa, si snoda all'incontrano un racconto di vita e di riflessione, un dialogo intenso tra un credente e un uomo di Chiesa, dove si auspica la nuova alleanza tra Gesù e l'uomo nell'antico spirito dell'Arca di Noè centro di una meravigliosa e mai più ripetuta coesistenza universale.
Con la profondità della soavità francescana, in queste pagine veramente ispirate, padre Serafino M. Lanzetta riesce a mostrare a credenti e non credenti che vivere è davvero una cosa grande, e che iniziare a vivere è vivere per sempre La via maestra per ricostruire una società a in cui l’uomo venga veramente rispettato sta nel rimettere al primo posto il bene della vita. Dopo una panoramica sul degrado dei tempi che corrono, l’Autore propone alcune riflessioni sul tema della vita. Una vera e propria meditazione sul mistero della vita e su tutto ciò che in essa ha sapore di dono, di vocazione, fino ad arrivare al dono del Battesimo, quale vita in pienezza. La fede mostra che la misura della vita è la piccolezza, è proprio un fanciullo, Gesù Bambino. Lui è la Vita e chi s’identifica con Lui vive veramente. Questa vita vissuta sino in fondo, senza perderla, pienamente riuscita, è la santità: la totalità nell’unità di ragione e amore, fede e carità. Qui si sfiora il mistero che si fa silenzio celandosi nel concepimento di una nuova vita. Qui si prepara una culla all’Infinito Amor che si fece carne quando venne in mezzo a noi. E abita con noi.
La scoperta di essere amato è l’esperienza più importante della vita. Ed è quella che ci rende capaci di amare. Quando si vive la gioia di essere accolti, si diventa capaci di accogliere. È questo il messaggio di questo agile volume in cui Massimo Camisasca parla per la prima volta direttamente alle famiglie che accolgono ragazzi in affido. Il libro contiene anche alcuni estratti di lettere scambiate con queste famiglie e costituisce, più in generale, una riflessione sul tema dell’accoglienza. “Nel nostro tempo in cui tanto si dibatte attorno alla convivenza fra uomini e donne di diverse culture, etnie, lingue e religioni, queste pagine vogliono offrire un itinerario semplice di accoglienza dell’altro. Qualunque persona è altro da me, ed è un segno del mistero che mi chiama, un segno di Dio nella mia vita.”
L'autore
Massimo Camisasca, nato a Milano nel 1946, è stato ordinato prete nel 1975. Conobbe don Luigi Giussani al liceo e divenne responsabile prima di Gioventù Studentesca e poi di Comunione e Liberazione. È stato presidente diocesano dei giovani di Azione Cattolica di Milano. Insegnante di filosofia nei licei, all’Università Cattolica di Milano, alla Pontificia Università del Laterano a Roma, dal 1993 al 1996 è stato vicepreside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi sul Matrimonio e la Famiglia. Ha fondato la Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, di cui è stato superiore generale. Dal 2012 è vescovo di Reggio Emilia - Guastalla. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato Comunione e Liberazione, una storia del movimento in tre volumi (2007), e inoltre Il tempo che non muore (2001), La sfida della paternità. Riflessioni sul sacerdozio (2003), Questa mia casa che Dio abita. Riflessionisulla vita comune (2004), Passione per l’uomo. I passi della missione cristiana (2005), Sentieri d’Asia illuminati. Lettere ai missionari (2006), Il nuovo Occidente. Lettere ai missionari (2008); Don Giussani. La sua esperienza dell’uomo e di Dio (2009); Padre. Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa? (2010), La casa, la terra, gli amici. La Chiesa nel terzo millennio (2011), Scuola di preghiera. L’esperienza della liturgia (2013).
Un aiuto per capire l'importanza della conversione nella vita di ogni cristiano in una società secolarizzata e ostile. Il secolarismo ha ormai compromesso il clima religioso di un tempo e ci ha abituato a pensare a una spaccatura netta tra credenti e non credenti: questa situazione richiede all'uomo di essere testimone efficace di ciò in cui crede e polo di attrazione, portando la propria esperienza viva e annunciando che gli atti di religione non hanno niente di ripetitivo e monotono, ma accompagnano e danno senso agli aspetti più ordinari dell'esistenza. Per questo la conversione deve, prima di tutto, riguardare noi stessi.
I dieci anni trascorsi dall'inizio del XXI secolo ci hanno invitato a voltarci indietro per guardare il Novecento e riflettere sulla presenza del mistero cristiano nella letteratura e nel cinema, attraverso lo studio delle opere di romanzieri, poeti, drammaturghi e sceneggiatori. Abbiamo evitato di soffermarci esclusivamente su scrittori "cristiani" o "cattolici", per considerare non solo il contributo di chi viene solitamente incluso in queste categorie, ma anche quello di tanti autori non esplicitamente credenti, nella cui opera si avverte comunque l'impronta del cristianesimo, per la frequenza e la modalità con cui ricorrono temi come il senso della sofferenza, l'amore, la coscienza, la grazia, il peccato e la redenzione, il problema del male, ecc. Questa era la premessa del V Convegno di Poetica & Cristianesimo, tenutosi a Roma, presso la Pontificia Università della Santa Croce, il 5 e 6 di maggio 2011, i cui atti, con le relazioni e una selezione delle comunicazioni presentate, abbiamo raccolto in questo volume.
Una piccola raccolta di saggi che recano l’autorevole firma di Karl Rahner. Li riproponiamo, molti anni dopo la loro prima apparizione in lingua italiana, per richiamarne la persistente attualità e la straordinaria fecondità spirituale. Il Rahner di queste pagine ci fa dono di una luminosa riflessione sulle virtù legate alla vita cristiana e all’annunzio della novità evangelica. Una lettura di straordinaria ricchezza spirituale. Pagine meravigliose, finalmente accessibili a tutti.
Si tratta di una viaggio alla ricerca di Gesù: questo personaggio che da duemila anni continua ad affascinare e suscitare ribellione... Nato a Betlemme in una stalla, è presto rinnegato dai suoi e scomunicato dalla sinagoga perché si dichiara “Figlio di Dio”. Non ha tetto, ne mensa, né letto. Sfama due volte cinquemila persone e lo accusano di essere un beone e un mangione. In solitudine spesso prega Dio come Padre; non si vergogna di piangere. Odiato e perseguitato, muore sulla croce, osando dire: “Do la mia vita spontaneamente”. Poi risorge a vita nuova. La ricerca dell’Autore si basa sulla parola di Dio, sulla riflessione teologica della Chiesa e sull’attualizzazione del tempo presente. Il testo ripercorre la storia di Gesù di Nazaret: vi è dapprima un incontro «fisico» o esteriore con lui, per poi raggiungere il suo... interiore; quindi accostare man mano le tappe della sua vita (nascita, missione, morte e risurrezione) in un crescendo coinvolgente... tra le pieghe di un vissuto concreto.
Autore
Maurizio De sanctis, sacerdote della congregazione dei padri passionisti, è giornalista, dottore in Teologia Dogmatica e laureato in Psicologia. È autore di: Elementi di teologia mariana in san Paolo della Croce (1997); Maria, inconscio dell’Uomo (2003); Il farmaco dell’anoressia (2005), Psicologia dell’esperienza di Dio (2006); Trattato di Psicologia (2007); Il cervello di Dio. Biologia della fede (2009); Maria di Nazareth, il boom di una umile star (2010); L’omosessualità, un dialogo sereno ma sincero (2011). Impegnato da diversi anni negli spettacoli di evangelizzazione,
ha prodotto diversi cd e musical, per questo è conosciuto più come ballerino-rap.
"Anima neppure troppo sotterranea di queste pagine è la convinzione che la vita cristiana ordinaria dà da pensare alla fede, provocandola a nuove attenzioni, destinate a loro volta a rifluire sulla vita e a riconfigurarla. Vita "ordinaria", appunto, ma non per questo scontata, semmai gravida di un senso che attende di venire alla luce. Il libro di Cesare Pagazzi si concentra su un aspetto a tal punto ordinario e abituale della vita cristiana da apparire quasi ovvio: il legame fraterno. L'ovvietà è favorita dal carattere universale del fenomeno e dal fatto che, almeno per i cristiani, la fraternità spesso appare a tal punto scontata da provocare scandalo quando mostra il proprio volto affaticato e, per certi versi, perfino oscuro. Appropriandosi dello sguardo che le Sacre Scritture gli rivolgono fin dall'inizio, il vincolo fraterno è presentato qui nella sua "non-ovvietà", anzi nel suo aspetto drammatico che mette in gioco l'immagine della vita, di Dio e quindi la fede. Ben lontana dall'enfasi illuministica (unità, uguaglianza, fraternità) e da una certa retorica "intraecclesiale", la Bibbia riconosce alla fraternità innanzitutto la caratteristica della prova (Caino e Abele, Giuseppe e i fratelli...) che porta alla luce la paura della morte e i suoi malcelati sintomi. Prima di essere questione di buona educazione o generica carità, il legame fraterno è una prova della fede."
Anche se così mai la nomina, la Shoah è protagonista della riflessione di Cohen, presa in esame rovesciando lo schema logoro della teodicea: il problema non è tanto dove fosse Dio durante lo sterminio degli ebrei - dunque la coesistenza fra Dio e male. In primo piano è piuttosto l'uomo e il rapporto con Dio dopo tale evento e, ancora, la dialettica fra libertà e ragione, il confronto fra il popolo ebraico e gli "altri": prevale una prospettiva antropologica. Il tremendum è in queste pagine abisso senza fine e insieme appello: porta in sé il senso della categoria coniata da Rudolf Otto per definire il Sacro - "l'irrazionalità nell'idea di divino" - ma è anche la somma provocazione rivolta alla religione al cospetto del XX secolo, ad esempio nell'Olocausto. Le domande che stanno al fondo di questo classico di teologia ebraica - il cui linguaggio sottilmente richiama le metafore della mistica ebraica (qabbalà) - sono così radicali da rivolgersi a ogni uomo, credente o non: un pensiero, e una simbolica di fede, che si interrogano sull'universalità del male nel mondo.
Nei monasteri del XII secolo una delle occupazioni fondamentali era la lectio divina secondo il metodo dell'antica tradizione. Poiché si riteneva che la semplice lettura del testo non fosse sufficiente per coglierne il senso profondo, l'unità interiore e il messaggio trascendente, si praticava una "lettura spirituale" di quella che veniva definita "Sacra Pagina" e, alla scuola dei Padri della Chiesa, la Bibbia veniva interpretata in modo allegorico. Se una tradizione culturale ispirata ai canoni dell'illuminismo aveva rigettato come insignificanti molti scritti di spiritualità monastica, gli studi più recenti ne hanno, al contrario, messo in luce il rilievo sapienziale e, come ha più volte ribadito Benedetto XVI, l'attualità e l'importanza nella vita della Chiesa. Raccordandosi con l'epoca patristica, la teologia monastica ne accoglie e sviluppa il metodo, i contenuti e lo stile, che si arricchiscono e si perfezionano nel corso dei secoli. Essa si differenzia dalle altre teologie, in particolare da quelle speculative, che sorgeranno più tardi, come la Scolastica, pur avendo in comune il riferimento alla Sacra Scrittura. La teologia monastica, infatti, non si propone primariamente l'elaborazione speculativa e razionale del dato biblico, ma la sua "comprensione spirituale" mediante una lettura "sapienziale" al fine di portare l'anima all'intimità con Dio.