Il contrasto tra il credente, secondo cui il mondo dei corpi (umani e non umani) è stato creato da Dio, e l'ateo, secondo cui il mondo stesso è increato, sembra essere irriducibile. In che modo, allora, potrebbe essere irrefutabilmente riconosciuta l'esistenza di Dio? Occorre ammettere, da un lato, che non possiamo premettere l'esistenza del mondo alla nostra conoscenza di esso, poiché, senza questa, il mondo stesso non potrebbe per noi esistere; d'altro lato, che non possiamo premettere la nostra conoscenza del mondo alla sua esistenza, poiché, senza di esso, la nostra non potrebbe essere conoscenza del mondo medesimo. Si ha, quindi, che esistenza e conoscenza del mondo non si possono separare, poiché l'essere dell'una è quello stesso dell'altra. Ora, vi sono ragioni per poter escludere che le concezioni iniziali del progresso conoscitivo umano possano avere per oggetti dei corpi. Il problema da risolvere, quindi, diventa quello di stabilire come si siano avute o si abbiano le condizioni grazie a cui ogni essere, capace di pensare, è potuto o potrà giungere a concepirsi esistente (e, in pari tempo, a conoscersi), secondo un corpo tra altri corpi, esigendo, tra l'altro, che questi siano esistenze autonome, permanenti, indipendenti da quel suo stesso concepire. Ebbene, si deve necessariamente ammettere che, a fondamento di tutto ciò, deve stare quell'essere eterno e creatore che chiamiamo Dio.
Una delle domande di fondo poste dall'attuale dibattito sull'identità culturale dell'Europa è se il cristianesimo, storicamente radicato in un Occidente sempre più secolarizzato e sollecitato dal problematico incontro con altre fedi e civiltà, riuscirà a conservare la sua dimensione profetica, e se l'Occidente laico potrà ancora riconoscere nella parola di Gesù un punto di riferimento etico e spirituale privilegiato. Sul futuro della democrazia e sul ruolo del cristianesimo - e, in Italia, della Chiesa cattolica - due acuti osservatori del nostro tempo, lo storico Ernesto Galli della Loggia, di formazione laica, e il teologo Camillo Ruini, si confrontano in un serrato contraddittorio ricco di spunti di riflessione e acute intuizioni. Un sintetico excursus dall'illuminismo ai giorni nostri, necessario per individuare i momenti più significativi nell'evoluzione dei rapporti tra società civile e istituzione ecclesiastica, introduce all'analisi della situazione del nostro paese, dove il cattolicesimo ha trovato la sua massima espressione politica nei quarant'anni di governo della Democrazia cristiana e dove il Concordato rappresenta tuttora un motivo di scontro ideologico. Nella discussione entrano inevitabilmente questioni decisive per la nostra epoca, e spesso oggetto di roventi polemiche, come i limiti da porre alla scienza e alla tecnologia nella manipolazione della natura, o le istanze etiche che discendono da concezioni della vita e della morte agli antipodi.
C’è un interrogativo che attraversa la ricerca contemporanea: se il messaggio cristiano sia capace o meno di una nuova narrazione del mondo. La fede cristiana non è al riparo dalla necessità di doversi riformulare, soprattutto se intende suscitare ancora una volta l’interesse per un’interpretazione differente dell’esistenza, dell’uomo, della religione, dell’etica. L’invito, pertanto, è riscoprire il Vangelo come un «pensare altrimenti», in maniera interessante, sorprendente, ma anche impegnativa. Il cristianesimo stimolando a non farsi illusioni e invitando la ragione a non allinearsi su strategie di falsa sicurezza, indica, nella vicenda di Gesù Cristo, un punto di appoggio che legittima la ricerca di felicità, aprendola all’ascolto e incontro con l’altro. Assumere lo stile di Gesù, farlo diventare norma di vita, ispirarsi all’originalità delle comunità cristiane, vuol dire toccare il mistero dell’uomo e quello di Dio, per immettere nella storia la nostalgia di un diverso modo di essere uomini e donne.
Destinatari
Studenti di teologia e filosofia. Operatori in ambito educativo.
Autore
Carmelo Dotolo è professore straordinario di teologia delle religioni presso la Pontificia università urbaniana e professore invitato alla Pontificia università gregoriana e al Marianum. È presidente della Società Italiana per la ricerca teologica (SIRT) e membro del Gruppo europeo di ricerca teologica (GERT) dei missionari comboniani. Tra le sue pubblicazioni più recenti: La rivelazione cristiana. Parola, evento e mistero, Milano 2002; Un cristianesimo possibile. Tra postmodernità e ricerca religiosa, Brescia 2007; Abitare i confini. Per una grammatica dell’esistenza, Massa 2008.
Il tema unificante è la realtà della fede. Intorno a questo nucleo fondante si scandiscono le tappe del saggio. Apre una lettura attenta e frizzante del tempo che la comunità credente oggi si trova a vivere (Kairologia). La seconda parte ("Il pensiero nuovo") è dedicata ad un ripensamento del cristianesimo sotto le condizioni post-illuministe. La terza ("Lo stile") è dedicata a perlustrare la decisa fedeltà che la religione cristiana intende professare al corpo e alla corporeità. Chiudono tre congedi in cui l'incontro di Illuminismo e cristianesimo viene ricondotto e riletto alla luce del gesto originario dello spirito umano: il gesto dell'ospitalità.
"La missione dei cristiani in un mondo laico è quella di ricordare che la finalità della storia, la finalità della vita e la finalità della politica è sempre la stessa: operare per la riconciliazione". Su queste premesse, tratte dalla prefazione di Arturo Paoli, il libro analizza le contraddizioni e i conflitti, spesso duri e profondi, in atto da tempo all'interno della Chiesa Cattolica, tra la gerarchia, con il mondo clericale che la sostiene, e il variegato "popolo cattolico" - fedeli, sacerdoti e religiosi - che nella pratica e nel pensiero hanno posizioni diverse e contrastanti rispetto alla dottrina ufficiale. Si tratta di un vero e proprio "scisma", seppur silente, non dichiarato, perché non è dato spazio alla sana controversia e al dialogo. I I dissidenti, soprattutto teologi e sacerdoti, pagano con l'emarginazione e l'esclusione. L'autore analizza i fondamenti teologici/biblici/comunicativi e i processi che sostengono questo tipo di Chiesa, e conclude indicando piste di lavoro e di comunicazione ecclesiale per una nuova comunità-chiesa dove il dialogo e la profezia permettano un rinnovamento nel segno della Fede, della Speranza e della Carità.
Una teologia della creatura oggi non può non guardare, a occhi spalancati, dentro il cuore pulsante del vivente. L’idea che un filo d’erba possa vibrare di sensibilità entrando in viva relazione con il mondo umano emerge dalla novella di Luigi Pirandello, Canta l’Epistola.
E solo una teologia come quella di Paolo De Benedetti è capace di cogliere la creaturalità di una bellezza deperibile e inerme come quella di un filo d’erba. Non in virtù di una sensibilità ecologica estesa anche alle cose inanimate – un sentimento pur lodevole che oggi però è abbastanza diffuso, almeno nelle anime più avvertite – ma in virtù di una precisa lettura della Parola biblica, che interpreta la storia a partire dal basso, dall’infimo, dal perdente.
Sono circa 8000 al giorno i bambini che nel mondo nascono con una forma di handicap, quasi 3 milioni ogni anno. Se la sorgente della vita umana è Dio, che senso ha tanto dolore inflitto alle creature più innocenti? Da sempre gli uomini si pongono questa domanda, alla quale le diverse fedi e filosofie, nel corso dei secoli, hanno dato molteplici risposte. Oggi, però, la rivoluzione scientifica ha reso insostenibili le soluzioni del passato, e la questione è stata, di fatto, rimossa. In questo saggio Vito Mancuso affronta il tema delicato dell'handicap dal punto di vista filosofico e teologico, in dialogo con la scienza e le religioni non cristiane. Un percorso di riflessione, il suo, affrontato sempre con rigore, scavando a fondo nella storia dello spirito e della cultura occidentali. Ne scaturisce un messaggio arduo e poetico, che parte dalle contraddizioni laceranti della vita ma anche dalla sua "bellezza incandescente", e non offre facili consolazioni. Recensendo questo libro Giuseppe Pontiggia ebbe a scrivere: "Raramente un titolo delinea, come questo, la mappa degli interrogativi in cui la mente, protesa a dare un senso religioso e filosofico all'handicap, si è sempre persa. Basta che il lettore segua l'autore nella grandiosità del suo disegno e nella ricchezza dei suoi percorsi. Ne trarrà una luce durevole".
"Una rivoluzione copernicana. Finora per parlare di Dio si mettevano in campo argomenti molteplici, questo libro ne fa piazza pulita. Finora per parlare di Dio c'era bisogno di punti d'appoggio, questo libro non ne ha. Finora per parlare di Dio si pensava al plurale, questo libro pensa al singolare. La fede, finora fondata su motivazioni esteriori, assume un volto nuovo. Il lettore si ritrova al centro di una rivoluzione che lo libera dalle protezioni e dai legami che lungo i secoli gli sono stati posti lungo il cammino. Il libro è un invito alla solitudine dell'anima e ai misteri che vi sono nascosti."
I cinque interventi che compongono il volume, tutti risalenti al 2007, hanno il loro filo conduttore nello sguardo rivolto ai grandi mutamenti del nostro tempo. Strettamente collegati tra loro, affrontano l'approfondita ricerca di ciò che è "bene" per l'uomo anche e nonostante i contrastanti aspetti della cultura moderna. La sintetica lettura del Gesù di Nazareth di Benedetto XVI, che completa il volume, è ancora una forte indicazione per l'orientamento a Cristo in ogni azione umana.
Una proposta per poter pensare e vivere uno stile di vita cristiana alle e sotto le condizioni di oggi.
«La testimonianza come "servizio" significa cha la vita cristiana è un agire che sa assumere le forme della vita umana come un alfabeto in cui dirsi ed in cui realizzarsi [...] Prendendo sul serio questa provocazione, introdotta a Verona come un'intuizione da sviluppare, il volume del teologo Antonio Staglianò si dipana con un'eleganza pari sicurezza del disegno. Il libro sembra decollare come un instant book, volto a raccogliere e indirizzare le provocazioni emerse nel convegno scaligero. Subito, però, si sviluppa con un movimento ampio e sinfonico, così che se il motivo iniziale suona le note udite a Verona, subito l'orchestrazione del volume guadagna un orizzonte tanto ampio che mette in gioco nientemeno che il futuro del cristianesimo. Precisamente sotto la figura del superamento della frattura tra teologia e pastorale [...] con un linguaggio che è un impasto singolare di riferimento biblico, citazione colta, richiamo magisteriale e lingua teologica. [...] Questo volume aiuterà che volesse riflettervi a trovare le armoniche di confronto per far convergere i "lavoratori del Vangelo" verso un sogno comune che sia all'altezza del momento. [...] Un "cristianesimo da esercitare" appare dunque l'istanza del momento. Il suo esercizio è l'opera della Chiesa tutta, la riflessione metodica su di esso è compito della riflessione dei teologi in sinergia con i pastori».
Dalla Prefazione di Mons. Franco Giulio Brambilla
Antonio Staglianò, Dottore in Teologia (Pontificia Università Gregoriana) e in Filosofia (Università della Calabria), è Direttore dell'Istituto Teologica Calabro in Catanzaro, dove insegna Teologia sistematica(Cristologia, Teologia trinitaria e Teologia della pastorale). Ha diretto per anni la Rivista di scienze teologiche «Vivarium». Dal 1989 al 1995 è stato membro del Consiglio nazionale dell'Associazione Teologica Italiana e dal 1994 al 2002 professore invitato nei corsi di specializzazione di teologia fondamentale della Pontificia Università Gregoriana. Dal 1997 è Consulete del servizio nazionale della CEI per il progetto culturale. Unisce l'impegno per la ricerca scientifica con quello per l'animazione pastorale : è Vicario Episcopale per la cultura nella Diocesi di Crotone - Santa Severina e parroco in solidum di Le Castella.
Ha pubblicato diverse monografie scientifiche: La teologia secondo A. Rosmini (Morcelliana, 1988); La teologia che serve la Chiesa (SEI, 1996); La mente umana alla prova di Dio (EDB,1996); Il mistero del Dio vivente (EDB,1996); Vangelo e comunicazione (EDB, 2002); Pensare la fede (Città Nuova, 2004) Su due ali (Lateran University Press, 2005); Ha scritto la Trinitaria in G. Canobbio - P. Coda (edd.), La teologia del XX secolo, Un bilancio, Roma2003. Nelle nostre collane figura il volume Teologia e spiritualità. Pensiero critico ed esperienza cristiana (2006). Ha al suo attivo raccolte di poesie che si prefiggono di tentare vie nuove, più simboliche, per comunicare un pensiero non negligente sui tanti problemi dell'esistenza umana, dentro l'illuminazione della fede.