Una delle più urgenti necessità nella svolta epocale del nostro tempo è quella di superare la "rottura" tra dottrina e contemplazione, tra vita intellettuale e vita spirituale, per la rielaborazione mistico-sapienziale della teologia. La teologia moderna - anche quella post-conciliare - ha sofferto un approccio unilaterale ai misteri divini presentandosi troppo sbilanciata sul versante speculativo e razionalistico. Oggi abbiamo bisogno di ritrovare una ragione teologico-simbolica che risponda al bisogno essenziale dell'uomo - «conoscenza di se stesso, e di Dio» (M. Vannini) - e che tenga insieme ritus, fides, intellectus, affectus: l'insieme dell'esperienza umana cristiana. I saggi offerti in questo libro delineano una parabola della teologia monastico-sapienziale che dal medioevo giunge fino al Concilio Vaticano II e al post-concilio. In particolare, si presentano alcuni modelli monastici di teologia sapienziale del Novecento, come quelli di A. Stolz, J. Leclercq, C. Vagaggini, E. Salmann. Anche i monaci camaldolesi hanno dato il loro contributo all'elaborazione di una teologia monastico-sapienziale: in Italia, attraverso l'approccio più classico di Benedetto Calati, e negli USA con le ricerche di Bruno Barnhart.
Nessuno va mai alla Parola di Dio a mani vuote. Ciò che porti con te influenzerà il modo in cui la ricevi, la comprendi e la vivi.
Questo libro ci ricorda che, per studiare bene la Bibbia, dobbiamo vincere una battaglia prima di tutto in noi stessi per accostarci a essa con le giuste disposizioni di cuore.
Si tende a leggere la Bibbia borbottando una rapida preghiera e in modo sbrigativo. Se, però, vogliamo sentire lo Spirito Santo pronunciare parole che ci cambiano la vita, mettiamo da parte la nostra agenda, raccogliamo i nostri pensieri e ricordiamo la maestà di Dio.
L’invecchiamento è spesso disprezzato, invece possiamo averne un concetto sano e viverlo con una nuova prospettiva spirituale.
L’invecchiamento è il trattino sulla lapide che, dalla gioia della nascita al dolore della morte, racchiude tutta una vita.
L’invecchiamento procede tra molti dolori e innumerevoli gioie e, in mezzo, ci sono le responsabilità che possiamo scegliere di accettare o ignorare.
Questo libro ci aiuta a crescere con un atteggiamento diverso.
Attenzione, però! Non è un libro soltanto per chi è avanti nell’età, ma per quanti sono giovani e voglio impegnarsi a vivere in vista di una vecchiaia devota, propositiva e dignitosa, portando ancora del frutto.
Il volume raccoglie una selezione di oltre 330 lettere, perlopiù inedite, scritte da Chiara Lubich negli anni della Seconda guerra mondiale, del Secondo dopoguerra e della lenta ricostruzione politica, economica e morale dell'Italia. In un Paese e in un mondo lacerato, Chiara Lubich annuncia e diffonde, attraverso questa corrispondenza, la sua fede indefettibile nell'unità spirituale e sociale alla quale forma tantissime persone: i familiari, il primissimo gruppo di ragazze e giovani che si coinvolgono nella sua "divina avventura", personalità civili e religiose. Il genere letterario epistolare dà la possibilità di rivelare le parte più personale di Chiara e di esprimere i suoi pensieri nel modo più immediato ed efficace.
Il libro offre il ritratto di Natuzza Evolo: una donna semplice, una mamma di famiglia che il cielo ha voluto arricchire di fenomeni mistici straordinari - visioni, locuzioni, rivelazioni, estasi, emografie, il dono di rivivere la passione di Cristo - ma che ha sempre vissuto in una profonda umiltà e non ha fatto che pregare, amare, ascoltare e consolare chiunque bussasse alla sua porta. Monsignor D'Ercole, figlio spirituale della mistica di Paravati, ci consegna il suo ricordo personale e commosso di mamma Natuzza, il suo «viaggio incontro a una donna, straordinaria nella sua povertà e ricca di gioia nella sofferenza che mai l'ha abbandonata, una madre per tutti». Nella terza parte del volume, inoltre, l'Autore affronta tematiche attuali - quali il problema del dialogo tra giovani e adulti; la crisi di senso e di speranza in cui è immersa la società attuale, la guerra... - alla luce del messaggio e della testimonianza di Natuzza, sottolineandone così la profonda attualità.
L'autore di questo libro è testimone oculare del martirio dei quaranta seminaristi. Miracolosamente sopravvissuto, egli documenta non solo l’eccidio, ma soprattutto i molteplici frutti scaturiti da tale martirio. Il suo racconto inizia con una domanda: come mai in un Paese che ha visto susseguirsi numerose crisi politico-militari a base etnica, caratterizzate da orrendi massacri e vendette di un’etnia sull’altra, si possono incontrare luoghi di fraternità così forte? Descrivendo l’esperienza educativa nel seminario di Buta, egli mostra che l’opera di evangelizzazione e di educazione alla comunione con Dio e con i fratelli ha creato tra quei giovani una appartenenza a Cristo e tra loro più forte della loro appartenenza etnica. Se è vero – riflette l’autore – che il Vangelo viene prima dei martiri, è altrettanto vero che la testimonianza dei martiri suscita una nuova ondata di evangelizzazione, perché rende visibile una vita desiderabile, fraterna, più forte dell’odio e delle divisioni. Così un episodio accaduto in un angolo remoto dell’Africa diventa luce per tutti. Esso documenta che la radice della fraternità è racchiusa nella paternità di Dio. Conclude l’autore: "È attraverso la testimonianza di comunità autenticamente fraterne che la Chiesa è in Cristo la luce che attrae le genti". Speranza per il mondo.
Questo scritto illustra percorsi presenti nelle Sacre Scritture che aprono alla Verità di Dio sull'esistenza umana. In particolare è svelata la presenza di un essere non umano, che è malefico, spietato, non visibile, nemico occulto di tutti gli uomini. Ed è riportato che oltre 2000 anni fa, Dio ha chiesto a una giovane donna di aderire e partecipare attivamente, in modo speciale, al suo progetto per aiutare tutta l'umanità, per consentire quello che mai nessuno avrebbe pensato che un Dio Creatore di tutte le cose potesse fare per gli uomini. Così qui si parla della giovane donna Maria, che si scoprirà essere la creatura umana nata da uomo e da donna più straordinaria e speciale che sia mai esistita. Lei è decisiva nella battaglia contro la bestia immonda.
Attraverso un dialogo immaginario tra due personaggi simbolici — Miscredenzio (il non credente o il credente dubbioso o superficiale) e Teofilo (dal greco, "l’amico di Dio") — l'Autore esplora alcuni grandi interrogativi, quali l'esistenza di Dio, il male, il rapporto tra scienza e fede, lo scollamento tra società e cristianesimo e la secolarizzazione come fenomeno culturale, giungendo a dimostrare come la fede nel Dio di Gesù Cristo sia in grado di offrire risposte alla contemporaneità smarrita liberando l'uomo dal peso del materialismo imperante.
Il governo del mondo è nelle sole mani di Dio; ma per esercitarlo Dio si serve di 'ministri' e gli angeli sono esattamente lo strumento forte e docile dedicato a questa attività. A Betel Giacobbe vede una scala che unisce il cielo alla terra e su di essa gli angeli di Dio salgono e scendono (Gn 28,12); garantiscono cioè la comunicazione. Quello che Dio vuole arriva così nel mondo così come ciò che accade del mondo viene presentato al cospetto di Dio. [...] L'augurio è che il lettore possa fare in proprio l'esperienza di fede dell'Amore di Dio anche attraverso l'affetto rivolto agli angeli, la preghiera innalzata fino a Dio attraverso le loro 'mani'." (dalla prefazione di S.E. Mons. Luciano Monari, Vescovo Emerito di Brescia).
Il cardinal Dieudonné Nzapalainga è impegnato in prima persona nella difficile situazione del Centrafrica. Insieme con i responsabili della chiesa evangelica e della comunità islamica, è in prima fila nel processo di riconciliazione e pacificazione del Paese dilaniato dalla guerra civile. Questo libro racconta la storia di un cardinale che si batte per la pace tra le persone di diverse fedi.
La centralità moderna del soggetto ha sigillato la dignità di ogni singolo venire al mondo: umani si nasce. Tale conquista, però, non ha spostato di un millimetro la nostra resa all'insignificanza della destinazione di questo nascere: l'umano è un effetto senza causa adeguata - praticamente un miracolo - ma la sua morte azzera tutto. Insomma, si nasce per niente. Non abbiamo il coraggio di dirlo ai figli, ma ci siamo convinti, dati scientifici alla mano, che il passaggio della nascita non si ripeterà in nessun altro modo. Eppure, nemmeno l'astrofisica, oggi, lo giurerebbe in tribunale. I segnali più antichi dell'ominizzazione della vita della coscienza coincidono con la ritualizzazione della morte come passaggio: come se lo sapessimo da sempre. Il cristianesimo, poi, ha introdotto la generazione e la risurrezione nell'intimità dell'essere divino, aprendovi la destinazione per un'umanità imperfetta. Impensabile anche per la religione più alta: eppure la fede cristiana non si muove da lì. Credenti o non credenti, quanti siamo, abbiamo forse dilapidato l'eredità migliore della nostra storia?
Il testo è composto di due parti. Nella prima sono raccolte le omelie per le ordinazioni sacerdotali mentre nella seconda parte si trovano le omelie per le Messe crismali. Scrive il Patriarca di Venezia: «Durante l'ordinazione presbiterale, di fronte alla Chiesa agli ordinandi viene chiesto di assumere gli impegni propri delle promesse sacerdotali; esse caratterizzeranno, plasmeranno e faranno crescere il loro sacerdozio. Con questo gesto che compiono liberamente si impegnano ad aderire a ciò che gli verrà, di volta in volta, chiesto dalla Chiesa e ad andare dove sarà necessario. È bello, quando si è interpellati, dire semplicemente: sì. Un sì anche faticoso, che però genererà in chi lo dice una gioia profonda di cui continueremo a rimanere sorpresi. Gesù, lo sappiamo, ha promesso il centuplo in questa vita e, poi, la vita eterna (cfr. Mt 19, 29)».