Queste pagine contengono una intensa meditazione sulla pace scandita attraverso più di trenta scene bibliche, da Caino e Abele alle parole di Gesù, e sono frutto di una lunga esperienza di impegno per la riconciliazione e il dialogo. Di fronte ai conflitti in corso le guerre in Ucraina e in Siria, le violenze in Mozambico, nel Sud Sudan, nei paesi del Centroamerica i passi biblici che ispirano queste riflessioni invitano a soffermarsi sugli eventi drammatici e minacciosi che ci riguardano, anche se non sempre lo comprendiamo, sempre più da vicino. La Parola di Dio, nei percorsi della storia, indica vie di speranza e ricorda che il Signore non è lontano ma è un Dio che partecipa al dolore e protegge il mondo dalle forze del male, la cui espressione più tragica è la guerra. La Scrittura aiuta a riscoprire anche il legame tra i popoli, e soprattutto la responsabilità affidata a tutti e ai cristiani in particolare di essere operatori di pace.
Secondo il filosofo Aristotele, la forma ha una priorità anche logica in quanto «di ogni cosa si può parlare in quanto ha una forma e non per il suo aspetto materiale in quanto tale» (Metafisica, Libro VII, 1035a). Il presente volume affronta il tema della forma della Chiesa a partire dalla complessa categoria di evento, quale luogo cristologico del dirsi e darsi di Dio Trinità nella storia, in un elaborato e "inedito" confronto con la filosofia, la liturgia eucaristica e l'arte, e persegue 'obiettivo di recuperare una possibile forma Ecclesiae, ossia la costante che caratterizza la Chiesa (e che dice la sua natura) nella variabilità delle espressioni storiche assunte lungo i secoli. In questo tragitto un posto di rilievo è occupato dall'actio liturgica, vista nel suo dinamismo di evento, che già dai primi secoli "tenta", nelle diverse celebrazioni, di ritradurre l'ineludibile struttura teandrica della comunità cristiana.
Quest'opera corrisponde a una tappa decisiva del percorso di Jean-Luc Marion: il nesso tra fenomenologia della donazione e rivelazione non è più affrontato definendo le competenze della filosofia e della teologia, ma tramite l'abbandono al campo aperto della speculazione, senza ulteriori caratterizzazioni. L'autore intesse un serrato dialogo con la Scrittura e con la storia del pensiero filosofico e teologico, fino a determinare la fenomenicità della rivelazione quale modalità privilegiata del fenomeno, caratterizzata come adveniente da altrove. L'abbandono delle categorie elaborate dalla metafisica è definitivo: la rivelazione è s-coperta (apokalypsis) e non mero disvelamento (aletheia), di conseguenza anche i concetti classici di Dio, essere, tempo, storia e soggetto vengono riconsiderati. La fenomenologia della donazione dispiega tutta la sua forza speculativa definendo la plausibilità della manifestazione trinitaria del divino e la forma testimoniale dell'umano che vi si lega. Radicalizzando i temi grazie ai quali si è inserito nel dibattito contemporaneo, Marion si conferma un autore capace di contribuire al pensiero interpellandolo con nuovi e decisivi motivi di riflessione.
A chi ha una certa familiarità con i testi di Agostino non parrà fuori luogo definirlo un artigiano prolifico di aforismi indimenticabili, cioè di frasi concise e pregne di pensiero. Gli venivano spontanei. Ogni suo aforisma è un piccolo gioiello. Molti lasciano sorpresi e incantati, tanto sono geniali. Erano il suo linguaggio caratteristico e abituale usato con il composito pubblico, tanto da riconoscervi una sorta di marcatore dell'autenticità dei suoi interventi trasformati in opere letterarie. Del resto, l'arte della retorica, di cui era stato anche docente, gli ha consentito di scegliere, all'occorrenza, le parole più idonee; di intarsiarle modulandole tra di loro, obbedendo alla vibrazione del pensiero; di accostare sapientemente parole assonanti e di posizionare i pensieri in forma speculare; di condensarvi un pensiero importante e portante; di consegnare al pubblico una sintesi formidabile e accattivante, facilmente memorizzabile. La presente pubblicazione, dopo aver raccolto, con testo originario latino e traduzione italiana rigorosamente fedele al linguaggio dell'autore, oltre quattrocento aforismi e pensieri sapienziali di Agostino, selezionati tra i più significativi, sviluppa una serie di tematiche, a trama aperta, intessute appunto degli aforismi e dei pensieri sapienziali segnalati nella prima sezione. Ne risulta un ampio spaccato della teologia e dell'antropologia teologica di Agostino.
La presente Festschrift, pensata dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce per omaggiare il prof. B. Estrada nel suo 70° compleanno, raccoglie venti contributi in lingua inglese, spagnola e italiana, frutto del lavoro di studiosi appartenenti a diverse istituzioni accademiche internazionali. Il volume, articolato in due parti, è stato ideato seguendo le due principali aree di ricerca che hanno contrassegnato il lavoro accademico del prof. Estrada: i Vangeli insieme agli Atti degli Apostoli e l'epistolario paolino. La Parte Prima raccoglie undici studi di L. Sánchez Navarro, V. Balaguer, E. Manicardi, I. Galdeano, J. C. Ossandón Widow, M. Orsatti, C. Jodar Estrella, C. Broccardo e M. Stroppa, L. García Ureña, P. N. Anderson e del compianto M. A. Tábet. La Parte Seconda, dedicata all'epistolario paolino, consta di nove studi di D. A. Hagner, J. L. Caballero, F. Bianchini, A. Pitta, J. Chapa, E. González, J. M. Granados Rojas e G. De Virgilio.
Nell'immaginario comune permane l'idea che la fraternità tra i popoli sia un sogno, un'illusione: in effetti, come dimostra la storia di Caino e Abele, sin dalle origini la violenza accompagna l'umanità. Le ragioni sono di carattere sia strutturale - la libertà è percepita soprattutto come una condizione individuale da difendere dalla minaccia degli altri - sia culturale - prendendo le mosse dal motto homo homini lupus e dal Leviatano di Thomas Hobbes, al quale saranno contrapposti gli ideali della Rivoluzione francese. La fraternità viene dimenticata anche oggi, di fronte al fenomeno dell'immigrazione: è "chiusa", ristretta soltanto ai propri omologhi. L'individualismo pervade anche le religioni intese come sistemi, dove di comune resta solo un vago senso di spiritualità privo di identità storiche. In questo contesto le religioni possono diventare il collante dell'umanità, perché da esse si impara la capacità di percepire i fallimenti esistenziali, le patologie sociali: da questa consapevolezza sono nati i percorsi di dialogo tra gli appartenenti alle diverse fedi compiuti negli anni. È possibile ricostruire l'armonia tenendo conto che libertà e uguaglianza possono esistere solo se si dà spazio alla fraternità. Le riflessioni antropologiche, bibliche, teologiche e filosofiche contenute in questo volume ricordano che risalire alla nostra origine comune è la chiave per poter sognare un'umanità fraterna che custodisca l'uguaglianza e la libertà di tutti. Introduzione di Giacomo Canobbio, Flavio Dalla Vecchia e Raffaele Maiolini.
Diversamente dalla "cartografia coloniale" con cui ancora si guarda a sud, le chiese di Africa, Asia e America Latina reclamano prima di tutto il diritto ad essere "chiese fonte" e non "chiese calco". Oltre al motivo demografico (due terzi dei cattolici vivono in queste comunità), esiste però un diritto epistemico: quello di pensare diverso. Le voci dei teologi e delle teologhe del sud chiedono di superare gli epistemicidi culturali e religiosi perpetrati dal pensiero e pratica coloniale. Per superare la prospettiva coloniale, però, serve non un pensiero post-moderno (che indaga la modernità a partire da essa), ma un pensiero e una pratica decoloniale (che indaga il potere moderno a partire dalle cosiddette "ferite coloniali" per poterle superare). Si tratta di porre fine alla triplice ingiustizia che il sud ha subito: oltre a quella sociale ed ecologica, anche quella cognitiva.
Nei contesti pastorali non raro che un prete si trovi ad avere a che fare con situazioni interpersonali difficili e perfino difficilissime, tirato dentro dal proprio spirito di servizio evangelico, dalla propria generosità, qualche volta dalla propria imprudenza. La sua condizione affettiva di celibe rende singolari quelle interazioni e difficilmente riconducibili ad altre forme di relazione.
Tutto ciò apre spazi di grande fecondità, psicologica e spirituale, ma pure di possibile problematicità. Occorrerebbe evitare la deriva dell'ingenua deregulation, da un lato, come pure quella opposta, della distanza estrema e, ultimamente, del non coinvolgimento, dall’altro. Il testo, anche a partire dall’esame di situazioni concrete, propone riflessioni e strumenti per un coinvolgimento autenticamente cristiano. Stefano Guarinelli e sacerdote della diocesi di Milano da] 1993.
Psicologo e psicoterapeuta, è professore straordinario di Psicologia alla Facoltà Teologica dell'Iltalia Settentrionale presso la Sezione del Seminario Arcivescovile di Milano, di cui è direttore. Come professore invitato insegna, inoltre, presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, l’Università Pontificia Salesiana di Torino e la Escuela de Formadores di Salamanca (Spagna). Collabora, come vicario festivo, con la Comunità pastorale di Giussano (MB).
La nozione di gloria, essenziale alla rivelazione biblica più ancora che alla ragione pagana, è stata spesso trascurata a profitto di un'umiltà che sembra convenire più ai pusillanimi che non ai magnanimi. In queste pagine Fabrice Hadjadj cerca di ripensarla, muovendosi allegramente dalla gloria di Dio a quella del sasso, del pavone o della civetta, passando senza vergogna attraverso la sua personale gloria.
Il libro raccoglie gli atti del Convegno nazionale Aipas tenutosi ad Assisi nell'ottobre 2021. Un'occasione per approfondire, rileggere e conservare le riflessioni più importanti sul tema - sempre più dirimente e decisivo - della pastorale della salute. Introduzione, Don Isidoro Mercuri Giovinazzo «Aprirò una via nel deserto», Don Luigi Maria Epicoco Nuove vie della Pastorale della Salute aperte dalla crisi sanitaria, Mons. Marco Brunetti Dopo la Pandemia sapremo ripartire e ricominciare?, Padre Francesco Piloni Verso una nuova prossimità?, Luciano Sandrin Carità e servizio per la salute, Marina Menna L'esercizio dell'Assistenza, Tomas Chiaramonte I servizi nei reparti Covid ed in terapia intensiva, Piero Capuzi Uniti contro il Covid-19, Emanuela Perri
La cura che la ricerca teologica dedica all'indagine del ruolo della Bibbia nell'esperienza della fede cristiana non sarà mai eccessiva. Quest'opera - fruibile sia da chi incontra la teologia per motivi di studio sia da chi vi si accosta per accrescimento personale - sviluppa le categorie proposte ne Il Dio affidabile per definire la centralità della Scrittura biblica, "lingua madre" custodita da ebraismo e cristianesimo, contributo decisivo allo sviluppo della cultura tutta. La rilevanza della Bibbia si delinea a partire dalla sua descrizione come rivelazione attestata, legata in modo canonico alla figura di Gesù e all'inaudita identità del Dio di cui è Parola. La scrittura è peraltro corpo vivo: le forme e le forze di quel testo agiscono tracciando lo spazio ospitale per ogni umano e le modalità della sua accoglienza ecclesiale e liturgica. Entrando in dialogo con i principali apporti forniti dalla teologia fondamentale, dall'esegesi biblica e dall'estetica della lettura, Sequeri guida alla scoperta delle occasioni di pensiero e di maturazione umana che la Bibbia continua a generare. «Questo libro è il frutto della ripresa di un tema che mi sta molto a cuore, sul quale ritengo che la teologia cattolica non abbia ancora realizzato una concentrazione adeguata» (Pierangelo Sequeri).
Secondo la Genesi, l'uomo e la donna sono stati creati «a immagine di Dio». Questa affermazione, nonostante la sua apparente semplicità, è tra le più discusse e ambigue della tradizione giudeo-cristiana. Cosa può significare per quegli esseri finiti, limitati e spesso traviati che noi siamo? Christof Betschart colma una lacuna nella teologia, basandosi su uno studio approfondito dei testi biblici. In linea con l'interpretazione cristologica dell'immagine di Dio, che trova in Cristo sia il prototipo che il modello compiuto di tutti gli esseri umani, si interroga sulla nozione di filiazione divina. L'immagine di Dio è in definitiva filiale, segnata dal sigillo della filiazione divina. Tale tesi viene sviluppata sia per rendere più concreto il concetto di immagine, sia per rivisitare alcune grandi questioni dell'antropologia teologica postconciliare, come il nesso fra natura e grazia o la mediazione cristologica dell'antropologia (e viceversa). Ne esce un'analisi illuminante dell'essere umano in relazione all'immagine divina, un'opera che si palesa pagina dopo pagina come una guida rivelatrice.