Ogni avvenimento e simbolo delle apparizioni della Madonna a Guadalupe è denso di significato teologico svelato dall'autore con sapiente competenza. Ben otto edizioni ha avuto questo libretto in terra messicana! La grandezza dell'evento guadalupano si manifesta al lettore in tutta la sua bellezza e profondità. La Vergine Maria, Madre di Dio e nostra Madre misericordiosa, attraverso un particolare e ininterrotto intervento salvifico, ha voluto farci conoscere con tutto il suo amore il "vero Dio autore della vita" e mostrare la sua compassione, il suo aiuto in difesa di coloro che sono semplici nel cuore e di tutti i suoi devoti che la invocano e confidano in Lei.
Assieme alle truppe italiane che il 20 settembre 1870 fecero il loro ingresso a Roma attraverso la breccia di Porta Pia c’erano anche due venditori ambulanti con un carretto carico di Bibbie, tirato da un grosso cane che portava nientemeno che il nome di Pio Nono. Per gli italiani quel giorno rappresentava il compimento di un lungo e travagliato cammino verso l’indipendenza e l’unità nazionali. Ma per coloro che, oltre a essere italiani, erano anche evangelici, l’evento assumeva un significato ancor più grande e suggestivo. Lo vissero come un passo decisivo verso la riforma religiosa del loro popolo, purché gli fosse data la possibilità di accedere liberamente alle Sacre Scritture.
Con questa premessa, l’autore ci introduce all’argomento di questo libro: il significato del termine «riforma» nella storia bimillenaria del cristianesimo. Spigola in alcune interpretazioni patristiche e soprattutto medievali della locuzione reformatio ecclesiae, si sofferma sull’uso che ne è stato fatto nelle controversie confessionali del XVI secolo e dell’età moderna, esamina il significato odierno del termine in una prospettiva ecumenica.
Sommario
Introduzione. I. La concezione medievale della reformatio ecclesiae. II. La reformatio ecclesiae nelle controversie teologiche del secolo XVI. III. L’aforisma ecclesia semper reformanda nell’età moderna. IV. Riforma e cattolicità della Chiesa. Uno sguardo indietro e uno avanti. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Emidio Campi, professore emerito di Storia della Chiesa, già direttore dell’Istituto di Storia della Riforma dell’Università di Zurigo, è stato docente in Italia all’Università di Ferrara e alla Scuola Internazionale di Alti Studi «Scienze della cultura» di Modena, in Canada alla McGill University, negli Stati Uniti all’University of Nebraska e al Calvin College Grand Rapids, nonchè all’Hapdong Theological Seminary di Seoul. Ha svolto ricerche sulla Riforma protestante e sulla storia del cristianesimo dell’età moderna. È autore di numerosi studi sul protestantesimo riformato tra Cinquecento e Settecento. Per l’editrice Brill ha pubblicato opere di carattere più generale, tra cui Companion to the Swiss Reformation (2017) in collaborazione con A. Nelson Burnett, tradotto in tedesco e coreano. Con EDB ha pubblicato La battaglia delle vocali. L’autorità della Scrittura nel dibattito protestante (2013).
"Ma che cos'è vero, alla fine, di questa vita che se ne va, nessuno sa dove? Rispondere a questa domanda significa parlare di dio." Io e Dio di Vito Mancuso ruota intorno a questa domanda: una domanda intima, personale, che però coinvolge l'intera umanità, e dunque ciascuno di noi. In questo senso, per ogni uomo che viene sulla terra, cristiano o no, la partita della vita è sempre tra io e Dio. Tuttavia oggi tenere insieme un retto pensiero di Dio e un retto pensiero del mondo è molto difficile: così qualcuno sceglie Dio per disprezzo del mondo, qualcun altro sceglie il mondo per noia di Dio. mentre molti non scelgono né l'uno né l'altro, forse perché non avvertono più quell'esigenza radicale dell'anima che qualcuno chiamava "fame e sete di giustizia". In pagine ricche di dottrina e di passione per la verità. Vito Mancuso spiega e condivide le ragioni della sua fede in Dio. È un percorso in cui non mancano puntate polemiche, basato su un'ampia riflessione, che supera di slancio la strettoia tra due posizioni in apparenza contrapposte, che negano entrambe la nostra libertà individuale: da un lato l'autoritarismo delle gerarchie religiose, dall'altro uno scientismo ateo e semplicistico. Ma una civiltà senza religione, o con una religione senza cultura, argomenta Vito Mancuso, perde inevitabilmente la propria coesione interna, schiacciata su una sola dimensione, in balia di un egoismo molto prossimo al cinismo o alla disperazione.