Il libro racconta di un monaco che vive la sua notte della fede, e lo scambio epistolare che intrattiene con una cara confidente, per restituire allo sguardo dell'anima la parte mancante: la consolazione e il senso. Cosa accade nel segreto di un'anima sacerdotale quando Dio sembra nascondersi alla sua vista? Colui che - per scelta volontaria e definitiva - gli ha consegnato la vita, si scopre d'un tratto abbandonato e condannato ad un lungo esilio esistenziale, costretto a percorrere sentieri fino ad allora inesplorati. Chi potrà consolare un cuore che geme in un muto grido di liberazione? Padre Anselmo tesse la sua preghiera di invocazione con dell'inchiostro nero sulla carta, alla ricerca di una presenza amica che possa colmare il suo silenzio inabitato. Incontrerà le parole colme di fede dell'Abbadessa Veronica che, con i suoi richiami materni, riuscirà a cingere il dolore dell'uomo ed a condurlo, in maniera inattesa, verso il risveglio della sua coscienza.
Si è soliti pensare che i carismi siano monopolio delle religiose e dei religiosi, ma, secondo papa Francesco, essi «non sono un patrimonio chiuso consegnato a una istituzione o a un gruppo perché lo custodisca», bensì doni dello Spirito dati alle persone, integrate nel corpo ecclesiale e attratte «verso il centro che è Cristo». Di questi doni sono dunque destinatari tutti i cristiani e nella Chiesa la maggior parte dei carismi che hanno dato vita a istituti di vita consacrata provengono da laici e laiche, a partire da san Francesco e san Domenico. Il carisma, infatti, non indica innanzitutto una funzione. Il termine deriva da charis, cioè grazia, carezza di Dio, che fa dono alla libertà del singolo di alcune spinte interiori. Aprirsi a un carisma significa dunque accettare di custodire e alimentare ciò che già si ha e diventare ciò che potenzialmente già si è.
Come abitare oggi il mondo della comunicazione? Come esserne cittadini, soprattutto in quanto credenti? In che modo evitarne i rischi e valorizzarne le opportunità? Ecco le domande a cui risponde questo libro, rivolto in particolare a quanti si preparano a svolgere un'attività pastorale. Nella prima parte, il libro approfondisce i vari ambiti della comunicazione, ne ripercorre storia e rilevanza, ricadute sul piano sociale ed educativo. Nella seconda parte offre indicazioni concrete per attivare, anche in ambito pastorale, una comunicazione competente e buona. Il testo è pensato a servizio di chiunque voglia comunicare con consapevolezza e responsabilità.
Sempre più spesso i Superiori maggiori sono interpellati a dare risposte a situazioni nuove e complesse che toccano la vita degli Istituti di vita consacrata e dei loro dei membri. Ciò richiede una conoscenza adeguata delle problematiche, la capacità di affrontarle e, dove possibile, di risolverle dal punto di vista della norma canonica e delle leggi civili. In questo volume sono raccolte per la prima volta e raggruppate per ambiti tematici le Note elaborate nel corso degli anni dall'area giuridica della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori.
Questa ricerca psicologica svolta tra i preti veneti, ordinati tra il 2000 e il 2012, è un interessante contributo di psicologia della religione sul tema delle relazioni del prete alla luce della teoria dell'attaccamento (relazione madre bambino).
Lo stile sinodale è quello che consente di sperimentare che la Chiesa vive di una comunione spirituale e che le persone, prima di essere qualificate come laici, preti, consacrati, diaconi, ministri eccetera, sono cristiane per l'appartenenza al popolo di Dio. Come si renderà visibile la comunione, se la condizione per andare d'accordo è la suddivisione dei compiti e che ciascuno faccia il suo? Come sarà percepibile la presenza dello Spirito che abita nei cuori dei credenti, se alcuni non hanno diritto di parola o non sono considerati meritevoli di essere ascoltati? Dove si potrà vedere che lo Spirito rende un cuore solo e un'anima sola, se ogni incontro diventa discussione inconcludente e ciascuno si presenta con pretese indiscutibili? Il percorso proposto da questo Quaderno vorrebbe accompagnare il clero, vescovo, preti e diaconi, nell'anno pastorale 2017-2018 a tradurre l'astratto principio della sinodalità in un aggettivo di pratica ordinaria per una Chiesa sinodale, un clero sinodale, una conduzione sinodale degli organismi ecclesiali.
«Nel primo volume abbiamo cercato di cogliere le principali manifestazioni del monachesimo delle origini: ciò che potremmo chiamare la sua vita esteriore e visibile. Lo abbiamo visto nascere e diffondersi... Abbiamo visto sfilare davanti a noi figure egregie per santità, per opere, per autorevolezza. Abbiamo assistito all'insorgere di forme diverse di vita monastica... Ci siamo adoperati per sapere in che modo vivevano i monaci, quali erano le loro occupazioni quotidiane, quali i loro rapporti con la Chiesa e la società... In questo secondo volume cercheremo di analizzare ciò che potremmo definire la vita interiore del monachesimo delle origini: l'ideale che lo animava, il suo mondo spirituale. L'importanza di questa ricerca è evidente. I veri monaci non nutrivano alcuna ambizione terrena. La sola cosa che loro importava era cercare di trovare Dio facendo la Sua santa volontà... Accingiamoci dunque a trattare alcune questioni: quale è la vera natura della spiritualità del monachesimo delle origini; come esso si formò e chi furono i suoi principali teorici; su quali basi si regge; quali sono i suoi principi più saldi; come i monaci concepivano l'ascesa spirituale, dalla 'conversione' fino alle vette della carità e della contemplazione.» (dall'Introduzione dell'autore)
Prendendo spunto da un testo apocrifo, legato all'opera di sant'Ambrogio sul ministero dei sacerdoti (il De officio ministrorum), monsignor Delpini elabora con leggerezza e grazia, abbinate ad altrettanta profondità, quello che può apparire come un bonario esame di coscienza per il clero odierno e (perché no?), come un'occasione di confronto per coloro che con il clero hanno a che fare quotidianamente: operatori pastorali, confratelli, volontari, parrocchiani... La lettura che ne viene è gustosissima e utile a un tempo, fornendo una sorta di piccolo manuale che invita i "reverendi" di oggi a liberarsi dalle zavorre di un certo clericalismo che a volte li accompagna. Scritto vent'anni prima dell'avvento di papa Bergoglio sul soglio di Pietro, e oggi riproposto, questo libro dell'attuale arcivescovo di Milano ne anticipa temi e riflessioni, invitando a una Chiesa sempre più vicina alla gente, una comunità della gioia e del sorriso, a partire da coloro che hanno in essa il compito di annunciare, per primi, il Vangelo.
Il libro raccoglie alcuni contributi dell'autore sull'atteggiamento dei giovani nei confronti della fede e sulle problematiche vocazionali che ne derivano. Sono due ambiti critici ed emblematici su cui si gioca il futuro della Chiesa in Europa, qui esaminati nel quadro della società attuale, studiati a partire da ricerche condotte sul campo e discussi in una prospettiva di fede che non nasconde la realtà, ma si propone di dare nuove ragioni alla speranza. Un libro che sollecita la riflessione sia per i religiosi, sia per chi si occupa di catechesi giovanile o di pastorale vocazionale.
Il libro raccoglie una serie di incontri di formazione tenuti negli ultimi anni alle Missionarie dell'Immacolata Padre Kolbe. I temi che di volta in volta sono trattati toccano aspetti molto vari della vita consacrata, e per questo sono offerte, oltre agli spunti di riflessione, anche tracce di laboratori interattivi. Gli aspetti toccati spaziano dalla responsabilità all'intercultura, dal mondo relazionale e affettivo alla dimensione dell'obbedienza, dai conflitti alla diversità, dall'identificazione con il carisma all'appartenenza a Dio.
Francesco non può essere capito senza i luoghi in cui è vissuto, né quei luoghi assisani sono comprensibili senza la presenza e il ricordo di Francesco. Il viaggiatore che va ad Assisi trova in ogni posto francescano un senso, un'evocazione e un messaggio. Queste pagine sono scritte con l'idea di trasmettere un messaggio significativo, dato che Francesco continua a parlare e i luoghi collegati alla sua vita continuano a evocare la sua presenza. Francesco e Assisi sono considerati messaggi perché hanno avuto il privilegio di trasformarsi in un linguaggio dalla grande risonanza storica.