Uno dei principali specialisti dell'architettura nella Roma barocca e rinascimentale e dell'opera di Bernini e Borromini, Joseph Connors, analizza in questo volume le dinamiche di prestigio sociale e di potere economico che plasmarono la Roma barocca, creando di volta in volta luoghi di inattesa creatività o, al contrario, opere di oscura deformità. Joseph Connors ha insegnato all'Università di Chicago e alla Columbia University e ha diretto la American Academy di Roma. Insegna Storia dell'arte e dell'architettura a Harvard e dirige Villa I Tatti, il Centro dell'Università di Harvard per lo studio del Rinascimento italiano a Firenze.
Nell'ambito delle celebrazioni per il sesto centenario della nascita di Leon Battista Alberti, una panoramica sulla conoscenza dell'antico illustrata attraverso preziosi disegni e manoscritti del XV secolo. Attraverso oltre 120 opere tra elementi architettonici antichi, rari disegni del Quattrocento dedicati alla rappresentazione di parti o dell'insieme delle architetture antiche allora visibili, oggetti, manoscritti, opere di scultura e pittura, il volume illustra lo stato delle architetture antiche di Roma e della loro conoscenza al tempo di Alberti. Il volume è il Catalogo della mostra di Roma (Musei Capitolini, 23 giugno-16 ottobre 2005).
Questo volume contenente l'enunciazione dei principi formatori della conservazione e dell'operatività del restauro, congiuntamente al corredo documentario grafico, fotografico e iconografico dello stadio di Domiziano, della piazza Navona, della fontana dei Quattro fiumi, del palazzo Pamphilj, della chiesa di Sant'Agnese in Agone e del Collegio Innocenziano, è stato pensato e realizzato in stringente continuità con il precedente, in modo tale da rendere testimonianza alla bellezza dei monumenti delle fabbriche Pamphilj.
La mostra ripercorre i momenti di una tradizione cartografica e vedutistica di portata eccezionale, dedicata all'Urbe nel corso di tre secoli, una produzione in cui spiccano raffinate vedute incise o dipinte di artisti italiani e stranieri. Come, ad esempio, il Panorama dal Pincio (1687) di Israel Silvestre e quello di un secolo più tardo di Louis-François Cassas. Il catalogo della mostra si apre con un ampio testo introduttivo del curatore Cesare de Seta, e comprende saggi di Yves Bonnefoy, Chiara Frugoni, Franco Marenco, Marc Fumaroli, Roberto Venuti, Mario Bevilacqua ed un analitico apparato di schede bio-bibliografiche per ciascuna opera presente in mostra a cura di Paola Carla Verde.
Il romanesco ha conosciuto nei secoli profonde trasformazioni, in cui una costante sembra però evidente: il suffisso "-esco" lo connota come lingua delle classi sociali più basse. È stato a lungo la parlata dei servi, dei bulli, degli sbruffoni. Solo alla fine del Settecento, il dialetto diventa argomento di confronto, di polemica storico-letteraria, espressione di intellettuali colti e consapevoli. In questo panorama composito irrompe l'opera monumentale di Giuseppe Gioacchino Belli che dà voce alla plebe romana e nobilita il romanesco come lingua d'arte. Il volume è un'antologia della produzione dialettale fino alla fine dell'Ottocento, arricchita da ampie introduzioni e con brani riccamente commentati.
Che bisogno c'è di un'ennesima guida "storico-artistico-culturale" delle chiese di Roma? Il presente volume si è posto lo scopo ben preciso di "narrare", attraverso le immagini fotografiche, le planimetrie, gli schizzi degli architetti, l'evoluzione architettonica e artistica di questi templi della cristianità mettendo in luce quegli artisti poco conosciuti o sottovalutati nell'arco di tempo che va dal 1860 al 1960.