Donna dalla tempra d'acciaio, dalla volontà inflessibile, dalla sensualità tanto ambigua quanto "disincantata", Marlene Dietrich sapeva gestire impeccabilmente il proprio personaggio in una meticolosa ricerca della perfezione, in uno sconfinato culto della sua immagine, in un egoismo che non risparmiò nemmeno i legami più profondi, come quello con l'adorata figlia Maria. Che in questo libro offre il ritratto a tutto tondo della diva, accendendo contemporaneamente i riflettori sul mondo dello spettacolo degli anni Trenta. Maria Riva, nata a Berlino nel 1924, è diventata in seguito cittadina statunitense. Come la madre, attrice, ha recitato in Germania e in Italia, diventando una star di Broadway e delle televisione americana.
Mircea Eliade, filosofo e saggista, è uno dei maggiori storici delle religioni del Novecento, oltre che uno dei primi orientalisti ad aver introdotto gli studi sullo Yoga in Occidente. Questa biografia ripercorre, come un accorato tributo, la sua vita: da adolescente goffo e malinconico, con una smisurata passione per lo studio, si dedica agli esperimenti di chimica e alle scienze naturali, a cui seguiranno gli studi di letteratura e filosofia (a soli quattordici anni pubblica il suo primo racconto: "Romanzo di un adolescente miope"). Dopo la formazione in Romania, il viaggio in India come studente di filosofia, il soggiorno in Portogallo, gli anni parigini fino all'esplosione della fama mondiale e al conseguimento della cattedra di Storia delle Religioni all'Università di Chicago. I due saggi "Tecniche dello Yoga" e "Sciamanismo e le tecniche dell'estas" restano i suoi contributi più significativi nel campo della Storia delle Religioni, e propongono una riflessione inedita sull'Uomo.
Giustiniano, imperatore bizantino dal 527 al 565, è una delle personalità maggiori e più influenti dell'età tardoantica. La sua fu un'epoca turbolenta ma fertile; Giustiniano portò i suoi eserciti contro i Vandali e gli Ostrogoti alla riconquista dell'impero d'occidente (soprattutto dell'Italia), e combattè contro Bulgari e Persiani; cercò di imporre l'ortodossia cristiana all'interno dell'impero abolendo e perseguitando gli altri culti, portò a termine una poderosa risistemazione del diritto romano nel "Corpus Iuris Civilis" che ha costituito la base dei sistemi giuridici successivi. Il profilo di Meier riassume con chiarezza i diversi aspetti della vita di Giustiniano e della sua azione: dalla carriera all'ombra dello zio, l'imperatore Giustino, al matrimonio con Teodora, dalle campagne belliche alle rivolte e alle gravi calamità che l'impero dovette fronteggiare al proprio interno, dalle riforme amministrative alla politica religiosa.
Da oltre mezzo secolo la figura di Adolf Hitler non cessa di catalizzare l'attenzione degli storici e l'interesse, persino morboso, del pubblico più largo. Del resto, è indubbio che Hitler sia stato il personaggio storico che con la sua azione ha avuto la maggiore influenza, di segno negativo, sul corso delle cose europee e mondiali nel secolo ventesimo. Sulla biografia di Hitler si contano ormai molti contributi importanti, dalla biografia di Fest a quella vastissima di Rershaw. In questo quadro, il volume di Corni si presenta come un'equilibrata e aggiornata esposizione che mette a frutto e discute la più recente ricerca sia sulla vita e l'azione del Führer sia sulle caratteristiche dello stato nazista, ponendo in rilievo le questioni e i nodi interpretativi salienti che il lavoro degli storici ha fatto emergere.
Da più parti si ritiene che Alcide De Gasperi vada considerato insieme a Cavour il massimo statista dell'Italia unita. Negli ultimi anni, il cinquantesimo anniversario della sua morte ha dato occasione a una rinnovata stagione di studi degasperiani, di cui si va ora raccogliendo i frutti. Con appassionata precisione, Pombeni ricostruisce tutte le tappe dell'apprendistato degasperiano, dall'esperienza di studente universitario nella Vienna di fine secolo, dove viene a contatto con molti fermenti culturali e sociali, alla direzione del quotidiano cattolico di Trento, all'ingresso nel parlamento dell'Impero nel 1911. Basato su una minuziosa ricerca originale, il libro getta luce sulla parte più controversa e meno conosciuta della vita del grande uomo politico, costituendo al tempo stesso un viaggio nei meccanismi di formazione di una leadership politica e nelle asperità di un periodo storico in cui si scontrano nazionalismi, identità culturali e religiose e declinanti sistemi politici di antico regime.
Constantin Christomanos fu scelto da Elisabetta d'Austria - la leggendaria Sissi - nel 1891, quando in lei l'inquietudine e la malinconia si erano acuite in modo spasmodico, come lettore e insegnante di greco. E da allora annotò in "fogli di diario" la vita dell'Imperatrice. Constantin fu testimone assiduo delle sue parole, spesso straordinariamente lucide, delle sue reazioni spontanee, dei suoi momenti di abbattimento, e ha saputo restituire con precisione il timbro di questa "imperatrice della solitudine".
Dalle carte riscoperte in un archivio riemerge un profilo di donna sfuggente e contraddittorio, in continua lotta con i suoi limiti e con quelli che la società dell'Ottocento voleva imporle. Anna de Cadilhac si confessa nelle sue memorie, riportandoci nella Repubblica Romana del 1849, quando partecipò col marito all'esperienza rivoluzionaria. Il racconto delle vicende familiari fa da controcanto agli eventi politici, facendoci intravedere sullo sfondo i salotti, i teatri, i palazzi della società romana e torinese negli anni cruciali della lotta per l'unità d'Italia. La storia della protagonista, continuamente alla ricerca di un equilibrio tra la dimensione domestica e quella mondana, si intreccia con quella di personaggi illustri e influenti, fino all'incontro con Vittorio Emanuele II, dal quale avrà una figlia naturale: vicenda che segnerà la sua vita e inevitabilmente la travolgerà.
Questo colorito e dettagliato ritratto storico ha per fosco palcoscenico l'Europa del Cinquecento e per protagonista Emanuele Filiberto di Savoia. Nel 1553, alla morte di Carlo il Buono, il disastro del ducato sabaudo si era compiuto: politicamente inesistente, occupato dalle grandi potenze spagnola e francese le cui truppe attraversavano e devastavano terre indifese e oppresse dalla miseria, indebitato vergognosamente e sommerso da ipoteche, esso rischiava di scomparire dallo scacchiere europeo su cui peraltro, per la sua posizione geografica, avrebbe potuto aspirare alla posizione di pedina chiave. Emanuele Filiberto mosse con astuzia i fili delle sue grandi parentele, si destreggiò con infinita abilità tra lo zio Carlo V e il cugino Francesco I; con il sostegno imperiale raggiunse i più alti gradi della carriera delle armi; conquistò la gloria (e la mano della figlia del re di Francia) con la vittoria di San Quintino. E finalmente, carico d'oro e di onori, rientrò nel ducato e ne iniziò la ricostruzione, dandogli la struttura di stato moderno. La figura di questo personaggio straordinario e la sua epoca ricca di splendori e orrori, grandezze e miserie, sono ricostruiti da Moriondo in un grande e animato affresco che unisce la profondità dello storico con lo stile brillante del giornalista.
Galileo segna una tappa epocale nella storia della scienza e del progresso, non solo per le sue scoperte nei campi della meccanica e dell'astronomia ma anche, e forse specialmente, per la rivolta di cui si fece portatore, spesso con ironia sferzante, contro le resistenze intellettuali e istituzionali che si opponevano al rinnovamento culturale. In realtà la dottrina astronomica copernicana sostenuta da Galileo, destinata a scardinare la fede dogmatica nel geocentrismo, non venne mai dichiarata - né poteva essere altrimenti apertamente eretica. Lo stesso Urbano VIII, il papa che farà condannare lo scienziato, la considerava soltanto 'temeraria'. Una distinzione sottile ma fondamentale perché, nel linguaggio dell'Inquisizione, significava che il sistema eliocentrico non era totalmente in contrasto con la Scrittura, limitandosi a contrastare solo con alcune nozioni di astronomia in essa presenti.
Nella sua ultima intervista, rilasciata al giornalista Alberto Mattioli, Luciano Pavarotti si è abbandonato a un bilancio: "Io nella vita ho avuto tutto, ma davvero tutto. Se mi viene tolto tutto, con il buon Dio siamo pari e patta". E in effetti quella di Big Luciano, è stata una vita piena di successi strepitosi, di acclamazioni universali, ma anche di tribolazioni pubbliche e private. Una vita davvero "grande", che Mattioli racconta in tutti i suoi aspetti con affetto e scrupolosità. Il giornalista narra la nascita di questo talento spropositato, che non sapeva leggere uno spartito ma riusciva a cantare ed emozionare come nessuno. Ripercorre la sua formazione artistica e privata, l'infanzia a Modena, il debutto a Reggio Emilia, le sue esibizioni già passate alla storia, la marcia trionfale in tutti i teatri d'opera del mondo e il miracolo, riuscito solo a lui, di entusiasmare con le arie d'opera folle da raduno rock. Senza tralasciare i fiaschi, pochi ma dolorosi, e le polemiche, fra cui la lunga vicenda col fisco conclusa con un assegno da venticinque miliardi di lire. Mattioli rivela poi i dietro le quinte dei "Tre tenori" e del "Pavarotti and Friends", le contaminazioni con la musica pop, la rivalità con Placido Domingo e le amicizie con Bono e Lady D. Una vita vissuta tutta d'un fiato fino al silenzioso addio. Un silenzio coperto dal ricordo potente e armonioso della sua voce e riempito da tutte quelle tracce che solo i fuoriclasse sanno lasciare nell'epoca che attraversano.
Medico chirurgo e "di nazion bolognese", distillatore, alchimista, erborista, esperto di arti meccaniche, ingegnere navale, agronomo, bonificatore del territorio e ripopolatore di città, Leonardo Fioravanti fu instancabile vagabondo. Piero Camporesi lo segue "camminare il mondo" alla ricerca dei segreti della natura, quando impara tecniche sconosciute, allorché distilla e sperimenta nuovi farmaci, mentre risale l'Italia del Cinquecento, dalla Sicilia a Napoli, dalla città dei Papi a Venezia, da Ferrara a Milano, o mentre naviga per il Mediterraneo: in gioventù sulle coste africane con la flotta di Carlo V, per poi spingersi, ormai anziano, verso la penisola iberica, curioso delle novità giunte dal Nuovo Mondo.
In Camerun Jean-Paul Pougala è figlio di un notabile, ma è obbligato a lasciare l'Africa a metà degli anni Ottanta. Ora è un piccolo imprenditore che lavora tra l'Africa, Torino e la Cina. In questo libro racconta la sua storia, ma ha anche modo di denunciare le condizioni di vita africane: Pougala è nato in una società patriarcale, suo padre ha trenta figli da varie mogli. Quando con la madre è cacciato di casa decide di tentare la via dell'emigrazione e si ritrova a studiare in Italia, all'Università di Perugia. Ma anche in Italia sperimenta condizioni di vita non sempre agevoli. Al suo arrivo si sente isolato dai compagni di università per le paure di quegli anni legate all'AIDS. E non è quella l'unica forma di apartheid subdolo e pervasivo che sarà costretto a subire, e che per un certo periodo della sua vita ha prevalso persino sull'immagine che egli aveva di sé. Il percorso di un uomo nuovo, una storia di vera globalizzazione personale.