SpiderJack usa l'iPad come fosse un disco volante e quando non insegue un pallone fa ragionamenti astutissimi; Spiga di Grano prende tutto sul serio in particolare la maestra - e cresce di un centimetro non appena ti giri. E poi c'è Elisabetta con la sua cricca di mamme: lavorano molto, a volte moltissimo, accompagnano i figli a scuola e in piscina, si chiedono dopo quanti inviti debbano ricambiare e come organizzare un compleanno senza che sembri un ricevimento alla Casa Bianca, leggono le favole (addormentandosi subito) e tifano persino su un campo di calcio. Sono mamme che conciliano la famiglia e il lavoro, sbirciano mail alla recita di Natale e documenti a bordo vasca; si iscrivono in palestra e poi non ci vanno, bevono il caffè prima dell'alba e guidano con un cappotto sopra il pigiama. Elisabetta Gualmini le racconta e si racconta: dai post-it appesi ovunque per ricordarsi di scrivere il nome del bambino sulle calze antiscivolo, alla tentazione di sfuggire ai raduni scout, al sogno infranto di riunioni concise - beati gli uomini, che non hanno da pensare all'ultimo squillo di campanella della scuola -, alla sua amica Giovanna che ha sette figli e, a parte la tovaglia di plastica e i tre carrelli della spesa, è una persona serena. Racconta delle mamme perfette e della bellezza di quelle perfettibili. "Ti vedo stanca. Dovresti mollare qualcosa", ma Elisabetta non ascolta il suggerimento della madre...
"Perché si muore?", "Perché Gesù è risorto e il nonno no?", "Mamma, ma quando io sarò grande tu sarai vecchia? E quando sarai vecchia, morirai? Allora io non voglio crescere, perché altrimenti dopo tu muori!" I bambini fanno spesso domande sulla morte, mettendo in imbarazzo noi adulti, affannati a trovare risposte che quasi sempre non abbiamo. Tanto più che la morte è oggi relegata nel terreno dell'impensabile, lontana, distante. Invece le perdite fanno parte della vita di tutti e crescere implica un continuo, quotidiano confronto con il dolore e il lutto. Ogni passaggio di crescita è infatti caratterizzato da una conquista, ma anche da una perdita: bisogna perdere il nostro ieri per far spazio al nostro domani. In questo senso, il lutto è evolutivo. Quando però un lutto colpisce la nostra famiglia, se c'è un bambino preferiamo quasi sempre tacere con lui, pensando così di proteggerlo, convinti come siamo che i bambini siano troppo piccoli per capire e vadano protetti dai fatti dolorosi della vita. Ma la loro "beata innocenza" è solo uno stereotipo: se c'è una grave preoccupazione o un dispiacere in casa il bambino, con i suoi sensi all'erta, lo percepisce subito. E sono proprio l'incertezza e la confusione prodotte dal nostro silenzio che più lo disorientano e che rischiano di lasciarlo solo davanti a qualcosa più grande di lui. Quando poi scoprirà la verità, cosa che alla fine inevitabilmente succede, si sentirà per giunta ingannato e tradito da coloro di cui più si fida.
Questa concezione aristocratica ed esclusiva della ricerca è vista in altro modo da Laura Ortolani Serafini. Già nell'avvio con il doveroso, ma quanto infrequente, riconoscimento di copaternità e comaternità del lavoro alle tante persone che con lei hanno lavorato per anni. Poi per il terreno in cui si è insediato e sviluppato il suo Laboratorio: quello della scuola. E infine per l'orizzonte planetario di attività che ne ha costituito e ne costituisce la sostanza. Il lavoro di gruppo: anche questo modo di operare, così spesso tedioso e burocraticamente applicato per insabbiare idee ed iniziative, viene da Laura, nel tempo, esteso a persone ed esperienze diverse si da diventare coinvolgimento di risorse umane ed intellettuali tese al fare anziché al non-fare; all'ideare, al pensare, al proporre e soprattutto al realizzare. È questa forse una visione meno olimpica del valore spesso trasmesso nei giovani per cui l'importante sarebbe partecipare; ma è invece quello più solido e robusto per cui oltre a partecipare, e senza necessariamente dover vincere, l'importante è anche conseguire risultati e progresso.
"Impariamo dai bambini a essere grandi" raccoglie i passi fondamentali e più illuminanti tratti dai libri di Maria Montessori: un'antologia in cui si affermano con dolcezza e sorprendente modernità i diritti dei bambini, il ruolo dei padri e delle madri nella loro educazione, ma anche l'importanza che maestri e insegnanti rivestono nella nostra società. Come scrive infatti Vittorino Andreoli nell'introduzione inedita che apre questo volume, gli studi di Maria Montessori "contengono non soltanto un notevole valore storico nel campo scientifico e pedagogico, ma principi e tecniche utili per migliorare l'educazione nel nostro tempo". I testi di questa raccolta indicano perciò un percorso ideale per introdurre il lettore alla eccezionalità del pensiero di Maria Montessori che, muovendo dal mondo della scuola, si apre a riflessioni profonde e lungimiranti sui temi più diversi, dai problemi delle donne lavoratrici al pacifismo. Le sue restano così parole ancora attualissime e commoventi per comprendere, amare e proteggere i bambini, ma anche per imparare dalla loro innocenza e dalla loro candida voglia di vivere a essere tutti adulti migliori.
Prosegue con questo testo sui disturbi del linguaggio il percorso della collana "Logopedia in età evolutiva", che si propone di fornire un quadro globale delle problematiche legate alla comunicazione orale e scritta, dai disturbi di linguaggio a quelli di apprendimento. Il volume si rivolge ai logopedisti, ma - come gli altri volumi della collana - vuole raggiungere e coinvolgere, in un approccio multiprofessionale, tutti gli specialisti che si confrontano con le tematiche relative a queste difficoltà, in fase sia diagnostica che terapeutica. Pertanto l'opera porta i contributi delle varie figure professionali a rinforzo della necessità - sancita anche dalla nuova normativa al riguardo - di approcciare le problematiche specifiche con modalità di équipe interdisciplinari. "I disturbi del linguaggio" si articola in tre parti, fra loro strettamente collegate. La prima parte illustra le più recenti prospettive teoriche e i risultati delle ricerche in questo ambito; la seconda affronta il tema della valutazione dei bambini con disturbi del linguaggio per progettare in modo efficace il trattamento, sottolineando come sia necessario ottenere delle evidenze documentate sulla validità dei programmi di intervento. Conclude l'opera una sezione in cui vengono riportate esperienze cliniche con i bambini.
Ascolto attivo, mediazione creativa, un tocco di umorismo: ecco gli ingredienti che oggigiorno permettono a ragazzi e insegnanti di comunicare fra loro in modo non superficiale e soporifero, di trasformare gli attriti e le difficoltà in occasioni di crescita e di conoscenza e di mettere in atto leadership che promuovono l'intelligenza collettiva. Sono questi gli ingredienti presenti e necessari in ogni scuola ad alto tasso di apprendimento. Le due autrici, con generosità, sapienza e allegria, restituiscono a piene mani in questo libro un insieme di strumenti messo a punto nel corso di una lunga esperienza professionale nel mondo della scuola e in quello extrascolastico. Una vera e propria arte, che va acquisita e praticata, poiché mediare le differenze e risolvere i conflitti e le tensioni che nascono tra i ragazzi e tra loro e gli educatori è una condizione essenziale e preliminare a qualsiasi discorso didattico, ed estremamente utile per la società e nella formazione delle future classi dirigenti.
La domanda sull'identità genitoriale si fa sempre più urgente. Dopo dieci anni dalla prima edizione, continua il dialogo attraverso la parola scritta sui grandi temi della nostra persona e della nostra vita. Oggi più che mai l'identità genitoriale rivela la ferita, la confusione, la crisi in cui la persona è immersa. L'amore per il figlio rappresenta ancora una risorsa per recuperare l'energia di un amore per la propria vita. Questa nuova edizione si propone ancora una volta come una tenera compagnia allo sforzo del genitore di essere vero.
“Fino a qualche anno fa si pensava che il bambino fosse solo un essere in divenire, che quindi i suoi diritti fossero soprattutto legati alla sua vita futura: il mondo doveva proteggere il bambino per quello che rappresentava e per impedire che i diritti che poi avrebbe fruito potessero decadere di fatto. Niente di più errato: la vita di ogni persona è anche e soprattutto il suo presente, e anche il bambino ha diversi diritti legati al suo vivere quotidiano di bambino. È una persona fin dalla nascita (per alcune correnti di pensiero religiose, e anche per alcuni Stati, fin dal momento del concepimento) i cui diritti sono sempre inalienabili e insopprimibili, proprio per le sue peculiarità di persona che molto spesso è incapace di difendere attivamente le sue prerogative”. (Marco Scarpati)
Il bambino può essere vittima sia di violazioni di diritti che gli spettano in quanto tale (ad esempio, il diritto all’istruzione e quello al gioco), sia di violazioni di diritti che appartengono a qualsiasi essere umano.
Sia in Italia che nel mondo siamo ancora lontani dal raggiungere un’adeguata affermazione dei diritti del bambino. Il libro di Scarpati c’illumina su quanto ci sia ancora da fare e sul come farlo, lanciando un monito fondamentale a tutti gli adulti affinché leggano, si documentino, si adoperino e si battano per difendere i diritti di tutti i bambini. Farlo vuol dire difendere i diritti d’ogni essere umano, quindi di noi tutti.
Periferia di Milano, anni Settanta. Gli anni del terrorismo e della droga, dei sogni di Oriente e di liberazione. Una mattina, nella classe di un Istituto Agrario, fa la sua apparizione Giulia, una giovane professoressa di lettere che parla di letteratura e di poesia con una passione sconosciuta. È quell'incontro a "salvare" Massimo Recalcati che, in questo libro dedicato alla pratica dell'insegnamento, riflette su cosa significa essere insegnanti in una società senza padri e senza maestri, svelandoci come un bravo insegnante sia colui che sa fare esistere nuovi mondi, che sa fare del sapere un oggetto del desiderio in grado di mettere in moto la vita e di allargarne l'orizzonte. È il piccolo miracolo che può avvenire nell'ora di lezione: l'oggetto del sapere si trasforma in un oggetto erotico, il libro in un corpo. Un elogio dell'insegnamento che non può accontentarsi di essere ridotto a trasmettere informazioni e competenze. Un elogio della stortura della vite che non deve essere raddrizzata ma coltivata con cura e riconquistata nella sua singolare bellezza.
Scrive Hans-Georg Gadamer in "Erziehung ist sich erziehen": "Per iniziare, sostengo: l'educazione (Erziehung) è educare se stessi (sich erziehen), la formazione (Bildung) è formare se stessi (sich bilden)". "Educare è educarsi", contiene il testo di una bellissima e lucida conferenza tenuta dal filosofo di Heidelberg all'età di novantanove anni. In essa vengono anzitutto trattati due grandi temi: la formazione e l'educazione dell'uomo. Il successo editoriale in Germania è dipeso anche dal linguaggio colloquiale con cui sono affrontati i problemi relativi alla scuola, all'infanzia, alla gioventù, all'essere genitori, allo studio delle lingue, ma anzitutto ai modi dell'educare. Gadamer li declina partendo dal fatto che, per diventare degli esseri "educati", occorre imparare a "educare-se-stessi" prima ancora che la famiglia, la scuola e la società contribuiscano a farlo. Il volume è curato da Mario Gennari, che ne è anche il traduttore. Alla sua Postfazione segue una Glossa di Giancarla Sola.
Con la riforma costituzionale del 2001 si è entrati in una nuova fase delle politiche dei servizi alla persona e alla comunità. In particolare si è accentuato il processo di regionalizzazione e localizzazione delle azioni organizzative, rendendo più complesso individuare i caratteri unitari del modello italiano che, per tali ragioni, si è trovato più esposto alla crisi finanziaria pubblica iniziata nel 2008. Tre gli obiettivi di questo volume: definire l'analisi dei caratteri storico-istituzionali della svolta del 2001; indicare, a scopo didattico, alcuni schemi e metodi di studio e analisi delle politiche messe in atto nei vari ambienti operativi; proporre una serie di monografie su alcune aree problematiche dei servizi, sociali, sanitari ed educativi. Il libro si rivolge ai professionisti che operano nel settore, con particolare riguardo ad assistenti sociali, educatori professionali, pedagogisti e psicologi.
Nella nostra società iperconnessa è importante interrogarsi sulla relazionalità della persona. Il pensiero di Viktor E. Frankl, fondatore della logoterapia, offre una prospettiva molto efficace per riflettere sul ruolo delle relazioni e dei legami nell'esistenza umana proprio nel contesto odierno, segnato dall'influsso dell'individualismo e della mentalità consumistica. Questo volume, che nasce dal convegno interdisciplinare promosso dalla Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce e dall'Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (A.L.Æ.F.), raccoglie i contributi di studiosi ed esperti che uniscono le analisi teoretiche alle proposte operative. In effetti, i dinamismi relazionali sono esaminati dai punti di vista dell'antropologia filosofica e della pedagogia, efficacemente integrati dalle testimonianze di chi è impegnato nel settore dei disagi psicologici, delle dinamiche familiari, dei minori costretti a vivere al di fuori della propria famiglia e della tossicodipendenza. Scritti di: A.M. Favorini, A. Malo, F. Russo, W. Vial Mena, A. Gismondi, A. Iannini, A.M. Ruggerini, A. Urso.