Nel suo "Trattato di diritto ecclesiastico italiano" Pietro Agostino D'Avack afferma che "il problema dei rapporti tra ordine spirituale religioso e ordine temporale politico e delle relazioni conseguenti dello Stato con le confessioni religiose in genere e con la Chiesa cattolica in specie ha sempre costituito una di quelle questioni fondamentali nella storia e nella vita dell'umanità, che più sono state e continuano a essere considerate, analizzate e dibattute nella teologia, nella filosofia, nella sociologia, nella storia e nel diritto". V'è addirittura chi ritiene che forse la materia dei rapporti tra Stato e confessioni religiose "è stata la questione politica culminante nella storia dei popoli fino al punto in cui questa fu dominata dalla questione sociale". In effetti per secoli potere temporale e potere spirituale si sono combattuti nel reciproco tentativo di prevalere l'uno sull'altro o comunque allo scopo di affermare la rispettiva autonomia di fronte alle ingerenze altrui, sino a dar vita a vere e proprie guerre nei momenti di maggiore tensione.
Questo libro si può considerare la prima completa biografia politica di Alcide De Gasperi, la prima a tener conto, oltre che dei tanti contributi parziali e della memorialistica, di una ricchissima documentazione inedita degli archivi pubblici e dell'archivio privato di De Gasperi, solo in parte fino a oggi esplorato. Il resoconto copre tutto l'arco della vita di De Gasperi, iniziando dalla giovinezza nel Trentino austriaco, dalla formazione universitaria a Vienna, e dalla prima esperienza politica nel Parlamento austriaco. Seguono le pagine sulla Grande Guerra e sull'ingresso di De Gasperi nella vita politica italiana, che lo vedrà succedere a Sturzo alla guida del Partito Popolare. Dopo l'esilio vaticano nel Ventennio, con il dopoguerra la vita di De Gasperi si intreccia strettamente alla storia del paese. Divenuto presidente del Consiglio nel dicembre 1945, egli terrà costantemente quella carica fino al luglio del 1953. Sono gli anni in cui l'Italia fonda la nuova democrazia repubblicana, compie la sua ricostruzione, avvia un processo di riforme socio-economiche, getta le basi del suo sviluppo industriale, si inserisce nella rete delle alleanze atlantiche ed europee. Di questo processo De Gasperi è la figura direttiva centrale; Craveri ne analizza l'opera in tutti i suoi aspetti facendone emergere sia i successi sia le inevitabili contraddizioni.
Siamo circondati, sommersi dalle immagini. Dagli schermi dei computer e degli apparecchi televisivi, dai muri delle strade, dalle pagine dei giornali, immagini d'ogni genere ci seducono, ci impartiscono ordini (compra!), ci spaventano, ci abbagliano. Questo libro ci invita a guardare le immagini lentamente, attraverso alcuni esempi, notissimi e meno noti: Guernica, il manifesto di Lord Kitchener con il dito puntato verso chi guarda, il Marat di David, il frontespizio del Leviatano di Hobbes, una coppa d'argento dorato con scene della conquista del Nuovo Mondo. Immagini politiche? Sì, perché ogni immagine è, in un certo senso, politica: uno strumento di potere. Siamo soggiogati da menzogne di cui noi stessi siamo gli autori, ha scritto Tacito e sono parole indimenticabili. È possibile infrangere questo rapporto?
Che direste se arrivasse uno in casa vostra e in nome del suo guadagno cominciasse a smontarvi tetto, porte e finestre per ottenere legname e mattoni da mettere in vendita? E che gli direste se di fronte alle vostre proteste rispondesse che conviene anche a voi perché userà voi come manovali per la demolizione? Pensereste di trovarvi di fronte a un folle, eppure è la fotografia del sistema di oggi che non solo demolisce il pianeta per il profitto immediato, ma afferma perfino che si tratta di sviluppo e progresso. Il sistema fa di tutto per trasformare la follia in normalità, addirittura in virtù, ma molte comunità hanno conservato il senso della ragione e difendono con tutte le loro forze la natura e i beni comuni. Questo libro racconta della resistenza organizzata in Cile per impedire a Endesa, controllata di Enel, di dare un altro duro colpo alla Patagonia, manomettendo i corsi d'acqua per la costruzione di una diga che avrebbe conseguenze incalcolabili per la natura. Un esempio da replicare su scala locale e globale semplicemente per garantirci un futuro.
Facendo seguito alla sua diagnosi delle eresie e degli esorcismi della politica economica italiana, pubblicata, nel 2012 per gli stessi tipi, che ha raccolto molti consensi. Le ricevuto due riconoscimenti autorevoli, con questa nuova raccolta di scritti l'autore traccia un quadro organico dei problemi urgenti che l'Italia deve affrontare al suo interno e in Europa. Egli muove tre J'accuse ai Governi che si sono succeduti dal 2008, data di inizio della crisi finanziaria mondiale: quella di aver trascurato di riaccendere il secondo importante motore della crescita italiana, le costruzioni, come hanno fatto gli Stati Uniti e la Germania; quella di considerare la crescita reale come il principale problema italiano, mentre lo è la spaccatura economica e politica tra il Nord e il Sud; quella di aver aumentato imposte e tasse per sanare la finanza pubblica, mentre le ha usate per accrescere la spesa pubblica primaria. Completano il quadro quattro lettere aperte destinate ai protagonisti della crisi - Juncker, Draghi, Visco, Padoan - già pubblicate e una nuova rivolta al Governo e alla Banca d'Italia, invitandoli a cambiare obbiettivi perseguiti e strumenti usati al fine di invertire la traiettoria verso il sottosviluppo del Paese.
L'elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica ha portato una sensazione di novità nel Paese. Pur non essendo "nuovo" sulla scena politica, il suo carattere schivo e discreto, i suoi modi semplici, la sobrietà essenziale dei suoi discorsi, hanno colpito il Paese. Mattarella cominciò il suo impegno politico raccogliendo il testimone di suo fratello Piersanti, ucciso dalla mafia per impedirgli di proseguire l'azione di risanamento in Sicilia. Quella tragedia ha segnato profondamente la vita della sua famiglia e ha dato contorni precisi alla sua missione politica. Nel corso di trentacinque anni di vita pubblica Mattarella ha ricoperto molti incarichi nelle istituzioni (Parlamento, Governo, Corte Costituzionale), ma anche nella Democrazia Cristiana, ed è proprio nella sua attività di dirigente del partito che si incontrano i tratti intellettuali, culturali e politici di una personalità non in cerca di protagonismo individuale, ma al tempo stesso tutt'altro che arrendevole e conformista. Proprio nelle pieghe di questa sua militanza Mattarella ha lasciato dietro di sé una traccia di coerenza e di vigore ideale che hanno fatto di lui un personaggio da studiare. Forse una delle anomalie positive di un partito, da lui sostenuto con ragionevolezza e coraggio, ma senza per questo aver rinunciato mai a contrastarne la corruzione e il malaffare. Insomma, una personalità ricca e complessa che ha scelto di agire in politica non per esercitare il potere, ma per rendersi utile...
Con la consueta lucidità di analisi ed estrema chiarezza, in queste pagine Giovanni Sartori affronta alcuni temi cruciali del nostro tempo: la crisi della politica, i labili confini tra libertà e dittatura, il "conflitto di culture e di civiltà" fra Islam e cristianesimo, la "guerra terroristica" e la "guerra al terrorismo". Come in molti suoi editoriali sul "Corriere della Sera", il noto politologo scrive inoltre di questioni di vitale importanza per la nostra Repubblica, come il sistema elettorale "perfetto", l'ondata migratoria e il diritto di cittadinanza, e - in ultimo - il delicato quesito su quando la vita biologica diventa propriamente umana. "Gli uomini, una volta scesi dagli alberi e diventati bipedi implumi, si sono organizzati in piccole tribù dedite alla caccia e all'agricoltura" ricorda Sartori. "Il salto è avvenuto con la scoperta della macchina, che ha creato una nuova società, la società industriale. Tutto bene, finché non ci siamo resi conto che anche le macchine potevano essere prodotte dalle macchine, togliendo lavoro a un mondo sovrappopolato, sempre più tele-diretto." "La corsa verso il nulla" offre stimolanti spunti di riflessione e raccoglie le amare considerazioni di un grande saggio della cultura politica sul lento declino a cui l'Italia e l'Europa sembrano destinate per non aver saputo salvaguardare i valori fondanti di una società realmente liberal-democratica.
Un'analisi lucida e imparziale sulle lunghe ombre politiche, economiche e sociali che dal ventennio della brutte époque si stendono sul Paese, e sulle "luci" che possono illuminare un progetto di rifondazione. L'appuntamento del Giubileo (2025) e quello probabile delle Olimpiadi (2024) devono essere spunto per impostare un grande progetto di risanamento e sviluppo dell'Italia, un progetto che gli autori presentano nella terza parte del libro indicando obiettivi, interventi, strumenti e azioni concrete, e proponendo "al Governo" la convocazione degli stati generali dell'Italia per coinvolgere finalmente le classi dirigenti, sin qui latitanti, in un vero progetto di rifondazione e rinascita del Paese. Lasciare Renzi "uomo solo al comando" - sostengono gli autori - è anche responsabilità di tutte le classi dirigenti del Paese, politiche e non, che invece devono tornare a suonare tutte assieme, in un concerto pluralista di suoni e voci, una sinfonia che sia un vero progetto di rinascita e sviluppo del Paese.
Ad appena ventotto anni, Giulio Andreotti si trovò a gestire una serie di problemi delicati, con evidenti ricadute sia sul piano interno che internazionale. Nel 1947 era stato infatti nominato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e, fra le varie competenze affidategli da Alcide De Gasperi, vi era la responsabilità politica dell'Ufficio per le zone di confine, un organo istituzionale sorto per coordinare l'attività del governo nelle complesse situazioni di frontiera. L'Ufficio era alimentato da ingenti fondi riservati, che Andreotti decideva di volta in volta come utilizzare. Le carte inedite dell'Archivio Andreotti, e di altri archivi consultati per questa indagine, rivelano un giovane all'inizio della carriera, già dotato delle qualità che contribuiranno a renderlo uno fra i politici più rappresentativi della storia italiana del dopoguerra. Nell'affrontare, le principali sfide poste dal suo compito - la propaganda in difesa dell'italianità, la tutela delle minoranze linguistiche, l'attuazione dell'autonomia speciale), i rapporti spesso difficili con la classe dirigente locale - Andreotti si dimostra già uomo di Stato e di governo più che di partito, di grande pragmatismo e con rapporti privilegiati con il mondo ecclesiastico.
Dalla rivolta degli indignados alla fondazione del partito Podemos, che secondo molti sondaggi potrebbe diventare il primo partito del paese, la sinistra spagnola sembra stare elaborando non solo una teoria, ma soprattutto una pratica politica che la rende la più innovativa (e la più efficace elettoralmente) a livello europeo. Come mai succede in Spagna? Quali sono le idee di fondo di questo movimento che da barricadero si va facendo sempre più istituzionalmente importante? Chi c'è dietro? Sul piano dell'elaborazione culturale non c'è dubbio che l'uomo centrale di questo nuovo movimento sia Juan Carlos Monedero, che è stato responsabile del programma e del processo costituente del partito, e che proprio negli ultimi tempi si è dimesso dal gruppo dirigente avvertendo che "la moderazione potrebbe disarmare Podemos", una rivendicazione di radicalità delle idee contro le tentazioni del potere. In questo libro, Monedero ricapitola con grande efficacia le idee di una sinistra moderna ma al tempo stesso fedele alle sue radici, rimette al centro della discussione temi e problemi che decenni di rivoluzione neoliberale hanno fatto sparire, racconta concretamente come un'impostazione culturale e politica si traduca in azioni dal basso capaci di cambiare le cose. Un vero e proprio corso di politica in cui uno studioso serio mette da parte i tecnicismi e discute, a partire da un barattolo di yogurt o da una pagina di Facebook, cosa non va nella nostra società e come cambiarla.
EDITORIALE
Quello che vale
PRIMO PIANO
Ripartire dal basso
Il voto è passato, ma la sfida resta: la disaffezione alla politica. È ancora possibile un ideale? L’impegno personale può incidere? E come?
Giorgio Vittadini
Il nuovo inizio
di Alessandro Banfi
Storie
Come ti cambio il mondo dal basso
di Stefano Filippi
Università
«Io mi candido»
di Francesca Capitelli
Riforme
La solitudine della politica
di Stefano Filippi
Spagna
«Da dove viene tutto questo bene?»
di Ignacio Carbajosa
MEDIORIENTE
Custodire il cuore in guerra
La Siria, la vita dei martiri di oggi e il nostro contributo. Stralci di un incontro con padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa
a cura di Costantino Esposito
ATTUALITÀ
Il ponte per Tunisi
di Stefano Filippi
EXPO 2015
Nella notte antispreco
Abbiamo seguito i volontari del Banco alimentare, che raccolgono il cibo avanzato tra i Padiglioni dell’Esposizione universale
di Maurizio Vitali
SCUOLA
Quando il fuoco si accende
di Paolo Perego
VENEZUELA
La speranza non si può rapire
La testimonianza dell’ex banchiere Germán Velutini, che racconta come la fede ha trasformato i suoi 11 mesi di sequestro. E la sua vita
di Alejandro Marius
VITA DI CL
Quel giorno che accade
di Paola Bergamini
GIRO D'ITALIA/3
Se vedi qualcuno vivere
di Paola Bergamini
CHIESA
Il muro e il beato Romero
di Andrea Tornielli
VERSO IL MEETING
La mancanza è vita
Lo psicoanalista Massimo Recalcati si confronta con il tema della settimana riminese, che si ispira ad un verso di Mario Luzi
di Giuseppe Frangi
Bielorussia
«Perché tenete così tanto a noi?»
di Luca Fiore
CULTURA
Oscar Wilde. Il cuore spezzato di un dandy
di Giuseppe Pezzini
CONTRIBUTI
Dal mondo
di Roberto Fontolan
Il numero
di Giorgio Vittadini
Sulle vie dell’Impero
di Francesco Braschi
Corrispondenze
di Fabrizio Sinisi
RUBRICHE
Lettere
a cura di Paola Bergamini
In breve
Movimento
Libri per l'estate
Block Notes
Grande foto New York. Tra cielo e terra
La storia