È il momento di rovesciare i luoghi comuni sull'antiamericanismo degli europei. Sono gli americani dell'epoca Bush a mostrarsi antieuropei. Per chi oggi è alla Casa Bianca l'autonomia politica dell'Europa è una pretesa, mentre l'euro e il progetto di un esercito comune sono quasi azioni di lesa maestà. Il libro descrive i protagonisti e ricostruisce le fasi dell'offensiva americana contro l'Unione Europea, condotta fra le guerre balcaniche e l'Iraq. L'intensità dello scontro dà la misura dello strappo tra le due sponde dell'Atlantico. Chi potrà ricucirlo? Rita di Leo è professore ordinario di relazioni Interpersonali all'Università La Sapienza di Roma.
"Ricostruire la vicenda dei recenti rapporti tra mafia, politica e giustizia è impresa non da poco, soprattutto per i contrasti che oggi avvelenano il rapporto tra le istituzioni. Uno dei pochi in grado di farlo è Luciano Violante". (Daniele Rocca, L'Indice). "Tornare a mettere la lotta alla mafia al centro dell'iniziativa politica per il rinnovamento del paese. Tornare a osservare da vicino Cosa Nostra, non facendosi ipnotizzare dall'assenza dei delitti e delle stragi. Tornare a incalzare il governo su un tema che negli ultimi tempi è stato depotenziato se non addirittura occultato. Luciano Violante passa al setaccio dieci anni di criminalità organizzata e ci spiega perché la mafia è una questione ancora aperta". (Saverio Lodato, l'Unità)
Questo libro intende fare un resoconto degli obiettivi raggiunti dal governo di Luis Inácio Lula da Silva, nella prima metà del suo precedente mandato come presidente della Repubblica federale del Brasile. Molti sono i Movimenti sociali ed ecclesiali che lo hanno sostenuto nella campagna elettorale e che gli hanno permesso di vincere alle elezioni. La risposta di Lula a questa fiducia a 360 gradi è stata una serie di promesse: eliminare la fame e la sete; lottare per uno sviluppo ambientale sostenibile attraverso la salvaguardia del patrimonio Amazzonia; una maggiore collaborazione con la Chiesa per creare nuovi progetti di sviluppo e promozione della dignità umana; la difesa dei diritti degli indios e dei Senza Terra; la lotta alla violenza attraverso il rispetto dei diritti umani; una maggiore collaborazione con l'Argentina e con gli altri Stati dell'America Latina con l'obiettivo di formare una nuova coalizione politica forte nei poteri decisionali, da opporre al colosso economico degli Stati Uniti, in rapporto all'accordo di libero scambio fra le Americhe; un maggiore impegno in campo finanziario per abbassare il tasso del debito estero e rilanciare l'economia; l'intensificazione dei rapporti diplomatici di buon vicinato con gli altri Paesi in via di sviluppo. In questo periodo Lula incontra le maggiori difficoltà non a causa dell'opposizione politica, ma soprattutto a causa dei "suoi".
Inchiostro Rosso sfata tanti luoghi comuni che soffocano da un decennio l'informazione italiana. Quello, soprattutto, che l'attuale Presidente del Consiglio, sarebbe il grande «burattinaio» di tutto ciò che vediamo in Tv o che leggiamo sui giornali. Succede l'esatto contrario. L'informazione italiana - per una serie di motivi di cui il volume dà documentata spiegazione, anche con grafici e tabelle - ha costituito una lobby che in realtà cerca di contrastare in ogni modo l'atipicità del «Cavaliere». Quasi la metà degli italiani vota il Centrodestra; eppure, dopo aver letto questo libro, si è pronti a scommettere che la netta maggioranza dei giornalisti stia contro il Premier. Che abbia ragione lui, nel sostenere che «l'80% dei giornalisti è di sinistra»? Tuttavia il fine di questa ricerca rigorosa e brillante (corredata anche da battute divertenti e da vignette), che attinge dai giornali, dai lanci di agenzia, dai programmi radiotelevisivi e dal dibattito parlamentare, non sta nel porgere uno scudo a difesa di Silvio Berlusconi, ma nel provocare una riflessione più ampia sui tempi, i luoghi e le modalità dell'informazione politica nel nostro Paese. In appendice gli interventi dei direttori M. Belpietro, D. Boffo, F. Colombo, P. Ermini, V. Feltri, P. Gambescia, E. Mauro, G. Mazzuca, G. Moncalvo. Prefazione di Angelo Crespi (pp. 416).
Arcuri avrebbe voluto raccontare questa storia trent'anni fa. Ma gli fu impedito. Con la sua inchiesta era arrivato a scoprire che l'Italia stava per finire sotto una dittatura. Era il 1969 e anche Mauro De Mauro stava giungendo alle sue stesse conclusioni, apprestandosi a renderle pubbliche su "L'Ora" di Palermo. La mafia lo uccise nel 1970. Arcuri racconta quegli anni e ricostruisce adesso, grazie a nuove testimonianze e ad altre di collaboratori di giustizia già depositate, quello che è accaduto la notte dell'8 dicembre 1970, quando Valerio Borghese, ex comandante repubblichino, si accingeva a occupare militarmente l'Italia. Emergono nuovi tasselli: il ruolo della mafia, il diretto coinvolgimento del Viminale, di industriali, politici e finanzieri.
Tra le vittime dell'11 settembre debbono essere annoverate le teorie geopolitiche che hanno dominato dopo la fine della guerra fredda: dal 'nuovo ordine mondiale' alla 'fine della storia'; dalla geopolitica alla geoeconomia; dalla morte dello Stato allo Stato postmoderno; dallo 'scontro di civiltà' al 'nuovo medioevo'. Tutte queste semplificazioni, ottimistiche o pessimistiche che siano, hanno lasciato spazio a una riflessione più moderata. Troppi sono gli attori e i fattori in gioco. Troppo elevata è la rapidità del cambiamento. Jean analizza insieme i fattori geografici e le risorse naturali, le scelte politiche e i fattori culturali, gli aspetti economici e tecnologici del panorama contemporaneo e gli equilibri in gioco.
Il più autentico e subdolo nemico delle democrazie occidentali è, secondo Noam Chomsky, l'oligarchia delle multinazionali e delle corporation, una degenerazione che ha creato una sorta di "governo occulto". È un sistema costruito sui segreti inconfessabili, come testimonia il lungo elenco di malefatte e di crimini perpetrati nel mondo "in nome della democrazia". Sulle illusioni, come quelle dell'indipendenza dei media. Sulle bugie, in politica estera e interna. Sui falsi miti, come quello dei fantastici vantaggi della "flessibilità". Il risultato è un baratro che aumenta l'insicurezza e minaccia la società civile, strangolata nella morsa tra i privilegi di pochi e la drastica riduzione dei diritti di molti.
Giugno 2004: i cittadini di venticinque paesi vanno alle urne per eleggere i loro rappresentanti al Parlamento europeo. Si tratta delle più grandi elezioni democratiche dell'Occidente, non solo per il numero degli elettori, ma anche per la rilevanza delle nuove sfide che il Parlamento europeo dovrà affrontare: il cammnino verso la nuova Costituzione, i primi effetti dell'allargamento e la ridefmizione del ruolo del Parlamento europeo nell'architettura costituzionale comunitaria. Questo volume, ripresentato in edizione completamente aggiornata, traccia una breve storia del Parlamento europeo attraverso le varie tappe dell'unificazione, si sofferma sui sistemi e le varie consultazioni elettorali ed illustra con chiarezza l'intricato panorama dei partiti, delle federazioni, dei gruppi parlamentari.
Al centro del volume, gli aspetti relativi ai meccanismi di protezione sociale del lavoro in vigore nell'Europa "di oggi" e di domani. La triplicità cui fa riferimento il titolo si esplica nella trattazione delle tre dimensioni riconoscibili nella realtà politico-economica europea. Esiste, infatti, un'Europa dei quindici, una dei dieci e quella degli immigrati. Per ognuna delle tre viene fotografato il presente e vengono indicati i possibili scenari futuri. Per l'Europa dei quindici si indaga il sistema sociale consolidatosi in Svezia e Francia; per l'Europa dei dieci si analizza la paura per l'allargamento del mercato del lavoro; l'immigrazione è invece analizzata nei paesi di intregrazione avanzata, ma anche in quelli di transito e di arrivo.
A partire da un incontro che si è svolto a Cuba sull'Europa e che ha visto la partecipazione di studiosi di tutto il Continente, il volume chiarisce come i sud del mondo avvertono la costruzione del polo geoeconomico europeo, e prende in esame il ruolo e la dimensione dell'abbandono dello stato sociale e delle privatizzazioni che ne conseguono, prima fra tutte quella della scuola. L'analisi considera i rapporti commerciali tra l'Europa e il sud del mondo, ma si allarga anche al ruolo dell'Europa centrale, di quella dell'Est e della Russia di Putin. Sul piano della critica al capitalismo viene sottolineato non solo il ruolo subalterno agli USA degli stati europei, ma anche il ruolo di potenza capitalista e le strategie imperialiste del Vecchio continente.
Esiste un prima e un dopo l'11 settembre? Quegli eventi hanno aperto un nuovo spazio strategico, ponendo fine al vecchio ordine mondiale? Il terrorismo internazionale, oggi islamico domani d'altra natura, mira a seminare morte e distruzione, o non è piuttosto frutto del conflitto in Medio Oriente, che spinge la gioventù araba a radunarsi sotto il vessillo dell'Islam radicale, esasperata dalla politica americana in Palestina? L'autore conduce un'analisi delle relazioni tra Stati Uniti, Europa e mondo islamico che mostra come i mutamenti emersi alla coscienza collettiva fossero in atto ben prima dell'11 settembre. Quanto è accaduto quel giorno ha solo accelerato alcune decisioni politiche e ha definito la complessità delle realzioni fra Occidente e Islam.