La decisione dell'Unione di dotarsi di una vera e propria costituzione evoca chiaramente il bisogno dell'Europa di pensarsi finalmente come una compiuta entità geopolitica, geoeconomica e geoculturale. Eppure fortemente diffusa è la sensazione che il progetto di Trattato costituzionale che la Convenzione di Bruxelles si accinge a licenziare sia assai debole quanto a contenuto politico, forza simbolica, legittimità democratica. Il processo costituzionale in corso appare inadeguato rispetto alle grandi sfide che l'Europa ha di fronte. La tesi di questo volume è che oggi, ancor più di ieri, l'ostacolo maggiore all'edificazione di un'Europa autorevole protagonista della scena internazionale sia l'Europa stessa.
Che democrazia è quella italiana? L'anomalia di Berlusconi è un fenomeno tutto nazionale o è lo specchio di un nuovo tipo di potere personale e mediatico? In questo agile saggio lo storico inglese Paul Ginsborg, già professore all'università di Cambridge e ora docente di Storia dell'Europa contemporanea nella facoltà di Lettere di Firenze, cerca di rispondere alle domande sollevate da molte parti dell'opinione pubblica italiana ed europea. Per Ginsborg, Berlusconi non è un caso isolato, ma fa parte di quel gruppo di figure emergenti del terziario, in particolare dalla finanza e dal settore delle telecomunicazioni, che usano le loro risorse economiche e mediatiche per influenzare e, talvolta, conquistare la sfera pubblica democratica.
Fra i termini chiave della politica, "governo" è quello che meno si può staccare dalle sue applicazioni pratiche. Il volume lo affronta perciò sul doppio binario dell'elaborazione concettuale e dei concreti sistemi istituzionali, costituzionali e amministrativi, seguendone la storia dall'antichità greco-romana al composito universo medievale, alla Firenze rinascimentale e all'assolutismo francese. In seguito descrive il sorgere dell'idea e dei sistemi di governo contemporanei attraverso la storia costituzionale inglese, gli esperimenti istituzionali delle rivoluzioni americana e francese, la pratica governativa delle monarchie ottocentesche.
Filippo Ceccarelli, che del mondo politico è un acuto e ironico osservatore, attento soprattutto ai fenomeni di costume, in questo libro irride il malcostume sempre più diffuso. Retroscena ed episodi, alcuni noti, altri meno, vengono illuminati da una penna che mette alla berlina comportamenti comici (e tragicomici) loro malgrado, gesti al limite del grottesco, beffe, papere e gaffe, imitatori, sosia e duplicati del nulla, attori che fanno politica, politici che fanno gli attori, in un caravanserraglio di varia umanità.
Il trasformismo, spiega l'autore di questo saggio, docente di Storia contemporanea all'Università di Roma La Sapienza, non è un vizio nazionale. E' un sistema di governo che serve a emarginare le ali estreme, ma blocca ogni possibilità di alternanza. E' il sistema su cui si è fondata la politica italiana per oltre un secolo. Ma, resta da chiedersi, lo abbiamo superato davvero?
Il libro si apre con una ricostruzione dei destini dell'Italia decisi, suggerisce l'autore, già durante la conferenza di Yalta a seguito della quale fu sancita una tacita spartizione del nostro paese in due aree di influenza: est e ovest. La conseguenza più rilevante di tale disegno sopranazionale è stata la creazione di un sistema democratico anomalo, bloccato da due sistemi di controllo, quello americano e quello sovietico, contrapposti ma al tempo stesso alleati nella spartizione politica del potere. In quest'ottica gli orientamenti del paese, le linee di governo e la sua organizzazione negli anni dal dopoguerra alla morte di Moro hanno in qualche misura condizionato un vero confronto politico con conseguenze che sono evidenti ancora oggi.
"Il sondaggio registra quel che la gente pensa quando non pensa", sostiene Fishkin, noto politologo americano, ed è necessario invertire questa tendenza. Per questo Fishkin ha elaborato il metodo del "deliberative polling" (sondaggio deliberativo) che consente di ottenere opinioni più ponderate. L'idea di Fishkin, sostiene Giuliano Amato che firma l'introduzione, è quella di "compiere il passaggio da un'opinione grezza ad una informata e consapevole" dato che fino ad oggi i sondaggi sono stati una "raccolta di pareri fatta su un'informazione inesistente".
Nel corso dell'esperienza repubblicana, i nove presidenti che si sono succeduti hanno interpretato ciascuno a modo suo una carica che studiosi autorevoli hanno giudicato la più ambigua fra quelle previste dalla Carta del 1948: un po' notaio, un po' arbitro, un po' capitano. Certo è che da quasi venticinque anni il presidente ha acquistato una centralità alla quale i costituenti non avevano pensato e che è figlia, prima di tutto, delle difficoltà e delle ripetute crisi del sistema politico: essa ha ormai inciso sulla stessa forma di governo. Questo libro cerca di raccontare cosa dovrebbe fare, cosa fa e cosa si vorrebbe far fare in futuro al presidente.
Un dialogo fra due studiosi diversi per età e formazione, uniti dalla passione civile e dalla preoccupazione per il futuro della nostra Repubblica. Norberto Bobbio e Maurizio Viroli discutono i grandi temi politici - l'amore per la patria, la libertà, la corruzione, i diritti e i doveri - e si pongono domande sulla fede religiosa, sul significato della vita e della storia e sulle ragioni e i limiti dell'etica laica.
Un'analisi concisa, basata su una meticolosa ricerca documenta la politica e gli errori Usa in tutto il Medio Oriente, Egitto compreso. Zunes racconta come gli Stati Uniti sono divenuti la potenza che ha preso il testimone del colonialismo per governare l'economia del petrolio nel Medio Oriente. Nella strategia del divide et impera coloniale, gli USA sono stati i grandi fomentatori del terrorismo così come del fondamentalismo. Sono così i sostenitori dei regimi più autoritari e sanguinari, purché loro alleati. Dall'Egitto all'Iran la politica estera americana ha creato una catastrofe.