Com'è una supervisione con i più grossi capiscuola della psicoanalisi mondiale? E cosa viene fuori se il caso in supervisione è il medesimo per tutti: stessa analista (Virginia Hunter), stessa paziente (Roselyn), stessa seduta, stesso materiale? Come reagiscono, cosa riescono a dare personaggi come André Green, Hanna Segal, Frances Tustin, John Bowlby, Ernest Wolf, Peter Giovacchini, Arnold Goldberg, Rudolf Ekstein, Robert Wallerstein, Arnold Modell, Jacob Arlow, quando lavorano su un caso? L'idea di usare lo stesso caso è geniale perché consente al lettore di confrontare le supervisioni sullo stesso terreno, di vedere concretamente come e in che misura i diversi modelli teorici di cui quegli analisti sono i maggiori esponenti si calino in una realtà e la chiariscano, la illuminino. Non solo, ma ci permette di osservare in che consista la differenza tra modello e modello. A ogni consulenza l'autrice dedica un capitolo, in cui la registra fedelmente, attenendosi perfino allo stile e al tono parlato degli scambi. Ma fa anche di più. Per consentire al lettore di aver presente, mentre legge la supervisione, il riferimento teorico dei vari 'supervisori', fa precedere ciascun capitolo da un'intervista con lo psicoanalista stesso, in cui egli viene indotto a raccontare generosamente la sua storia personale e i concetti fondamentali della sua concezione teorica.
L'etnopsicoanalisi consiste in una teoria e in un metodo alla cui costruzione Tobie Nathan è stato mosso dalla sua pratica di psicoanalista in una situazione urbana con una forte presenza di gruppi etnici non europei. Il libro, arricchito da numerosissimi esempi clinici, presenta i fondamenti teorici e le tecniche di un modello di intervento psicoterapeutico in una società multiculturale e nello stesso tempo propone una visione più ampia e integrata della psichiatria, sottolineando il ruolo dei fattori contestuali e culturali nel determinare le patologie.
Con questo studio Feldenkrais ha voluto creare un contesto in cui possano trovare una loro collocazione i risultati del suo metodo per la rieducazione dell'uso del proprio corpo.
Sono luoghi mentali in cui ci si ritira quando si vuole sfuggire a una realtà insostenibile perché angosciosa. Si tratta di zone della mente in cui trionfa l'onnipotenza e, in fantasia, qualunque cosa è permessa. Il sollievo che si ricava dal ritirarsi in questi rifugi comporta però il rischio dell'isolamento e quindi della compromissione delle relazioni con gli altri, e di una perdita di contatto con la realtà, che diventa gravissima nel caso di soggetti con un'organizzazione patologica della personalità. Il volume, ricco di resoconti ed esempi clinici, presenta, su base kleiniana, una teoria dei rifugi della mente, la cui dinamica appare con particolare chiarezza all'interno del trattamento psicoanalitico.
Nel momento in cui le tecniche si stanno impadronendo della procreazione questo libro intende andare controcorrente, ribadendo l'importanza della mente e del corpo della donna nella maternità. Attraverso la narrazione di una analisi, l'autrice ricostruisce il lungo processo che conduce dall'essere figlia all'essere madre.
L'enneagramma è una figura geometrica di singolare pregnanza che con misteriosa insistenza ricorre nelle più diverse ricerche sulla natura umana: il misticismo mediorientale, il sufismo, i 'dervisci danzanti', le teorie di G.I. Gurdjieff, fino alle recentissime indagini occidentali sulla sofferenza psichica. Grazie alla sua variegata formazione culturale e alla ricchezza di esperienze individuali, l'autrice ha potuto cogliere ed estrarre da quelle diverse riserve di sapere sull'uomo una tipologia caratteriale basata sull'enneagramma. E la propone qui direttamente al lettore come uno strumento potente al servizio dell'automiglioramento dell'essere umano.