
È un tempo faticoso, il nostro, attraversato da profonde crisi economiche, sociali e politiche che si manifestano in comportamenti relazionali difficili, dove l'esperienza affettiva assume spesso contorni problematici e rivela il disagio di vivere non solo con gli altri ma anche con se stessi. Si assiste a un aumento di aggressività e violenza nelle relazioni, che sembra riconducibile all'incapacità di gestire le emozioni. Insieme a questo, si sperimenta ogni giorno una crisi di eticità, evidente nella frequente chiusura autoreferenziale correlata a una scarsa considerazione dell'altro, che si fatica a riconoscere nei suoi diritti e bisogni essenziali. Senza un'etica viva, che si costruisce attraverso un'interrogazione radicale e profondamente meditata delle questioni essenziali per l'esistere, restano solo inerti reazioni emotive: indignazioni tanto altisonanti quanto inutili, che mentre illudono il soggetto di essere presente nel mondo lo distraggono dalla sua vera responsabilità. Quello di cui abbiamo bisogno non sono istantanee reazioni emotive ma un solido impegno nell'agire.
Il volume è dedicato alla terza edizione della Scala Leiter, strumento per la valutazione cognitiva interamente non verbale, con adattamento e taratura italiana. Le novità della Leiter-3 sono molteplici; tra le principali, l'ampliamento del range di età e l'inserimento di nuovi subtest. Il lavoro è suddiviso in quattro parti. Nella prima si descrivono la storia della Scala e la sua architettura. Nella seconda parte sono presentate le abilità misurate dalla Leiter-3 e i subtest, con indicazioni per la somministrazione rivolte sia ai clinici con esperienza nell'uso della precedente edizione (Leiter-R) sia a quelli che si avvicinano per la prima volta allo strumento. La terza parte è dedicata alla lettura dei risultati della valutazione cognitiva: si descrivono i punteggi di Indice, quelli dei subtest, i punteggi supplementari e le differenze tra punteggi all'interno del profilo. Nell'ultima parte, infine, sono presentati alcuni studi relativi alle popolazioni speciali e diversi casi esemplificativi delle applicazioni della Leiter-3 e della stesura della relazione nella pratica clinica.
Nel nostro tempo sono tornate in primo piano alcune domande ineludibili che la teoria economica, fin dalle sue origini, ha posto a fondamento della sua analisi: è 'naturale' che gli uomini si dividano in ricchi e poveri? Esiste un criterio razionale che possa giustificare questa divisione? Quali sono le conseguenze di una distribuzione ineguale delle risorse sulla società e sul suo benessere? Qual è il livello massimo di disuguaglianza che possiamo permetterci? Branko Milanovic, uno degli economisti più originali e innovativi del nostro tempo, immagina di porre queste domande a sei dei più influenti economisti della storia: François Quesnay, Adam Smith, David Ricardo, Karl Marx, Vilfredo Pareto e Simon Kuznets. Analizzando le loro opere e il loro tempo, Milanovic traccia l'evoluzione del pensiero sulla disuguaglianza, mostrando quanto le teorie siano variate a seconda delle epoche e delle società. In effetti, sostiene Milanovic, non possiamo parlare di 'disuguaglianza' come di un concetto astratto dal contesto: qualsiasi analisi è inestricabilmente legata a un tempo e a un luogo particolari. Così se durante la Guerra Fredda, all'apogeo del welfare state, gli studi sulla disuguaglianza erano passati in secondo piano, oggi, con il trionfo del capitalismo neoliberale, assistiamo a una loro rinascita.
«Capire la Divina Commedia è difficile. Della lingua in cui la scrisse, diventata la nostra soprattutto grazie a lui, Dante sperimentò tutte le possibilità espressive, comprese quelle che sembrano andare al di là dell'umano, sia verso il basso sia verso l'alto, e non è facile seguirlo in questo vertiginoso saliscendi. Poi ci sono i contenuti. Teologia e interpretazione dei testi sacri, filosofia, logica, morale, politica, diritto, letteratura e storia antica, scienza dei numeri e delle misure, musica, ottica, medicina, arte della guerra e della navigazione: non c'è aspetto della cultura antica e medievale di cui Dante non abbia appropriatamente detto qualcosa, nel suo enciclopedico poema. Infine, ci sono i personaggi che popolano l'oltremondo che il Poeta ha costruito. Tralasciando quelli appartenenti al mito o alla storia, e limitandoci a quelli che hanno popolato la cronaca dei tempi di Dante e di quelli di poco precedenti, l'unico motivo per cui continuiamo ad avere memoria dei nomi di Ciacco, Francesca da Rimini, Farinata degli Uberti o Ugolino della Gherardesca è dato dal fatto che i versi scritti da Dante li hanno resi figure immortali: se quei versi non fossero stati scritti, i loro nomi sonnecchierebbero in qualche documento d'archivio o in qualche cronaca medievale. Sì: capire la Commedia è veramente difficile. Per questo ho scelto i versi più significativi, curiosi o sorprendenti dei cento canti di cui si compone e li ho distribuiti in 114 presentazioni (per qualche canto ho avuto bisogno di qualche presentazione in più). Ho cercato di spiegare quei versi parola per parola, senza dare niente per scontato, collegando i fatti con gli antefatti. In questo modo, leggendoli canto dopo canto, farete lo stesso viaggio che ha fatto Dante: questo, almeno, è quello che spero.»
«L'immaginazione collettiva ha relegato a lungo Giacomo Matteotti nel pantheon dei martiri antifascisti, esemplificati per appartenenza alle famiglie politiche, in modo da rendere visibile la dimensione unitaria della Resistenza, e con essa dell'identità repubblicana. Questa tradizionale rappresentazione ha lasciato in ombra quella del dirigente politico di grande spessore intellettuale, oltre che civile e morale.» (Dall'Introduzione). Contributi di Giampiero Buonomo, Stefano Caretti, Maurizio Degl'Innocenti, John Foot, Guido Melis, Michela Minesso, Gianfranco Pasquino, Paolo Passaniti, Antonio Pedone, Donato Romano, Pier Giorgio Zunino.
Chi sono single? Cosa si nasconde dietro questo fenomeno strabordante il cui mondo così poliedrico e spesso inesplorato, tocca corde di una fragilità non sempre percepita, né tantomeno compresa? L'autrice si immerge in questo oceano per scattare una possibile fotografia da cui emerge una differenza di sguardo esistente tra la società e la Chiesa. I single possono essere un segno dei tempi che invita ad un cambio di prospettiva, a partire, ad esempio, da una rilettura della vocazione? Come accompagnarli nella loro singletudine involontaria?
Con l'edizione del 2024 la Fondazione Migrantes arriva all'ottava edizione del rapporto dedicato al mondo dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Un lavoro scritto da un'equipe di autrici ed autori che si lasciano "toccare e interrogare" dalle sofferenze e dalle contraddizioni che le persone in fuga nel mondo raccontano o portano scritte nei loro volti e nei loro corpi.
Frutto di una ricerca archivistica comparata tra Roma e Parigi, l'opera offre un'analisi di longue durée sul processo continuo di adattamento delle Costituzioni in relazione alle metamorfosi delle società francese ed italiana del secondo dopoguerra. Attraverso la rilettura dei processi evolutivi delle Costituzioni, il volume ricostruisce la storia politico-istituzionale in Francia e in Italia dal 1946 al 2000.
«Io filmo l'intimo, io filmo la metafisica». Così disse di sé Krzysztof Kie?lowski (Varsavia, 1941-1996) il grande regista, sceneggiatore, scrittore e documentarista polacco, riconosciuto universalmente come uno dei più grandi autori della storia del cinema. Questo libro fruga nella sua monumentale opera del Decalogo, nei Tre Colori (Film Blu, Film Bianco e Film Rosso) e nella Doppia vita di Veronica per rivelare la passione del cineasta per l'umano e vi individua dei rimandi metafisici di un fondamento che sembra assente, ma che in realtà interagisce nella storia. Direttamente, il grande regista polacco non è politico né esistenzialista, non è moralista né spiritualista, non è cattolico ma neppure ateo, non è sociologo ma nemmeno intimista, non è razionalista puro, non è storico ma neppure simbolista. Ben disinfettato, insomma, da tutti gli «ismi». Eppure tutti questi motivi traspaiono, poi, dialetticamente, come per emanazione, da uno dei più formidabili tessitori della storia del cinema, da un cercatore instancabile di quell'Oltre, cui tutti aneliamo.
Viaggio nella Napoli di ieri e di oggi attraverso i brani di Pino Daniele che continuano a parlarci del presente. Le "carte sporche" della città amata e criticata, senza mai perdere la speranza nel cambiamento. Il racconto dei luoghi, sospesi tra colera e terremoto, in cui lo straordinario artista trova ispirazione per le prime, intramontabili canzoni di sferzante denuncia. Poi, momento per momento, lo storico concerto del 1981 con duecentomila giovani arrabbiati e sognanti, ma anche le molte delusioni patite in una metropoli rivelatasi troppo spesso matrigna, motivo per cui Pino Daniele sceglie di allontanarsi e ora le sue ceneri sono custodite a Magliano in Toscana.
Quante guerre ci sono nel mondo e di quante siamo a conoscenza? Perché di alcune si parla quotidianamente e di altre - troppe - poco o nulla? Qual è la situazione dei bambini nei teatri di guerra? Quale il rapporto dei giornalisti e dei mass media con i conflitti e la loro narrazione? Queste sono solo alcune delle domande che, avvalendosi della collaborazione di quattordici esperti, la Caritas Italiana pone in questo nuovo rapporto sui conflitti dimenticati. Anche quest'anno i contributi sono diversi per stile, modalità di analisi e contenuto, ma tutti insieme ci restituiscono un ritratto della situazione internazionale che è stata ben sintetizzata da papa Francesco con l'espressione "guerra mondiale a pezzi". Gli autori rispondono poi ad altri quesiti: la guerra è davvero inevitabile? La pace globale è inarrivabile? Quale sarà il nuovo terreno di scontro nel prossimo futuro? Che rapporto c'è fra guerre e ambiente? Si può parlare di più e meglio dei conflitti in corso? Le istituzioni sovranazionali possono fare di più? Caritas Italiana confeziona un volume fondamentale per capire la società globale in cui siamo immersi e, grazie ai numerosi riferimenti sitografici e bibliografici, fornisce strumenti per approfondire questi argomenti e spunti di riflessione per diventare cittadini globali più consapevoli.
«È stata fatale l'idea di esportare la democrazia liberale, la globalizzazione, la liberalizzazione dei mercati finanziari e della tecnologia, di fare insomma un mondo a immagine e somiglianza degli Stati Uniti, pensando che essi rimanessero al centro del nuovo sistema.» Tra la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991 si è consumato uno dei più grandi inganni collettivi della storia: l'idea che l'affermazione dell'Occidente avrebbe determinato una diffusione universale del capitalismo democratico e dunque la fine della storia. Le cose però hanno preso un'altra piega. È cominciata una nuova storia che ha segnato la perdita di centralità di quel modello e dei suoi valori. Dai terremoti geopolitici a quelli demografici, dall'allarme climatico a quello per gli abusi della tecnologia, passando per l'arroganza del potere finanziario, il declino del lavoro e quello dell'informazione: in questa ampia e articolata intervista con il giornalista Paolo Pagliaro, Franco Bernabè racconta la storia di una resa, la cronaca di un autogol che vede a rischio la stessa democrazia. Nell'analisi del manager pubblico, unico occidentale per anni nel board del maggiore gruppo petrolifero cinese, emergono così i sintomi della crisi in corso (guerre, debolezza europea, minacce digitali) ma sono anche indicati alcuni colpevoli del naufragio (dalle riforme di Clinton al radicalismo di molti politici e intellettuali) e vengono suggerite le strategie necessarie a «mettersi in salvo», per l'Italia anzitutto.