Tra i disturbi del comportamento alimentare (DCA), l'anoressia mentale è la forma più grave e impegnativa da cui possono originarsi anche le altre, soprattutto la bulimia. Fenomeno sociale e culturale del nostro tempo con radici antiche, ha subito in questi ultimi anni un notevole incremento. L'interazione di processi psichici e somatici, che complicano i quadri clinici, richiede il riconoscimento del senso psichico della malattia, perché possa essere effettuato un trattamento del disturbo alimentare. In pratica il volume intende: offrire una visione culturale dell'anoressia, indicare modelli teorici, diagnostici e terapeutici, fornire degli indicatori predittivi di rischio, utilizzabili per il precoce rilevamento della malattia.
Uomini di poca qualità che ammantano di ciarle il loro sapere e il loro potere sono numerosi in ogni campo. Nel campo delle cure il ciarlatano è tuttavia una figura dotata di una sua dignità: è infatti il prodotto dell'angoscia esistenziale dell'uomo, dell'ansia di trovare un rimedio, magari solo consolatorio, all'inguaribilità della malattia e alla paura della morte. Sfruttare quest'ansia, lucrare su quell'angoscia, rende però il ciarlatano una figura indegna, un tipo spregevole. Questo libro racconta le storie, dal Medioevo ai giorni nostri, di ciarlatani degni e indegni, vissuti ai margini del mondo medico ma anche dentro di esso.
Le persone non ricordano le vicende del passato non per ignoranza e nemmeno per leggerezza ma perché la storia non è coinvolgente e non sembra riguardare i comuni cittadini. Questo libro, al contrario, parte dalle esperienze elementari come essere figlie o figli e cerca di mostrare come i nostri conflitti quotidiani, a cominciare dai conflitti con il padre o con la madre, siano influenzati da eventi, simboli, immagini molto antichi e lontani nel tempo, senza che noi ce ne rendiamo conto. Per altro è proprio trasferendo nella sfera pubblica la nostra esperienza delle tensioni affettive in famiglia che si possono capire eventi storici apparentemente distanti: l'antisemitismo, ad esempio, mostra la sua origine nelle tempestose relazioni con il padre.
Nel tempo del trionfo della parola "corpo", nel momento in cui ci si affanna a proporre un corpo-copertina (giovane-snello-curato-elegante), spazio surreale da cui siano espulsi dolori, bisogni e desideri, la lettura delle autrici propone un ribaltamento della prospettiva: passare dall'abuso della parola corpo, che è diventata un suono vuoto, alla capacità di ascoltare il corpo che si fa parola. Anoressia, bulimia, somatizzazioni psichiche, piccole violenze autoinflitte, sono la voce del male di essere e di stare in un corpo in cui la sofferenza ha trovato il modo di manifestarsi.