Paul Klee è uno degli artisti più importanti del Novecento e sicuramente uno dei più amati: la sua pittura raggiunge tutti, incanta i bambini come i filosofi che ne hanno molto scritto. Ha dipinto diecimila opere, sperimentando, creando nuove tecniche, usando linguaggi diversi, reinventandosi sempre: è stato astratto e figurativo, lo hanno chiamato post-cubista, surrealista, espressionista, ma nessuna definizione riesce a racchiuderlo. Diceva di essere 'inafferrabile'. E in qualche modo è così. Chi era davvero Paul Klee? Questo libro indaga il mistero di un genio dotato di molti doni: poteva essere un poeta o un musicista, ma è con la pittura che ha cambiato la storia dell'arte. Dominato da una potente ispirazione e da un'inesauribile furia creatrice, che ha saputo regolare ed educare con la più metodica delle vite: un caso molto raro tra i suoi colleghi artisti. Attraverso i suoi Diari e i densi scritti teorici che ha lasciato, Gregorio Botta ricostruisce e intreccia la formazione di un uomo e la nascita di un'estetica che ha segnato il secolo. Dotata di un ricco apparato iconografico a colori, questa è una biografia artistica scritta con un linguaggio chiaro e avvincente da un autore che è a sua volta un artista.
Incombe la furia delle armi, il potere del ferro sconvolgerà il diritto, l'empio crimine avrà il nome di virtù, e un tale furore si scatenerà per lunghi anni. Che giova chiederne la fine agli dèi? La pace viene con un padrone. Attraverso la poesia epica, il mondo antico celebra le proprie origini e la propria grandezza. Ma nella «Pharsalia» di Lucano, giovane e irrisolto nipote di Seneca, non è la voce degli dèi, né quella delle muse a farsi poesia, ma quella di un uomo che racconta una storia vicina e tragica, la guerra civile, che al popolo romano ha tolto la libertà. Un poema dunque tutto umano, un canto dell'inquietudine che tenta di risalire alle cause del male, indagando gli animi di coloro che il male lo hanno voluto, come Cesare, abbagliante e inarrestabile, e Pompeo, antica quercia priva di linfa. E che rintraccia un unico disperato barlume di speranza in colui che non si è piegato alle ragioni del potere, Catone, modello di virtù magnanimo e dolente. I versi di Lucano riecheggiano così l'età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all'esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando Res publica romana significava libertà.
Lingua di marmo antico di una cattedrale Lingua di spada e pianto di dolore Lingua che chiama da una torre al mare Lingua di mare che porta nuovi volti Lingua di monti esposta a tutti i venti Che parla di neve bianca agli aranceti Lingua serena, dolce, ospitale La nostra lingua italiana (versi di Gaio Chiocchio) Dieci lezioni di italiano per tutti coloro che aspirano a conoscere e a usare meglio la nostra lingua, insieme a studenti e insegnanti. Si parte con cinque proposte di lettura per comprendere i classici, in cui l'autore s'impegna a descrivere com'è fatta e come funziona la lingua di alcuni grandi della nostra letteratura: Dante, Machiavelli, Galileo, Leopardi e Manzoni. Seguono cinque variazioni sul tema della scrittura per migliorarne la padronanza: come usare i vocabolari, come consultare le grammatiche, come perfezionare la punteggiatura, come rendere coeso un testo e come scriverne uno argomentativo. Abituale frequentatore di accademie, aule universitarie e schermi TV, Giuseppe Patota sa come catturare l'attenzione di lettori e lettrici, guidandoli con perizia e leggerezza all'uso sicuro e consapevole dell'italiano.
A trent'anni dalla firma del Trattato di Maastricht, e in un contesto strategico in rapida evoluzione, l'attenzione pubblica per l'UE come attore internazionale continua a crescere, così come la domanda per un suo ruolo più incisivo sulla scena regionale e globale. Ma che tipo di «potenza» è l'Europa? Questo volume ripercorre le tappe più importanti della diplomazia e dell'azione esterna dell'UE. Accanto al ruolo di NATO e Stati Uniti sono ricordate le posizioni via via assunte dai principali paesi e leader europei, le azioni condotte dall'Unione (comprese le operazioni militari), e le sfide che le si presentano oggi, in un contesto internazionale molto più ostile: esse richiedono più coesione in materia di diplomazia, più coerenza in materia di sicurezza e più complementarità in materia di difesa.
Dopo aver lasciato Cambridge nel 1910 e prima della nomina a Harvard (1924), Whitehead disseminò in vari scritti la sua filosofia dell'educazione. Questo testo ha il pregio di avere uno stile limpido che permette a ogni lettore di trovarvi questioni affascinanti e attualissime. Qui l'insegnamento e l'educazione mostrano tutta la forza delle intuizioni che saranno sviluppate pienamente nell'opera di Whitehead, affermatosi come una delle voci più originali della filosofia americana, insieme a quella di John Dewey. Rivolgendosi a un gruppo di educatori, Whitehead spiega: "Il punto di questo discorso è il carattere ritmico della crescita. La vita interiore dell'uomo è una rete di molti fili. Non crescono tutti insieme per estensione uniforme". Un ricercatore, un educatore, un insegnante, un genitore di oggi può vedere in queste affermazioni la prefigurazione dell'attenzione ai diversi stili di apprendimento e alle intelligenze multiple, le quali rendono questi scritti di Whitehead un classico inestimabile della pedagogia del XX secolo.
Quali sono le basi ideologiche e filosofiche del pensiero dell'autocrate più potente e pericoloso dei nostri tempi? Il pensiero di Putin è complesso (ha molte diverse ispirazioni) e si evolve (è cambiato negli anni). Prendendo spunto spesso da irrazionalismi - ma sempre con pretesa scientifica - e da pensatori per lo più sconosciuti in Occidente. Il "sovietismo", basato non sull'idea comunista ma sul nazionalismo e il militarismo. Le istanze conservatrici: dalla Chiesa ortodossa al pensiero slavofilo, da certe posizioni di Sol?enicyn fino all'idea della superiorità morale del popolo russo di fronte alla decadenza occidentale. Il movimento "eurasista" che pone la Russia al centro tra Europa e Asia. L'ideologia imperialista per cui la Russia deve riprendere il controllo dei popoli un tempo sottomessi all'URSS e prima ancora agli zar. Il sovranismo come strumento ideologico nella battaglia contro la democrazia. Non è facile inquadrare la figura di Vladimir Putin. Nato e cresciuto in piena Russia sovietica, fedelissimo al suo paese, agente del KGB, dopo il crollo dell'URSS fa una rapidissima carriera politica fino a diventare presidente nel 2000. In quella fase, che dura due mandati presidenziali, si mostra aperto all'Occidente, liberista, democratico. A partire dal suo terzo mandato, però, ci troviamo di fronte a un Putin ultraconservatore e tradizionalista, intenzionato a riportare in auge i "veri valori" del popolo russo. Chi è dunque quest'uomo? Un comunista, un liberale, un conservatore? Lo studio di Eltchaninoff, che arriva fino a marzo 2022, cioè fino ai primi giorni dell'invasione dell'Ucraina, esplora i comportamenti e i discorsi di Putin per risalire alle sue fonti di ispirazione filosofica e ideologica, giungendo spesso a risultati inaspettati. Si va da ideologi nazionalisti e conservatori a sostenitori del panslavismo, a filosofi della "russità", fino a scrittori come Dostoevskij, opportunamente riletti e talvolta distorti per fungere da efficaci sostegni alla sua visione del mondo: una Russia forte e temuta che occupi il posto che le spetta tra le grandi potenze mondiali. In attesa di sapere quanti morti totalizzerà quest'ennesima feroce guerra è utile cercare di capire cos'abbia in testa la persona che l'ha scatenata.
Perché non siamo capaci di affrontare questo evento umano senza paure e senza difese? Quali sono i bisogni e i diritti di chi muore? Possono trovare in queste pagine un prezioso materiale per il loro lavoro medici, infermieri, operatori sociali, e anche chi voglia avvicinarsi alla morte per scoprirvi la vita.
Elisabeth Kübler-Ross non ha bisogno di essere presentata. Le sue esperienze accanto ai malati vicini a morire sono note in tutto il mondo. Il lettore non si lasci spaventare dal titolo: la morte è per molti ancora argomento tabù. Eppure è un evento umano che fa parte della vita e ci riguarda tutti da vicino. Allora perché non siamo capaci di affrontarlo senza paure e senza difese? Che tipo di comunicazione ci arriva da interviste a malati all’ultimo stadio della vita? Quali sono i bisogni e i diritti di chi muore? Il modo di affrontare la morte è legato a come si sono risolti i problemi della vita?
Chi avrà il coraggio di leggere queste pagine, scritte con tanto calore da chi si è seduto accanto a molti malati per condividerne le ansie e i desideri, ne uscirà profondamente arricchito. Avrà imparato a conoscersi meglio.Non solo medici, infermieri, operatori sociali possono trovare in queste esperienze un prezioso materiale per il loro lavoro, ma chiunque voglia avvicinarsi alla morte per scoprirvi la vita.
Da oltre quarant'anni Silvio Cattarina vive ed è impegnato con ragazzi difficili, sfortunati, che approdano a L'Imprevisto, un gruppo di comunità e centri terapeutici che hanno sede a Pesaro. Queste pagine sono al tempo stesso una testimonianza e una riflessione sull'esperienza di chi quotidianamente è in dialogo con i giovani, vittime «dell'insignificanza, della distrazione, della prestazione, del denaro; sferzati e abbattuti dalla bufera dell'immediato, dell'istinto, dell'effimero! È una guerra». Proprio la rinascita di tanti giovani che hanno fatto un cammino nella Comunità rende emblematica l'esperienza de L'Imprevisto. Essa mostra che l'emergenza educativa chiede adulti «dal cuore grande, capaci di accoglienza, aperti alla misericordia. Insomma, occorre l'educazione, una rinnovata capacità educativa dell'intera società». I testi qui raccolti sono come una sinfonia. I temi si rincorrono, sono ripresi, ogni volta con sfumature nuove, suggeriti talora da fatti accaduti, oppure proposti in maniera più articolata in occasione di interventi pubblici. Ciò che li accomuna sono la commozione e la passione per il destino dei giovani perché si compia in loro la grande promessa della vita. Prefazione di Franco Nembrini.
«Quanto amore mi è stato strappato via. Quanto amore ti è stato strappato via. Ogni giorno ti penso, al mattino, alla sera, durante la giornata. Giuro a me stessa che non mi fermerò, continuerò a cercarti e continuerò a lottare per la verità e per la giustizia. Finché respiro, io spero. Con tutte le mie forze.» Sono passati ormai diciotto anni - il tempo di una vita che si fa adulta - da quando il 1° settembre 2004 scomparve la piccola Denise Pipitone. Chi è stato a portarla via dalla casa della nonna in quella mattina di fine estate a Mazara Del Vallo, e perché? È ancora viva? Né le indagini, né il processo, né l'attenzione dei media, né gli avvistamenti che si sono inseguiti senza sosta sono serviti a restituire a Piera Maggio sua figlia. Ma lei non ha mai smesso di cercare, e non ha intenzione di arrendersi. Le indagini sul sequestro si sono arenate, dopo che il processo si è concluso con l'assoluzione della principale imputata. Nessuno conosce il destino di Denise e le tante speranze accese anche negli anni più recenti si sono rivelate vane. La sensazione dolorosa, avvertita anche da moltissimi italiani, è che Denise non sia stata cercata davvero da chi doveva farlo. Questo libro è la storia di una vita segnata dall'angoscia dell'assenza e insieme da una battaglia incessante per fare luce, con la forza dell'amore materno, su uno dei misteri italiani più bui. Ma è anche il racconto in prima persona del desiderio di libertà e indipendenza di Piera, una ragazza che si è fatta donna in una Sicilia ancora impregnata di perbenismo ipocrita e di una mentalità antiquata e giudicante. Per la sua voglia di andare controcorrente, scegliendo chi amare al di là dei condizionamenti sociali, oltre al rapimento della figlia ha dovuto subire l'umiliazione di essere colpevolizzata. Ma la sua lotta non si fermerà, e continua a rappresentare un esempio di coraggio e determinazione per milioni di italiani.
"Mi spiace, ma i fatti sono questi," risponde Han quando, in un'intervista uscita su Zeit Wissen, gli fanno notare che le sue riflessioni non sono molto incoraggianti. "Scrivo quel che vedo. I miei libri possono ferire poiché mostro cose che la gente non vuol vedere. Ma non sono io, non è la mia analisi a essere spietata, bensì il mondo in cui viviamo, con la sua follia e la sua assurdità". Questo volume raccoglie gli interventi più significativi di uno dei massimi critici dell'assurdo mondo contemporaneo. Han ci restituisce un affresco lucido e dissacrante dell'epoca neoliberista e dei suoi paradossi, dai "ragazzi che si fanno fotografare mentre saltellano all'impazzata" al burnout, dai migranti alle sculture levigate di Jeff Koons, da Big Data al coronavirus e alle misure di contenimento della pandemia, in una società già di per sé "organizzata in chiave immunologica" e sull'orlo del collasso. Nel presente la coazione a produrre assume sempre più esplicitamente le forme dell'autosfruttamento e soprattutto dell'autodistruzione, giacché noi per primi "sacrifichiamo volontariamente tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta" e le conseguenze devastanti del capitalismo giunto al suo culmine richiamano in modo preoccupante il concetto freudiano di pulsione di morte. "Perché oggi non è possibile una rivoluzione" è una perfetta introduzione al pensiero radicale di Byung-Chul Han, e dunque è anche un invito, aperto e appassionato, a invertire la rotta.
Sulla scuola è stato detto e scritto davvero di tutto, trattandosi di un'istituzione da secoli centrale per il progresso delle società, per l'alfabetizzazione dei popoli e per la formazione degli individui. Indicare prospettive di miglioramento, o anche solo di cambiamento, è praticamente impossibile relativamente a un contesto così complesso quale quello scolastico. Consapevole della parzialità di qualsiasi posizione e della fragilità di qualsiasi tentativo esplicativo, Valeria Rossini ha provato a guardare la scuola senza retorica, con il giusto distanziamento che solo consente di dare fiducia alla sua insostituibile funzione di istruzione, educazione e socializzazione delle nuove generazioni, di riconoscere la fatica e la dedizione di chi in essa lavora in qualità di dirigente, docente, collaboratore, esperto. Il volume si propone di tratteggiare un possibile profilo identitario della scuola del terzo millennio, sempre più protagonista del dibattito politico e della vita pubblica, ma spesso vittima di investimenti economici insufficienti e di scarsa credibilità sociale.
Ripartiamo dall'infanzia. La pandemia di SARS COVID-19 ha messo a dura prova la tenuta psichica degli adulti di riferimento, genitori e insegnanti in primis, obbligati a ristrutturare il loro stile di vita. Diventare ed essere genitori in ambiente traumatico modifica la percezione della realtà, costringe a correggere aspettative e speranze ma consente anche la costruzione di nuove competenze in linea con i cambiamenti ambientali. Madri e padri "sufficientemente buoni" dovranno riconoscere le ricadute traumatiche foriere di nuove paure infanti li che, per poter essere affrontate, richiederanno modelli differenti di educazione emotiva; dovranno gesti re il dolore post traumatico soggettivo per evitare che circoli nella relazione con i bambini deformandone i vissuti intrapsichici. In tempo di crisi, sanitaria, economica e sociale, riemergono linee di forza scomposte, paure irrazionali, traduzione dell'altro come nemico e solitudine profonda. Ma è proprio al bordo di questi stati di crisi che si scorge il processo dinamico del cambiamento. È tempo di nuove fiabe per bambini coraggiosi e di nuovi strumenti di prevenzione per adulti consapevoli del prezzo sociale insito nel trascurare obietti vi più lungimiranti per il benessere delle nuove generazioni.